INTERPELLANZA URGENTE 2/00369 presentata da CAPANO CINZIA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20090428

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Atto Camera Interpellanza urgente 2-00369 presentata da CINZIA CAPANO martedi' 28 aprile 2009, seduta n.167 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che: il 31 marzo 2009 e' iniziata un'inchiesta amministrativa disposta dal Ministro della giustizia Angelino Alfano ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 1311 del 1962 presso gli uffici giudiziari della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari e del Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Bari, condotta dal vice capo dell'ispettorato dottor Gianfranco Mantelli ed avente ad oggetto i procedimenti 1033/01 e 5392/05/21 rgnr della Procura della Repubblica di Bari, in cui e' coinvolto il ministro Raffaele Fitto; il primo procedimento, rgnr 10388/01, assegnato ai magistrati del P.M. Lorenzo Nicastro, Roberto Rossi e Renato Nitti della menzionata Procura (coordinati dal Procuratore aggiunto dottor Marco Dinapoli) e' in fase di udienza preliminare; l'indagato Raffaele Fitto e' perfettamente a conoscenza di tutti gli atti del fascicolo fin dalla data del 3 maggio 2007 giorno della notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari e da quella data non risulta siano intervenuti fatti procedimentali nuovi tali da giustificare eventuali poteri di inchiesta; tuttavia gia' in epoca precedente al 3 maggio 2007 sostanzialmente tutti gli atti erano gia' nella disponibilita' della difesa sin dalla adozione della ordinanza applicativa di misura cautelare personale; la richiesta di rinvio a giudizio e' del 20 dicembre 2007; l'inchiesta amministrativa e' giunta in singolare e precisa coincidenza con l'udienza fissata dal Gup per il 30 marzo 2009 e rinviata per astensione dei difensori, proclamata dall'Unione delle Camere Penali; con riferimento al procedimento 10388/01, il ministro Raffaele Fitto e' coinvolto in relazione a fatti commessi allorquando era Presidente della Giunta Regionale della Puglia e per i quali e' stato richiesto il rinvio a giudizio per associazione a delinquere, illecito finanziamento ai partiti, falso ideologico, concorso in corruzione e peculato. L'iscrizione nel registro degli indagati del Ministro risale al 1 o febbraio 2005, e successivamente piu' volte oggetto di proroga del termine per le indagini preliminari; a seguito della iscrizione nel registro degli indagati e' stata eseguita attivita' di intercettazione telefonica dal febbraio al maggio 2005 e successivamente nel mese di gennaio 2006; successivamente all'elezione di Raffaele Fitto alla Camera dei deputati sono stati adottati a suo carico: a) ordinanza applicativa degli arresti domiciliari in data 19 giugno 2006 non eseguita per diniego di autorizzazione a procedere da parte della Camera e successivamente revocata dal Gip per sopravvenuto affievolimento delle esigenze cautelari, senza che l'imputato proponesse istanza di riesame sulla misura; b) sequestro preventivo del prezzo del reato di corruzione, reso in data 19 giugno 2006 per l'importo di 500.000,00 euro richiesto al Gip in data 13 giugno 2006 confermato dalla Corte di Cassazione anche con riguardo alla base indiziaria; nell'ambito del medesimo procedimento il sequestro preventivo per equivalente del profitto del reato di corruzione reso in data 19 giugno 2006 nei confronti di Antonio Angelucci e' stato anch'esso confermato dalla Suprema Corte di Cassazione nel presupposto indiziario, diversamente rimodulato in relazione alla quantificazione del profitto; all'indomani delle esecuzioni delle misure cautelari menzionate l'Ufficio della Procura Barese e' stato attaccato su diversi quotidiani da parlamentari di centrodestra cosi' da indurre il Procuratore capo a richiedere l'intervento a tutela del CSM; contestualmente in sede di discussione sulla richiesta autorizzazione a procedere in data 19 luglio 2006 l'onorevole Fitto lamentava di essere stato intercettato e sottoposto ad indagini per oltre cinque anni, evidenziando presunte scorrettezze ed abusi subite dai magistrati del P.M; in data 6 dicembre 2006 il CSM con voto unanime di laici e togati deliberava: a) quanto alle doglianze di Fitto «nel caso di specie l'autorita' giudiziaria ha scrupolosamente rispettato i dettami costituzionali che stanno a protezione della liberta' della funzione parlamentare rispetto all'attivita' giudiziaria»; b) quanto alla richiesta di intervento a tutela avanzata dal Procuratore della Repubblica di Bari «si rinvengono nelle frasi riportate sulla stampa accuse di parzialita' e di strumentalita' dell'azione giudiziaria rispetto a supposti scopi politici, che sono generiche, non ancorate a fatti o comportamenti specifici e, quindi, non solo non sono dimostrate, ma appaiono del tutto ingiustificate. È doveroso da parte del Consiglio Superiore della Magistratura darne atto, al fine di rassicurare il Parlamento sul corretto svolgersi dell'azione giudiziaria in relazione alle prerogative parlamentari e, piu' in generale, all'attivita' politica, e nel contempo restituire ai magistrati che operano la necessaria serenita' nel loro lavoro quotidiano»; nonostante cio' in data 1 o luglio 2008 l'onorevole Fitto, nel frattempo divenuto Ministro, rilasciava al periodico «Tempi» la seguente dichiarazione: «Io con la Procura di Bari ho una battaglia in corso, che per quanto mi riguarda andra' fino alle estreme conseguenze»; a carico del Ministro e' prevista per il prossimo mese di maggio la prima udienza dibattimentale per il procedimento nrgr 5392/05, a seguito della celebrazione dell'udienza preliminare dinnanzi al GUP del Tribunale di Bari dottor Marco Guida che ha disposto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati che non avevano formulato richiesta di riti alternativi; gia' a seguito di tale rinvio a giudizio il Ministro rilasciava dichiarazioni alla stampa gravemente offensive nei confronti del giudice a causa di un mero errore materiale in ordine al giudice del dibattimento (monocratico o collegiale), peraltro prontamente corretto. Nella medesima occasione il Ministro attaccava sia l'Ufficio della Procura che del Gip teorizzando l'esistenza di presunti complotti posti in essere a suo danno; tuttavia in questo procedimento nonostante le accuse mediatiche del Ministro, egli e' stato iscritto nel registro degli indagati in data 5 giugno 2007 e gia' in data 31 ottobre 2007 veniva richiesto il rinvio a giudizio poi disposto in data 31 ottobre 2007 per i reati di cui agli articoli 81, 110 c.p. 228 RD 267/42, 353 c.p., per concorso in interesse privato nella procedura di amministrazione straordinaria della CEDIS srl e connessa turbativa d'asta a favore di un imprenditore; il ministro Fitto ha presentato inoltre esposti presso la Procura generale, la Suprema Corte di Cassazione ed il Ministero della Giustizia nei confronti dei sostituti titolari dell'inchiesta e del Procuratore aggiunto; all'indomani dell'ispezione avviata dal ministro Alfano in grave e singolare coincidenza con l'udienza preliminare relativa al primo procedimento a seguito dell'indignazione dichiarata da gran parte dei parlamentari del centro sinistra ed all'invito al ministro Fitto a difendersi nel processo piuttosto che dal processo, il Ministro scriveva una lettera alla Gazzetta del Mezzogiorno pubblicata il 4 aprile 2009 assumendo che la richiesta di ispezione era provocata dalla circostanza che vi erano rapporti di amicizia tra i magistrati della Procura ed alcuni politici e parlamentari del PD che erano o erano stati anch'essi magistrati; la tempistica dell'inchiesta, relativa a un procedimento per il quale e' in corso l'udienza preliminare ed ad un altro per il quale e' gia' stato disposto il rinvio a giudizio, per gli interpellanti puo' costituire un'interferenza nell'attivita' giurisdizionale, interferenza munita di un'oggettiva forza di intimidazione nei confronti dei pubblici ministeri e soprattutto dei giudici che si occupano delle vicende giudiziarie che vedono come imputato il ministro Raffaele Fitto -: se sia vero che il 31 marzo 2009, sia iniziata una inchiesta amministrativa, disposta ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 1311 del 1962, presso gli Uffici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari; se sia vero che l'inchiesta ha per oggetto due procedimenti nei quali e' imputato il ministro Raffaele Fitto per i reati di associazione a delinquere, finanziamento illecito ai politici, falso ideologico, concorso in corruzione, peculato, concorso in interesse privato in una procedura di amministrazione straordinaria e turbativa d'asta; se sia vero che i due procedimenti in discorso siano rispettivamente in fase di udienza preliminare e in fase di atti preliminari al dibattimento; se risulti che nell'ambito dei procedimenti in discorso sia stato adottato un provvedimento di sequestro preventivo del prezzo del reato di corruzione addebitato al ministro Raffaele Fitto per l'importo di 500.000 euro e che tale provvedimento sia confermato dalla Suprema Corte, di cassazione anche con riguardo alla base indiziaria; se il Ministro interrogato abbia valutato la tempistica dell'inchiesta amministrativa, anche alla luce delle dichiarazioni del ministro Raffaele Fitto al fine di evitare interferenze nell'attivita' giurisdizionale; se non reputi che l'inchiesta sia oggettivamente idonea ad offuscare l'immagine di imparzialita' del suo Ministero e a suggerire alla pubblica opinione l'idea che l'iniziativa ispettiva sia dettata da sollecitazioni di un membro del Governo e ispirata da ragioni diverse da quelle istituzionali. (2-00369) «Capano, Soro, Bellanova, Quartiani, Vico, Concia, Rossomando».
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INTERPELLANZA URGENTE 2/00369 presentata da CAPANO CINZIA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20090428 
INTERPELLANZA 
BELLANOVA TERESA (PARTITO DEMOCRATICO) 
CONCIA ANNA PAOLA (PARTITO DEMOCRATICO) 
QUARTIANI ERMINIO ANGELO (PARTITO DEMOCRATICO) 
ROSSOMANDO ANNA (PARTITO DEMOCRATICO) 
SORO ANTONELLO (PARTITO DEMOCRATICO) 
VICO LUDOVICO (PARTITO DEMOCRATICO) 
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CAPANO CINZIA (PARTITO DEMOCRATICO) 

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