RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00004 presentata da REICHLIN ALFREDO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA) in data 19920930
http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic6_00004_11 an entity of type: aic
La Camera, esaminato il documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 1993-95, presentato dal Governo in data 31 luglio 1992; considerato: che le generazioni future hanno il diritto di ricevere dalle generazioni di oggi un "paese possibile" dotato di un sistema economico sano e con piena occupazione; che i cittadini devono contribuire al risanamento finanziario in rapporto alle loro capacita' e che i costi e sacrifici che la crisi comporta devono essere equamente ripartiti; che il paese e' stato portato sull'orlo del disastro finanziario da piu' di dieci anni di dissipazione; questione preliminare e' quindi se oggi gli stessi autori del disastro, non di rado le stesse persone fisiche, possano proporsi agli italiani come promotori del risanamento del paese; che sul piano internazionale finisce molto di piu' di una congiuntura. Il decennio monetarista (che non ha rappresentato soltanto un fatto economico ma ha trasformato nel profondo i profili sociali e ha sottratto agli Stati nazionali poteri fondamentali) si sta concludendo con conseguenze assai negative. Il lento affondare dell'economia mondiale nella stagnazione, la fine della stabilita' valutaria, la crisi del processo di unificazione europea lungo il percorso definito a Maastricht, segnano l'epilogo di una fase di ristrutturazione caratterizzata da una altissima remunerazione delle rendite finanziarie, da debiti crescenti che distruggono risparmio, da un'intensa crescita dei consumi privati, da una arrogante svalorizzazione del lavoro e dilapidazione dei beni pubblici; la crisi di questo modello ha aperto conflitti acutissimi e gia' si delinea una nuova gerarchia tra le nazioni; che la svalutazione della lira e la sospensione della nostra moneta dallo SME hanno segnato per il Governo non solo una dura sconfitta, ma anche la fine della sua credibilita' come guida del paese. La stabilita' del cambio, che era stata dichiarata architrave della politica economica italiana, e' saltata, la lira continua a perdere terreno, l'inflazione riparte, i conti pubblici sono chiaramente fuori controllo; che il tracollo valutario e' diretta conseguenza della generale sfiducia nei confronti dell'azione del Governo e della credibilita' di qualsiasi piano di risanamento finanziario mentre sono in atto il deterioramento della bilancia dei pagamenti e la progressiva erosione delle riserve valutarie del nostro paese, anche in conseguenza dell'inarrestabile crescita degli oneri del servizio del debito verso l'estero; che siamo all'innesco di un circolo vizioso (debito-interessi sempre piu' alti per finanziarlo - strangolamento delle attivita' produttive e dei servizi sociali - costi crescenti del parassitismo - e quindi aggravamento del deficit e del debito pubblico); osservato che il decreto-legge e il disegno di legge delega presentati dal Governo quali assi della manovra economica per il 1993 sono inaccettabili a causa dell'iniquita' delle misure, degli aggravi per i ceti piu' deboli e svantaggiati, delle distorsioni economiche e sociali che ne derivano; con tali provvedimenti il Governo mette a repentaglio lo stato sociale; in particolare appaiono inaccettabili il congelamento nominale (e quindi la riduzione reale) delle pensioni al minimo e la incostituzionale esclusione da fondamentali prestazioni dell'assistenza sanitaria pubblica di larga parte della popolazione, con misure che di fatto premiano chi occulta i propri redditi al fisco; che la manovra non consegue gli stessi annunciati obiettivi di risanamento come confermano le analisi dei maggiori centri di ricerca economica; che l'insieme delle misure proposte, incidendo negativamente anche sui diritti, acquisiti faticosamente, da milioni di cittadine, lavoratrici e pensionate, interrompe e fa regredire i processi di emancipazione delle donne italiane; viste le pesanti conseguenze dell'evoluzione dei tassi d'interesse italiani sugli investimenti e sull'onere complessivo del debito pubblico, sulla crescita economica, sull'occupazione, sulla dinamica dei prezzi interni, constatata la grave crisi del mercato del lavoro, con una diminuzione, nel primo semestre di quest'anno, pari al 4,8 per cento degli occupati nell'industria; con i tassi di interesse tanto piu' elevati dei tassi di profitto, e per un periodo tanto lungo (ormai da dieci anni) il risultato e' il declino dell'industria nazionale, l'aumento della disoccupazione, ma anche il dilagare di attivita' illegali, ben oltre il Mezzogiorno, e la crescita senza limiti della corruzione politico-affaristica; osservato che l'obiettivo di difendere la parita' della nostra valuta non deve essere in contrasto con l'esigenza di assicurare un adeguato sostegno finanziario degli investimenti e di perseguire uno sviluppo equilibrato e sostenibile; rilevato l'inammissibile ritardo nella presentazione del documento, che ha vanificato la possibilita' di un serio dibattito programmatico; che non e' possibile neanche con la presentazione delle note di aggiornamento; rilevato che il debito pubblico crescera' di altri 150.000 miliardi contro una crescita del PIL di soli 82.220 miliardi. In tal modo il rapporto tra debito e PIL avra' dunque raggiunto il 111.6 per cento; e che negli ultimi dieci anni la pressione tributaria, aumentata di sette-otto punti, ha finanziato esclusivamente una spesa pubblica crescente e fuori controllo; constatato che la correzione programmatica proposta per le entrate comporta un aumento abnorme della pressione fiscale e contributiva, pari ad oltre 4 punti percentuali del PIL tra il 1991 ed il 1995, mentre il Governo elude la riforma strutturale del sistema fiscale e contributivo; e che il conseguimento degli obiettivi di gettito indicati appare arduo, in una fase di stagnazione produttiva, e risulta sempre piu' affidato a casuali ed improvvisate manovre, con il ripetuto ricorso a condoni fiscali che compromettono la credibilita' del sistema impositivo, in presenza di sintomi sempre piu' preoccupanti di rivolta fiscale; constatato che gli avvenimenti piu' recenti, modificando radicalmente lo scenario economico, dissolvono l'accordo del 31 luglio e che e' invece indispensabile avviare una politica di tutti i redditi che non concentri - come e' avvenuto sinora - su un solo reddito, quello dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti e dei pensionati, i sacrifici da affrontare e che tale indirizzo invece e' prevalentemente perseguito dal governo attraverso le piu' recenti misure. Ribadito che: le riforme istituzionali devono progredire verso un risultato coerente con la necessita' di una semplificazione degli schieramenti politici e di moralizzazione della vita pubblica; si deve affermare il principio del decentramento dello Stato a livello regionale, riducendo i compiti del Governo centrale e valorizzando le regioni e le autonomie locali; una rigorosa politica di risanamento e' necessaria ma la sua possibilita' dipende ormai dalla consapevolezza che e' tempo di operare una rottura di continuita' rispetto al modello di sviluppo e alla conformazione stessa del meccanismo di accumulazione della fase liberista-monetaria; la produzione di nuova ricchezza non potra' essere usata per un ulteriore aumento dei consumi privati. Tutta la produzione di nuova ricchezza e la sua distribuzione dovranno essere orientati non solo a ridurre il deficit ma elevare la qualita' del settore produttivo, ridurre l'impatto dello sviluppo sull'ambiente, a ricreare rapporti di solidarieta' tra le parti del paese e tra generazioni, essendo questa la condizione per la difesa dell'unita' politica e culturale della nazione italiana. Ritiene necessario: 1) che venga affrontata con decisione la fase di emergenza del paese mediante: una generale politica di tutti i redditi, riguardante i redditi da capitale: profitti, interessi, rendite, i redditi da impresa, i redditi da lavoro, autonomo e dipendente, le pensioni; tale politica dovra' garantire il valore reale di retribuzioni e pensioni e deve fondarsi sul sostegno e sull'unita' dei sindacati dei lavoratori e sul piu' ampio consenso delle forze sociali piu' importanti; un'attenta verifica dei traguardi inflazionistici prefissati, come strumento nell'individuazione del reddito reale dei lavoratori dipendenti; un controllo molto stretto della dinamica della spesa pubblica basato sulla predeterminazione delle poste di bilancio ai livelli necessari a realizzare gli obiettivi di disavanzo; la stabilizzazione della pressione fiscale ai livelli 1992 sostituendo i prelievi transitori con prelievi ordinari; gli incrementi di entrata dovranno pertanto essere ottenuti prevalentemente mediante riduzione di agevolazioni, ampliamento di basi imponibili, lotta all'evasione; 2) che si deve evitare che la svalutazione della lira produca esclusivo vantaggio ai profitti delle imprese e solo erosione del potere d'acquisto di salari, stipendi e pensioni; 3) che con l'adesione al trattato di Maastricht l'Italia operi affinche' si adottino misure di riforma degli accordi fin qui intervenuti tra i paesi che daranno vita all'Unione economica monetaria introducendo obiettivi di convergenza non esclusivamente monetari, ma che tengano conto anche delle variazioni dei redditi e dei livelli di occupazione; bisogna inoltre affermare il principio della piena adesione allo schema di costruzione europea, quale si ricava dallo spirito generale dell'accordo di Maastricht; e chiedere un nuovo accordo che, nel pieno rispetto del diritto internazionale generale, provveda ad emendare quelle disposizioni del trattato di Maastricht che non appaiono piu' consone con i problemi economici, politici e sociali in atto nell'intero continente, anche in vista di un ulteriore ampliamento della Comunita', confermando la piena fiducia nei valori e negli intenti politici che con tale trattato si vogliono perseguire; tenuto conto della richiesta insistente da parte dei paesi dell'est europeo, di aderire all'unione, problema che il trattato di Maastricht non affronta e non risolve; 4) che si salvaguardino gli elementi portanti dei settori strategici del welfare state, - obiettivo di particolare rilievo per le condizioni di vita e per i diritti delle donne - assicurando la continuita' delle prestazioni sociali e in particolare dell'assistenza sanitaria e della previdenza pubblica; 5) che vengano affrontate le riforme necessarie a garantire una dinamica della spesa compatibile con gli obiettivi di stabilita' economica e finanziaria. In particolare appaiono necessarie: a) una riforma fiscale e contributiva volta a ridurre il costo del lavoro, ad eliminare i trattamenti privilegiati, a semplificare il sistema, ad accrescere l'efficienza economica, e a ridurre le aliquote a parita' di gettito; b) una riforma previdenziale che abbia come obiettivo la stabilizzazione del rapporto tra pensione media e retribuzione media in modo da garantire in prospettiva l'equilibrio del sistema; c) una riforma sanitaria indirizzata alla garanzia di adeguati e uniformi livelli di servizi per tutti i cittadini, al decentramento regionale, ai fini del risanamento finanziario, alla riqualificazione della spesa, al recupero di efficienza e miglioramento della qualita' dei servizi, all'eliminazione degli sprechi; d) la riforma dell'intervento pubblico nel Mezzogiorno attraverso un reale superamento dell'intervento straordinario, volto a concentrare le risorse aggiuntive in direzione di un rilancio dello sviluppo industriale e della valorizzazione del lavoro; e) una ridefinizione delle aree a declino industriale, che consenta di affrontare le piu' acute situazioni di crisi produttiva e occupazionale del Centro-Nord; f) la modifica della normativa sugli appalti pubblici e la introduzione di tutte le misure e i sistemi di controllo necessari alla moralizzazione della vita pubblica, e al corretto funzionamento della amministrazione; g) l'introduzione generalizzata di vincoli di bilancio per tutti gli enti di spesa in modo che ciascuno sia pienamente responsabile del proprio operato ed indotto a perseguire obiettivi prefissati con risorse date, anche mediante l'introduzione di appositi incentivi; h) la riforma della amministrazione pubblica con particolare riguardo a quella delle finanze e della giustizia; i) una riforma del mercato del lavoro, il cui governo deve essere codeterminato tra le parti; cio' comporta una modifica dell'attuale legislazione in materia a partire dalla legge 223, anche con misure transitorie per l'attuale fase di grandi ristrutturazioni; 6) che le decisioni di privatizzazione siano inserite in un esplicito programma di politica industriale di cui siano noti obiettivi, finalita' e strumenti, e che nessuna privatizzazione abbia luogo prima che il ministro del tesoro abbia presentato il programma di riordino previsto dall'articolo 16 del decreto legge 11 luglio 1992, n. 333, convertito, con modificazioni, nella legge 8 agosto 1992, n. 359. Che e' altresi' urgente una politica industriale e di sostegno alle attivita' produttive che dia corpo ad una vera strategia di entrate consentendo alle nostre imprese e produzioni di qualificarsi e competere sui mercati europei ed internazionali. Tali scelte dovranno indirizzarsi particolarmente a favore dell'insediamento industriale nel Mezzogiorno; 7) che si diano tutte le necessarie assicurazioni e garanzie ai risparmiatori che non si fara' ricorso a misure di ripudio o consolidamento obbligatorio del debito pubblico, e al tempo stesso si persegua l'obiettivo fondamentale di una riduzione del livello dei tassi di interesse e del debito pubblico anche con misure adeguate alla gravita' ed eccezionalita' del momento, il cui costo sia equamente distribuito tra i cittadini in base alla capacita' contributiva del reddito e della ricchezza. Che tali politiche siano finalizzate in modo chiaro oltreche' al risanamento finanziario anche a programmi di rilancio e riequilibrio dell'economia. (6-00004)
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RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA
GIANNOTTI VASCO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)
VIOLANTE LUCIANO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)
TURCI LANFRANCO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)
D'ALEMA MASSIMO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)
MASINI NADIA (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)
MUSSI FABIO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)
SOLAROLI BRUNO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)
RECCHIA VINCENZO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)
PIZZINATO ANTONIO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)
FINOCCHIARO FIDELBO ANNA MARIA (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)
PELLICANI GIOVANNI (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)
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REICHLIN ALFREDO (PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA)