INTERPELLANZA URGENTE 2/01216 presentata da LIUZZI MIRELLA (MOVIMENTO 5 STELLE) in data 12/01/2016

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Atto Camera Interpellanza urgente 2-01216 presentato da LIUZZI Mirella testo presentato Martedì 12 gennaio 2016 modificato Venerdì 15 gennaio 2016, seduta n. 548 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute , per sapere – premesso che: nel centro Cova di Viggiano sito in provincia di Potenza si è registrata di recente l'ennesima «sfiammata», come viene definita in gergo tecnico; sono state innumerevoli le anomalie registrate al Cova (si pensi solo alle fiammate), tanto nonostante il «tuttappostismo» e le rassicurazioni «di routine» da parte degli enti preposti. Ma stavolta è diverso: forse è la prima volta che dal Cova arriva un video (della tv pubblica) così esplicito, capace di sintetizzare il «paradosso petrolifero» lucano; la torcia si è alzata di diverse decine di metri creando allarme nella popolazione che continua ad essere tenuta all'oscuro di cosa stia accadendo. Si è ancora in attesa di conoscere dalla regione Basilicata e dall'Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse quali siano i motivi tecnici di tali fiammate, quali i pozzi che produrrebbero quantitativi di gas in pressione non gestibili dall'impianto e se dell'evento (come lo chiamano le compagnie) sia data comunicazione agli enti titolati della sicurezza; nel frattempo la direzione distrettuali antimafia di Potenza indaga ben 37 persone per traffico illecito di rifiuti e disastro ambientale. Tra gli indagati ci sono nove dipendenti dell'Eni, una decina di imprenditori, quattro ex dirigenti dell'Arpab, funzionari regionali e della provincia di Potenza, varie società del settore ambientale e due rappresentanti del Tecnoparco; l'inchiesta sul Centro olio Val d'Agri era venuta alla luce a febbraio del 2014 con un primo «blitz» dell'antimafia. Da allora l'ipotesi di reato indicata resta quella del «traffico di rifiuti», ma i filoni d'indagine si sono moltiplicati; sul tavolo degli inquirenti c’è il tema della corretta qualificazione dei reflui, che sono il prodotto della componente acquosa separata dai greggio destinato alla raffineria, più tutte le sostanze utilizzate per estrarlo e prepararlo all'immissione nell'oleodotto in direzione Taranto; dalla qualificazione del rifiuto prodotto dipende anche il tipo di trattamento da adottare per smaltirlo correttamente. E il sospetto degli investigatori del Noe dei carabinieri è che per anni non sia stato fatto nella maniera giusta, trascurando la presenza di elementi tossici ed esponendo al rischio di contaminazione non solo i lavoratori dell'impianto di smaltimento, ma anche l'ambiente dove al termine del trattamento vengono sversate le acque «ripulite»; tra i quesiti sottoposti al super consulente si parlava anche delle autorizzazioni concesse all'impianto della compagnia di San Donato dalla regione Basilicata. Un doppio «via libera», per essere precisi, dato che nel giro di 3 mesi la regione ha concesso prima l'autorizzazione integrata ambientale al Centro olio e poi l’«ok» al suo ampliamento con la realizzazione di una quinta linea capace di aumentare la produzione di greggio in maniera più che notevole; oltre a quello sulla gestione dei reflui di produzione i pubblici ministeri diretti dal procuratore Gay avevano aperto subito anche altri 2 filoni d'indagine sulle emissioni prodotte dal Centro olio e sui loro effetti sulla salute dei lavoratori di Eni e indotto petrolifero; per questo i carabinieri del Noe avevano già acquisito tutti i dati a disposizione delle centraline dell'Eni che monitorano in continuo quanto viene emesso in atmosfera: sia il dato «grezzo», sia quello certificato dalla Ecb di Potenza, che in caso di superamento delle soglie autorizzate andrebbe auto-denunciato da Eni. Cosa che si sospetta non sia sempre avvenuta; da ultimo gli inquirenti si erano posti il problema degli effetti delle emissioni del Centro olio, quindi avevano acquisito gli elenchi dei lavoratori che gli gravitano attorno. In tutto si parla di oltre 5 mila nominativi di persone potenzialmente «esposte» agli inquinanti immessi in atmosfera; l'indagine della procura fa intravedere il fondo scuro e denso del barile, dove rileva un'altra storia italiana che ha i nomi cambiati ma trame analoghe a quelle dell'Ilva, del petrolchimico di Porto Marghera e delle centrali di Porto Tolle e di Vado Ligure. Le denunce ignorate. Gli avvisi di garanzia a imprenditori amici e portati in palmo di mano dai politici, le istituzioni e i tecnici che abdicano al ruolo di tutori e controllori diventando, con le loro «distrazioni», i primi garanti dell'impunità di chi arricchendosi inquina. E inquinando ancora di più. Lavoratori e residenti stretti nel ricatto tra il posto, l'abbaglio di una ricchezza sussidiata e la salute; tutti hanno assecondato imprudentemente attività di estrazione di idrocarburi a ridosso di dighe, centri abitati, sorgenti, aree a rischio frana e a rischio sismico, in zone protette a ridosso di parchi. Appare agli interpellanti follia autorizzare l'ubicazione di uno stabilimento a rischio di incidente rilevante, qual è il Centro Olio Eni, a ridosso di un invaso di importanza strategica come il Pertusillo; l'inchiesta tocca anche la casa del controllore, dove molti funzionari regionali e Arpab indagati per questa vicenda sono anche rinviati a giudizio per disastro ambientale nella vicenda Fenice, inceneritore di San Nicola di Melfi, nato vent'anni fa e oltre a servizio della Fiat di Melfi. L'indagine sulla Val D'Agri ipotizza anche emissioni in eccesso dell'impianto della compagnia di San Donato, in via di potenziamento anche grazie a due autorizzazioni arrivate nel giro di tre mesi; vengono indagati tutti i vertici dell'Arpab, vecchi e nuovi funzionari. Sotto la lente i tanti pareri tecnici forniti negli anni per contenere le ansie e gli allarmi di residenti e ambientalisti sulla nocività delle emissioni dell'impianto che ora sono oggetto dell'attenzione di magistrati. «I livelli degli inquinanti, soprattutto idrogeno solfato, sono inferiori ai limiti previsti dalle norme», ripeteva ancora pochi mesi fa il direttore Bove, «Abbiamo a cuore i temi dell'ambiente che preserviamo con continui controlli e ammodernamenti», gli faceva eco Roberta Angelini, responsabile sicurezza e ambiente del Distretto Meridionale Eni (Dime). Entrambi sono indagati, proprio per quei pareri. Non a caso la mattina stessa del blitz al Centro Olio sono stati effettuati campionamenti da sottoporre ai tecnici della procura. In altre parole: sono stati fatti ora quei controlli che la regione Basilicata e l'Arpab avrebbero dovuto eseguire già da molto tempo per tutelare i cittadini lucani; inoltre l'Associazione italiana dei registri tumori ha registrato che la Basilicata ha una percentuale di morti per tumore più alta della media nazionale –: quali siano le informazioni e l'orientamento del Governo sui fatti esposti in premessa; se si ritenga che sussistano i presupposti per avviare, tramite l'Istituto superiore di sanità e l'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, un'indagine epidemiologica in relazione agli effetti sulla popolazione dell'attività estrattiva per verificare se il quantitativo di acqua trattata rappresenti un pericolo per le popolazioni del territorio, per la salute e per la catena alimentare e per fare chiarezza sulla situazione e su eventuali rischi per l'uomo e per l'ambiente; quali iniziative si intendano intraprendere, anche sul piano normativo, per obbligare le società operanti in aree come quelle descritte in premessa ai dovuti investimenti in sicurezza ambientale e per la salvaguardia dei lavoratori e della salubrità delle popolazioni; se non si ritenga di dovere, con urgenza, assumere iniziative per rivedere al ribasso tutte le soglie di legge per gli inquinanti idrogeno solforato (H2S), biossido di zolfo (S02), idrocarburi policiclici aromatici, composti organici volatili, nonché tutte le sostanze riconducibili alle attività petrolifere, al fine di allinearle ai valori stabiliti dall'Organizzazione mondiale della sanità. (2-01216) « Liuzzi , Crippa , Da Villa , Cancelleri , Fantinati , Vallascas , Colonnese , Cominardi , Corda , Daga , Dall'Osso , De Lorenzis , De Rosa , Del Grosso , Della Valle , Dell'Orco , Di Battista , Di Benedetto , Luigi Di Maio , Manlio Di Stefano , Di Vita , D'Incà , D'Uva , Ferraresi , Fico , Fraccaro , Frusone , Gagnarli , Gallinella , Luigi Gallo , Silvia Giordano ».
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CANCELLERI AZZURRA PIA MARIA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
COLONNESE VEGA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
COMINARDI CLAUDIO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
CORDA EMANUELA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
CRIPPA DAVIDE (MOVIMENTO 5 STELLE) 
D'INCA' FEDERICO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
D'UVA FRANCESCO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DA VILLA MARCO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DAGA FEDERICA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DALL'OSSO MATTEO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DE LORENZIS DIEGO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DE ROSA MASSIMO FELICE (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DEL GROSSO DANIELE (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DELL'ORCO MICHELE (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DELLA VALLE IVAN (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DI BATTISTA ALESSANDRO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DI BENEDETTO CHIARA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DI MAIO LUIGI (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DI STEFANO MANLIO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DI VITA GIULIA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
FANTINATI MATTIA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
FERRARESI VITTORIO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
FICO ROBERTO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
FRACCARO RICCARDO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
FRUSONE LUCA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
GAGNARLI CHIARA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
GALLINELLA FILIPPO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
GALLO LUIGI (MOVIMENTO 5 STELLE) 
GIORDANO SILVIA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
VALLASCAS ANDREA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
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