INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/04361 presentata da BELLANOVA TERESA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20110309

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Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione 5-04361 presentata da TERESA BELLANOVA mercoledi' 9 marzo 2011, seduta n.446 BELLANOVA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che: la promozione delle energie rinnovabili costituisce da tempo uno dei principali obiettivi della politica dell'Unione europea nel settore energetico, poiche' dallo sviluppo delle energie alternative puo' derivare un importante contributo al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal protocollo di Kyoto, ma anche una riduzione della dipendenza dell'Unione europea dalle importazioni di combustibili fossili, in particolare gas e petrolio; nella legislazione nazionale, la crescita di interesse per le energie rinnovabili, costituisce un fenomeno relativamente recente, cio' sia in termini di agevolazioni amministrative e procedurali che in termini di sostegno agli investimenti; il 3 marzo 2011 il Consiglio dei ministri ha licenziato lo schema di decreto legislativo recante «Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE»; questo decreto avrebbe dovuto ridefinire il quadro autorizzativo, individuando, per i vari settori delle rinnovabili, regole operative certe, cosi' da rendere raggiungibili gli obiettivi comunitari che, peraltro, per l'Italia prevedono il raggiungimento del 17 per cento di fonti rinnovabili sul consumo energetico finale al 2020. Tali obiettivi sono stati recepiti anche dal piano di azione nazionale che il Governo italiano ha inviato alla Commissione europea; il testo approvato in sede di Consiglio dei ministri, pero', sembrerebbe differire in modo sostanziale dal testo licenziato dalle Commissioni VIII e X della Camera e del Senato. In queste sedi si era proceduto a fare un lungo lavoro di ascolto e mediazione coinvolgendo gli attori primari: la Conferenza Stato-regioni, le associazioni di categoria interessate, sia quelle ambientali che quelle produttive; il sopra citato decreto legislativo, all'articolo 25, al comma 9, reca l'incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici per i quali l'allacciamento alla rete elettrica abbia luogo entro il 31 maggio 2011; al comma 10 del sopra citato articolo si legge «fatto salvo quanto previsto dall'articolo 2-sexies del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 marzo 2010, n. 41, l'incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici che entrino in esercizio successivamente al termine di cui al comma 9 e' disciplinata con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da adottare, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, entro il 30 aprile 2011, sulla base dei seguenti principi: a) determinazione di un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le tariffe incentivanti; b) determinazione delle tariffe incentivanti tenuto conto della riduzione dei costi delle tecnologie e dei costi di impianto e degli incentivi applicati negli Stati membri dell'Unione europea; c) previsione di tariffe incentivanti e di quote differenziate sulla base della natura dell'area di sedime; d) applicazione delle disposizioni dell'articolo 7 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, in quanto compatibili con il presente comma»; il 24 agosto 2010 sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana veniva pubblicato il decreto del Ministro dello sviluppo economico recante «incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare» che regolava le tariffe incentivanti da riconoscere alla produzione di energia elettrica ottenuta da impianti fotovoltaici entrati in funzione dopo il 31 dicembre 2010. Questo decreto prevedeva un abbattimento, attraverso una modulazione progressiva, su base quadrimestrale e per tutto il 2011, del conto energia e prevedeva, inoltre, una ulteriore riduzione dello stesso sino al 31 dicembre 2013; le previsioni contenute nel sopracitato decreto hanno consentito agli operatori del settore una programmazione degli investimenti su base triennale. Questa programmazione sarebbe coincisa con la fase 2 delle politiche per il fotovoltaico in Italia, una fase destinata a finalizzare la strutturazione di un settore produttivo che, in controtendenza rispetto al trend economico nazionale, e' cresciuto esponenzialmente nel corso degli ultimi 3 anni; l'anticipazione al 31 maggio 2011 prevista dal decreto del 3 marzo 2011, inizialmente fissata per il 31 dicembre 2013, per la connessione degli impianti alla rete al fine di usufruire dell'incentivo previsto dal «terzo conto energia», elimina, in modo retroattivo, qualsiasi elemento di prevedibilita' degli investimenti nel settore fotovoltaico in Italia, azzerando di fatto la programmazione pluriennale di un settore produttivo che avrebbe potuto essere il motore trainante per una eventuale ripresa economica del Paese; risulta evidente che investimenti ingenti, come quelli legati alla costruzione e gestione di impianti fotovoltaici, si fondano su un progetto preliminare che indichi in modo chiaro e dettagliato le condizioni e le tempistiche del rientro dell'investimento e la sua produttivita'. Appare altrettanto chiaro che il settore bancario e finanziario fornisce le risorse economiche utili a realizzare gli investimenti infrastrutturali costosi, come quelli fotovoltaici, proprio fondando la valutazione di investimento principalmente sulla prevedibilita' dei tempi di restituzione dell'importo finanziato. È immaginabile, dunque, che un sistema normativo, nella fattispecie quello licenziato il 3 marzo 2011, che introduce un elemento di incertezza cospicuo, lasciando nel buio il valore degli incentivi oltre la data del 31 maggio 2011, rischia di scatenare una rilevante battuta d'arresto nel circuito economico che gravita intorno a questo comparto; l'approvazione del decreto ha suscitato un diffuso e giustificato allarme in tutte le associazioni di imprenditori del settore delle rinnovabili ed in tutte quelle imprese che sono legate al comparto stesso. Le stime di Asso Energie Future parlano di ben 120.000 persone che sono direttamente o indirettamente occupate nel settore del fotovoltaico. Il Gruppo imprese fotovoltaiche italiane (Gifi) aderente a Confindustria ANIE ha denunciato che, stante le attuali determinazioni, sarebbero a rischio 40 miliardi di euro di investimenti programmati per i prossimi mesi e che per almeno 10.000 persone si dovra' fare ricorso alla cassa integrazione; va detto che dal 1992 sino ad oggi sono stati destinati piu' di 40 miliardi di euro, prelevati dalle bollette dei cittadini italiani, alle fonti fossili ed alla chiusura del ciclo del vecchio nucleare. Occorre rilevare che nel 2010 la somma sostenuta per incentivare le rinnovabili e' stata di 2,7 miliardi di euro; il Ministro Romani presentando il decreto ha sottolineato, per cio' che concerne il limite degli 8000 megawatt, che «c'era il rischio che l'obiettivo, fissato al 2020, potesse essere raggiunto ben prima del 2013. Per questo ci siamo mossi per tempo, stabilendo che il nuovo regime parta dal prossimo giugno», ed inoltre, proseguendo ha asserito che il «decreto approvato dal governo contrasta il caro bollette»; i dati GSE, riguardo alla prima esternazione del Ministro, chiariscono che a febbraio 2011 il numero di megawatt fotovoltaici che usufruiscono di incentivo ammonta a 3200. Studi condotti da Credit Suisse e Morgan Stanley prevedono una progressione, legata essenzialmente alla disponibilita' e tempistica di messa a disposizione dell'ingentissimo capitale finanziario necessario, fino a 4700 megawatt entro la fine del 2011. Si evince, dunque, che attualmente si e' abbastanza lontani dal raggiungimento dell'obiettivo degli 8000 megawatt che, va ricordato, e' in ogni caso pari alla meta' dell'obiettivo che si e' posta, ad esempio, la Germania dove sono gia' stati installati oltre 16.000 megawatt di fotovoltaico e si prevede di arrivare a 52.000 megawatt nel 2020; sempre il GSE ha reso noto, poche settimane addietro, il reale peso in bolletta degli incentivi legati al fotovoltaico: ogni mese, a partire da gennaio 2011, gli italiani pagano 1 euro e 70 centesimi circa per sostenere gli incentivi. Tale dato per essere valutato obiettivamente puo' essere comparato con il decommissioning del nucleare mai entrato in funzione in Italia che pesa sulla bolletta degli italiani circa 5 euro al mese da piu' di vent'anni; il testo del sopracitato decreto legislativo, all'articolo 8, comma 5, prevede che gli impianti collocati in aree agricole debbano essere realizzati entro 1 anno dall'entrata in vigore del decreto stesso, con serio rischio di pregiudizio nei confronti di quelle aziende che, pur disponendo di titoli autorizzativi validi ed efficaci, secondo la normativa vigente, non saranno nelle condizioni, causa la complessita' tecnica e finanziaria di un investimento fotovoltaico, di connettere gli impianti alla rete elettrica; il testo del sopracitato decreto legislativo, all'articolo 25, comma 10, lettera a), prevede che la determinazione del nuovo conto energia per il fotovoltaico, dopo il 31 maggio, si basera' anche su «la determinazione di un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici». Il concetto del limite annuale di potenza elettrica incentivabile impedirebbe, di fatto, qualunque programmazione di futuri investimenti, essendo il percorso autorizzativo, quello finanziario e quello realizzativo di un impianto, talmente complessi da essere difficilmente conciliabili con il sistema delineato dall'articolo 23 -: se i Ministri interrogati, alla luce di quanto sopra esposto, non ritengano opportuno intervenire con urgenza per apportare un correttivo normativo al decreto legislativo di cui in premessa, recuperando gli indirizzi scaturiti dai pareri delle Commissioni competenti di Camera e Senato che rappresentavano una linea di indirizzo condivisa con le parti interessate; se i Ministri interrogati, al fine di non lasciare nella completa incertezza, operativa e finanziaria, centinaia di aziende, non ritengano necessario anticipare l'emanazione del decreto ministeriale, stabilito per il mese di aprile 2011, riconoscendo un valore adeguato degli incentivi, al fine di consentire che un comparto, come quello delle fonti rinnovabili, che produce occupazione e slancio economico, non rischi il collasso procurando un danno ingentissimo al Paese.(5-04361)
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