INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/07982 presentata da COLONNESE VEGA (MOVIMENTO 5 STELLE) in data 02/03/2016

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Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-07982 presentato da COLONNESE Vega testo di Mercoledì 2 marzo 2016, seduta n. 581 COLONNESE , GRILLO , BARONI , SILVIA GIORDANO , MANTERO , LOREFICE , DI VITA e DALL'OSSO . — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che: l'Italia vanta il triste primato di essere il Paese europeo con maggiori parti cesarei: degli oltre 491.00 parti che avvengono ogni anno, più di 154.000 sono portati a termine con il taglio cesareo. Recenti stime dimostrano che questa pratica presenta un fattore di rischio di mortalità della madre da 2 a 4 volte superiore rispetto a quello naturale; ciononostante, i parti effettuati mediante taglio cesareo risultano in costante aumento nel nostro Paese; nel 2011 nessuna regione italiana sembra rispettare i parametri dell'Organizzazione mondiale della sanità, che prevede il limite massimo della percentuale dei cesarei rispetto alla totalità dei parti non superiore al 20 per cento. Quando il numero di cesarei supera il 20 per cento significa che, all'interno del sistema sanitario, vi sono dei problemi o delle inefficienze; la regione con più alto tasso di parti cesarei è la Campania che nel 2011 registrava una percentuale di cesarei del 62,41, seguita da Sicilia con 50,6 per cento e Puglia 46,12. Si evidenzia che la Campania ha innalzato la sua percentuale di parti cesarei a partire dal 1992, coincidente all'anno vengono introdotti i ROD (raggruppamenti omogenei di diagnosi) con i decreti legislativi 30 dicembre 1992, n.502 e 7 dicembre 1993, n.517. Le province che effettuano più parti cesarei sono Napoli (65,16 su 100 parti totali) e Salerno (65,84 su 100 parti totali); nel 2013 in Campania il tasso di parti cesarei era di 61,45, in Sicilia di 44,84 per cento e in Puglia 44,59. Non si sono evidenziati rilevanti miglioramenti rispetto alla situazione presente in Italia nel 2011; in Lombardia nel 2005, mediante un'educazione al parto molto accurata, una buona assistenza ostetrica e un reparto di patologia neonatale adiacente alla sala parto, si sono ottenuti buoni risultati portando la media dei cesarei alle medie europee. Ciò è stato possibile anche modificando il Diagnosis related group , il tariffario che stabilisce i rimborsi alla struttura sanitaria da parte del sistema sanitario nazionale. La modifica ha concesso di «pagare» il parto cesareo quanto quello spontaneo (mentre normalmente in Italia il primo è assai più oneroso rispetto al secondo); nel nostro Paese la percentuale di parti cesarei è più che triplicata da poco più dell'11,2 per cento nel 1980 a circa il 37,57 per cento nel 2011; diversi studi hanno evidenziato possibili comportamenti opportunistici da parte delle aziende sanitarie che possono ottenere, a parità di risultato clinico, rimborsi più elevati mediante l'uso di protocolli alternativi; si potrebbe, infatti, ipotizzare il reato di truffa nei confronti dello Stato quando una struttura ospedaliera o convenzionata pratica un parto cesareo non necessario, guadagnando 2.457 euro invece dei 1.139 del parto naturale; sarebbe opportuno trovare il sistema di diminuire la frequenza dei parti effettuati con taglio cesareo e ridurre le forti differenze regionali attualmente esistenti; il Ministero della salute ha fissato le linee guida per l'umanizzazione del parto e per un maggiore impegno verso il parto fisiologico e, nella speranza di contenere in tal modo l'eccessivo ricorso ai parti effettuati medianti taglio cesareo, ha definito il «Taglio cesareo: una scelta appropriata e consapevole»; tuttavia, queste raccomandazioni non bastano, è necessario, piuttosto, un riordinamento complessivo del sistema, un approccio integrato in cui le misure di programmazione sanitaria a livello nazionale e regionale sappiano coniugarsi con l'implementazione di iniziative di educazione e di protocolli clinico-organizzativi a livello locale–: come intenda realizzare, per quanto di competenza, l'approccio integrato fra misure di programmazione sanitaria a livello nazionale e regionale di cui in premessa, finalizzato a contenere l'eccessivo ricorso ai parti chirurgici limitandoli ai soli casi in cui si riscontri una oggettiva necessità di intervenire per salvaguardare la salute del bambino e/o della madre, assumendo iniziative per equiparare il costo del parto cesareo con quello del parto spontaneo e introdurre misure volte a sanzionare o penalizzare gli istituti sanitari che ricorrono eccessivamente al taglio cesareo. (5-07982)
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BARONI MASSIMO ENRICO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DALL'OSSO MATTEO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
DI VITA GIULIA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
GIORDANO SILVIA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
GRILLO GIULIA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
LOREFICE MARIALUCIA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
MANTERO MATTEO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
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