INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07582 presentata da TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100614

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-07582 presentata da MAURIZIO TURCO lunedi' 14 giugno 2010, seduta n.336 MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: il 9 giugno 2010 il quotidiano Repubblica pubblicava un articolo a firma di Attilio Bolzoni dal titolo «Il superpoliziotto La Barbera era un agente dei Servizi» con cui viene data la notizia del rinvenimento di un documento inviato dall'Aisi (l'Agenzia per la sicurezza interna) ai procuratori di Caltanissetta che indagano su Capaci e via Mariano D'Amelio; secondo il giornalista il prefetto Arnaldo La Barbera, deceduto nel settembre del 2002, «in realta' era al soldo del Sisde con una regolare retribuzione registrata nel fascicolo spedito qualche settimana fa agli inquirenti siciliani. Un'anomalia - capo della mobile di Palermo e "fonte Catullo" - ...»; il medesimo giorno l'agenzia di stampa Il Velino, con un comunicato delle ore 18.59 riprende la notizia e la amplia con delle considerazioni che meritano di essere riportate integralmente nel presente atto di sindacato ispettivo «POL - Stragi, se «Catullo» e' l'alibi per coprire gli errori dei magistrati - Roma, 9 giu' (Il Velino) - Arnaldo La Barbera serviva due padroni, la polizia di Stato e i servizi segreti (l'ex Sisde). È quanto emergerebbe da una nota che il Dis, Dipartimento per l'informazione e la sicurezza, avrebbe inviato segretamente ai magistrati di Caltanissetta che indagano sulle stragi di Capaci e di Via D'Amelio. La «fonte Catullo», questa in codice la scheda intestata a La Barbera, gia' all'epoca, fra gli anni Ottanta e i primi anni Novanta, della sua nomina a capo della squadra mobile di Palermo serviva lo Stato da due sponde e il doppio «incarico» lo rivesti' pure successivamente alle stragi, quando fu chiamato a guidare un pool di poliziotti per scoprire autori e mandanti delle stragi coordinato dai magistrati di Caltanissetta. Perche' La Barbera (nel 2001 guido' da vice-capo della polizia, su delega di Gianni De Gennaro, le operazioni al G8 di Genova e prima di morire, nel 2002, fu vicedirettore dell'ex Cesis, oggi Dis) fu autorizzato a rivestire due parti in commedia e' tutto da verificare, ma non sara' difficile. Gli ex direttori del Sisde, infatti, sono ancora in vita, cosi' come lo e' De Gennaro che lo volle accanto a se' quale vice-capo. E non dovrebbe neppure essere tanto difficile sapere dei suoi rapporti, se effettivamente ci furono, con Vincenzo Scarantino, l'uomo che si autoaccuso' di aver rubato la 126 Fiat che imbottita di tritolo uccise Paolo Borsellino e gli uomini della scorta, salvo poi pentirsi di essersi pentito e, oggi, definitivamente sconfessato da un altro pentito, Gaspare Spatuzza, che ha dimostrato agli inquirenti che fu lui e non Scarantino a rubare la 126 (ha indicato luogo e dettagli mai forniti, e come poteva farlo, da Scarantino). Non dovrebbe neppure essere difficile comprendere perche' quando quest'ultimo decise di vuotare il sacco e non reggendo piu' le menzogne confesso' di essere stato costretto da inquirenti (si svolsero a Catania anche delle indagini, ma non si approdo' a nulla) e investigatori ad inventarsi tutto sulla strage di Via D'Amelio, non fu creduto, tanto che sconta ancora in carcere la pena per una strage alla quale appare ormai certo non partecipo'. Anzi, la Corte di Cassazione nella sentenza del 3 luglio del 2003, scriveva: «Non regge la tesi dell'indottrinamento/manipolazione da parte degli investigatori. Dall'esame del dottor La Barbera emerge la linearita' del percorso collaborativo di Scarantino»; e definiva le sue dichiarazioni (quelle che tento' inutilmente di ritrattare, ma non fu mai creduto): «nitide, nonche' ricche di dettagli, con variazioni e correzioni di modesta entita' giustificabile..». E cio', nonostante, fra una ritrattazione e l'altra Scarantino avesse rivelato precedentemente: «La Barbera mi disse che mi sarei fatto solo qualche mese di galera e che mi avrebbe dato duecento milioni. Ma a me non interessavano i piccioli». Una vicenda incredibile che nessun magistrato cerco' di appurare e verificare con maggior precisione nonostante altri pentiti avallassero le «ritrattazioni» di Scarantino. Perfino Giovanni Brusca, uno dei pentiti piu' accreditati da diverse procure, sollevo' piu' di un dubbio e in due occasioni. La prima nel corso di un processo a Catania sulle «stragi», qualche anno fa dichiaro': «Ci sono innocenti in carcere per l'eccidio di via D'Amelio». La seconda quando riferi' di aver chiesto a Toto' Riina se «quelli si sono fatti sentire» (cioe' se Aglieri e il vicecapo del mandamento Carlo Greco avessero o meno partecipato alla strage) e di aver avuto per risposta: «non li ho chiamati e non si sono fatti sentire». Oggi sulla «fonte Catullo» si cerca di scaricare il peso di errori che furono commessi e avvallati da piemme e vertici investigativi che incuranti delle «evidenze» contrarie presero per buone montagne di bugie. (vum) 9 giu' 2010 18:59»; in una delle ultime udienze dibattimentali del processo cosiddetto «Borsellino 1 o » la difesa dello Scarantino ha prodotto alcuni verbali di interrogatorio resi precedentemente dal predetto Scarantino all'ufficio di procura di Caltanissetta infarciti di «segnalibri» ed annotazioni con indicate circostanze, nomi e fatti diversi da quelli dallo stesso gia' narrati e poi, nei successivi suoi interrogatori, «adeguati» opportunamente, nonche' un promemoria manoscritto a carattere stampatello concernente circostanze relative a persone e cose composto di due facciate e mezzo di foglio protocollo; in esito al suddetto processo gli imputati di strage accusati dallo Scarantino sono stati assolti dal reato principale; in data 13 febbraio 1999 la corte di assise di Caltanissetta giudicando sul processo cosiddetto «Borsellino-bis» a carico di altri presunti autori dell'efferato delitto ha anch'essa assolto dal delitto di strage ben otto degli imputati accusati dallo Scarantino; ormai, e' un dato acquisito e divulgato che molti dei cosiddetti collaboratori di giustizia si incontrano tra loro anche per concordare accuse e dichiarazioni e , nella specie, lo Scarantino ha financo prodotto atti e documenti non firmati e da lui acquisiti durante il periodo in cui e' stato sottoposto a regime di rigorosa protezione; in merito ai rapporti tra Vincenzo Scarantino e Arnaldo La Barbera, il Ministro della giustizia pro tempore, rispondendo all'interrogazione a risposta scritta n. 4-20428, presentata il 20 settembre 2000 dal senatore Novi Emiddio, affermo' che «...la tesi delle minacce e dell'iniquo trattamento penitenziario dal predetto asseritamente subiti si inserisce, chiaramente, in un preciso quadro strategico volto al reperimento di una giustificazione alle accuse rivolte agli altri correi della strage nel momento in cui il medesimo adotto' la decisione di ritrattare quanto in precedenza dichiarato. Non possono, avuto riguardo alla prospettiva sopra delineata, sottrarsi ad un giudizio di evidente inverosimiglianza e di palese infondatezza le affermazioni dello Scarantino concernenti le subite minacce di morte da parte del dottor Arnaldo La Barbera - all'epoca dirigente del gruppo investigativo «Falcone-Borsellino» - e della dottoressa Ilda Boccassini - all'epoca sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta...«ed infine, per lumeggiare in pieno la personalita' dello Scarantino ed aver ancora una volta la riprova che la sua ritrattazione non e' stata frutto di una spontanea determinazione, e' significativo riportare alcuni passi di una lettera che lo stesso ha inviato dal carcere di Velletri al procuratore distrettuale di Caltanissetta...nella quale esprime con sincerita', anche se in rozzo italiano, le sue scuse, giurando sull'anima del padre che non avrebbe mai voluto parlare contro i magistrati di Caltanissetta...ma che purtroppo si e' lasciato andare ad accusare i colleghi» del predetto procuratore.» -: se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti narrati; per quanto tempo e con quale incarico Arnaldo La Barbera sia stato al servizio del Sisde, prima di essere nominato vice-direttore del Cesis; quali siano le informazioni che Arnaldo La Barbera abbia fornito al Sisde, per quale motivo, con quali compensi e con quali motivazioni siano stati erogati, e se tali erogazioni di denaro siano state effettuate conformemente alle leggi all'epoca vigenti; in merito alle dichiarazioni di Scarantino, riportate dall'agenzia stampa II Velino, «... «La Barbera mi disse che mi sarei fatto solo qualche mese di galera e che mi avrebbe dato duecento milioni.»...», se i Ministri non ritengano che «Una vicenda incredibile che nessun magistrato cerco' di appurare e verificare con maggior precisione nonostante altri pentiti avallassero le «ritrattazioni» di Scarantino.», vada immediatamente chiarita; quale sia la provenienza della riferita somma di denaro che La Barbera avrebbe promesso a Scarantino e per quali motivi; se i Ministri non ritengano doveroso e necessario chiarire la vicenda in premessa che sotto differenti «letture» sembra voler, per un verso gettare discredito sul prefetto Arnaldo La Barbera che viene descritto come un servitore di due padroni, mentre per l'altro sollevare il dubbio che sullo stesso poliziotto, deceduto nel 2002 si cerca di scaricare il peso di una lunga serie di errori che furono commessi e avvallati da piemme e vertici investigativi; quanti siano attualmente i «pentiti» collaboratori di giustizia che beneficiano dei programmi di protezione, quali i costi e quanti di questi abbiano collaborato con il Sisde, o collaborino ancora oggi con l'Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI). (4-07582)
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20100614- 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07582 presentata da TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100614 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BELTRANDI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) 
BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MECACCI MATTEO (PARTITO DEMOCRATICO) 
ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
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4/07582 
TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO) 

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