INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/06741 presentata da BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20120508

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Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione 5-06741 presentata da RITA BERNARDINI martedi' 8 maggio 2012, seduta n.628 BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: il 20 gennaio 2012 e' andata in onda, su Radio Radicale, la rubrica «Il Rovescio del Diritto» condotta dall'avvocato Giandomenico Caiazza. La puntata, che vedeva come ospiti il presidente del tribunale di sorveglianza de L'Aquila, dottoressa Laura Longo, e l'avvocato Francesco Petrelli, responsabile del centro studi della camera penale di Roma, ha affrontato l'annosa questione relativa ai problemi che tuttora affliggono la casa di lavoro di Sulmona; attualmente, nella casa di lavoro di Sulmona sono ubicati circa 180 internati, tutti allocati nel padiglione «media sicurezza», strutturato su tre piani dei quali il I e il III ad essi riservati, mentre il II e' riservato ai detenuti della casa di reclusione; nel predetto istituto si registra quindi una inevitabile quanto deprecabilissima commistione tra detenuti ed internati, i quali, data la particolare connotazione dell'istituto, soggiacciono di fatto al medesimo trattamento penitenziario riservato ai detenuti della sezione di reclusione; tale condizione di promiscuita' e' in contrasto con quanto previsto dall'ordinamento penitenziario (articoli 14 e 62) e con la disposizione normativa contenuta nell'articolo 213 del codice penale secondo il quale le misure di sicurezza devono essere eseguite negli stabilimenti a cio' destinati; gli internati vengono mantenuti chiusi per la quasi totalita' della giornata usufruendo unicamente del medesimo numero di ore d'aria e di socialita' previste per i detenuti; l'internamento presso la casa di reclusione di Sulmona si sostanzia pertanto in una ulteriore e protratta privazione della liberta' personale del tutto omologa alla carcerazione conseguente alla esecuzione della pena detentiva; la Corte costituzionale con la sentenza n. 167 del 1972 ha sancito il principio secondo il quale le misure di sicurezza non possono avere un carattere punitivo atteso che le stesse si distinguono ontologicamente dalle pene; a tal proposito, in data 15 febbraio 2011, il presidente del tribunale di sorveglianza de L'Aquila, dottoressa Laura Longo, ha inviato una relazione sulla situazione degli internati nella casa di lavoro di Sulmona ai seguenti soggetti istituzionali: Ministro della giustizia, capo dipartimento amministrazione penitenziaria, direttore generale dei detenuti e del trattamento, provveditore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Abruzzo e Molise, direttore della casa di reclusione di Sulmona, presidente della corte di appello de L'Aquila, procuratore generale de L'Aquila; la prima firmataria del presente atto ritiene importante riportare i passaggi piu' rilevanti della citata relazione. Scrive il presidente del tribunale di sorveglianza dell'Aquila: «(...) La voluta e programmata destinazione presso la casa di Sulmona di un consistente numero di internati ritenuti particolarmente pericolosi accentua l'aspetto meramente custodialistico ed unicamente afflittivo che tutti gli internati, indistintamente, ricevono nella Casa di Sulmona; il che contrasta con l'articolo 218 del Codice Penale (il quale prevede la assegnazione nelle Case di Lavoro del delinquente professionale, abituale e per tendenza a "sezioni speciali" che nel carcere di Sulmona risultano del tutto inesistenti) nonche' con l'articolo 213 del Codice Penale (il quale prescrive che sia adottato "un particolare regime educativo e di lavoro, avuto riguardo alle tendenze e alle abitudini criminose della persona e, in genere, al pericolo sociale che da essa deriva") e, infine, con le norme contenute negli articoli 13, 14 e 64 dell'Ordinamento Penitenziario (norme che impongono un trattamento individualizzato anche per gli internati). (...) I soggetti internati, inoltre, vivono la nuova condizione di sottoposti alla misura di sicurezza detentiva con un marcato senso di angoscia derivante proprio dalla peculiare indeterminatezza temporale della misura la quale, a cagione del sistema di proroghe continue e reiterate, puo' proseguire anche in termini di mera perpetuita'. Infatti, la endemica carenza di personale addetto all'osservazione e la strutturale mancanza di opportunita' lavorativa o culturale all'interno della sezione, non consentono alla magistratura di sorveglianza di acquisire gli elementi essenziali sui quali poter formulare il giudizio prognostico di cessazione o attenuazione della pericolosita' sociale, ai fini della revoca o della trasformazione della misura di sicurezza detentiva in quella della liberta' vigilata. (...) Ulteriore ed aggiuntivo fattore di esasperazione, per detenuti ed internati, e' costituito dal fatto che in tutte e tre le sale destinate ai colloqui con i familiari sono tuttora presenti i "muretti divisori" che impediscono il necessario contatto fisico con i familiari e che alimentano in modo esponenziale il senso di frustrazione e di disperazione, il che contrasta con l'articolo 37 decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 secondo il quale i colloqui devono avvenire in "locali interni senza mezzi divisori o in spazi aperti a cio' destinati" (...) Infine, si vuole richiamare l'attenzione sul problema dell'area sanitaria del carcere di Sulmona che appare del tutto insufficiente a far fronte alle esigenze della popolazione detenuta ed a garantire una adeguata tutela del fondamentale diritto alla salute (...) Ed ancora, e' a dirsi che, sempre nello stesso martoriato carcere di Sulmona, vengono tuttora destinati soggetti disabili o bisognosi di trattamento di FKT, non adeguatamente sostenibile in detto carcere data la presenza saltuaria di un solo fisioterapista per due ore giornaliere (..). Il problema potrebbe trovare naturale soluzione nel trasferimento o nella destinazione dei malati in centri clinici penitenziari attrezzati. In questo senso, una piu' attenta politica da parte del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria contribuirebbe in maniera rilevante (...)»; al termine della sua relazione la dottoressa Laura Longo scrive quanto segue: «(...) Questa Presidenza formula l'auspicio che, nell'immediato, venga disposta la rimozione dei muretti divisori nelle tre sale destinate ai colloqui con i familiari e che, in futuro, si prenda in forte considerazione - ed in termini ragionevoli - l'ipotesi del trasferimento dei detenuti del circuito di media sicurezza presso altre carceri (potrebbe essere la Casa Circondariale di Pescara, ove in tempi brevi sara' completata la ristrutturazione di un reparto capace di ospitare oltre 200 persone e quella di Avezzano, recentemente riaperta). Tale soluzione consentirebbe di dedicare l'intero padiglione - oggi promiscuamente destinato ai detenuti di media sicurezza e agli internati - esclusivamente a casa di lavoro, con recupero di spazi, di liberta' di movimento, di possibilita' di trattamenti differenziati, di legalita'. Un trattamento consono alla natura ed alle finalita' della misura di sicurezza ed ispirato ai principi di umanita' e rieducazione determinera' un sicuro abbattimento delle vocazioni suicidiarie che nell'istituto penitenziario di Sulmona troppo spesso si sviluppano nei soggetti internati»; le criticita' denunciate dal presidente del tribunale di sorveglianza de L'Aquila sono state evidenziate anche nella relazione presentata dal presidente della locale porte di appello nel corso del suo intervento in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2011; il numero degli internati che svolgono attivita' lavorativa all'interno della casa di lavoro di Sulmona non raggiunge neanche la meta' degli aventi diritto, sicche' la loro esistenza presso il predetto istituto e' strutturalmente connotata dall'abbandono e dall'ozio; tutto cio' nonostante che nella misura di sicurezza detentiva il lavoro costituisca il nucleo essenziale della rieducazione, cosi' come individuata dal legislatore quale strumento indefettibile di maturazione e riabilitazione del soggetto socialmente pericoloso; la privazione del lavoro, snaturando l'essenza stessa della misura di sicurezza detentiva e delle sue esclusive finalita' di prevenzione generale, ad avviso dell'interrogante viola, quindi, palesemente, il dettato legislativo trasformando l'internamento in illegittimo ulteriore periodo di privazione della liberta' personale, del tutto omologo - per modalita' e tipologia della restrizione - alla esecuzione della pena detentiva; la condizione di protratta assenza di occupazione lavorativa proprio nell'ambito strutturale della casa di lavoro, ed in un contesto nel quale - come quello di Sulmona - la presenza di soggetti «a rischio» (tossicodipendenti e soggetti affetti da patologie psichiatriche) e' altissima, manifesta tutta la intrinseca ed evidente potenzialita' di innescare nuovamente, come nel recente passato, pericolose dinamiche interne di natura depressivo-autolesionistiche; a tal proposito, con nota urgente del 18 gennaio 2012 (prot. n. 30/135) ad oggetto «lo stato di illegalita' determinatosi presso la casa di lavoro di Sulmona in conseguenza della riduzione dei finanziamenti sul capitolo 7361 articolo 1 - servizio per le industrie manifatturiere - per l'anno 2012», il presidente del tribunale di sorveglianza de L'Aquila, dottoressa Laura Longo, si e' rivolta al Ministro della giustizia, al capo dipartimento amministrazione penitenziaria, al direttore generale dei detenuti e del trattamento, al direttore generale dei beni e dei servizi, al provveditore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Abruzzo e Molise, al direttore della casa di reclusione di Sulmona, al presidente della corte di appello de L'Aquila, al procuratore generale de L'Aquila, denunciando quanto segue: a) con nota n. 56726 del 15 dicembre 2011 il provveditorato generale di Pescara aveva annunciato che per l'anno 2012 non era stata destinata alcuna assegnazione finanziaria per la casa di lavoro di Sulmona; b) il direttore della casa di lavoro di Sulmona evidenziava come dai 110 occupati nei laboratori interni e nei lavori domestici del 2011, a far data dal 1° gennaio 2012 si sarebbe dovuto ricorrere al licenziamento di tutti i 90 addetti ai laboratori industriali, oltre che dei 10 occupati nelle lavorazioni domestiche, con conseguenti, gravissimi ed allarmanti effetti sul piano degli equilibri interni gia' raggiunti nell'anno 2011, periodo in cui l'assegnazione di euro 633.478,83 aveva garantito l'occupazione di tutti gli internati, seppur con criteri di costante rotazione; c) a seguito di tali rilievi, con provvedimento del 9 gennaio 2012, la direzione generale dei detenuti e del trattamento assegnava all'istituto penitenziario di Sulmona per l'anno 2012 - sul capitolo 7361 articolo 1 servizio per le industrie manifatturiere - la somma di euro 100.000,00; d) con nota n. 588 dell'11 gennaio 2012, diretta al capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, al direttore generale dei detenuti e del trattamento ed al direttore dei beni e servizi del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, la direzione della casa di reclusione di Sulmona esponeva che la somma cosi' stanziata era del tutto inadeguata ed insufficiente in quanto con essa si sarebbe potuto garantire solamente il lavoro per 20 internati sui 170 attualmente presenti, con conseguente imposizione di «ozio forzato» per 150 internati. Veniva richiesto, dunque, anche al fine di scongiurare gravissime ed assai probabili conseguenze sul piano dell'ordine interno e dell'ordine pubblico, il riesame delle ripartizioni del capitolo di spesa con incremento per la casa di lavoro; secondo quanto scritto dalla dottoressa Longo nella nota sopra citata «si ritiene doveroso segnalare come, essendosi raggiunto solo nel passato anno un generale equilibrio conseguito attraverso interventi di questa Presidenza, della Direzione dell'istituto e del DAP, tenacemente finalizzati al raggiungimento di un livello occupazionale a favore della quasi totalita' degli internati, una regressione alle condizioni anteatte portera' alla inevitabile insorgenza delle tristi vocazioni suicidiarie che per anni hanno negativamente caratterizzato la Casa di Lavoro, come gia' dalla Scrivente evidenziato nella relazione del 15 febbraio 2011 in allegato, o ad assai probabili episodi di disordini interni (...)»; la prima firmataria del presente atto si e' recata in visita ispettiva presso la casa di lavoro di Sulmona in diverse occasioni, presentendo successivamente diversi atti di sindacato ispettivo, tra i quali si segnalano le interrogazioni n. 4/06141, n. 4/05867, n. 4/05655, n. 4/03460, n. 4/03276, tutte rimaste attualmente senza alcuna risposta -: se sia conforme alle disposizioni normative che nella pratica attuazione la sottoposizione a casa di lavoro, almeno nel caso della struttura di Sulmona, non si differenzi dalla detenzione ordinaria; se non intenda assumere iniziative volte alla immediata chiusura della casa lavoro di Sulmona o, quanto meno, alla drastica riduzione degli internati in essa presenti attraverso la razionale redistribuzione degli stessi presso le altre case di reclusione; se non ritenga di dover urgentemente disporre il completo rifacimento della vetusta ed obsoleta sala-colloqui presente nell'istituto in questione in modo da garantire un miglior contatto umano tra detenuti e familiari; quanti soggetti disabili siano attualmente presenti nella casa di lavoro di Sulmona e se non ritenga urgente assumere le iniziative di competenza per trasferire gli internati disabili o bisognosi di trattamento fisioterapico presso centri clinici penitenziari attrezzati; se non intenda assumere iniziative per assicurare con la massima urgenza gli opportuni provvedimenti di assegnazione finanziaria a supporto del diritto al lavoro degli internati di Sulmona; piu' in particolare se non intendano adottare, anche alla luce di quanto segnalato dal presidente del tribunale di sorveglianza de L'Aquila con nota del 18 gennaio 2012 citata in premessa, gli opportuni provvedimenti volti al riesame delle ripartizioni del capitolo di spesa 7361 articolo 1 (servizio per le industrie manifatturiere) per l'anno 2012 con incremento per la casa di lavoro di Sulmona; quali misure amministrative intenda assumere, per quanto di competenza, in tempi immediati, al fine di affrontare le condizioni di insostenibile degrado, di repressiva carcerazione nonche' di abbandono civile ed etico, cui sono sottoposti gli internati ristretti nella casa di lavoro di Sulmona; se non intenda adottare le opportune iniziative di competenza al fine di aumentare l'organico degli agenti penitenziari, degli educatori, degli psicologi e degli assistenti sociali in servizio presso la predetta casa di lavoro, in modo da rendere lo stesso adeguato al numero delle persone ivi internate; piu' in generale, se non intenda promuovere le opportune iniziative normative dirette a limitare l'applicazione delle misure di sicurezza ai soli soggetti non imputabili (abolendo il sistema del doppio binario) o comunque volte ad introdurre una maggiore restrizione dei presupposti applicativi delle misure di sicurezza a carattere detentivo, magari sostituendo al criterio della «pericolosita'» (ritenuto di dubbio fondamento empirico) quello del «bisogno di trattamento»; quali siano gli intendimenti del Governo ai fini di una piena considerazione dei problemi esposti in premessa e, conseguentemente, quali indirizzi giuridici e normativi si intendano assumere, in coordinamento con le diverse responsabilita' e con i soggetti istituzionali interessati, sul fronte della riforma delle modalita' e dei meccanismi applicativi ed esecutivi delle misure di sicurezza detentive. (5-06741)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/06741 presentata da BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20120508 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BELTRANDI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) 
MECACCI MATTEO (PARTITO DEMOCRATICO) 
TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
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BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) 

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