MOZIONE 1/00015 presentata da CENNI SUSANNA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 09/04/2013

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Atto Camera Mozione 1-00015 presentato da CENNI Susanna testo presentato Martedì 9 aprile 2013 modificato Giovedì 11 luglio 2013, seduta n. 51 La Camera, premesso che: l'agroalimentare è uno dei settori che resiste meglio alla crisi economica in atto e, in particolare, l'agricoltura italiana registra risultati migliori dell'industria e dell'economia nel complesso sia in termini di contributo alla crescita economica (prodotto interno lordo) che di occupazione; ancora meglio si posiziona l'industria alimentare che presenta indicatori in termini di valore aggiunto che sono costantemente migliori della media dell'industria in generale; l’ export si conferma il motore dell'agroalimentare italiano, con un nuovo record di 32 miliardi di euro di fatturato nel 2012 (+5,4 per cento sul 2011), e un avvio di 2013 molto promettente (Ismea su dati Istat); le performance attuali del settore dipendono sia da fattori generali del sistema Paese, che specifici del settore caratterizzati da un enorme sforzo dei produttori italiani a tutela della qualità e della tracciabilità della produzione agroalimentare nazionale che si contrappone ad una visione che a livello internazionale tende a considerare la produzione agricola solo una commodity che, al pari del petrolio, può determinare ingenti fortune finanziarie; in tale ultimo contesto, l'attività lobbistica delle multinazionali che vogliono trarre profitto dal transgenico, a prescindere dalle conseguenze che derivano dalla loro coltivazione e commercializzazione, ha spesso il sopravvento nelle decisioni in materia di alimentazione ponendo ostacoli alla ricerca indipendente a causa dei brevetti sui semi detenuti; ad oggi i nodi da sciogliere connessi al transgenico sono ancora molti: oltre ai rischi per la salute e l'economia del nostro Paese, che si contraddistingue per i suoi tradizionali prodotti tipici e di qualità, resta irrisolto il problema dell'impossibilità di coesistenza tra le colture ogm e quelle convenzionali, dato che non esistono misure idonee ed efficaci per evitare la contaminazione che determina un inquinamento dell'ambiente irreversibile; una vasta parte della comunità scientifica continua ad esprimere forti e rinnovate perplessità e significative resistenze all'impiego di tecnologie transgeniche in agricoltura richiamando l'attenzione sull'importanza che sia la comunità dei cittadini a prendere le decisioni di merito sull'uso di tali tecnologie, in considerazione delle ricadute globali ed incontrollabili su salute e ambiente che potrebbero derivare da eventuali errori di valutazione; una eventuale introduzione di colture transgeniche avrebbe inoltre come diretta conseguenza la messa in discussione di uno dei principali fattori di creazione di valore aggiunto del Paese e, cioè, il nostro modello agricolo, fondato su produzioni di qualità apprezzate sul mercato interno ma, anche di più, all'estero che danno vita a quel made in Italy così apprezzato da essere costantemente minacciato da imitazioni e falsificazioni; in realtà la maggioranza dei cittadini italiani ed europei ha già manifestato la propria volontà di non autorizzare la coltivazione di sementi transgeniche sui propri territori, al fine di tutelarne l'integrità per le future generazioni; la direttiva 2001/18/CE del 12 marzo 2001 costituisce il testo normativo fondamentale, in punto sia di «immissione in commercio» di OGM, sia di «emissione deliberata» di OGM nell'ambiente e prevede, per i singoli Stati membri, la possibilità di dichiarare l'intero territorio nazionale come libero da ogm attraverso l'applicazione del principio di «salvaguardia»; la direttiva n.2001/18/CE sull'emissione deliberata di organismi geneticamente modificati è stata recepita in Italia con il decreto legislativo n.224 del 2003. Con tale atto il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è stato indicato quale autorità competente a livello nazionale con il compito di coordinare l'attività amministrativa e tecnico-scientifica, il rilascio delle autorizzazioni e le comunicazioni istituzionali con la Commissione europea, con il supporto della commissione interministeriale di valutazione. Il decreto n.224 del 2003, all'articolo 25 recepisce quanto stabilito dall'articolo 23 della direttiva n.2001/18/CE, in relazione alla cosiddetta «clausola di salvaguardia» mediante la quale le autorità nazionali preposte – per l'Italia i Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, delle politiche agricole alimentari e forestali e della salute – possono bloccare l'immissione nel proprio territorio di un prodotto transgenico ritenuto pericoloso. Con l'attivazione di tale clausola si da luogo ad una serie di consultazioni fra la Commissione europea, le autorità nazionali, il produttore, gli organismi che sono intervenuti nella procedura di valutazione della conformità e tutte le parti interessate. La normativa comunitaria consente comunque alla Commissione europea di annullare il ricorso alla clausola di salvaguardia in caso di evidenze scientifiche contrarie; la direttiva 2001/18/CE costituisce anche la norma che getta le basi per regolamentare la cosiddetta coesistenza tra colture transgeniche, convenzionali e biologiche. Infatti con l'articolo 22 è previsto che gli OGM autorizzati in conformità alla direttiva devono poter circolare liberamente all'interno dell'Unione europea, mentre con l'articolo 26- bis (introdotto dal Regolamento (CE) 1829/2003), si dispone che «gli Stati membri possono adottare tutte le misure opportune per evitare la presenza involontaria di OGM in altri prodotti». Questa disposizione consente quindi agli Stati membri di poter introdurre, nel proprio ordinamento, norme specifiche per regolare la coesistenza; con il decreto-legge n.279 del 2004, convertito dalla legge n.5 del 2005, erano state previste disposizioni per assicurare la «coesistenza» tra colture transgeniche, biologiche e convenzionali. La Corte costituzionale con la sentenza n.116 del 2006, ha dichiarato la parziale incostituzionalità del decreto-legge n.279 del 2004 nella parte ritenuta di esclusiva competenza legislativa regionale in materia di agricoltura. L'intervento della Corte ha causato un vuoto normativo molto dannoso, poiché sono stati mantenuti in vigore sia il principio della libertà di scelta dell'imprenditore sia il principio della coesistenza, mancando però del tutto le parti operative e tecniche per attuare la coesistenza. Il risultato è che ogni norma nazionale o regionale che vieta l'utilizzo di colture transgeniche diventa contraria al principio di coesistenza stabilito a livello europeo; tale orientamento è stato da ultimo riconfermato nella sentenza della Corte di giustizia europea dell'ottobre 2012 (sul caso di specie Pioneer Hi Bred Italia Srl contro Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) con cui la Corte si è pronunciata in via pregiudiziale sull'interpretazione dell'articolo 26- bis della direttiva 2001/18/CE. Per la Corte uno Stato membro, ai sensi del citato articolo 26- bis, può disporre restrizioni e divieti geograficamente delimitati, solo nel caso e per effetto delle misure di coesistenza realmente adottate. Viceversa uno Stato membro non può, nelle more dell'adozione di misure di coesistenza dirette a evitare la presenza accidentale di organismi geneticamente modificati in altre colture, vietare in via generale la coltivazione di prodotti OGM autorizzati ai sensi della normativa dell'Unione e iscritti nel catalogo comune; fin dal 2010 il Parlamento italiano si è espresso a favore della proposta di regolamento di modifica della direttiva 2001/18/CE – attualmente in fase di stallo presso le istituzioni europee – che consentirebbe agli Stati membri di decidere in merito alle coltivazioni OGM sulla base di più ampi criteri oltre a quelli già previsti di tutela della salute e dell'ambiente; più in generale e in ambito comunitario l'Italia ha da sempre sottolineato l'importanza dell'impatto socio-economico derivante dall'uso del transgenico che deve essere valutato a pieno titolo accanto a quelli già riconosciuti in merito all'ambiente e alla salute; al riguardo si evidenzia l'intenzione del commissario europeo alla salute Tonio Borg di rilanciare il negoziato Ue sugli ogm rendendo gli Stati membri maggiormente autonomi sulle linee guida da autorizzare a livello nazionale; anche le regioni hanno ripetutamente dichiarato la loro ferma opposizione all'introduzione di colture transgeniche in Italia sottolineando la necessità che il futuro regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2001/18/CE per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di ogm sul loro territorio sia il più possibile adeguato a salvaguardare l'agricoltura italiana, la qualità e la specificità dei suoi prodotti; a tal proposito la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha approvato un ordine del giorno con cui impegna il «Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, nelle more – dell'approvazione della proposta di modifica della direttiva 2001/18/CE in materia di possibili divieti alla coltivazione di piante geneticamente modificate, di procedere con l'esercizio della clausola di salvaguardia ai sensi dell'articolo 23 della direttiva 2001/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 marzo 2001» (..) e «tenuto conto delle competenze in materia riconosciute dalla Costituzione impegna il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali a rappresentare al Ministro dell'ambiente e in occasione delle riunioni in sede comunitaria la posizione unanime delle Regioni e delle Province autonome di assoluta contrarietà rispetto alla autorizzazione della coltivazione degli organismi geneticamente modificati sul territorio nazionale»; il rischio che corre il sistema agroalimentare nazionale, in assenza di una chiara posizione del Governo con l'adozione della clausola di salvaguardia, potrebbe essere imminente se, come si apprende da alcune notizie stampa, fosse vero che «nei silos di stoccaggio della Lombardia, del Veneto, dell'Emilia e del Friuli ci sono 52 mila sacchi di mais transgenico autorizzato dalla UE MON810, sufficienti a coltivare 32 mila ettari, pronti per le semine di primavera; la tutela e la valorizzazione della qualità del sistema agroalimentare italiano è un obiettivo di rilevanza strategica che trova attuazione attraverso una concreta tutela istituzionale del comparto primario dall'inquinamento transgenico ed un efficace sistema di tracciabilità, di riconoscibilità e di etichettatura dei prodotti agroalimentari; in presenza di rischi concreti per il sistema agricolo nazionale di inquinamento da colture transgeniche che potrebbe verificarsi a causa di una normativa nazionale e comunitaria contraddittoria e incompleta lo stesso Ministro delle politiche agricole, alimentare e forestali; il 28 gennaio 2013, ha chiesto formalmente al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in qualità di autorità nazionale in materia, di «guardare concretamente alla prospettiva di una clausola di salvaguardia per le coltivazioni di ogm in Italia»; ad oggi otto nazioni (Francia, Germania, Lussemburgo, Austria, Ungheria, Grecia, Bulgaria e Polonia) hanno già adottato delle clausole di salvaguardia per vietare le colture di ogm autorizzate nei loro territori; in realtà l'ultimo Rapporto del Servizio Internazionale per l'acquisizione delle applicazioni biotecnologiche per l'agricoltura (ISAA) sullo Status globale della commercializzazione di colture biotech/ogm del mese di febbraio 2013, ha evidenziato che in Europa sono rimasti solo cinque Paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare ogm, con 129.000 ettari di mais transgenico piantati nel 2012, una percentuale irrisoria della superficie agricola comunitaria che conferma l'opposizione in Europa alla diffusione del transgenico in agricoltura al fine di difendere le produzioni nazionali da possibili contaminazioni da colture geneticamente modificate e collocarne i prodotti ad un livello di maggiore interesse e competitività nel panorama economico mondiale; in data 29 marzo 2013, il Ministro della salute Balduzzi ha inoltrato alla direzione generale salute e consumatori della commissione europea la richiesta di sospensione d'urgenza dell'autorizzazione della messa in coltura in Italia e nel resto d'Europa di sementi di mais Mon810, con allegato il dossier elaborato dal ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Catania a norma dell'articolo 34 del regolamento(CE)1829/2003, impegna il Governo, ad avvalersi della clausola di salvaguardia, di cui all'articolo 25 del decreto legislativo n.224 del 2003, di recepimento della direttiva n.2001/18/CE, al fine di evitare ogni forma di coltivazione in Italia di ogm autorizzati a livello europeo e di tutelare la sicurezza del modello economico e sociale di sviluppo dell'agroalimentare italiano; a prevedere, in relazione alla stagione delle semine avviata in gran parte del Paese, l'incremento delle attività di controllo per potenziare, d'intesa con le regioni, la sorveglianza sui prodotti sementieri in corso di distribuzione ed intervenire in presenza di sementi transgeniche non autorizzate. (1-00015) « Cenni , Rosato , Braga , Gnecchi , Benamati , Mongiello , Realacci , Lenzi , Arlotti , Magorno , Fanucci , Lodolini , Miotto , Manfredi , Rubinato , Murer , Moscatt , Antezza , D'Incecco , Petrini , Fossati , Marantelli , Marchi , Mariastella Bianchi , Mariani , Fregolent , Dallai , Bratti , Velo , Tullo , Terrosi , Fiorio , Oliverio , Zanin , Tentori ».
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BENAMATI GIANLUCA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BRAGA CHIARA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BRATTI ALESSANDRO (PARTITO DEMOCRATICO) 
D'INCECCO VITTORIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
FIORIO MASSIMO (PARTITO DEMOCRATICO) 
GNECCHI MARIALUISA (PARTITO DEMOCRATICO) 
LENZI DONATA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MARANTELLI DANIELE (PARTITO DEMOCRATICO) 
MARCHI MAINO (PARTITO DEMOCRATICO) 
MARIANI RAFFAELLA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MIOTTO ANNA MARGHERITA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MURER DELIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO (PARTITO DEMOCRATICO) 
REALACCI ERMETE (PARTITO DEMOCRATICO) 
ROSATO ETTORE (PARTITO DEMOCRATICO) 
RUBINATO SIMONETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
TULLO MARIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
VELO SILVIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
AMODDIO SOFIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
ANTEZZA MARIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
ARLOTTI TIZIANO (PARTITO DEMOCRATICO) 
DALLAI LUIGI (PARTITO DEMOCRATICO) 
FANUCCI EDOARDO (PARTITO DEMOCRATICO) 
FOSSATI FILIPPO (PARTITO DEMOCRATICO) 
FREGOLENT SILVIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
LODOLINI EMANUELE (PARTITO DEMOCRATICO) 
MAGORNO ERNESTO (PARTITO DEMOCRATICO) 
MANFREDI MASSIMILIANO (PARTITO DEMOCRATICO) 
MONGIELLO COLOMBA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MOSCATT ANTONINO (PARTITO DEMOCRATICO) 
PETRINI PAOLO (PARTITO DEMOCRATICO) 
TENTORI VERONICA (PARTITO DEMOCRATICO) 
TERROSI ALESSANDRA (PARTITO DEMOCRATICO) 
ZANIN GIORGIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
BIANCHI STELLA (PARTITO DEMOCRATICO) 
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