RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00221 presentata da BELLANOVA TERESA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20091112

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Atto Camera Risoluzione in Commissione 7-00221 presentata da TERESA BELLANOVA giovedi' 12 novembre 2009, seduta n.245 La XI Commissione, premesso che, il 2009 e' un anno di crisi di portata epocale paragonabile per gravita' solo alla crisi degli anni 80 quando si sono raggiunti volumi molto elevati di cassa integrazione guadagni, simili a quelli che si' stanno verificando attualmente; la differenza di fondo e' che nel caso degli anni 80 l'industria conosceva la prima grande ristrutturazione dei settori di base, di prima trasformazione come la siderurgia, settori dove il cambiamento delle tecnologie impiantistiche ed industriali ed i relativi modelli di organizzazione del lavoro portavano profondi cambiamenti; oggi invece la crisi economica e' il portato del crollo di un sistema finanziario fraudolento e malato che si e' combinato con un processo di cambiamento profondo nei rapporti industriali e commerciali internazionali, conseguenti all'ingresso sui mercati delle economie dei Paesi emergenti, una crisi che ha anche le proprie radici in un modello di sviluppo dannoso per il clima e foriero di gravi riflessi sociali e occupazionali; non si potra' uscire dalle difficolta' con dei palliativi, e' indispensabile un mutamento di orizzonte nelle politiche industriali e in quelle sociali, la situazione dei settori economici e dei territori colpiti non e' ordinaria e non passera' senza lasciare traccia; nel lungo periodo, il riallineamento dell'occupazione alla produzione «rischia di condurre ad uno sgretolamento della base produttiva del Paese con conseguenze che andrebbero oltre il passaggio congiunturale in corso, determinando un limite allo sviluppo dei prossimi anni» secondo il rapporto sul mercato del lavoro 2008-2009 del CNEL; la crisi attuale puo' minare le fondamenta stesse dell'economia in quanto essa non rappresenta l'esito di un processo di ristrutturazione finalizzato a maggiore efficienza e produttivita', come accaduto in passato, ma aggredisce il tessuto industriale in modo indiscriminato, costringendo anche le imprese piu' efficienti a ridurre la produzione; la Commissione europea ha previsto per l'Italia una flessione dei prodotto interno lordo del 5 per cento a fine 2009 (per l'area euro -4 per cento), uno dei risultati peggiori degli ultimi trent'anni; come dimostrano le statistiche degli anni passati, la relazione tra ciclo economico e domanda di lavoro non e' immediata, l'esame del nesso crescita-occupazione rivela come nella fase recessiva degli inizio degli anni '90 il decremento dell'impiego di lavoro nell'economia ha nettamente sopravanzato, e prolungato temporalmente, la flessione dell'attivita' produttiva. La ripresa e' stata lenta, nonostante la forte ripresa della crescita, ed i livelli occupazionali del 1992 sono stati recuperati solo nel 2001-2002; la crisi italiana ha le proprie specificita', difficolta' ad assorbire il ciclo tecnologico a causa delle peculiarita' della base produttiva che ha sperimentato il cedimento della struttura capitalistica fondamentale di fronte ai processi di apertura dei mercati sospinti dalla finanza internazionale, alla micidiale concorrenza di altri sistemi industriali, all'acuirsi dei dualismi sia in campo sociale che in campo territoriale; nel quadro fin qui descritto l'Italia e' il Paese che, dopo gli Usa, ha il maggior divario tra redditi e ricchezze, il paese che ha il maggior divario fra i territori; il Paese sviluppato che ha la minore mobilita' sociale, dove fa sclerosi nei passaggi generazionali e' di gran lunga superiore a quella di qualsiasi altro luogo, in tutti i campi: politica, impresa, ricerca; il dato piu' significativo e drammatico sullo stato di crisi che investe l'insieme dei settori industriali e' quello relativo al ricorso alla cassa integrazione guadagni, complessivamente intesa, essa e' cresciuta del 222,33 per cento - pari a 424.584.034 ore - dal settembre 2008 all'agosto 2009; disaggregando il dato precedente si riscontra che la cassa integrazione ordinaria e' cresciuta, nello stesso periodo, del 409,38 per cento, quella straordinaria del 86,68 per cento; il settore meccanico e' quello piu' esposto con un aumento del 1124,59 per cento con 203.724.323 ore di cassa integrazioni ordinaria (Cigo), mentre la cassa integrazione straordinaria (CIGS) e' aumentata del +72,25 per cento con 70.594.307 ore; Cigo e Cigs nel settore meccanico sono aumentate del 376,08 per cento per un totale di ore di cassa integrazione ordinaria di 274.318.630 ore, oltre il 44 per cento di tutta la cassa integrazione maturata; le regioni piu' colpite sono quelle che avendo una presenza industriale maggiore mostrano percentuali di crescita piu' elevate specialmente nella cassa integrazione guadagni ordinaria, il Piemonte +787 per cento, l'Emilia Romagna +739,90 per cento, il Friuli +628,27 per cento, la Lombardia +573,16 per cento, il Veneto +499,08 per cento; tali dati trovano conferma nell'andamento del fatturato delle imprese, il quale oscilla tra meno 25 per cento per i settori meno colpiti dalla crisi e 40-45 per cento per quelli maggiormente colpiti. Se non interverranno fatti nuovi, nel settore tessile si potrebbe riscontrare una caduta verticale dei posti di lavoro, stimata tra i 50 e gli 80 mila; l'andamento della cassa integrazione, proiettato nel prossimo futuro, fa prevedere una situazione, dal punto di vista occupazionale, particolarmente preoccupante: nel periodo, settembre 2008-agosto 2009, i lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione, sono circa un milione, e negli ultimi otto mesi, da gennaio ad agosto, 800 mila: le ore perse per intero in termini assoluti corrispondono a piu' di 400 mila posti di lavoro che non sono stati operanti negli ultimi otto mesi; sono inoltre migliaia le aziende nelle quali sono in scadenza le cinquantadue settimane di cassa integrazione ordinaria che, secondo la formula astrusa voluta dal Governo che ha inteso «ordinarizzare la Cassa straordinaria», potranno indicare gli esuberi senza identificarne il numero preciso, ma la situazione e' ormai tale che laddove le cinquantadue settimane sono in prossimita' di scadenza, ci si trova di fronte a decisioni che possono intervenire negativamente sui livelli occupazionali; il Governo ha ammesso di recente che la scadenza delle 52 settimane di cassa integrazione guadagni ordinaria e' un problema da affrontare in un apposito incontro con le parti sociali, ma non sembra essere stata colta fino in fondo la drammaticita' della situazione; la crisi ha ridotto l'occupazione a partire dall'ultimo trimestre del 2008, inizialmente nel settore della manifattura e successivamente anche nei servizi, nelle regioni centro settentrionali e' cresciuta la disoccupazione mentre in quelle meridionali, dove le persone in cerca di un impiego erano aumentate prima che la crisi aggredisse il mercato del lavoro, l'emorragia di occupati si e' tradotta in un aumento significativo degli inattivi; in fatto di partecipazione al lavoro, l'Italia in Europa precede soltanto Malta e Turchia e il Mezzogiorno e' certamente tra le aree del continente piu' arretrate in assoluto; i giovani fino a 34 anni pagano piu' degli altri il prezzo della crisi, al netto del contributo offerto dalle forze immigrate, le perdite occupazionali sono molto piu' marcate, tanto per gli uomini (-399 mila unita') quanto per le donne (-163 mila unita'); per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali in deroga, secondo stime di Italia Lavoro SpA, al 31 agosto 2009, il numero di imprese coinvolte erano gia' oltre 24mila ed i lavoratori oltre 164mila, la previsione e' che a fine anno si possano raggiungere 36mila imprese e oltre 246mila lavoratori; nell'attuale situazione c'e' il rischio che per una parte degli attuali beneficiari della cassa scadano i termini, che lavoratori delle piccolissime imprese e i parasubordinati non possano usufruire di nessun ammortizzatore sociale, che altri lavoratori perdano il posto, scivolando nell'inattivita'; la crisi economica si sta sempre piu' qualificando come crisi occupazionale e richiede un livello di allarme molto elevato, considerando che si stimano 1.100.000 disoccupati in piu' tra 2009 e 2010, calcolati considerando un calo del PIL pari a circa 5 punti percentuali secondo le previsioni dell'OCSE; il «Bonus precari» per i piu' instabili tra gli instabili, ha fallito, sono state infatti liquidate circa 900 su 8000 richieste, a causa dei requisiti di accesso troppo stringenti; e' urgente accorciare con politiche adeguate il percorso di fuoriuscita dalla crisi, tutelando le imprese e i lavoratori, facendo leva sulla ripresa della domanda pubblica, e quindi di lavori pubblici, che puo' essere favorita attraverso un allentamento del Patto di stabilita' interno per dare corso alle opere che i Comuni da realizzare o per completare opere interrotte per diverse ragioni; e' indispensabile, alimentare la domanda intervenendo sui redditi attraverso un adeguato sgravio fiscale per i salari dei lavoratori dipendenti e, sotto una certa soglia, per le pensioni, e' necessario intervenire sul grosso dei consumatori per sostenere il settore manifatturiero che produce beni di consumo; esistono poi difficolta' storiche dei grandi settori quali la chimica che rischia di sparire dall'Italia, l'elettronica che e' al lumicino; la siderurgia, la cantieristica navale, il settore dell'aerospazio e dell'avionica, i distretti del made in Italy, la peculiare crisi del Mezzogiorno, la solitudine delle piccole e piccolissime imprese; la crisi colpisce alla cieca il lavoro interinale, i lavoratori delle forniture industriali gia' in mobilita', i lavoratori con i contratti a termine delle forniture gia' licenziati senza mobilita'; mentre levitano i contratti impropri, e i fenomeni di lavoro nero che un tempo riguardavano solo l'agricoltura e il settore delle costruzioni, sono arrivati ai servizi e ora attraversano in maniera massiccia tutta l'economia italiana; il Mezzogiorno puo' essere vittima due volte di questa situazione: un'ora di cassa integrazione al sud equivale a tre al nord, per il rapporto occupati e presenza industriale, per la realta' occupazionale, ma anche perche' e' in atto un processo di trasferimento di parti dell'apparato produttivo dal sud verso il nord; i distretti italiani per la prima volta sembrano cedere sotto i colpi della crisi, a Matera il distretto industriale famoso per la produzione di divani, importanti realta' produttive di alto livello tecnologico hanno chiuso i battenti, a Prato nel settore tessile hanno gia' chiuso 2 mila aziende e si sono persi 10 mila posti di lavoro dal 2001 ad oggi; solo 11 dei 104 distretti riconosciuti in Italia hanno registrato nel secondo trimestre del 2009 un aumento dei valori esportati; il secondo trimestre del 2009 si chiude con un nuovo forte calo delle esportazioni (-26 per cento); per il settimo trimestre consecutivo le esportazioni non crescono o si contraggono e si prevede una situazione ancora piu' grave per i distretti del Mezzogiorno dove il tema della competitivita' territoriale rimane irrisolto; come rileva il servizio studi e ricerche di Intesa San Paolo «oltre all'intensita' del calo, colpisce la pervasivita' della crisi: con l'eccezione del settore alimentare, tutte le produzioni distrettuali accusano perdite significative. Si va dal -20 per cento dei distretti del sistema moda al -40 per cento di quelli specializzati in prodotti in metallo per l'industria»; anche il terzo trimestre e' destinato a chiudersi con un calo dei valori esportati dai distretti, che sara' certamente inferiore a quello del periodo aprile-giugno, ma si manterra' comunque pronunciato, si ipotizza, infatti, che la contrazione delle esportazioni si aggirera' intorno al 15 per cento tendenziale; secondo l'ISTAT la crisi ha bruciato consumi e risparmi, fra aprile e giugno, rispetto al trimestre precedente, il reddito lordo delle famiglie e delle micro imprese e' sceso di quasi 11 miliardi di euro, diminuendo dell'1 per cento (da 1.094 a 1.083 miliardi), di conseguenza i consumi finali sono scesi dello 0,5 per cento e la propensione al risparmio dell'0,4; l'attuale crisi economica si chiude con una recessione senza riscontri o richiede una nuova sfida nel disciplinare le politiche economiche e orientarle ovunque ad un migliore equilibrio tra economia e societa', cercando stabilita' e coesione attorno ai pilastri fondamentali dell'economia, lavoro, qualita' della produzione e dei consumi, redistribuzione del reddito, riduzione delle disuguaglianze, partecipazione femminile, tutele sociali a impronta universalistica, diffusione delle tecnologie e delle conoscenze, innovazioni in campo energetico e ambientale; e' indispensabile considerare la crisi come un'opportunita' di svecchiamento e di innovazione del Paese, facendo leva sulle eccellenze del sistema produttivo e industriale italiano che hanno sempre contraddistinto l'economia italiana all'interno del mercato internazionale, l'ambito di intervento prioritario si deve realizzare nei contesti territoriali laddove la crisi sta mordendo in modo piu' forte, per valorizzare i sistemi a rete, le filiere, le aree sistema, impegna il Governo: a raddoppiare, da 52 a 104, le settimane di utilizzo di cassa integrazione ordinaria modificando l'attuale disciplina, con l'obiettivo di preservare il posto di lavoro data la prolungata situazione di crisi; a garantire in tempi certi e solleciti il pagamento della cassa integrazione ai lavoratori da parte dell'INPS; ad adottare un assegno universale di disoccupazione di almeno il 60 per cento dell'ultima retribuzione; a garantire l'erogazione delle risorse necessarie per la cassa integrazione in deroga alle regioni; ad innalzare gli attuali importi della cassa integrazione; ad allargare la platea dei collaboratori che possono beneficiare dell'una tantum in seguito alla perdita del contratto, semplificando la normativa allo scopo di ridurre la selettivita' dei requisiti d'accesso e aumentando l'importo del beneficio con un'indennita' di almeno 600 euro mensili per una durata massima di 8 mesi come previsto per la disoccupazione ordinaria. (7-00221) «Bellanova, Lulli, Damiano, Bobba, Rampi, Gnecchi, Madia, Gatti, Mosca, Santagata, Boccuzzi, Berretta, Miglioli, Schirru, Letta, Vico, Federico Testa, Froner, Zunino».
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