INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/28432 presentata da TURRONI SAURO (MISTO) in data 20000215

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Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri degli affari esteri e dell'ambiente. - Per sapere - premesso che: il 31 gennaio per effetto di abbondanti nevicate che hanno danneggiato una diga, dalla miniera d'oro di Aurul, di cui e comproprietaria la multinazionale australiana «Esmeralda Ltd.», nei pressi di Baia Mare (Romania nord-orientale) ingenti quantitativi di cianuro si sono riversati nei fiumi Lepos e Zamos, affluenti del fiume Tibisco (Tisa in serbo-croato, Tisza in romeno); il fiume Tibisco dalla Romania attraversa la Serbia, dove confluisce nel Danubio attraverso un sistema di canali; l'«onda mortale» ha un'estensione di 50 chilometri e viaggia alla velocita' di 5-6 chilometri l'ora; nonostante le autorita' rumene avessero definito a suo tempo la situazione «sotto controllo», la macchia, con percentuali di cianuro 700 volte superiori alla norma, ha raggiunto l'Ungheria, causando la morte di tonnellate di pesci, molti uccelli ed altre forme di vita, obbligando le autorita' a fermare ogni raccolta delle acque del fiume; la vice-presidente della commissione europea, Loyola de Palacio, gia' nei giorni passati ha denunciato la gravita' della situazione descrivendo l'accaduto come una «catastrofe europea» e ha invitato i paesi colpiti a chiedere il risarcimento degli ingenti danni economici subiti alla societa' proprietaria della miniera d'oro; il disastro danneggia ulteriormente una zona gia' gravemente compromessa dai danni causati dagli eventi bellici: infatti secondo il rapporto della «balkan task force», inviata subito dopo la fine del conflitto in Serbia e Kosovo dall'agenzia ambientale delle Nazioni Unite, l'Unep, nel Danubio esiste «un inquinamento di tipo acuto» derivante dalla guerra nei Balcani; nel rapporto viene evidenziato che, «le azioni belliche che hanno causato il maggior danno ambientale hanno interessato le industrie petrolchimiche, industrie chimiche di prodotti plastici e di fertilizzanti e centrali elettriche» e che, «gli sversamenti dei composti chimici, accidentali e volontari hanno, in molti casi seriamente contaminato il terreno, la falda acquifera, i sedimenti e i canali di scolo che dai centri industriali confluiscono nel Danubio o nei suoi immissari, causando un inquinamento di tipo acuto che poi e' sommato all'inquinamento cronico sviluppatosi precedentemente agli eventi bellici»; la gia' difficile situazione del fiume era stata oggetto di attenzione da parte degli organismi internazionali, attraverso il varo prima della Convenzione per la protezione del Danubio (1994) e successivamente del Programma ambientale per il Danubio (1997), mentre il WWF ha lanciato il programma «Danubio Verde» in difesa degli habitat piu' minacciati; l'evento interessa circa 60.000 persone di 40 villaggi ungheresi a cui e' stato consigliato di non venire a contatto con l'acqua del fiume, ed e' stato proibito l'uso dei pozzi situati a meno di 300 metri dalla riva; la sperata ipotesi di diluizione del cianuro con il trascorrere delle ore non si e' verificata e anche in Serbia si sono avuti problemi altrettanto drammatici, costringendo le autorita' di Belgrado a prendere provvedimenti analoghi; secondo alcuni esperti ci vorranno almeno vent'anni per ristabilire l'equilibrio ambientale, ma al momento non e' stata ancora stabilita una strategia per la bonifica delle zone contaminate; al momento non e' ancora del tutto esclusa l'ipotesi che il cianuro contamini le falde acquifere attorno ai fiumi Tibisco e Danubio, da dove molte citta', compresa Belgrado, attingono le risorse di acqua potabile; secondo alcuni esperti i filtri di depurazione in dotazione degli attuali impianti di approvvigionamento idrico dovrebbero essere sufficienti, ma e' evidente che non si puo' fare troppo affidamento sull'efficienza dei filtri di depurazione; secondo il WWF l'onda di cianuro che si e' riversata nel Danubio minaccia una delle piu' importanti riserve naturali d'Europa: il Delta del Danubio, fra le quattro aree palustri piu' importanti d'Europa insieme al Delta del Po, alla Camargue in Francia e al Coto Donana in Spagna; per l'associazione ambientalista sono a rischio inoltre migliaia di uccelli appartenenti alle specie piu' rare come pellicani, spatole, aironi bianchi, cigni e cormorani minori che proprio in questo periodo stanno iniziando a nidificare; complessivamente risultano in pericolo 60 specie di pesci e 300 di uccelli; con tutta probabilita', secondo gli esperti, in primavera i pesci non si riprodurranno, e ci sara' un buco di due generazioni dovuto agli esemplari uccisi e a quelli che non nasceranno. La fauna del Tibisco e' a rischio di totale estinzione, anche perche' la flora e' distrutta, e i pesci sopravvissuti non potranno cibarsi. Sono in pericolo anche gli animali - in primo luogo gli uccelli - che si cibano dei pesci morti; anche chi e' incaricato di raccogliere i pesci morti dal fiume corre seri pericoli: le squadre non sono dotate di sufficienti protezioni, e c'e' il rischio di avvelenamenti; sempre il WWF aveva gia' denunciato la pericolosita' degli impianti minerari dal punto di vista ambientale e aveva chiesto, in occasione di un altro tragico incidente avvenuto in Spagna, una mappa dettagliata delle miniere a rischio e una legislazione piu' severa per evitare simili disastri; secondo il rapporto del WWF esistono siti minerari a rischio in Svezia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna e Italia, paesi nei quali si sono verificati gravi fenomeni di inquinamenti. Non si conoscono poi i metodi di stoccaggio delle sostanze tossiche nelle miniere di Finlandia, Grecia, Austria e Francia. Anche le normative europee sono assolutamente insufficienti di fronte a questa realta' che rischia di mettere in ginocchio i principali corsi d'acqua europei; il Danubio e' il principale fiume dell'Europa, copre 817 mila km2 e attraversa 17 paesi; eventuali danni al suo ecosistema avrebbero gravissime ripercussioni per le ottanta milioni di persone che vivono nel bacino del fiume -: se il Governo non ritenga necessario ed urgente prendere le seguenti iniziative: a) inviare personale tecnico qualificato al fine di monitorare la situazione, studiare la gravita' del fenomeno e ipotizzare la prima possibile strategia di intervento; b) prevedere un intervento della protezione civile per dare il necessario aiuto nella gravissima situazione di emergenza in cui si trovano popolazioni, in alcuni casi duramente provate dagli eventi bellici; c) verificare se e quali situazioni di rischio analoghe siano presenti nel nostro territorio, redigendo una dettagliata mappatura delle zone a rischio e realizzando in tempo programmi di messa in sicurezza delle situazioni di piu' immediato pericolo; d) avviare il coordinamento di tutti i ministeri competenti per la predisposizione di adeguati piani di emergenza e per garantire la dotazione degli strumenti necessari per la loro attuazione. (4-28432)
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SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI 
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