INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/00229 presentata da PORETTI DONATELLA (LA ROSA NEL PUGNO) in data 27/09/2006

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Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-00229 presentata da DONATELLA PORETTI mercoledì 27 settembre 2006 nella seduta n.043 PORETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che: la cronaca degli ultimi giorni ha registrato un dibattito sull'eutanasia a partire dal caso di Piergiorgio Welby, malato di distrofia muscolare, co-presidente dell'associazione Luca Coscioni, che ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per sollevare la necessità di una «morte opportuna» trovandosi oggi nella situazione di vivere ciò «che non è più vita ma solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche...». «In Italia, l'eutanasia è reato, ma ciò non vuol dire che non "esista": vi sono richieste di eutanasia che non vengono accolte per il timore dei medici di essere sottoposti a giudizio penale e viceversa, possono venir praticati atti eutanasici senza il consenso informato di pazienti coscienti. Per esaudire la richiesta di eutanasia, alcuni Paesi europei, Olanda, Belgio, hanno introdotto delle procedure che consentono al paziente "terminale" che ne faccia richiesta di programmare con il medico il percorso di "approdo" alla morte opportuna. Una legge sull'eutanasia non è più la richiesta incomprensibile di pochi eccentrici. [...] Il mio sogno, anche come co-presidente dell'Associazione che porta il nome di Luca, la mia volontà, la mia richiesta, che voglio porre in ogni sede, a partire da quelle politiche e giudiziarie, è oggi nella mia mente più chiaro e preciso che mai: poter ottenere l'eutanasia. Vorrei che anche ai cittadini italiani sia data la stessa opportunità che è concessa ai cittadini svizzeri, belgi, olandesi.»; nella sua risposta il Presidente Giorgio Napolitano ha scritto: «raccolgo il suo messaggio di tragica sofferenza con sincera comprensione e solidarietà. Esso può rappresentare un'occasione di non frettolosa riflessione su situazioni e temi, di particolare complessità sul piano etico, che richiedono un confronto sensibile e approfondito, qualunque possa essere in definitiva la conclusione approvata dai più. Mi auguro che un tale confronto ci sia, nelle sedi più idonee, perché il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio, la sospensione o l'elusione di ogni responsabile chiarimento»; pur non avendo una legge in Italia che regolamenti l'eutanasia e neppure il testamento biologico, in molte occasioni si è ribadito il diritto del paziente a rifiutare la terapia, anche se questo può comportare la morte. Inoltre, si individua nel consenso della persona l'unico fondamento giuridico posto alla base della liceità dei l'attività medica: non riconosce ad essa altra legittimazione se non la volontà della persona; esiste nella nostra Costituzione, il diritto dell'incapace, come di chiunque altro, a non esser destinatario di trattamenti sanitari che non abbia voluto prima che si verificasse la causa di incapacità; diritto ripreso anche nella Convenzione di Oviedo secondo la quale (articolo 9) il medico deve tener conto dei desideri precedentemente espressi dal paziente quando si trova in una situazione di incapacità di intendere e di volere; essendo lucido e cosciente, Piergiorgio Welby se lo vorrà potrà chiedere ai medici di sospendere la terapia, cioè la ventilazione meccanica, in accordo con le norme sul consenso informato e con le previsioni della Convenzione di Oviedo. In caso di richiesta esplicita, toccherebbe ai medici motivare un eventuale rifiuto, aprendo la strada ad un pronunciamento della magistratura; alcuni studi pubblicati su riviste mediche autorevoli, come The Lancet , hanno messo in luce che in Italia è praticata clandestinamente l'eutanasia passiva ed attiva, anche su neonati; e che spesso questa è praticata senza il consenso dei pazienti e/o dei loro tutori legali, anche per l'assenza di una legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. A seguire alcuni studi sulla pratica dell'eutanasia in Italia: a) Lancet 355 (2000): 2112-18: il 45 per cento dei neonatologi italiani interpellati ha deciso di non somministrare alcun trattamento di sostentamento vitale (esempio respirazione meccanica); il 52 per cento ha deciso di non praticare manovre di rianimazione; il 78 per cento ha deciso di non aggiungere altri trattamenti anche se necessari ai fini dell'allungamento della vita; il 34 per cento ha deciso di non somministrare farmaci salva-vita; il 28 per cento ha deciso di cessare la respirazione meccanica; il 32 per cento ha deciso di somministrare farmaci per alleviare il dolore anche se potenzialmente letali; il 2 per cento ha deciso di somministrare farmaci con l'intenzione di terminare la vita; b) Clinical Care Medicine , volume 27(8), August 1999, pp 1626-1633: il 13 per cento dei medici italiani di rianimazione ha somministrato sostanze con l'intento di accelerare il processo di morte; c) The Lancet , volume 362 (9381):345-50, 2003: il 23 per cento dei decessi è stato preceduto da una decisione medica sul fine vita; d) Nederlands Tijdschrift voor Geneeskunde , volume 147 (37), 13 September 2003, pp. 1800-1807: l'1 per cento dei medici italiani ha iniettato sostanze con l'intento di accelerale il processo di morte -: cosa intenda fare il Ministro, anche a seguito dell'impegno del Governo dichiarato per la lotta al dolore, per far rispettare il principio assoluto del rispetto della volontà della persona e se il Ministro intenda appurare, con una indagine conoscitiva la fondatezza delle notizie pubblicate sull'eutanasia. (5-00229)
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