INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05726 presentata da DAMIANO CESARE (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20111122

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Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione 5-05726 presentata da CESARE DAMIANO martedi' 22 novembre 2011, seduta n.552 DAMIANO, GNECCHI, SANTAGATA, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che: sulle pensioni di anzianita' si e' iniziato ad intervenire dal 1992, legge n. 503 poi ancora nel 1995 (legge n. 335) nel 1997 (legge n. 449), nel 2004 (legge n. 243), nel 2007 (legge n. 247); con il decreto legge n. 78 del 2010 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010 e' stata introdotta la finestra mobile di 12 mesi per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per gli autonomi per accedere al trattamento pensionistico. Con successivo provvedimento, per chi accede al pensionamento in virtu' della maturazione del requisito contributivo di 40 anni indipendentemente dal requisito anagrafico la decorrenza e' ulteriormente posticipata (in via aggiuntiva ai 12 mesi per i lavoratori dipendenti e ai 18 mesi per i lavoratori autonomi) di un ulteriore mese per chi matura i requisiti nel 2012, di ulteriori due mesi per chi matura i requisiti nel 2013 e di ulteriori tre mesi per chi matura i requisiti dal 2014; costringere lavoratori e lavoratrici, soprattutto se nel settore privato e addetti a lavori manuali non qualificati, a rimanere al lavoro ulteriori 15 mesi dopo 40 anni di lavoro e' stato un atto iniquo ed a cio' si aggiunga il fatto che i contributi versati in piu', non vengono presi in considerazione per il calcolo della pensione, perche' sono utili per il calcolo, solo 2080 contributi settimanali; in Italia secondo alcuni studi in materia, l'aspettativa di vita di un lavoratore dipende da diversi fattori, quali: il reddito, l'educazione, la provenienza familiare, l'esposizione a fattori di rischio connessi con l'attivita' lavorativa svolta, le abitudini e gli stili di vita; un recente studio, realizzato da Carlo Maccheroni, componente del Centro di ricerca sulle dinamiche sociali dell'universita' Bocconi e docente di demografia all'universita' di Torino, dimostra che un laureato di 35 anni vive 7,6 anni in piu' di un coetaneo con un titolo di studio piu' basso. La maggiore aspettativa di vita e' leggermente diversa per le donne: una laureata di 35 anni, infatti, sempre secondo lo studio, ha una prospettiva di sopravvivenza di 6,5 anni piu' lunga di una coetanea con un basso titolo di studio. La differente mortalita' sottintende differenze nella gestione della salute e nelle condizioni di vita, spiega il professor Maccheroni, ma le disuguaglianze non sono riconducibili solo al diverso bagaglio di conoscenze acquisite durante il percorso scolastico, che di per se' implica una differenza retributiva che influenza la vita e la salute, ma si manifestano anche nell'attitudine ad ampliare le proprie conoscenze in molti campi. Chi ha un grado di istruzione piu' elevato, secondo la ricerca che ha quantificato queste differenze, ha piu' facilita' a reperire e gestire conoscenze, che regolano positivamente i comportamenti riguardo a uno stile di vita salutare e a un piu' informato accesso alla medicina. Aggiunge sempre lo studio, che parla anche di welfare: un sistema che basa il calcolo della pensione su dati medi di aspettativa di vita uguali per tutti, come e' la riforma Dini, rischia di creare sperequazioni nel trattamento. Le statistiche ci dicono, infatti, che la vita media e' aumentata tanto per gli uomini come per le donne, ma cio' che questa ricerca evidenzia e' che per gli strati sociali piu' bassi aumenta meno che per quelli piu' alti. Le politiche sociali varate dai Governi negli ultimi decenni, conclude il docente universitario, non sono quindi ancora riuscite ad incidere positivamente sulla situazione; un recente studio dell'INSEE (struttura di ricerca francese) ha dimostrato quanto pesino le differenze sociali sulla longevita', tanto da arrivare ad accertare che l'aspettativa di vita di un dirigente, e' di sei anni e sei mesi piu' elevata, rispetto ad un coetaneo operaio. Una precedente ricerca in Inghilterra-Galles del 2004, gia' verificava che l'aspettativa di vita dopo i 65 anni, per i professionisti e' di circa 18 anni, mentre quella di un operaio non qualificato di circa 13 anni; cio' significa che coloro che hanno svolto lavori meno qualificati, hanno versato per 40 anni contributi e oltre, godono della pensione per un numero minore di anni e cio' dovrebbe essere sufficiente a supportare la motivazione che null'altro si puo' chiedere a coloro che svolgono lavori manuali e che hanno iniziato l'attivita' lavorativa dall'eta' di 15 anni; la rigorosa disciplina del trattamento previdenziale riconosciuto per i cosi' detti lavori usuranti, di cui al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, non esaurisce il tema delle differenti aspettative di vita dei lavoratori che hanno precocemente iniziato la loro attivita' lavorativa e che hanno mantenuto mansioni particolarmente gravose per tutto l'arco della loro carriera; da piu' parti invece viene richiesto, che si intervenga nuovamente sulle pensioni di anzianita', senza alcun disegno organico e penalizzando sempre le qualifiche medio-basse del mercato del lavoro, che sono quelle che ancora per pochi anni, hanno la possibilita' di accedere alla pensione prima dei 60 anni di eta' con 40 anni di contribuzione; come e' stato autorevolmente riconosciuto e come emerge dall'analisi dei bilanci dell'INPS, il sistema pensionistico italiano, oggetto dei ripetuti interventi richiamati in precedenza e nonostante i diversi regimi contributivi tutt'ora vigenti, e' complessivamente tra i piu' sostenibili in Europa e tra i piu' capaci di assorbire eventuali shock negativi; eventuali ipotesi di ulteriori ritocchi della disciplina previdenziale non potranno non tener conto delle differenze sostanziali che caratterizzano le diverse categorie di lavoratori per quanto concerne la loro condizione materiale e di prospettiva di vita -: quanti siano stati i lavoratori che ogni anno, dal 2008, sono andati in pensione di anzianita' e, tra questi, quanti con i 40 anni di contributi, nonche' quanti se ne prevedano per gli anni a venire fino al 2017; quanti siano mediamente gli anni di godimento della pensione di anzianita', per le seguenti categorie di lavoratori: operai, impiegati e dirigenti del settore privato, distinti per sesso; quale sia stata l'eta' media e l'anzianita' contributiva, distinta per sesso, di coloro che sono andati in pensione di anzianita' nel 1990-1995-2000-2005-2010; quale sia l'importo medio degli assegni pensionistici delle sopracitate categorie di lavoratori che abbiano maturato 40 anni di anzianita' contributiva; se non sia opportuno che un sistema previdenziale che intenda coniugare la sostenibilita' finanziaria con un corretto principio di equita' e solidarieta' sociale non possa non tener conto delle reali condizioni materiali e delle effettive prospettive di vita delle diverse categorie di lavoratori interessati.(5-05726)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05726 presentata da DAMIANO CESARE (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20111122 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 
BELLANOVA TERESA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BERRETTA GIUSEPPE (PARTITO DEMOCRATICO) 
BOBBA LUIGI (PARTITO DEMOCRATICO) 
BOCCUZZI ANTONIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
CODURELLI LUCIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
GATTI MARIA GRAZIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
GNECCHI MARIALUISA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MADIA MARIA ANNA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MATTESINI DONELLA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MIGLIOLI IVANO (PARTITO DEMOCRATICO) 
MOSCA ALESSIA MARIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
RAMPI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
SANTAGATA GIULIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
SCHIRRU AMALIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
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5/05726 
DAMIANO CESARE (PARTITO DEMOCRATICO) 

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