INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01469 presentata da DE ZULUETA TANA (VERDI) in data 30/10/2006

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-01469 presentata da TANA DE ZULUETA lunedì 30 ottobre 2006 nella seduta n.062 DE ZULUETA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che: il 9 febbraio 1999 sono state arrestate dalla polizia libica 5 infermiere bulgare, che prestavano assistenza sanitaria presso l'ospedale Al-Fateh di Benghazi in Libia, con l'accusa di avere infettato deliberatamente 426 bambini con il virus del HIV. In questi sette anni le infermiere sono state oggetto di un diffuso pregiudizio popolare e sottoposte a numerosi maltrattamenti e a forme di tortura, come ad esempio scariche di elettro shock; il 6 maggio 2004 le 5 infermiere, insieme ad un dottore palestinese giudicato loro complice, sono state condannate a morte da un tribunale di primo grado, senza che i minimi diritti della difesa fossero tutelati. La condanna è stata poi annullata ed è stato avviato un secondo processo che avrà luogo il 31 ottobre e che si concluderà con un nuovo verdetto nel mese di novembre. Purtroppo le modalità con cui il dibattimento si è svolto finora non consentono alcun ottimismo. Se la sentenza capitale sarà confermata, l'ultima speranza sarà affidata alla Corte Suprema; la condanna alla pena capitale non è suffragata da alcuna prova di colpevolezza, ma solo dalla propaganda della leadership politica e dei mezzi di informazione libici che ne hanno fatto la pubblica giustificazione dei numerosi casi di sieropositività riscontrata su bambini una volta ricoverati nelle fatiscenti strutture sanitarie nazionali. Infatti non si è potuto fare alcuna analisi scientifica sulle sostanze incriminate utilizzate dagli imputati, e sulla base delle quali si fonda la loro condanna a morte, poiché la corte non ha accolto nel dibattimentale prove scientifiche dell'innocenza dei sei; a dimostrazione di ciò pone il fatto che tali casi si registrano sin dal 1997, ovvero prima che le infermiere arrivassero in Libia, e sono continuati anche dopo il loro arresto. Inoltre varie ricerche mediche internazionali presso l'ospedale in questione (tra cui il lavoro di indagine svolto dal Professor Luc Mointagnier, il primo scienziato che ha individuato la malattia dell'AIDS nel mondo, e dal Professor Vittorio Colizzi) hanno condotto alla unanime denuncia riguardo le pessime condizioni in cui vengono eseguite le normali attività sanitarie, come ad esempio l'utilizzo degli stessi ferri operatori per diversi pazienti senza che vengano sottoposti ad alcuna forma di sterilizzazione; il caso ha provocato tensioni nelle relazioni diplomatiche tra la Bulgaria e la comunità internazionale, da una parte, e la Libia dall'altra, accentuate in seguito alla richiesta libica di un risarcimento economico di 10 milioni di dollari in favore delle famiglie di ogni bambino infettato nell'ospedale di Benghazi in cambio della liberazione dei condannati. Il governo bulgaro ha rifiutato con sdegno questa «richiesta di riscatto» per i propri connazionali; del caso si è occupato, tra le altre organizzazioni internazionali, l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa (PACE) che con la sua Raccomandazione n. 1726 del 6 ottobre 2005 chiede l'immediato rilascio dei condannati, il rispetto dei diritti umani da parte delle autorità libiche e il più ampio coinvolgimento delle istituzioni internazionali e nazionali (in particolar modo dell'Italia) per fare pressione sul governo libico, in modo da ristabilire i minimi principi internazionali dello stato di diritto; oltre a varie ONG e associazioni umanitarie, anche l'Unione Europea e gli Stati Uniti si sono impegnate diplomaticamente e hanno giudicato il processo a cui sono sottoposti gli indagati «non rispondenti ai standard internazionali per il giusto processo». Infine lo stesso Presidente Gorge W. Bush ha dichiarato ufficialmente alle autorità libiche che «le infermiere non devono solo essere risparmiate, ma liberate quanto prima»; nelle ultime settimane, inoltre, la comunità scientifica ha preso una posizione molto decisa. La rivista internazionale Nature è riuscita infatti a imprimere alla campagna per la liberazione delle infermiere e del medico un nuovo slancio attraverso la pubblicazione dell'opinione di 5 scienziati che smontano le prove dell'accusa. Science ha pubblicato una lettera di 44 scienziati di fama internazionale e il 16 ottobre la Federazione delle accademie europee di medicina, ha scritto una lettera a Mu'ammar al-Gaddafi chiedendo che sia garantito un giusto processo e il rispetto del Patto internazionale sui diritti civili e politici e della Dichiarazione universale dei diritti umani. Il 13 ottobre è scesa in campo la scienza britannica con un appello pubblicato sul Times . La settimana prima si erano mobilitati Physicians for Human Rights , la New York Academy of Sciences , 1' American Association for the Advancement of Science . Il 24 ottobre anche gli scienziati italiani si mobilitano attraverso una lettera aperta pubblicata dal Riformista , indirizzata a Massimo D'Alema e firmata da alcuni dei nomi più autorevoli del panorama italiano della biomedica; per salvare dalla fucilazione queste sei persone, a cui non è stato garantito un giusto processo, e farle tornare in libertà, sarà necessaria una pressione diplomatica assai più intensa ed efficace di quella esercitata dalla comunità internazionale fino a questo momento rafforzando anche gli impegni di collaborazione sanitaria già in atto tra l'Unione europea e la Libia. Occorre chiedere, inoltre, che nel corso del processo si tenga conto delle prove scientifiche, il rapporto di Montagnier e Coalizzi e le opinioni dei 5 scienziati pubblicate su Nature -: quali iniziative il Governo italiano, anche in virtù delle sue preferenziali relazioni con il governo di Tripoli, intenda intraprendere in sede europea ed internazionale per sostenere le iniziative già avviate in tal senso da tutta la comunità democratica internazionale, e in particolare la piena attuazione della raccomandazione 1726 della PACE, al fine di fermare questa «moderna caccia alle streghe» e ristabilire i minimi principi dello stato di diritto. (4-01469)
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