INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03462 presentata da PETRINI PAOLO (PARTITO DEMOCRATICO) in data 05/02/2014

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-03462 presentato da PETRINI Paolo testo di Mercoledì 5 febbraio 2014, seduta n. 167 PETRINI , PETITTI , PICCIONE e PELILLO . — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che: in Italia la commercializzazione dei prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri è regolata dalla legge n.55 dell'8 aprile 2010, che prevede un sistema di etichettatura obbligatoria dei prodotti finiti e intermedi, destinati alla vendita, che evidenzi il luogo di origine di ciascuna fase di lavorazione e assicuri la tracciabilità dei prodotti stessi; l'introduzione di un marchio di origine rappresenta un risultato importante per i consumatori e per l'industria manifatturiera del nostro Paese in quanto risponde sia alla necessità di far osservare gli standard normativi in materia di sicurezza, lavoro e ambiente, sia al bisogno di tutelare le capacità artigianali del nostro settore manifatturiero, che caratterizzano il prestigio del «made in Italy» nel mondo; in ambito comunitario, già nel 2005, a seguito di consultazioni con i Paesi membri e all'interno del Comitato 133, l'allora Commissario europeo al commercio, Peter B. Mendelson, propose l'introduzione di un Regolamento europeo con l'obiettivo di disciplinare la marcatura di origine obbligatoria per i prodotti importati nell'Unione Europea da Paesi terzi; da allora, la proposta legislativa è stata sottoposta all'esame del Parlamento europeo che, nell'ottobre del 2010, ha approvato a larghissima maggioranza il testo in prima lettura (relazione onorevole Muscardini), mentre all'interno del Consiglio dell'Unione europea non è mai emersa una maggioranza favorevole alla sua adozione; ciò che impedisce a questa proposta di diventare Regolamento è l'opposizione da parte di 15 Paesi del Nord Europa, capeggiati dalla Germania e dalla Gran Bretagna, che pongono un freno all’ iter di approvazione; questi Paesi, non essendo produttori di beni manufatti, sostengono che l'etichettatura obbligatoria sia una misura discriminatoria nei confronti dei beni prodotti al di fuori del continente europeo e che sia insufficiente a garantire la sicurezza del consumatore; nonostante la situazione di impasse , nel 2013, il Parlamento e la Commissione europea hanno approvato, a grande maggioranza, la proposta del Vice presidente della Commissione e Commissario all'industria, Antonio Tajani e del Commissario alla salute, Tonio Borg, di riordinare le norme sulla tutela e sicurezza dei consumatori; in particolare, la richiesta dei 15 di eliminare l'articolo 7 della proposta di Regolamento, che disciplina l'obbligo per i fabbricanti e per gli importatori di apporre l'indicazione del Paese di origine del prodotto non solo per i Paesi terzi, ma anche per quelli europei, è stata prontamente respinta dai Paesi favorevoli al « made in »; se da un lato, la difesa dell'articolo 7, assicura parità di condizioni tra i produttori europei e quelli di Paesi terzi, quali Stati Uniti, Cina e Giappone, che già dispongono di una legislazione analoga, dall'altro, sottolinea quanto siano importanti nel mercato globale il diritto di informazione dei consumatori e la tutela delle regole per il mondo dell'impresa manifatturiera, soprattutto in un Paese come l'Italia in cui il fenomeno della contraffazione del marchio, come dimostrato dalle indagini della guardia di finanza, rappresenta una vera e propria economia parallela; l'apposizione del marchio d'origine per i beni manufatti permette infatti agli imprenditori di difendersi dalla concorrenza di chi immette sul mercato prodotti di bassa qualità o contraffatti, che aggrediscono la struttura manifatturiera, rafforzano le mafie, il sommerso, l'evasione e in alcuni casi aumentano anche i rischi per la salute; il mercato calzaturiero, in cui l'Italia è leader indiscusso con le sue 5.356 aziende e 79.254 addetti (dati del 2012), e un saldo commerciale da sempre attivo, è uno tra i comparti che più risente della contraffazione dei marchi e del falso; secondo le stime dell'Associazione nazionale calzaturifici italiani, ANCI, la perdita di fatturato annua per i soli produttori ammonta a 240 milioni di euro con conseguente perdita di posti di lavoro, non solo per le grandi aziende, ma soprattutto per le piccole e medie imprese; sebbene l'Agenzia delle dogane, abbia registrato nel triennio 2008-2010, un forte calo nel numero di sequestri di scarpe contraffatte, è anche vero che, secondo una ricerca realizzata da Convey nel 2013, su incarico del Ministero dello sviluppo economico, su 54 importanti marchi del settore calzature, è stata registrata una forte propensione alla contraffazione via Internet –: quali misure il Governo intenda adottare al fine di tutelare le imprese manifatturiere italiane e quali strategie adotterà per superare l'opposizione dei Paesi del Nord Europa e quindi sollecitare l'adozione del regolamento in materia di etichettatura obbligatoria di origine, oggetto di votazione in sede comunitaria nel marzo 2014. (4-03462)
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PELILLO MICHELE (PARTITO DEMOCRATICO) 
PETITTI EMMA (PARTITO DEMOCRATICO) 
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