INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00899 presentata da AGOSTINI LUCIANO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 07/08/2013

http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic5_00899_17 an entity of type: aic

Atto Camera Interrogazione a risposta in commissione 5-00899 presentato da AGOSTINI Luciano testo di Mercoledì 7 agosto 2013, seduta n. 67 LUCIANO AGOSTINI , RICCIATTI , LODOLINI , PETRINI , MANZI , BRAGA , CENNI , CARRA , MARIASTELLA BIANCHI e AGOSTINELLI . — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che: L'Sgl Carbon è un impianto industriale per la produzione di elettrodi e materiali in grafite edificato nella città di Ascoli Piceno all'inizio del secolo scorso. Sorge all'interno della città, in uno dei quartieri con maggiore densità abitativa, tra la stazione e lo stadio comunale. Nel 1984 venne reso noto uno studio della USL 24 di Ascoli Piceno nel quale si affermava che la città era inquinata a causa delle emissioni derivanti dal processo di distillazione del carbone. Nell'ottobre dell'anno successivo il sindaco della città inviò ai presidenti della USL 24, del comitato tecnico della sanità regione Marche e del centro regionale sull'inquinamento atmosferico una lettera avente per oggetto i dati ISTAT sulla mortalità per tumori nel capoluogo, aumentata in una misura 36 volte superiore all'aumento medio nazionale, nonché la sua eventuale correlazione con i processi produttivi dell'impianto; nel 1990 venne emesso un decreto del Ministero dell'ambiente, insieme ai Ministeri dell'industria e della sanità, che stabiliva le linee guida per il contenimento delle emissioni inquinanti degli impianti industriali ponendo fuorilegge lo stabilimento. All'inizio degli anni novanta si susseguirono diverse vicende giudiziarie legate a provvedimenti di sequestro di alcuni forni: si susseguirono ricorsi e controricorsi che portarono nel luglio del 1994 all'emissione, da parte del Ministero della sanità e quello dell'ambiente di un decreto interministeriale che concedeva una proroga per l'adeguamento delle emissioni, consentendo alla SGL Carbon di riprendere la produzione; nel gennaio 2002 venne presentata ai Ministri dell'ambiente, della sanità e dell'industria un'interrogazione parlamentare in cui si chiedeva che l'area SGL Carbon venisse bonificata e dunque inserita tra le zone ad alto rischio di crisi ambientale; oltre a queste vicende bisogna segnalare come l'impianto abbia per oltre un secolo influenzato la vita produttiva e occupazionale della città: alla fine degli anni ’60 le unità che lavoravano all'interno dello stabilimento erano circa 1.000, a cui erano da aggiungere quelle occupate nelle imprese di servizi; un numero impressionante se si considera che la popolazione totale della città si assestava sui 55.000 abitanti. Nei primi anni ’80, il periodo della massima espansione della produzione, si contava un organico di circa 900 unità, che negli anni però si ridusse a causa della crisi del settore e della fine dei benefici derivanti dalla Cassa del Mezzogiorno. Una serie di ristrutturazioni aziendali, con misure di mobilità in accompagnamento alla pensione, portarono all'accordo del dicembre 2007, in base al quale si definì un piano per il ricollocamento delle ultime 30 persone impiegate nell'attività nel Consorzio sviluppo futuro di Latina al fine del loro coinvolgimento nella prospettata attività di bonifica. Nello stesso anno lo stabilimento SGL Carbon di Ascoli Piceno entrò dunque nella fase conclusiva della sua definitiva dismissione; l'SGL Carbon è dunque un luogo controverso e pieno di contraddizioni, la cui storia si lega insolubilmente con quella della città, un cuore tossico al centro dello sviluppo urbano del capoluogo, un cuore di 27 ettari. I suoi forni infatti, pur producendo materiali di scarto altamente inquinanti, hanno dato per circa un secolo, un lavoro a centinaia di famiglie ascolane; a seguito dunque della cessazione dell'attività produttiva, nel 2008 l’ iter amministrativo aveva condotto all'approvazione con prescrizioni del piano di caratterizzazione del sito, secondo la procedura di bonifica definita dall'articolo 242 del codice dell'ambiente (decreto legislativo n.152 del 2006). In caso di superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione l'Sgl Carbon avrebbe dovuto presentare l'analisi di rischio del sito: se il suo esito avesse presentato valori superiori alla concentrazione soglia di rischio la stessa Sgl Carbon avrebbe dovuto presentare un progetto operativo degli interventi di bonifica o di messa in sicurezza. Tuttavia una conferenza dei servizi del 23 febbraio 2009 invitò l'azienda a presentare un procedimento preliminare di bonifica, in base al comma 8 dell'articolo 252- bis del codice dell'ambiente. Con questa svolta data dalla conferenza dei servizi si passa alla procedura di bonifica con riconversione industriale, sulla prospettiva dell'accesso a un finanziamento ministeriale di 30 milioni, fermo restando però l'onere della bonifica a carico dell'azienda; l'anno dopo, il del. GR 947 del 14 giugno 2010 «Piano regionale per la bonifica di aree inquinanti» definisce l'area come un sito di interesse regionale facendo tramontare la possibilità di accesso ai fondi nazionali; il 24 giugno 2010 l'Sgl Carbon vende il sito al Consorzio Restart, per 6 milioni di euro. Il Consorzio Restart è una società formata da trenta aziende interne ed esterne al territorio della città, composto prevalentemente da aziende edili e che vede anche la partecipazione della Fondazione Carisap; come strumento urbanistico per la realizzazione del progetto viene scelto il programma di riqualificazione urbana, uno strumento «celere» che ha valore di piano particolareggiato e a determinate condizioni può essere utilizzato in deroga al piano regolatore generale, mediante accordo di programma; l'area della Sgl Carbon oggi contiene il risultato di anni di depositi e di stratificazione di materiali altamente inquinanti tanto per l'ambiente quanto per le persone (peci, catrami di lavorazione, amianto, ricaduta di IPA); l'articolo 242 del decreto-legge n.152 del 2006 impone l'obbligo di bonifica a carico del soggetto responsabile e/o del soggetto proprietario, stabilendo una garanzia nella misura massima del 50 per cento del costo stimato; il decreto-legge n.163 del 2006 (codice dei contratti pubblici) stabilisce che la bonifica, che l'articolo 16, comma 8 del decreto del Presidente della Repubblica n.380 del 2001 qualifica tra le opere di urbanizzazione secondaria di rilevanza comunitaria, venga affidata tramite procedura di evidenza pubblica; mediante l'approvazione del PRU verrebbe realizzato un complesso residenziale in una zona ad altissima densità abitativa e che l'insediamento di circa 4.500 nuovi abitanti e di 15 nuovi lotti comporterebbe una notevole congestione urbanistica che influenzerebbe negativamente la vivibilità non soltanto della zona ma anche dei quartieri limitrofi; dallo schema di accordo di programma, dallo schema di convenzione tra il comune di Ascoli Piceno e la società Restart, nonché da cronoprogramma sembrerebbe che la bonifica venga realizzata a stralci (15 lotti) che saranno immediatamente edificabili conformemente alle destinazioni urbanistiche (residenziale e commerciale); dal cronoprogramma redatto dal tavolo tecnico svoltosi presso la sede della regione Marche a cui hanno partecipato l'ARPA delle Marche, la regione, la provincia di Ascoli Piceno ed il comune di Ascoli Piceno non risulta tra gli adempimenti alcuna procedura ambientale come ad esempio l'AIA, la VIA e la VAS, in contrasto con la vigente normativa ed in particolare con il decreto legislativo n.163 del 2006 ed in ogni caso con il principio di precauzione che appare totalmente ignorato; con il rischio con ciò di esporre l'Italia a una procedura di infrazione; dell'area in questione fa parte anche un immobile, denominato Villa Tofani, acquistato dalla provincia di Ascoli Piceno dalla società Restart e che tale edificio pur ricadendo nella medesima area inquinata e da bonificare è già stato destinato a sede di una società denominata Tecno Marche, senza che venisse effettuata alcuna bonifica; la situazione dell'area appare obiettivamente tale da giustificare una verifica del reale stato delle cose–: se intenda inviare un'ispezione del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente anche in relazione allo stato dell'inquinamento dell'area e alle condizioni del suolo al fine di verificare l'adeguatezza delle misure attuate a tutela della salute pubblica; se intenda valutare se sussistono i presupposti per un intervento diretto per l'applicazione del principio di precauzione. (5-00899)
xsd:string INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00899 presentata da AGOSTINI LUCIANO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 07/08/2013 
Camera dei Deputati 
xsd:integer
20130807 
20130807 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00899 presentata da AGOSTINI LUCIANO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 07/08/2013 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 
http://documenti.camera.it/apps/commonServices/getDocumento.ashx?sezione=lavori&tipoDoc=sicross&idlegislatura=17&ramo=camera&stile=9&idDocumento=5/00899 
BRAGA CHIARA (PARTITO DEMOCRATICO) 
CARRA MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) 
CENNI SUSANNA (PARTITO DEMOCRATICO) 
AGOSTINELLI DONATELLA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
LODOLINI EMANUELE (PARTITO DEMOCRATICO) 
MANZI IRENE (PARTITO DEMOCRATICO) 
PETRINI PAOLO (PARTITO DEMOCRATICO) 
RICCIATTI LARA (SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA') 
BIANCHI STELLA (PARTITO DEMOCRATICO) 
xsd:dateTime 2018-05-16T15:18:46Z 
5/00899 
AGOSTINI LUCIANO (PARTITO DEMOCRATICO) 
http://documenti.camera.it/apps/commonServices/getDocumento.ashx?sezione=lavori&tipoDoc=sicross&idlegislatura=17&ramo=camera&stile=6&idDocumento=5/00899 

data from the linked data cloud

DATA