RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00068 presentata da PISANU GIUSEPPE (FORZA ITALIA) in data 19990114
http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic6_00068_13 an entity of type: aic
La Camera, premesso in linea generale che: il Patto sociale per lo sviluppo e l'occupazione sottoscritto il 22 dicembre 1998 costituisce attuazione di una "concertazione" che confonde i differenti ruoli delle parti sociali e delle autonomie territoriali; la concertazione e' tendenzialmente strumento di tutela corporativa delle categorie che vi partecipano, a danno dei non concertanti, che costituiscono la maggioranza degli italiani: giovani, anziani, disoccupati, lavoratori non sindacalizzati, autonomi, professionisti ecc.; si tratta di strumento dalle spiccate caratteristiche conservatrici dell'assetto economico esistente, che, come tale, mira a mantenere al di fuori della ripartizione della ricchezza del Paese chi attualmente ne e' escluso, determinando cosi' una divisione nel Paese, tra garantiti e non garantiti, anziche' delineare politiche che consentano il miglioramento della qualita' di vita di tutti; sotto il profilo giuridico si presenta come un atto di grande forzatura costituzionale poiche' espropria in via generale e permanente il Parlamento. Infatti, diversamente da quanto e' accaduto nei casi di leggi di derivazione pattizia nel passato, oggi il Parlamento non si limita a ratificare una decisione di interesse esclusivo delle parti sociali, ma e' come se conferisse a queste e al Governo una delega valevole per un tempo indefinito per la disciplina di quasi tutte le materie, dal mercato del lavoro, agli investimenti pubblici, dal fisco all'istruzione, dallo Stato sociale alla sicurezza, lasciando libero il Governo di dettare in via amministrativa la disciplina di queste materia e di rivederla tutte le volte che lo riterra' opportuno; tale esproprio perpetrato a vantaggio dei pochi e a danno dei molti, farebbe del Parlamento null'altro che una camera di esclusiva presa d'atto delle decisioni corporative, impedendogli di fatto un'autonoma valutazione delle questioni e una difforme decisione, nella sostanza cancellando il principio della rappresentanza democratica; l'esproprio delle prerogative costituzionali e' tanto piu' grave in quanto nel Patto sono illegittimamente contenute dichiarazioni di volonta' riferite alla maggioranza parlamentare e all'opposizione; il Patto individua un percorso di modifica delle procedure e dei contenuti del Documento di programmazione economico-finanziaria, per tal via indirettamente incidendo sulle procedure di bilancio; il Patto stesso prevale sulla legge, e quindi sulla volonta' del Parlamento, come chiaramente si evince laddove si propone di apportare modifiche alla manovra finanziaria per il 1999, recentemente approvata; premesso, inoltre, sotto il profilo dei suoi effetti economici, che: la concertazione e' stato uno strumento di carattere contingente e per suanatura temporalmente circoscritto finalizzato a consentire la riduzione dell'inflazione e l'incremento della competitivita' del sistema produttivo italiano. Essa non costituisce un bene in se'; la concertazione costituiva strumento per l'attuazione della politica dei redditi, e quindi un modello di gestione delle relazioni sindacali, che vedeva nei due livelli di contrattazione lo strumento di gestione flessibile dell'adeguamento delle retribuzioni. Tale strumento fu osteggiato, quando venne utilizzato per queste finalita', dai rappresentanti politici dell'opposizione di sinistra dell'epoca; la moneta unica modifica radicalmente il quadro macroeconomico nel quale si troveranno ad operare le imprese del nostro Paese; pertanto mantenere, in questo nuovo quadro, tale doppio livello puo' provocare l'effetto di una pericolosa ripresa inflazionistica; l'Europa della moneta unica non costituisce un'area monetaria ottimale, in ragione delle enormi differenze strutturali che caratterizzano il suo territorio; tali differenze sono riscontrabili anche all'interno del Paese; i Governi non dispongono piu' degli strumenti del passato per far fronte ad eventuali shock asimmetrici, che rischierebbero di danneggiare i paesi che non si sono attrezzati e, soprattutto, all'interno di questi, le zone piu' deboli, come il Mezzogiorno. Tra l'altro, il Patto non affronta compiutamente il problema dello scarso grado di attuazione degli strumenti della programmazione negoziata, ne' individua impegni specifici riguardo all'attuazione degli strumenti di piu' sicura applicazione, quale la legge n. 488; per correre ai ripari nel caso di tali eventi occorre disporre di un sistema economico che consenta un'adeguata mobilita' e flessibilita' dei fattori produttivi e di un bilancio dell'Unione di entita' tale da poter essere utilizzato per compensare ogni possibile squilibrio; l'Unione europea dispone di un bilancio di dimensioni inadeguate, essendo circoscritto nell'1,27 per cento del prodotto interno lordo degli Stati membri; il sistema legislativo del mercato del lavoro permane anormalmente rigido e, anzi, le linee di sviluppo contenute nel Patto avranno l'effetto di irrigidirlo ulteriormente; il mantenimento del duplice livello di contrattazione esclude la possibilita' di apportare indispensabili correttivi in tema di flessibilita' salariale; restano confermati istituti che espongono a forte rischio il sistema produttivo, come quello delle 35 ore a parita' di salario, che peraltro costituisce un vulnus rispetto al metodo concertativo, contraddicendo il principio relativo al graduale disimpegno dagli attuali obblighi relativi ai contratti nazionali di lavoro; l'irrigidimento che derivera' al mercato del lavoro non e' solo anacronistico e inefficace rispetto alla situazione attuale, ma rischia di peggiorare ulteriormente le ragioni di scambio del Paese; il compromesso conservativo che e' alla base del Patto si tradurra' nel pregiudizio delle ragioni del mercato concorrenziale, e quindi nel peggioramento della capacita' competitiva del sistema-Italia; tale compromesso, inoltre, comportera' nuovi oneri posti a carico dei contribuenti; esso, inoltre, consentira' di rafforzare l'assetto monopolistico che governa l'economia italiana, dato che si propone di non perseguire la liberalizzazione del mercato, bensi' di regolamentare i singoli mercati che saranno individuati dal potere politico e non definisce interventi per abolire gli esistenti monopoli, principalmente nel settore dei servizi pubblici; il Patto non fornisce una risposta in termini di sussidiarieta' e di federalismo al sistema economico, accelerando invece il ritorno ad un sistema fortemente centralistico, sia per quanto riguarda le decisioni delle politiche pubbliche sia la compressione dell'autonomia delle regioni e degli enti locali, sia, soprattutto, sacrificando la liberta' economica dei privati; mentre, opportunamente, si riconosce che, per incrementare l'occupazione, e' indispensabile perseguire lo sviluppo economico e, per conseguire quest'ultimo lo strumento principale e' costituito dalla diminuzione del carico fiscale e contributivo, tale diminuzione e' subordinata al conseguimento del successo della lotta all'evasione, in cio' rinviando da una parte ad un evento futuro e incerto - e dunque non assumendo precisi impegni in materia - e, dall'altra, proclamando la volonta' di drenare risorse dalle categorie sociali che non hanno sottoscritto il Patto a favore di quelle che l'hanno sottoscritto e comunque trasferendo parte della contribuzione relativa agli oneri sociali alla fiscalita' generale, con la conseguente invarianza del carico fiscale; preannuncia riforme dello Stato sociale senza definirne gli effetti, gli oneri e le modalita' di copertura; nulla dice sul tema cruciale della riduzione della spesa pubblica corrente, e della razionalizzazione della spesa sociale; considerato che: per consentire al Paese di trarre i frutti attesi dall'Unione monetaria e per mantenere un adeguato livello di competitivita', e' indispensabile procedere alla modernizzazione del suo sistema produttivo; a tal fine, occorre rendere efficiente la pubblica amministrazione, non potendosi risolvere la questione in una sola riduzione delle procedure amministrative; occorre inoltre garantire l'ordine pubblico assicurando ai cittadini e alle imprese condizioni di sicurezza nel territorio, contro ogni forma di criminalita'; occorre rifondare il sistema dell'istruzione, correggendo gli errori derivanti dalla sua gestione nel corso dell'attuale legislatura, della formazione professionale e della ricerca applicata, anche al fine di scongiurare la delocalizzazione delle imprese a tecnologia avanzata; e' inoltre indispensabile rendere flessibile il mercato del lavoro, abbandonando gli istituti che lo irrigidiscono e rinunciando al progetto, come le 35 ore, che lo penalizzerebbero ulteriormente, e modernizzare le relazioni sindacali, superando il doppio livello di contrattazione e spostando il baricentro delle politiche del lavoro verso i livelli decentrati; in questo quadro, si pone in via assolutamente prioritaria la questione della riduzione consistente, stabile e definita della pressione fiscale e contributiva per tutti i cittadini; a tal fine, e' necessario ridurre la spesa pubblica corrente e riavviare il processo di privatizzazione delle imprese pubbliche, senza che cio' comporti la costituzione di monopoli privati, ma favorisca l'effettiva liberalizzazione del sistema economico e sociale; e' giunto il momento di riformare le prestazioni dello Stato sociale, al fine di evitare discriminazioni tra chi si trova in condizioni analoghe e gode di diversi livelli di tutela, e al fine di scongiurare l'insorgere di contrasti tra le generazioni di cittadini a causa di un sistema pensionistico inefficiente; occorre, a tal fine, ampliare i gradi di liberta' dei singoli per la costruzione della propria posizione previdenziale e per la tutela sanitaria; e' indispensabile far ripartire gli investimenti, non solo quelli pubblici (per i quali i sistemi di codecisione territoriale, quali i contratti di programma, i contratti d'area e gli altri strumenti di programmazione negoziata, rischiano di diventare causa di allungamento dei tempi, aumento dei costi ed errata allocazione delle risorse) ma soprattutto privati, con la conseguente necessita' che il sistema produttivo disponga di risorse adeguate e idonee prospettive di sviluppo, specialmente per le piccole e medie imprese; occorre riprendere il processo verso il federalismo fiscale per dare corpo alla cultura della sussidiarieta', spostando i livelli di governo quanto piu' vicino possibile al sorgere dei bisogni e passando, anche nella gestione dei servizi, dal pubblico al privato; in tale prospettiva, la pratica della concertazione e dei patti sociali si manifesta controproducente sotto il profilo economico sia per i problemi interni ancora irrisolti, sia in presenza della nuova realta' europea; essa, infine, e' costituzionalmente non corretta; non approva le dichiarazioni del Governo e lo invita a riportare nella sede naturale del Parlamento le decisioni di politica economica e sociale, ripristinando cosi' la legalita' democratica. (6-00068)
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RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00068 presentata da PISANU GIUSEPPE (FORZA ITALIA) in data 19990114
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RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00068 presentata da PISANU GIUSEPPE (FORZA ITALIA) in data 19990114
RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA
TATARELLA GIUSEPPE (ALLEANZA NAZIONALE)
ARMANI PIETRO (ALLEANZA NAZIONALE)
MARZANO ANTONIO (FORZA ITALIA)
PERETTI ETTORE (MISTO)
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2014-06-06T11:20:39Z
6/00068
PISANU GIUSEPPE (FORZA ITALIA)