INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06571 presentata da ROCCHETTA FRANCO (LEGA NORD) in data 19921021

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Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri degli affari esteri e dell'interno. - Per sapere - premesso che: il 21 e 22 ottobre 1866, come concordano tutte le fonti storiche, si svolse nel Veneto un "rito" assai singolare: si installarono "sezioni elettorali" (generalmente una per comune) davanti alle chiese principali, con "due urne separate, una sopra un tavolo, l'altra sopra un altro, sopra una sara' scritto ben chiaro il SI', sopra l'altra il NO" (dalle disposizioni dei Commissari distrettuali); le schede per il voto saranno diverse e di diverso colore, le une per il SI', le altre per il NO, ed egualmente due saranno i verbali per la registrazione dei voti, sicche' "nel protocollo pei viglietti del NO si dira': votarono negativamente i seguenti cittadini ...". Si fece quindi votare solo un quarto della popolazione sulla base di discriminazioni di sesso e di altri criteri discrezionali, sicche' si realizzo' un voto di materia istituzionale e di competenza internazionale in totale assenza di garanzie internazionali, nell'assenza piu' totale degli elementari requisiti di liberta', sicurezza personale, rappresentativita', segretezza, in un tripudio di intimidazioni, ricatti, brogli, manipolazioni. Tutto cio' in un Veneto oggetto di squallidi mercanteggiamenti internazionali ("la Repubblica Veneta non fu mai conquistata ne' dagli Austriaci ne' dai Francesi, essa fu soltanto tradita e venduta", A. de la Forge), dopo di che nell'arco di poche ore gli Asburgo consegnarono lo Stato Veneto alla Germania, questa lo consegno' alla Francia, questa a sua volta lo consegno' ai Savoia, che si affrettarono ad istallarvi un presidio militare e poliziesco tre volte piu' consistente di quello asburgico. La formula sulla quale si votava diceva: "Dichiariamo la nosta unione al Regno d'Italia sotto il governo monarchico costituzionale del Re Vittorio Emanuele II e dei suoi successori", aggiungendo cioe' al danno la beffa di non poter assolutamente esprimere democraticamente un voto diverso; da allora su quasi tutte le piazze del Veneto, sulle facciate od all'interno di edifici storici o di sedi delle istituzioni sono state affisse targhe generalmente di marmo o bronzo, che ricordano i 640 mila voti "favorevoli" (su di una popolazione di circa 2 milioni e mezzo di abitanti) ed i 69 (sessantanove) voti "contrari"; l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, avvenuta nelle descritte modalita', fu effettuata appunto al Regno d'Italia e quindi al Governo monarchico costituzionale che ne era emanazione, e ne' l'una ne' l'altra di tali istituzioni e' piu' attualmente vigente; l'interrogante, membro del Parlamento della Repubblica italiana partecipando in qualita' di osservatore del CSCE (Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa) alle elezioni politiche tenutesi in agosto nella Repubblica di Croazia ed in settembre nella Repubblica di Romania, ha potuto constatare di persona, assieme a centinaia di altri osservatori europei e nordamericani, come tutte le operazioni di preparazione di voto, e di scrutinio, si siano svolte in un'atmosfera e in condizione di piena regolarita' e legittimita' e con modalita' del tutto diverse, anzi opposte a quelle verificatesi nel Veneto il 21 e 22 ottobre 1866 -: se non ritengano doveroso per effettuare approfondite indagini storico-documentali, anche con richiesta agli stessi osservatori della CSCE che hanno certificato la regolarita' e la legittimita' del voto, degli scrutini, delle proclamazioni delle elezioni di quest'anno in Croazia e Romania, dirette ad esaminare i verbali e le cronache relative al voto, agli scrutini, agli effetti del "plebiscito" organizzato e svoltosi nel Veneto, oggi fanno 126 anni, il 21 e 22 ottobre 1866, al fine di ristabilire la verita' storica e conseguentemente di deliberare l'installazione di targhe integrative (in marmo o bronzo od altro supporto, a fianco di quelle surricordate) a civile testimonianza del rispetto nutrito dal Governo della Repubblica italiana verso i principi fondamentali della dignita' umana e del diritto interno ed internazionale, come dei trattati internazionali, solennemente sottoscritti dai governi della Repubblica italiana prima, durante e dopo la sottoscrizione dell'Atto conclusivo della Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (1975). (4-06571)
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