MOZIONE 1/00225 presentata da BENAMATI GIANLUCA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 29/10/2013

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Atto Camera Mozione 1-00225 presentato da BENAMATI Gianluca testo di Martedì 29 ottobre 2013, seduta n. 107 La Camera, premesso che: l'Italia sta pagando un prezzo molto alto alla profonda e lunga recessione il cui impatto sull'apparato manifatturiero è stato devastante; l'Italia è ancora un grande Paese sviluppato, con un tessuto manifatturiero di livello mondiale ma numerosi indicatori evidenziano il costante arretramento nel contesto internazionale; è dei giorni scorsi la notizia che l'Italia è scivolata dal quinto posto conquistato nel 1986 all'attuale nono posto tra i paesi del mondo con un maggior prodotto interno lordo; dopo la Cina nel 2000 e il Brasile nel 2010, la Russia è cresciuta posizionandosi sopra il nostro Paese che, fra non più di cinque anni, rischia di essere scavalcato da Canada e India ed estromesso anche dai primi dieci; la crisi ha distrutto una parte importante del potenziale manifatturiero, oltre il 15 per cento con una punta del 40 per cento negli autoveicoli e cali di almeno un quinto in 14 settori su 22 (dati Centro studi Confindustria); l'Italia resta un i maggiori paesi che producono ricchezza ma perde costantemente posizioni nei confronti dei paesi emergenti, in particolare dei cosiddetti BRICS, e vede ampliare il gap nei confronti degli altri paesi maggiormente sviluppati che pure soffrono, ma in misura inferiore all'Italia, la riduzione delle loro quote percentuali di prodotto interno lordo mondiale; tra il 2007 e il 2012, inoltre, la caduta di occupati nel manifatturiero è stata pari a 539.000 unità, superando in tal modo la caduta di 490,000 rilevata tra il 1990 e il 1994 e rischiando di superare quella registrata tra il 1980 e il 1985 (-724.000); anche le aziende manifatturiere più sane sono a rischio a causa del credit crunch, che per l'industria ha determinato una riduzione dei prestiti del 10,1 per cento (-26 miliardi di euro) tra il 2011 e il 2013; nel manifatturiero la disponibilità di liquidità è risalita negli ultimi mesi, ma resta molto ridotta rispetto alle esigenze operative e le aziende continuano a prevedere liquidità in calo; l’ export italiano, prima della crisi, si basava su un settore manifatturiero la cui vasta gamma di prodotti era in grado di generare un elevato valore negli scambi con l'estero; per tornare ai livelli pre-crisi, sarà necessario ricreare interi pezzi del manifatturiero nazionale che, tra delocalizzazioni, fallimenti e chiusure è diminuito tra la fine del 2007 e la fine del 2012 dell'8,3 per cento, con un saldo, tra imprese nate e imprese cessate, di -32 mila; nonostante ciò, l'unico dato positivo viene proprio dall’ export e dalla competitività delle imprese italiane sui mercati esteri, con un aumento del 5 per cento del valore delle esportazioni (nel complesso stimata a oltre 470 miliardi di euro nel 2012) e a una contrazione delle importazioni grazie ai quali, nell'anno appena concluso, il nostro Paese ha conseguito un saldo commerciale positivo di circa 10 miliardi di euro, risultato che non veniva raggiunto da circa 10 anni; il sistema produttivo italiano si compone di pochi grandi gruppi industriali, la cui dimensione è mediamente inferiore a quella dei loro competitori esteri, ed è caratterizzato da un alto numero di piccole e medie imprese fortemente dinamiche e flessibili ma più esposte ai danni di una lunga recessione; la presenza di grandi imprese manifatturiere capaci di competere a livello internazionale è un pilastro fondamentale della politica industriale, anche per sostenere le piccole e medie imprese e accrescere la competitività del sistema messo a dura prova dall'apertura dei mercati e dall'altissimo livello di concorrenza sul piano globale; nonostante il rallentamento della domanda internazionale, l’ export rappresenta ancora oltre la metà del fatturato delle imprese dei distretti, ad essi fa riferimento ancora oggi più di un quarto delle vendite estere; malgrado le difficoltà, queste realtà produttive hanno realizzato un risultato complessivamente positivo nel 2012 e per il 2013 il 37,4 per cento delle imprese appartenenti alle filiere distrettuali attende un andamento crescente delle esportazioni; alla tenuta dell’ export , si accompagna tuttavia una domanda interna ancora in forte contrazione che porta a un calo stimato del fatturato complessivo a chiusura del 2012 pari a -2,8 per cento, solo in parte bilanciato dalla debole ripresa prevista nel 2013 (+1,1 cento); sono ancora molto consistenti (47) i distretti che nei primi nove mesi del 2012 hanno superato i livelli di export registrati nel 2008, prima della crisi: di questi ben 17 appartengono al comparto abbigliamento moda, 13 al comparto alimentare e 9 all'automazione meccanica; inoltre, 20 distretti hanno aumentato l’ export del 2008 più del 20 per cento, con punte dell'80 per cento per i prodotti dell'industria casearia di Parma, del 77 per cento per l'elettronica di Catania, del 35,9 per cento per la pelletteria fiorentina; le potenzialità del manifatturiero italiano basato in larga parte sulla forza del made in , non possono far dimenticare la debolezza del sistema che si può far risalire a molteplici fattori: gli eccessivi costi dell'energia; un sistema fiscale farraginoso e tendenzialmente spostato sulle imprese e sulle famiglie; un'insufficiente dotazione infrastrutturale con particolare riguardo ai settori del trasporto, della logistica e della banda larga; una burocrazia ancora troppo lenta; uno scarso collegamento tra formazione, ricerca e imprese; un costo elevato dei servizi bancari, delle assicurazioni, delle professioni e dei servizi in genere; un mercato del lavoro ancora troppo caratterizzato da un'occupazione scarsamente posizionata nei settori tecnologici e della green economy ; il permanere di forti squilibri territoriali tra Nord e Sud; è necessario impostare un'adeguata politica industriale investendo sui settori più importanti dalla produzione di macchinari, alla meccanica di precisione, al settore dell'auto e avionico, al settore metallurgico e dell'acciaio, al settore della chimica fine e intermedia, a quello dell'abbigliamento, del mobile, all'agroalimentare; il rilancio del settore manifatturiero è il perno di una ripresa che non potrà essere realizzata senza affrontare le debolezze strutturali e le arretratezze che limitano il dinamismo del sistema, assicurando riforme, strumenti innovativi e risorse in grado di avviare un nuovo ciclo di crescita basato sullo sviluppo dell'occupazione, sulla compatibilità ambientale e sociale, sull'internazionalizzazione dell'apparato produttivo, sull'attrazione degli investimenti esteri, riposizionando l'Italia all'interno dell'economia globale, con le proprie peculiarità imprenditoriali e creative, impegna il Governo: ad attuare un programma nazionale di politica industriale che punti a rafforzamento del sistema produttivo ed all'innalzamento della competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali; per quanto riguarda il tema energetico, a realizzare una politica più concorrenziale, in linea con le direttive dell'Unione europea, fondata sull'efficienza e sul risparmio energetico, sulla diversificazione delle fonti, sulla riduzione dei combustibili fossili, sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, sul potenziamento delle infrastrutture; a sostenere la competitività delle imprese nazionali puntando ad una maggiore differenziazione delle fonti energetiche e a ridurre in particolare il differenziale di costo del gas naturale (metano), rispetto ai competitori europei, che penalizza pesantemente le imprese industriali energivore; a favorire la concorrenzialità nel mercato del gas, dell'accesso alle reti, del potenziamento della capacità di stoccaggio, per garantire una maggiore pluralità e differenziazione sul lato dell'offerta, in modo da ridurre il costo del gas principale materia prima di molte industrie manifatturiere, in particolare di quella delle ceramiche; per quanto riguarda il tema dell'accesso al credito, ad assumere iniziative per garantire alle imprese un adeguato flusso di finanziamenti, rendendo più moderne e trasparenti le relazioni tra banche e imprese così da consentire alle singole aziende di beneficiare di condizioni dipendenti dalla propria qualità creditizia, senza dover scontare inefficienze di altri; a rendere più spedite le procedure di accesso da parte delle imprese agli strumenti di sostegno del reddito; per quanto riguarda la semplificazione amministrativa, a ottenere un effettivo snellimento burocratico, in un contesto caratterizzato da un eccesso di leggi, scarsità o duplicazione dei controlli, sovrapposizione di competenze; per quanto riguarda la tutela delle produzioni nazionali, a promuovere le iniziative necessarie in sede comunitaria per adottare una normativa in materia anticontraffazione e made in che introduca l'obbligo di indicazione di origine per tutti i prodotti per i quali non esista già una regolamentazione specifica in materia; a intervenire presso l'Unione europea per promuovere, su scala mondiale, l'adozione di standard di reciprocità a livello sociale e ambientale, per evitare fenomeni di dumping, e affinché gli Stati membri del WTO rimuovano le barriere non tariffarie che ostacolano l'accesso ai mercati; a garantire il rafforzamento delle misure di riduzione del costo del lavoro sulle imprese e sui lavoratori, in modo da incrementare l'occupazione e i redditi disponibili; ad affiancare a queste azioni di contesto interventi più mirati che consentano al sistema produttivo di recuperare competitività sui mercati internazionali, e in particolare a sviluppare nuove tecnologie, processi, prodotti, servizi e sistemi che possano offrire interessanti sbocchi occupazionali e di crescita economica; a sostenere l'ingresso delle filiere produttive nazionali nelle catene del valore globali, anche attraverso il sostegno all'aggregazione di imprese; ad adottare adeguate politiche industriali per il rilancio competitivo di alcuni grandi player strategici nazionali quali, ad esempio, Finmeccanica ed in particolare Ansaldo Breda, Ansaldo STS, Ansaldo Energia e Breda Menarini; a intervenire in settori strategici come l’ automotive al fine di consentirne un processo di transizione verso lo sviluppo di una mobilità sostenibile, rafforzando in particolare l'innalzamento tecnologico della filiera della componentistica; a riorganizzare il sistema degli incentivi alle imprese, orientando le risorse pubbliche verso la realizzazione di grandi progetti di ricerca e innovazione industriale, anche tramite importanti interventi di domanda pubblica innovativa; a favorire la costruzione di grandi reti e infrastrutture di ricerca con radicamento locale anche in partnership pubblico-privata; a rafforzare la finanza specializzata per l'innovazione, anche attraverso l'azione delle fondazioni bancarie più radicate nei territori; a promuovere la crescita di un capitale umano altamente qualificato anche tramite l'adozione di provvedimenti che ne favoriscano l'assunzione da parte del sistema delle imprese; a garantire l'effettiva applicazione dello small business act , in particolare applicando la norma che prevede la presentazione al Parlamento di un disegno di legge annuale per le micro, piccole e medie imprese; a sostenere la ricostruzione del tessuto produttivo delle aree colpite dal sisma del 20 e 29 maggio 2012, dove si concentra un numero rilevantissimo di imprese fortemente vocate all’ export . (1-00225) (Nuova formulazione) « Benamati , Basso , Bini , Cani , Civati , Del Basso De Caro , Donati , Folino , Galperti , Ginefra , Impegno , Mariano , Martella , Montroni , Nardella , Peluffo , Petitti , Portas , Senaldi , Taranto , Carra ». (Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)
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MOZIONE 1/00225 presentata da BENAMATI GIANLUCA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 29/10/2013 
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CARRA MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) 
GINEFRA DARIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
MARTELLA ANDREA (PARTITO DEMOCRATICO) 
PORTAS GIACOMO ANTONIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
PELUFFO VINICIO GIUSEPPE GUIDO (PARTITO DEMOCRATICO) 
BASSO LORENZO (PARTITO DEMOCRATICO) 
BINI CATERINA (PARTITO DEMOCRATICO) 
CANI EMANUELE (PARTITO DEMOCRATICO) 
CIVATI GIUSEPPE (PARTITO DEMOCRATICO) 
DEL BASSO DE CARO UMBERTO (PARTITO DEMOCRATICO) 
DONATI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) 
FOLINO VINCENZO (PARTITO DEMOCRATICO) 
GALPERTI GUIDO (PARTITO DEMOCRATICO) 
IMPEGNO LEONARDO (PARTITO DEMOCRATICO) 
MARIANO ELISA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MONTRONI DANIELE (PARTITO DEMOCRATICO) 
NARDELLA DARIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
PETITTI EMMA (PARTITO DEMOCRATICO) 
SENALDI ANGELO (PARTITO DEMOCRATICO) 
TARANTO LUIGI (PARTITO DEMOCRATICO) 
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