RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00003 presentata da GIORGETTI ALBERTO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 26/07/2006

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Atto Camera Risoluzione in Assemblea 6-00003 presentata da ALBERTO GIORGETTI mercoledì 26 luglio 2006 nella seduta n.032 La Camera, esaminato il DPEF relativo al periodo 2007-2011; considerato che: alla scelta di impostare il Documento con riferimento al periodo di cinque anni non corrisponde un contenuto adeguato. Il Documento denuncia, infatti, vistose carenze in quanto privo di alcuni elementi fondamentali ai fini di una compiuta valutazione delle politiche economiche e finanziarie che il Governo intende adottare, oltre ad apparire asfittico e deludente per quanto concerne gli obiettivi programmatici; in particolare, non trova puntuale riscontro l'affermazione per cui la politica economica del Governo dovrebbe perseguire contestualmente gli obiettivi dello sviluppo, del risanamento e dell'equità; per quanto concerne la crescita, il Documento delinea un percorso decisamente sconfortante; la definizione di obiettivi di crescita del PIL nella misura media, per il periodo considerato, dell'1,5 per cento rappresenta ammissione che la direzione delle politiche economiche e finanziarie del Governo nell'arco dell'intera legislatura e di cui il decreto-legge n. 223 del 2006 costituisce una eloquente anticipazione è destinata ad aggravare i problemi di crescita della economia italiana ed a ampliare lo scarto negativo fra la crescita dell'Italia e quella degli altri grandi Paesi avanzati; in sostanza, sulla base delle indicazioni del Documento, sembra prefigurarsi l'intenzione del Governo di adottare interventi che finiranno, direttamente o indirettamente, per aumentare la pressione fiscale e per incidere in termini negativi sul sistema produttivo penalizzando le prospettive di redditività delle imprese, che già hanno dovuto affrontare gravi difficoltà degli anni scorsi a causa del deterioramento del ciclo; la finalità che dovrebbe ispirare una politica economica tesa prioritariamente allo sviluppo dovrebbe invece essere quella di consentire al nostro Paese di «agganciare» la fase di ripresa avviatasi in Europa. Ciò implicherebbe l'adozione di misure volte a valorizzare gli strumenti di incentivazione del sistema produttivo nazionale, strumenti che gli altri paesi europei non intendono invece abbandonare; l'impressione che si trae dalla lettura del Documento è che, in realtà, non sia il rafforzamento dei tassi di crescita l'obiettivo che prioritariamente sta a cuore al Governo quanto, piuttosto, quasi esclusivamente quello del risanamento; il DPEF sconta, da questo punto di vista, le conseguenze dell'allarmismo sullo stato dei conti pubblici che ha contraddistinto l'avvio dell'attività del nuovo Governo. La drammatizzazione di inizio legislatura relativamente ad una presunta e non dimostrata criticità degli andamenti dei saldi di finanza pubblica si è dimostrata del tutto ingiustificata, salvo provocare inevitabili e comprensibili reazioni nei mercati e da parte delle autorità comunitarie che, allarmati dalle dichiarazioni di autorevoli esponenti governativi, hanno messo in discussione la capacità del nostro Paese di mantenere fede agli impegni assunti, impegni che erano invece pienamente sostenibili anche sulla base delle determinazioni adottate dal precedente esecutivo; il timore è che si finisca per costringere il Paese ad una lunga stagnazione derivante da una politica di stampo recessivo contrassegnata dall'aumento della pressione tributaria; per quanto concerne il risanamento e le politiche di contenimento della spesa non appaiono confortanti le prime iniziative adottate dal Governo. La moltiplicazione dei ministeri rappresenterà, infatti, un fattore di incremento delle spese. Lo stesso Ministero dell'economia e delle finanze ha subito un drastico ridimensionamento nella funzione di snodo decisivo per la definizione delle politiche economiche e finanziarie e per il controllo dei saldi di finanza pubblica. Di fatto, la politica economica é stata trasferita alla competenza del nuovo Ministero dello sviluppo mentre la politica tributaria è stata interamente delegata al viceministro dell'economia; la frammentazione delle competenze risulta in palese contrasto con gli obiettivi, che vengono preannunciati nel Documento e che appaiono pienamente condivisibili, del potenziamento degli strumenti e delle procedure di controllo dei conti pubblici, impegna il Governo: a) a modificare l'impianto ispiratore del DPEF privilegiando l'obiettivo della crescita dell'economia allo scopo di consentire al sistema produttivo italiano di avvalersi dell'occasione favorevole offerta dall'inversione del ciclo che si va prefigurando anche a livello europeo. Una crescita più sostenuta offrirà, infatti, più ampi margini di intervento per proseguire il processo di risanamento di finanza pubblica come concordato in sede comunitaria e, comunque, in termini sostenibili per il Paese senza pregiudicare le prospettive di sviluppo ed alimentare tensioni e conflittualità; b) in questa prospettiva, a delineare una politica che incida effettivamente sull'andamento della produttività e che punti alla valorizzazione del ruolo che l'Italia può e deve svolgere sui mercati internazionali, l'Italia dell'ingegno e della creatività, della tipicità, della qualità, del design, dell'innovazione e delle potenzialità di sviluppo del turismo; anche garantendo il sostegno della comunità italiana nel mondo, proseguendo il lavoro svolto nella precedente legislatura e prevedendo la valorizzazione della cultura italiana oltre al potenziamento delle istituzioni preposte. Attorno a queste finalità vanno ridisegnati i provvedimenti di fiscalità selettiva, di agevolazione per i trasferimenti generazionali e di sostegno alla crescita dimensionale delle imprese, di progressiva riduzione di tributi ingiusti e penalizzanti come l'Irap, di integrale attuazione di tutte le misure di supporto già varate nella scorsa legislatura a sostegno della promozione e della intenazionalizzazione delle imprese oltre al rafforzamento delle politiche contro la concorrenza sleale e per la registrazione e la produzione di marchi e brevetti; c) a confermare l'impianto delle norme adottate nella precedente legislatura a tutela della flessibilità dei mercato del lavoro, requisito essenziale per una crescita della produttività, ferma restando la possibilità di interventi migliorativi; d) a perseguire l'obiettivo dell'apertura dei mercati che possa avvantaggiare i consumatori e, conseguentemente, aumentare il reddito disponibile, in termini tali da trovare un punto di equilibrio proficuo tra l'esigenza di ridurre protezioni e di eliminare barriere all'entrata e quella di non penalizzare la rete delle piccole e medie imprese e le professioni che non si collocano, per ovvie ragioni, in una prospettiva di globalizzazione, ma che hanno concorso e possono ancora contribuire a garantire un diffuso benessere nel Paese, nonché a procedere con coerenza sul terreno delle liberalizzazioni anche relativamente ai settori del trasporto ferroviario, dei servizi pubblici locali, dell'energia, dei servizi ambientali, della previdenza integrativa, dei rapporti tra lavoratori e pensionati e organizzazioni sindacali; e) a perseguire la diminuzione della pressione fiscale complessiva, sia sulle imprese che sulle persone fisiche; in primo luogo attuando una progressiva riduzione dell'Irap e assumendo come ulteriore priorità la famiglia intesa come soggetto fiscale unico, introducendo istituti come il quoziente familiare, in grado dl favorire la creazione di nuovi nuclei familiari e di sostenere quelli esistenti, senza penalizzare l'accesso nel mercato del lavoro delle donne ma valorizzando il ruolo della famiglia come nucleo fondante della società; f) a rafforzare le forme di fiscalità in grado di coinvolgere i soggetti privati nella tutela e nella promozione, anche per finalità turistiche, dei beni culturali; g) per quanto riguarda il cuneo fiscale, pur riconoscendone la validità, restano da chiarire le concrete modalità di configurazione dell'intervento, valutandone l'utilità in relazione ai costi per la finanza pubblica; h) con riguardo alle linee d'azione sugli investimenti infrastrutturali, a proseguire le opere già avviate e stanziare le risorse necessarie ad evitare il rischio che l'Italia resti escluso dai grandi corridoi europei, che si tradurrebbe in una pericolosissima marginalizzazione del Paese penalizzando imprese e cittadini, che non vedrebbero soddisfatta la domanda di mobilità; i) a predisporre un piano per la valorizzazione che preveda anche dismissioni dell'attivo patrimoniale pubblico ai fini dell'abbattimento del debito pubblico, con particolare attenzione al tema delle privatizzazioni totalmente eluse all'interno del Documento in esame; l) in materia di federalismo fiscale, a fare un passo avanti in materia di selettività del controllo della spesa anche riformulando l'anacronistico e iniquo sistema dei trasferimenti statali agli enti locali, modificando criteri e logiche di assegnazione dei fondi assegnando particolare rilievo al ruolo riconosciuto dalla Costituzione alla capitale e alle aree metropolitane, anche tenendo conto del reddito prodotto sul territorio, oltre che le funzioni attribuite alle autonomie. In particolare, con riferimento alla decisione di ritornare al criterio dei saldi, per quanto concerne le regole del patto di stabilità interno, a evitare un'esplosione della spesa che potrebbe tradursi in una impennata della pressione fiscale ed in un aumento dell'indebitamento da parte degli enti territoriali; m) quanto al Mezzogiorno ed alle aree sottoutilizzate in genere, su cui il Documento prevede un vero e proprio «buco nero», a fornire indicazioni sia sulle risorse da destinare a questa finalità sia sugli strumenti di intervento, proseguendo l'impegno assunto, anche in sede comunitaria, dal precedente Governo per evitare una penalizzazione ai danni di questa ampia area dei Paese e a sviluppare strumenti quali la fiscalità di vantaggio e il fondo unico per le aree sottoutilizzate dimostratosi estremamente utile ai fini di una gestione flessibile delle risorse; n) a procedere effettivamente nel senso indicato per un rafforzamento della trasparenza e della conoscenza dei dati relativi alla finanza pubblica, anche al fine di consentire un puntuale monitoraggio dei suo andamento. In particolare, occorre assicurare la trasmissione al Parlamento di tutte le informazioni utili a evidenziare gli andamenti per settori compresi nell'aggregato delle pubbliche amministrazioni, proseguire il lavoro di armonizzazione dei criteri di redazione dei bilanci dei diversi livelli di governo e assicurare l'accesso al Parlamento alle banche dati informatizzate relative alle spese e alle entrate. (6-00003) «Alberto Giorgetti, Zorzato, Peretti, Brigandì, Cirino Pomicino, La Malfa, Garnero Santanchè, Casero, Armani, Catone».
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RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00003 presentata da GIORGETTI ALBERTO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 26/07/2006 
RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 
PERETTI ETTORE (UDC (UNIONE DEI DEMOCRATICI CRISTIANI E DEI DEMOCRATICI DI CENTRO)) 
ARMANI PIETRO (ALLEANZA NAZIONALE) 
CASERO LUIGI (FORZA ITALIA) 
GARNERO SANTANCHE' DANIELA (ALLEANZA NAZIONALE) 
ZORZATO MARINO (FORZA ITALIA) 
LA MALFA GIORGIO (MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO) 
BRIGANDI' MATTEO (LEGA NORD PADANIA) 
CIRINO POMICINO PAOLO (DEMOCRAZIA CRISTIANA-PARTITO SOCIALISTA) 
CATONE GIAMPIERO (DEMOCRAZIA CRISTIANA-PARTITO SOCIALISTA) 
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GIORGETTI ALBERTO (ALLEANZA NAZIONALE) 

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