ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/2750/003 presentata da BACCINI MARIO (CCD-CDU) in data 19970115
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La Camera, premesso che: la notizia dell'avvio della procedura di fusione della Stet e Telecom, ai fini della successiva privatizzazione, e' giunta in maniera inaspettata, tra l'altro in una giornata "drammatica" di contrasti sulla manovra economica tra maggioranza ed opposizione; non appare chiaro se la decisione della fusione sia stata adottata autonomamente dal Ministro del tesoro Ciampi o sia stata preventivamente valutata in modo collegiale dal Consiglio dei ministri; se tale decisione non fosse stata adeguatamente e collegialmente ponderata in ambito governativo - trattandosi della cessione delle due piu' importanti societa' a partecipazione pubblica detenute, tramite l'Iri, dallo Stato - si assisterebbe ad una determinazione che potrebbe apparire improvvisa e un po' affrettata, adottata autonomamente dal Ministro del tesoro senza una adeguata valutazione democratica della stessa, posto che neppure il consiglio di amministrazione dell'Iri - societa' che detiene il pacchetto di maggioranza della Stet - era a conoscenza dell'operazione, secondo quanto si apprende dalla stampa; l'impostazione data dal Ministro Ciampi all'operazione di fusione sembra privilegiare esclusivamente le esigenze finanziarie connesse all'indebitamento dell'Iri, trascurando i problemi di politica industriale e di assetto organizzativo nonche' la stessa competizione strategica-competitiva della nuova societa'; non essendo ancora note le modalita' operative concernenti il progetto di conferimento delle azioni Stet al Tesoro, i tempi legati a tale operazione risultano coincidenti con quelli necessari per il rifinanziamento dell'Iri; a tale proposito e' evidente che per il conferimento delle azioni Stet al Tesoro risulta necessaria - come gia' affermato dal Ministro Ciampi - una specifica autorizzazione legislativa; a tale riguardo il Governo ha adottato un apposito decreto-legge; l'avvio dell'operazione di conferimento delle azioni Stet al Tesoro in pendenza di un decreto-legge potrebbe risultare assai pericoloso e rischioso in termini di affidabilita' della intera operazione, posto che una eventuale mancata conversione in legge del provvedimento produrrebbe conseguenze irreparabili sui mercati finanziari; sotto il profilo del corretto uso degli strumenti legislativi, occorre per altro tenere conto della recente sentenza della Corte costituzionale n. 360 del 1996, che ha precluso la possibilita' della reiterazione dei decreti-legge non convertiti; non sembrano inoltre ancora chiare le iniziative che intende intraprendere il Governo per favorire l'approvazione del disegno di legge che istituisce l'autorita' nel settore delle telecomunicazioni, visto che presso il Senato e' stato sospeso l'esame del provvedimento; non e' chiaro il significato che assume in proposito l'emanazione di un "comunicato congiunto" da parte del Ministro Ciampi e del Commissario europeo alla concorrenza Van Miert, soprattutto per gli aspetti che sono stati definiti in sede comunitaria circa l'equilibrio patrimoniale dell'Iri o quelli relativi alla Stet; al riguardo si potrebbe infatti determinare in qualche modo una lesione della sovranita' nazionale, posto che in sede comunitaria rilevano gli aspetti riguardanti l'indebitamento dell'Iri e non le modalita' della privatizzazione della Stet i cui particolari - a prescindere dal tema della liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni - devono essere definiti autonomamente in sede nazionale; non e' ancora precisato quanto la fusione Stet-Telecom garantira' effettivamente in termini di maggiori introiti conseguenti alla privatizzazione e quali sarebbero stati invece gli introiti da privatizzazione a seguito della cessione sul mercato soltanto della Stet; l'annuncio della fusione tra Stet e Telecom e' stato dato a borsa aperta, determinando inopportune e penalizzanti speculazioni finanziarie (soprattutto a danno dei piccoli azionisti risparmiatori), che hanno determinato la corsa all'acquisto dei titoli Stet e la contemporanea ondata di vendite del titolo Telecom. Posto che anche la Consob ha fortemente criticato l'annuncio della fusione a borsa aperta, il Governo non ha avvertito la "sensibilita'" di attendere soltanto un'ora (la notizia e' stata diffusa dall'agenzia di stampa alle ore 15.52), prima di procedere ad un annuncio cosi' delicato; i mercati finanziari attualmente non dispongono di informazioni sufficienti a comprendere i contorni nitidi dell'operazione e i segnali forniti in proposito dal Governo - si pensi alle ripetute e contrastanti dichiarazioni di autorevoli rappresentanti dell'esecutivo che hanno determinato non trascurabili effetti sul mercato borsistico anche in una stessa giornata - non sono univoci e chiaramente leggibili. Il Governo dovrebbe pertanto chiarire il futuro assetto azionario della societa' per comprendere se si intende, ad esempio, dare vita ad un nucleo stabile di azionisti. Un aspetto assai rilevante della fusione, tutt'altro che chiaro, che ha determinato significative speculazioni sul mercato borsistico, attiene alle modalita' della fusione stessa, circa il soggetto chiamato ad incorporare l'altra societa'. Sara' Stet ad incorporare Telecom o viceversa?; la fusione tra Stet e Telecom, in forza del meccanismo tecnico del concambio azionario, determinera' di fatto la privatizzazione sostanziale del gruppo, posto che la partecipazione detenuta dallo Stato scendera' al di sotto della soglia del cinquantuno per cento; in questa ipotesi, quando verra' il momento di dar corso alla privatizzazione di Stet e Telecom, il Governo non potra' procedere effettivamente alla vendita della maggioranza delle azioni, con il rischio della preventiva costituzione di un nucleo di azionisti in grado di esercitare influenze, nucleo che si potrebbe realizzare attraverso il rastrellamento in borsa di azioni Stet e Telecom, per tutto il tempo che separa l'annuncio della vendita dalla sua effettiva realizzazione; non e' ancora chiaro se tali aspetti siano stati debitamente considerati dal Governo; a tale proposito, il comma 2 dell'articolo 1 della legge 14 novembre 1995, n. 481, recante norme per la concorrenza e la regolazione dei servizi di pubblica utilita' nonche' istituzione delle autorita' di regolazione dei servizi di pubblica utilita', prevede che, per la privatizzazione dei servizi di pubblica utilita', il Governo definisca i criteri per la privatizzazione di ciascuna impresa e le relative modalita' di dismissione e li trasmetta al Parlamento ai fini dell'espressione del parere da parte delle competenti Commissioni parlamentari. Parimenti, l'articolo 2 del decreto-legge n. 332 del 1994, convertito dalla legge n. 474 del 1994 - nell'ambito della disciplina che introduce nel nostro ordinamento le cosiddette golden-shares - prevede un coinvolgimento delle Camere stabilendo che l'individuazione delle societa' da privatizzare che operano nei settori della difesa, dei trasporti, delle telecomunicazioni, delle fonti di energia e degli altri servizi pubblici, avvenga da parte del Governo, previa comunicazione alle competenti Commissioni parlamentari. Pertanto, ove la fusione Stet-Telecom producesse comunque, di fatto, una privatizzazione - nel senso che la partecipazione azionaria detenuta dalla Stato scenderebbe al di sotto del 51 per cento - il Governo deve tener conto di precisi passaggi ordinamentali ed istituzionali stabiliti per la privatizzazione delle aziende che operano nel campo dei servizi di pubblica utilita', che attribuiscono, tra l'altro, al Parlamento l'esercizio di rilevanti prerogative di indirizzo politico e prevedono l'istituzione dell'autorita' nel settore delle telecomunicazioni; non e' chiaro se le procedure di fusione consentiranno di tutelare in maniera adeguata i piccoli azionisti; a seguito della fusione Stet-Telecom saranno scelti nuovi vertici aziendali (per altri nuovi manager, che verranno scelti e resteranno in carica pochi mesi, fino alla privatizzazione di novembre); non appare chiaro se il Governo intendera' riconfermare il management attuale per la privatizzazione o valorizzare altri manager interni o avvalersi di manager esterni; in assenza di una politica ufficiale del Governo non e' chiaro al Parlamento quale sorte subiranno le altre societa' controllate di Stet, quali Tim, Italtel e Sirte; l'operazione di fusione di Stet-Telecom ed il conferimento della Stet al Tesoro rappresenta la fine della "missione" dell'Iri come holding pubblica di grandi aziende e servizi, operative sotto il monopolio statale (si legge nel comunicato Ciampi-Van Miert); non e' chiaro il valore politico che assume tale "bocciatura" e quale sara' il futuro dell'Iri sotto il profilo della sua valenza strategica nell'ambito dell'intervento pubblico nell'economia e le conseguenze che sul piano occupazionale subiranno i lavoratori Iri e quelli delle aziende controllate;car5 impegna il Governo: a riferire in tempi brevissimi alla Camera dei deputati sulla intera vicenda, in modo che siano chiarite le modalita' di partecipazione ed il ruolo dei vari componenti del Governo, e in particolare del Ministro del tesoro, sulla dismissione della Stet e della Telecom; a procedere all'operazione di fusione in modo da assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento nelle relative decisioni e la certezza dei procedimenti di dismissione, che il ricorso allo strumento del decreto-legge non appare garantire. (9/2750/3)
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ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/2750/003 presentata da BACCINI MARIO (CCD-CDU) in data 19970115
ODG - ORDINE DEL GIORNO IN ASSEMBLEA
PERETTI ETTORE (CCD-CDU)
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9/2750/003
BACCINI MARIO (CCD-CDU)