RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00118 presentata da DAMIANO CESARE (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20090205

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Atto Camera Risoluzione in Commissione 7-00118 presentata da CESARE DAMIANO giovedi' 5 febbraio 2009, seduta n.127 La XI e XII Commissione, premesso che: il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha presentato, nel luglio 2008, il Libro verde sul futuro del modello sociale che traccia le linee guida di una riforma del modello sociale nel suo complesso: dalle pensioni, all'assistenza sanitaria, dagli ammortizzatori sociali alle politiche del lavoro e come si legge nella prefazione del testo, questo «e' dedicato ai giovani e alle loro famiglie perche' vuole concorrere a ricostruire fiducia nel futuro» e punta alla costruzione, attraverso il confronto con le parti, di un nuovo modello sociale; come afferma il Ministro Sacconi bisogna «ripartire dalla persona, dalla tutela della sua dignita' e dalla famiglia» ripensando cosi' nella sua complessita' il modello del welfare che si e' fino ad ora caratterizzato per essere eminentemente risarcitorio; il libro verde si pone l'impegnativo obiettivo di «formulare una proposta compiuta ancorata ad una solida visione della comunita' questo e' il vero salto culturale nella condivisione e progettazione del modello sociale del futuro positivo e sostenibile», ci si trova, quindi, di fronte alla volonta' di costruzione di un nuovo modello sociale; si ribadisce che il welfare non deve essere smantellato e che la spesa sociale non va tagliata ma successivamente si precisa che questo deve avvenire solo nei confronti della spesa dei servizi di protezione sociale mentre deve essere ridotto il pilastro pubblico in sanita' e sistema pensionistico, implementando il finanziamento attraverso fondi privati e assicurativi; la presentazione del libro verde e' stata seguita da una apprezzabile fase di ascolto di soggetti pubblici e privati; pur ribadendo la disponibilita' al confronto e condividendo le preoccupazioni espresse e l'affermazione della centralita' della persona e delle sue relazioni, lo sforzo riformatore risulta compromesso e gli impegni contenuti nel libro verde contraddetti dalla contestuale drastica riduzione del complesso della spesa per il welfare ad eccezione di quella pensionistica, aggravando una sperequazione tipicamente italiana e denunciata nelle prime pagine del libro verde. Infatti, risulta una riduzione totale degli stanziamenti in materia di sanita', con un taglio pari a 6 miliardi di euro nel triennio 2009-2011, in particolare, 1 miliardo nel 2009, 2 nel 2010, 3 nel 2011. La riduzione degli stanziamenti riguardera' il fondo sanitario nazionale, i livelli essenziali d'assistenza, il cofinanziamento alle regioni per progetti rientranti nel piano sanitario nazionale, l'edilizia sanitaria. Per quando riguarda le politiche sociali per il 2009 i tagli saranno pari a 660 milioni di euro. Vengono drasticamente tagliati tutti i fondi: quello per le politiche sociali, meno 271 milioni di euro; quello per il servizio civile, meno 127 milioni di euro; quello per la famiglia meno 90 milioni di euro; per le pari opportunita' meno 14 milioni di euro; per le politiche giovanili, meno 58 milioni di euro; per l'immigrazione, meno 95 milioni di euro; l'azzeramento del fondo contro la violenza alle donne e, per la non autosufficienza si prevede un finanziamento solo per il 2009 ma niente per il 2010 e per gli anni seguenti. A cio' bisogna poi aggiungere dal 2010 una riduzione lineare del 6,78 per cento di tutti gli stanziamenti di parte corrente relativi alle autorizzazioni di spesa determinate dalla tabella c della legge finanziaria 2008 nonche' una riduzione degli accantonamenti del ministero della solidarieta' sociale di 60,1 milioni di euro per il 2008 e di 165,1 a decorrere dal 2010; la situazione a livello internazionale si presenta, ormai da alcuni mesi, decisamente drammatica; il Fondo monetario internazionale (FMI), nell'ultimo rapporto semestrale, dal titolo World Economic Outlook, parla della crisi economica come «la peggiore degli ultimi 60 anni e - continua - prevediamo in pratica un arresto dell'economia mondiale»; l'Ilo (International labour organization), l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei problemi del lavoro, avverte che, a livello mondiale, 51 milioni di posti di lavoro, nei prossimi due anni, rischiano di scomparire; le previsioni sul Pil del nostro Paese, sempre da parte del FMI, segnalano che scendera' nel 2009 del 2,1 per cento e calera' dello 0,1 anche nel 2010; per quanto riguarda il lavoro, nel solo mese di dicembre, la richiesta di cassa integrazione ordinaria ha raggiunto il picco di + 526 per cento, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, e si prevede che la disoccupazione salira' dal 6,8 per cento all'8,2 per cento solo nell'anno in corso, mentre circa un milione di posti di lavoro atipici rischia di essere spazzato via dalla crisi che ha investito anche il nostro paese; una situazione alla quale attualmente il Governo, anche su sollecitazione della parte datoriale, che ha richiesto urgentemente lo stanziamento di circa 8 miliardi di euro da investire sugli ammortizzatori sociali, non ha ancora fornito una riposta adeguata, pur avendo, ormai da tempo e ripetutamente, in diverse occasioni, istituzionali e non, annunciato il proposito di essere in grado di aumentare le risorse per il sostegno al reddito; appare dunque, sbagliata, in questo quadro, la scelta del Governo relativa all'abolizione totale dell'ICI, a fronte della riduzione gia' operata dal Governo Prodi per i redditi medio-bassi, risorse che l'esecutivo avrebbe potuto indirizzare proprio verso politiche a sostegno del reddito e dell'occupazione; il Governo, inoltre, oltre a non aver, al momento, ancora affrontato il problema di allocazione di risorse adeguate agli ammortizzatori sociali, e' intervenuto varando una norma a sostegno della detassazione degli straordinari, nel momento in cui aumenta in modo esponenziale l'utilizzo della cassa integrazione; in questo contesto la proposta di utilizzare in maniera prevalente gli enti bilaterali come scelta alla base di una riforma degli ammortizzatori sociali appare inadeguata, vista la forma ancora sperimentale delle esperienze a questi legata, la mancata generalizzazione della loro presenza in ancora molti settori produttivi e la loro pressoche' assenza nella realta' delle piccole aziende; la funzione di tali enti dovra', al momento, configurarsi come un elemento eventualmente integrativo rispetto al sistema delle tutele assicurate dall'intervento pubblico; tuttavia, per quanto riguarda la grave situazione nel mercato del lavoro in Italia, non una parola e' espressa nel documento sottoposto all'esame delle Commissioni parlamentari e, per quanto riguarda gli esigui riferimenti al sistema produttivo, viene delineato uno scenario completamente avulso dalla realta' che negli ultimi sei-otto mesi, sta via via assumendo una dimensione drammatica; tale assenza di riferimenti e soprattutto di indicazioni valide per affrontare in maniera adeguata e concreta la grave crisi economico-occupazionale che si e' andata delineando negli ultimi mesi, e' ancora piu' grave ed ingiustificata a fronte degli annunci del Governo gia' nel mese di giugno - e, dunque, prima della presentazione alle Camere del documento in oggetto datata 25 luglio 2008 - relativa alla necessita' di anticipare la manovra finanziaria; in realta', quello che appare fuori contesto e' la stessa ispirazione di fondo del Libro verde, tutto incentrato nel tentativo di dimostrare la necessita' di un approccio che stimoli la «auto-organizzazione del futuro», facendo leva sulle diverse agenzie sociali, la famiglia, il volontariato, l'associazionismo, seppure in funzione integrativa ad un intervento pubblico sempre piu' ridimensionato. L'impegno delle agenzie sociali nel nostro paese non e' mai mancato e da sempre la famiglia svolge un ruolo di ammortizzatore sociale. Un loro ulteriore riconoscimento attraverso lo strumento fiscale cosi' come prefigurato nel libro verde e' sicuramente positivo. Tuttavia, tale impostazione, non sembra tener conto della genesi, delle dimensioni e delle conseguenze della crisi, sulla condizione di vita dei cittadini delle famiglie, dei lavoratori, dei giovani, degli anziani, delle persone in difficolta' economica, dei malati, delle persone con disabilita'. Una crisi che, nascendo nel settore finanziario e dilagando ben presto all'economia reale - ammesso che abbia ancora senso tale distinzione - ha messo a repentaglio in primo luogo il risparmio. Si consideri al riguardo che, nei due mesi successivi all'esplodere della bolla finanziaria, i fondi pensione, i fondi delle donazioni delle associazioni di beneficenza hanno perso, a livello internazionale, tra il 20 e il 40 per cento del loro patrimonio. Non tener conto di quanto accaduto in questi mesi, appare infausto e ai limiti dell'irresponsabilita'; per quanto attiene al lavoro: l'esecutivo, inoltre, non ha ancor provveduto a dare attuazione alla delega prevista dalla legge di attuazione protocollo del 23 luglio 2007 in materia di riforma organica in senso universalistico degli ammortizzatori sociali, limitandosi a prevedere misure «tampone» e di stampo «compassionevole», cosi' come ancora inattuata rimane l'emanazione dei decreti legislativi in ordine ai lavori usuranti, la cui disciplina rappresenterebbe non solo un equo riconoscimento e risarcimento sociale, ma contribuirebbe in maniera significativa anche all'obiettivo della riduzione della terribile piaga dei morti sul lavoro; anche con riferimento al tema della formazione, come pilastro per l'accrescimento delle potenzialita' dei cittadini e dei lavoratori di fronte alla complessita' dei moderni processi del lavoro, in un contesto di crescente competizione qualitativa, la prospettiva di legarla esclusivamente al ruolo dell'impresa risulta riduttiva. Per questo appare necessario investire, non solo sulla formazione di base e sull'apprendistato, come forma di passaggio dalla scuola al lavoro, ma cosi' come ci richiede l'Unione europea, sull'apprendimento permanente, lungo tutto il corso della vita, quale strumento sia di formazione professionale, sia di sviluppo della cultura e della cittadinanza attiva. A tal riguardo, non puo' non stigmatizzarsi il pesante taglio dei fondi per la scuola operato dal Governo; si e' proceduto, inoltre, a rinviare la completa attuazione delle norma sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, laddove non sono state eliminate le norme che prevedevano tali tutele, in nome di una «semplificazione», che altro non e' se non un aggravio delle condizioni di lavoro; indebolita risulta la lotta al lavoro nero, in un momento in cui la crisi rende i singoli lavoratori ancora piu' facilmente ricattabili e mentre il lavoro nero si conferma elemento connaturato alle condizioni di clandestinita'. singolare e preoccupante appare la sottovalutazione del tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, sia con riferimento alle condizioni reali dei lavoratori sia per quanto riguarda i riflessi in termini di costi umani, sociali e sanitari. Del resto l'azione del Governo si e' vieppiu' caratterizzata, sin dai primi provvedimenti varati, per una constante azione di rinvio e depotenziamento delle disposizioni miranti alla tutela, alla sicurezza e all'integrita' dei lavoratori, contenute nel decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. anche sul fronte del lavoro precario, sono assolutamente insufficienti i riferimenti contenuti nel Libro verde riguardo alle misure di sostegno a quei lavoratori che peraltro, saranno i primi ad esser colpiti dalla crisi occupazionale, mentre si e' proceduto, al blocco del processo di stabilizzazione dei lavoratori precari della pubblica amministrazione, varato dal precedente Governo, cosa che significhera' un aumento significativo della disoccupazione, nonche', la reintroduzione di forme contrattuali, in controtendenza con il dibattito che si sviluppa in sede europea; decisamente modesti sono i riferimenti all'interno del Libro verde all'occupazione femminile, considerando che proprio le donne risultano essere le piu' colpite dalla crisi economica; non esattamente esigua e' stata, invece, la legislazione dell'attuale esecutivo non favorevole all'occupazione femminile: sotto la scure della «semplificazione» e' caduta la legge sulle cosiddette «dimissioni in bianco» che, al momento non e' stata sostituita da una norma «piu' semplice», la detassazione degli straordinari e' stata un'iniziativa che mortifica le donne, il cui lavoro familiare e di cura, il piu' delle volte, impedisce la permanenza in ufficio oltre l'orario di lavoro, le limitazioni alla richiesta di part-time e la possibilita' di sottoporre i richiedenti ad una nuova valutazione da parte delle pubbliche amministrazioni, nonche' la mancanza di ulteriori finanziamenti agli incentivi fiscali a favore dell'occupazione femminile nel Mezzogiorno, specie in un momento di crisi economica ed aumento della disoccupazione, sono solo alcune delle iniziative che il Governo ha varato contro la permanenza delle donne sul mercato del lavoro; il disegno di modello sociale che viene presentato non tiene in alcun conto l'esperienza e le responsabilita' dei comuni, pur confermando che si tratta dei soggetti su cui grava la maggior parte di spesa sociale non pensionistica. La regia sul territorio non puo' essere lasciata ad un livello centrale ne' tantomeno si puo' pensare che essa si autorealizzi. Peraltro, nel nostro Paese, storicamente i comuni nascono proprio come espressione di volonta' locale di autogovernarsi. I drastici tagli, 3,4 miliardi in meno nel 2009, per poi arrivare a 5,2 miliardi nel 2010 e 9,2 miliardi nel 2011, subiti dagli enti locali rendono sempre piu' difficile svolgere le funzioni ad essi assegnate dalla legge rendendo quindi non esigibili fondamentali diritti di assistenza. Il ruolo assegnato ad altri soggetti, quali poste e farmacie, soggetti importanti ma la cui attivita' si svolge pur sempre a pagamento e nell'ambito del mercato, se sviluppata senza coinvolgimento degli enti locali e' elemento di aumento di costi e nega al territorio quella capacita' di sviluppare in modo solidale e creativo politiche comunitarie che si sostiene si vorrebbe implementare; cosi' lo stesso disegno sembra non tener conto di alcuni grandi cambiamenti avvenuti nella societa', che obbligano a modifiche profonde del nostro sistema di welfare. Si fa riferimento al numero sempre maggiore di famiglie con figli separate o ricostituite, alla dimensione sempre piu' piccola delle famiglie a volte non piu' in grado di farsi carico di eventuali difficolta' o malattie sopraggiunte, all'aumento delle malattie psichiche segno di una societa' piu' dura e meno solidale, alla presenza di popolazione immigrata, che opportunamente il libro verde non considera di per se' una categoria del disagio ma che certo ha profondamente modificato la nostra societa' ponendo problemi nuovi; nel libro verde si invita ad una piu' equilibrata e articolata valutazione dell'esperienza del reddito minimo di inserimento anticipando nel contempo un giudizio fortemente negativo. Manca pero' qualsiasi accenno a politiche per il sostegno a chi si trova in condizione di poverta' assoluta, per altro condizione che non e' definita, che certo non possono ridursi alla social card i cui limiti applicativi sono ben noti; per quanto attiene all'organizzazione dei servizi sanitari e sociali la volonta' espressa di ridurre il ruolo dei livelli essenziali di assistenza a mero strumento di benchmark (confronto) mentre nulla si dice sui livelli essenziali per le prestazioni sociali desta viva preoccupazione nel momento in cui ci si appresta a varare la delega al Governo sul federalismo; si corre il rischio inoltre che i diritti fondamentali alla salute continuino a godere di tutele molto diverse tra le diverse regioni; nel ripensare e ridisegnare il sistema sanitario non bisogna dimenticare che trenta anni fa, con la legge 833/78, a larghissima maggioranza veniva istituito in Italia il Servizio unitario nazionale finanziato con la fiscalita' generale. La cura, la prevenzione, l'assistenza divennero diritti per tutti i cittadini, indipendentemente dalle condizioni sociali e dal reddito; oggi, in Italia, quando entri in ospedale nessuno ti chiede se hai la carta di credito o l'assicurazione, come in altri paesi. Quel giorno di 30 anni fa furono abolite le mutue. Allora chi non aveva la mutua, non aveva neanche diritto di essere curato. Non e' il ritorno alle mutue, ai fondi, alle assicurazioni, come afferma il Ministro Sacconi la soluzione per risolvere i mali del sistema sanitario nazionale; non lo e', nel momento in cui, in altri Paesi, si invidia il welfare europeo, dove non si scaricano sui lavoratori e il loro futuro gli errori gestionali dei fondi privati assicurativi e pensionistici, e il modello della economia sociale viene esaltato al forum internazionale di Davos; l'universalita' del nostro sistema sanitario deve essere un punto forte della nostra politica di tutela e promozione dei diritti di cittadinanza evitando di portare l'Italia verso un sistema sanitario a doppio binario: uno per i ricchi, con soldi e tecnologie d'avanguardia, l'altro per tutti gli altri, con poche risorse e strutture scadenti. Non e' certo operando tagli indiscriminati al servizio sanitario nazionale, come quelli che gia' sono intervenuti con la finanziaria 2009 che si riforma il sistema, ma e' solo attraverso una politica che parta dai diritti della gente, in primo luogo nel Mezzogiorno d'Italia, dove piu' spesso si assiste ai diritti negati, alle ingiustizie piu' dure, agli sprechi, dove la sanita' tende ad essere meno eguale che si puo' riformare il sistema; tale rischio del doppio binario gia' emerge dai dati di salute degli italiani, visto che: a) aumenta la distanza in Italia tra i livelli medi di salute della popolazione e quelli delle fasce piu' povere: piu' malattie, mortalita' piu' precoce, ricoveri e cure piu' inappropriate, maggiore mortalita' infantile tra i piu' poveri; b) cresce la distanza tra Nord e Sud. Il Nord e' in Europa mentre il sud arranca; sarebbe, dunque un errore non vedere quanto diffusa e' la percezione delle inadeguatezze, dei ritardi, delle cose che non funzionano, dei diritti negati. C'e' un'insoddisfazione che spinge tanti verso la medicina privata e verso le medicine alternative, che fa dubitare della qualita' e della accessibilita' dei servizi e mette in discussione gli interventi di sanita' pubblica, dalle vaccinazioni ai programmi di screening. Spesso tutto questo nasce proprio dallo scarto che si e' creato tra il mutare dei bisogni e delle attese da parte dei cittadini, e un sistema rigido, burocratico, autoreferenziale, che non riesce a cambiare passo e a riprendere il filo di un rapporto in crisi con i cittadini, ad anticiparne le richieste. Crescono i costi in uno sforzo di adeguamento quantitativo alla domanda ma non cambia il modello delle risposte; cambiare, dunque, bisogna ma non per rinunciare all'impegno di tutela universalistica sottoscritto con la legge 833 del 1978, al contrario per rilanciarlo, per ridare a quell'impegno il valore di un nuovo patto tra lo Stato e i cittadini, senza smontare il sistema universalistico guidato dalla programmazione regionale e dagli obiettivi di sanita' pubblica; i mali della sanita' si curano dando risorse economiche adeguate e certe, controlli capillari, analizzando i bisogni locali, organizzando al meglio i servizi evitando anche la proliferazione di reparti e primariati, creando un raccordo tra cure primarie e medicina territoriale, dando al territorio la funzione di snodo di prossimita' tra il cittadino e le competenze specialistiche, in un'unica parola programmando e raccordando l'attivita' centrale a quella regionale; per quanto riguarda i temi del sociale e della disabilita' va rilevato che rispetto al passato, allorche' i soggetti con difficolta' fisiche o psichiche erano privi di tutela, non riconosciuti i loro diritti e in condizione di isolamento e di istituzionalizzazione, si e' ormai di fronte ad un presente che non pone piu' in discussione il loro diritto ad essere parte reale della vita sociale, a possedere tutte le opportunita' di qualunque altro cittadino, a richiedere, volere e pretendere la piena integrazione quale elemento costituente la qualita' della vita di tutti; tale processo d'integrazione non si manifesta in modo spontaneo ed automatico, ma richiede un impegno attivo e permanente affinche' le affermazioni, gli annunci di principio non rimangano lettera morta ma si traducano in atti concreti, e la cultura dell'integrazione della persona disabile sfoci nel diritto reale ed esigibile della stessa persona disabile ad «essere parte» a pieno titolo, del mondo sociale, scolastico, sportivo, lavorativo nelle modalita' gia' illustrate dalle mozioni recentemente approvate; per quanto attiene alla lotta alle poverta', essa ha bisogno di un'azione integrata costante e rigorosa di tutte le istituzioni coinvolte. Un Paese, per dirsi civile, deve avere come obiettivo primario ed irrinunciabile la garanzia di una vita dignitosa a tutti i suoi cittadini; in uno scenario che si delinea ogni giorno di piu' in maniera drammatica, l'esecutivo sembra si riferisca, con il documento in oggetto, ad una situazione «altra», laddove non c'e' alcun riferimento al contesto europeo ed internazionale, laddove il futuro del modello sociale, dovrebbe riguardare, prima di tutto il sostegno all'occupazione, al reddito, alle famiglie; impegna il Governo: a sottoporre al parere delle competenti Commissioni parlamentari i successivi documenti annunciati essendo il libro verde un primo documento di indirizzo; a formulare proposte in materia di sostegno all'occupazione capaci di contrastare la profonda crisi economica in atto a livello internazionale e che ha investito in maniera preoccupante il nostro Paese; a prevedere una reale forma di sostegno ai salari, alle pensioni ed ai redditi medi e bassi, capace di aiutare le famiglie nell'attuale grave situazione congiunturale; a sostenere un programma di welfare di carattere attivo ed universale, di promozione delle opportunita' di lavoro e delle capacita' delle persone, infatti la riduzione delle risorse al sistema universale di tutele nella fase di difficolta' economica aggrava le difficolta' delle famiglie; a prevedere una precisa politica di contrasto alla precarieta' del lavoro al fine di dare certezza occupazionale ai circa quattro milioni di lavoratori che al momento ne risultano sprovvisti attraverso un profondo processo di revisione dell'attuale sistema di «incentivazione» della precarizzazione del lavoro, prevedendo meccanismi premiali per le stabilizzazioni ed un sistema di tutele ed oneri che rendano il lavoro precario meno conveniente rispetto al lavoro a tempo determinato; a prevedere, dando rapida attuazione alle deleghe in materia di ammortizzatori, l'estensione degli ammortizzatori sociali in senso universalistico, prescindendo dalle tipologie contrattuali, dalle dimensioni dell'impresa e dai settori di appartenenza, includendovi cosi' le categorie di lavoratori attualmente esclusi dalle forme di tutela sociale; a dare rapida esecuzione alle deleghe in materia lavori usuranti, cosi' come previsto dalla legge di attuazione del protocollo del 23 luglio 2007; a prevedere forme di sostegno all'occupazione delle donne, che risultano le prime vittime della crisi e delle recessione economica, all'interno del quale si prevedano precise misure per le donne del Mezzogiorno e ad attivare iniziative specifiche al fine di promuovere le pari opportunita' di genere, sia in termini di salario, stante una differenza retributiva che attualmente si attesta, nel nostro Paese, intorno al 16 per cento in meno a sfavore delle lavoratrici, sia in termini di permanenza e difesa dell'occupazione; a mantenere finanziamenti adeguati al fondo sanitario nazionale agli investimenti nella ricerca, nelle biotecnologie, nei farmaci, nonche' a predisporre un piano di investimenti per la ricerca, per le tecnologie, l'ammodernamento delle reti, con la creazione di sistemi informatici, per una sanita' moderna, condizione senza la quale non ci puo' essere federalismo solidale tra Nord e Sud; a garantire standard adeguati di assistenza su tutto il territorio nazionale attraverso la definizione di LEA appropriati e di controlli rigorosi: cio' che si deve garantire non e' il numero delle prestazioni ma gli obiettivi di salute; un percorso di cura ben organizzato, con la presa in carico del cittadino - paziente fin dalle prime fasi, con percorsi diagnostici certi, costa meno di mille analisi e di dolorose complicanze, nonche' a creare una rete capillare di hospice per le cure palliative affinche' queste diventino un diritto reale del cittadino paziente; a garantire la formazione dei professionisti e la formazione permanente degli operatori riducendo cosi' lo scollamento tra la formazione universitaria e il sistema sanitario, dove i modelli di formazione delle lauree sanitarie dei medici e degli altri professionisti della salute si sviluppano in modo largamente indipendente dalle esigenze dei sistemi sanitari regionali e dove la formazione dopo la laurea avviata alcuni anni or sono tra molte speranze e molte aspettative si e' ormai smarrita in una babele di iniziative autoreferenziali prive di qualsiasi rapporto strategico con gli obiettivi del sistema sanitario; ad investire risorse adeguate per l'assistenza alle persone non autosufficienti nonche' a predisporre linee guida nazionali atte a delineare programmi di integrazione e di presa in carico del disabile grave, in particolar modo nel momento in cui viene a mancare il supporto del nucleo familiare, il cosiddetto "dopo di noi", anche attraverso una politica di interventi in materia di solidarieta' sociale con la creazione di comunita' alloggio, a carattere familiare, casefamiglie, piccoli gruppi in appartamento gestiti attraverso la supervisione e il controllo delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni familiari affinche' le persone disabili gravi o gravissimi dopo la perdita dei loro familiari possano trovare assistenza ed accoglienza; a sviluppare ed a promuovere un'azione di programma per le politiche dell'handicap, attraverso tutti gli elementi ritenuti necessari, affinche' all'interno della nostra societa' si sviluppi una reale e concreta cultura volta al superamento delle problematiche dell'integrazione delle persone disabili dando applicazione alle mozioni parlamentari al riguardo esaminate nel corso della presente legislatura; ad adottare tutte le misure necessarie per mettere in atto una politica globale contro la poverta' e la disuguaglianza sociale al fine di valorizzare tutte le capacita' delle persone combattendo nel contempo, si', l'assistenzialismo ma anche l'abbandono attraverso la promozione di una cittadinanza attiva; non solo singole misure ma un programma integrato di interventi che affronti le diverse cause che producono la poverta' e le diverse forme che essa assume; a dotare il nostro Paese di una rete di servizi sociali e socio-sanitari, nonche' ad istituire un punto unico d'accesso alla rete integrata dei servizio che, insieme a quelli per l'impiego e alle istituzioni scolastiche siano di sostegno e accompagnamento delle persone fragili per impedire che la fragilita' si traduca in marginalita' sociale; a prevedere in modo uniforme sul territorio nazionale per quelle famiglie che non dispongano di un reddito superiore alla soglia di poverta', la possibilita' di esigere un erogazione monetaria transitoria di integrazione del proprio reddito, accompagnato da misure di inserimento sociale e lavorativo; a finanziare, con risorse adeguate il fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 19 della legge n. 320 del 2000 e a definire finalmente i livelli essenziali delle prestazioni sociali; a contrastare le poverta' minorile ed a bloccare la trasmissione intergenerazionale della poverta' attraverso un adeguato sostegno al reddito delle famiglie, con la promozione dell'occupazione e misure economiche quali la dote fiscale per i figli e lo sviluppo di una rete dei servizi socio- educativi per la prima infanzia a partire dal rifinanziamento della legge n. 285; a contrastare le forme di poverta' estreme che producono anche marginalita' sociali attraverso la creazione di un fondo nazionale per il contrasto della grave emarginazione, rifinanziando l'articolo 28 della legge 328 sui servizi sociali, con l'obbiettivo di implementare il sistema dei servizi dedicati all'accoglienza, all'accompagnamento ed alla protezione delle persone in grave emarginazione, di contrastare il disagio nelle periferie urbane e di migliorare il percorso e l'accoglienza umanitaria dei migranti alle frontiere, soprattutto marittime; a riconoscere ai comuni il ruolo di registi del welfare locale, di responsabili dell'adeguatezza e dell'efficienza dei servizi, di costruttori insieme alle famiglie e alle associazioni locali della coesione sociale, garantendo quindi adeguate risorse; a sostenere la rete dell'associazionismo sociale e del volontariato anche particolare stabilizzando e garantendo le risorse del 5 per mille. (7-00118) «Damiano, Livia Turco, Lenzi, Bellanova, Berretta, Binetti, Bobba, Boccuzzi, Bossa, Bucchino, Burtone, Calgaro, Codurelli, D'Incecco, Gatti, Gnecchi, Grassi, Madia, Mattesini, Miglioli, Miotto, Mosella, Pedoto, Rampi, Santagata, Sbrollini, Schirru, Mosca, Letta».
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RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 
BELLANOVA TERESA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BERRETTA GIUSEPPE (PARTITO DEMOCRATICO) 
BINETTI PAOLA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BOBBA LUIGI (PARTITO DEMOCRATICO) 
BOCCUZZI ANTONIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
BOSSA LUISA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BUCCHINO GINO (PARTITO DEMOCRATICO) 
CALGARO MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) 
CODURELLI LUCIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
D'INCECCO VITTORIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
GATTI MARIA GRAZIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
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GRASSI GERO (PARTITO DEMOCRATICO) 
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MATTESINI DONELLA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MIGLIOLI IVANO (PARTITO DEMOCRATICO) 
MIOTTO ANNA MARGHERITA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MOSCA ALESSIA MARIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MOSELLA DONATO RENATO (PARTITO DEMOCRATICO) 
PEDOTO LUCIANA (PARTITO DEMOCRATICO) 
RAMPI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
SANTAGATA GIULIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
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SCHIRRU AMALIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
TURCO LIVIA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BURTONE GIOVANNI MARIO SALVINO (PARTITO DEMOCRATICO) 
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DAMIANO CESARE (PARTITO DEMOCRATICO) 

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