INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03654 presentata da VENDOLA NICHI (RIFONDAZIONE COMUNISTA) in data 25/07/2002

http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_03654_14 an entity of type: aic

Interrogazione a risposta scritta Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-03654 presentata da NICHI VENDOLA giovedì 25 luglio 2002 nella seduta n. 184 VENDOLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che: nel corso del primo semestre 2001, il gruppo bancario «Banca Popolare Commercio e Industria S.p.A.» (in breve Comindustria), ha completato l'acquisizione da «Banca Intesa S.p.A.» del 75 per cento del capitale azionario della «Banca Carime S.p.A.»; in conseguenza alla suddetta operazione, a dicembre 2001 il gruppo «Comindustria» era costituito da 548 dipendenze così suddivise: 164 della capogruppo «Banca Popolare Commercio e Industria»; 59 della «Banca Popolare di Luino e di Varese»; 325 della «Banca Carime S.p.A.»; la distribuzione territoriale dei 325 sportelli della «Banca Carime» sarebbe la seguente: 126 sportelli nella regione Calabria; 124 sportelli nella regione Puglia; 45 sportelli nella regione Basilicata; 27 sportelli nella provincia di Salerno; 2 sportelli nella provincia di Avellino; uno sportello nella provincia di Campobasso; degli attuali 6700 (circa) dipendenti del gruppo, 3516 dipendenti appartengono alla «Banca Carime S.p.A.» e 2489 dipendenti alla capogruppo della «Banca Popolare Commercio e Industria»; i risultati reddituali della «Banca Carime S.p.A.» - seppur non ritenuti ottimali e soddisfacenti - avrebbero registrato un netto miglioramento nella gestione del triennio 1999-2001, consentendo l'assegnazione ai soci di un dividendo crescente in rapporto al capitale sociale (+0,3 per cento nel 1999, +1,4 per cento nel 2000, +3,1 per cento nel 2001); viceversa, l'andamento gestionale del 2001 della controllante «Comindustria» potrebbe definirsi catastrofico visto che registra un utile «apparente» solo in virtù di manovre di bilancio e di utilizzo di fondi detti di «riserva», oltre che in virtù degli effetti positivi derivati dai dividendi deliberati della controllata «Banca Carime» e dal relativo introito del credito di imposta; il positivo risultato della «Banca Carime» si sarebbe realizzato nonostante le discutibili scelte gestionali assunte nel 2001 dai propri Organi amministrativi e direzionali (di nomina «Comindustria»), i quali avrebbero adottato criteri che non paiono di sana e prudente conduzione aziendale; a dispetto di quelle affermazioni che stigmatizzavano come negativi o insoddisfacenti i risultati gestionali della «Banca Carime», si sottolinea che, con l'approvazione del bilancio del 2001, sarebbe stato assegnato agli azionisti (75 per cento Comindustria e 25 per cento Intesa Bci) un dividendo pressoché pari all'intero utile netto di bilancio. Qualora i risultati gestionali fossero stati effettivamente negativi e l'utile d'esercizio fosse stato frutto di artifici contabili, si dovrebbe concludere che gli amministratori ed il socio di maggioranza avrebbero agito in danno dell'azienda «Banca Carime» depauperandone scientemente il patrimonio; la possibilità di sviluppo ed i livelli di attività della «Banca Carime» sarebbero stati pesantemente penalizzati dalla decisione degli amministratori di attuare una politica di drastico contenimento del credito alla clientela; nel 2001, il nuovo socio di controllo, «Comindustria», avrebbe posto in atto una riduzione ai minimi termini delle autonomie degli organi aziendali delegati alla concessione del credito alla clientela; la precitata misura (contenimento del credito), asseritamente finalizzata al miglioramento della qualità del credito, sarebbe in palese contrasto con le affermazioni degli stessi amministratori e manager di nomina «Comindustria», secondo cui una azione efficace di risanamento era stata già portata a termine dai precedenti amministratori di emanazione «Intesa Bci»; «Comindustria» avrebbe proseguito nella strategia già posta in atto da «Intesa Bci», di accentrare presso di sé le disponibilità finanziarie della «Banca Carime», limitandone conseguentemente le possibilità di sviluppo e confronto con l'agguerrita concorrenza sul proprio territorio di insediamento; infatti al 31 dicembre 2001 i crediti verso «Comindustria» e le sue controllate ammonterebbero ad oltre 4 miliardi di euro; lo sviluppo gestionale, la redditività ed il patrimonio della «Banca Carime» sono stati limitati o depauperati anche per altre vie; oltre alla cessione di 19 sportelli bancari (da 344 a 325), decisa in corso di appartenenza al gruppo «Intesa Bci», vi sarebbe stata la cessione a quest'ultimo di crediti considerati sgraditi per un ammontare di 248,26 mm di euro, decisa da «Comindustria» in sede di acquisto del pacchetto azionario di controllo della «Banca Carime», unitamente al passaggio ai gruppo cedente di 420 dipendenti; complessivamente, il numero delle unità lavorative nel corso del 2001, sarebbe stato ridotto di 615 unità, passando da 4131 a 3516; di questa decurtazione 83 unità sarebbero relative alle filiali cedute. A fronte di 628 cessazioni di rapporto di lavoro dipendente, ci sarebbero state 8 assunzioni e 5 reintegrazioni; tali perdite occupazionali, che sono in netto contrasto con l'asserita volontà del nuovo azionista di controllo di procedere a nuove assunzioni, avrebbero comportato un ulteriore peggioramento del dato medio relativo all'anzianità del personale; a questo si aggiungano le previsioni del piano industriale medio in corso di adozione che prospettano esuberi per circa 500 unità della controllata «Banca Carime»; alla «Banca Carime» sarebbe stato imposto, da parte della controllante, l'emissione ed il conseguente collocamento presso la propria clientela di obbligazioni subordinate di qualità, finalizzate a far fronte alle difficoltà finanziarie della capogruppo «Comindustria» che perdurano anche nel 2002; i fatti e i dati numerici riassunti non potrebbero che configurarsi, ad avviso dell'interrogante come un vero e proprio saccheggio delle risorse e delle politiche di sviluppo della «Banca Carime»; quanto suddescritto configura un pesante danno per il territorio di insediamento della «Banca Carime» - comprendente gran parte del Sud continentale del Paese -, per la sua economia, per i giovani in cerca di prima occupazione, per i risparmiatori alla ricerca di prodotti finanziari redditizi e sicuri, e da ultimo, per le imprese che necessitano di credito come fonte di sostegno alle loro attività di potenziale sviluppo; l'acquisizione del controllo della «Banca Carime» da parte della «Comindustria» si presenterebbe come un vero e proprio salvataggio alla rovescia, in quanto le risorse dell'azienda acquistata dovrebbero servire a porre riparo ai problemi derivati dal cattivo andamento e dalle errate scelte gestionali dell'azienda acquirente -: se il Ministro del lavoro non intenda porre in essere iniziative di concertazione volte a far sì che i lavoratori della «Carime S.p.A.» non vedano seriamente minate le loro prospettive di lavoro e di reddito.(4-03654)
xsd:string INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03654 presentata da VENDOLA NICHI (RIFONDAZIONE COMUNISTA) in data 25/07/2002 
Camera dei Deputati 
xsd:integer
20020725 
20020725 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03654 presentata da VENDOLA NICHI (RIFONDAZIONE COMUNISTA) in data 25/07/2002 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 
xsd:dateTime 2015-04-28T23:34:56Z 
4/03654 
VENDOLA NICHI (RIFONDAZIONE COMUNISTA) 

data from the linked data cloud

DATA