INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18596 presentata da NAPPI GIANFRANCO (DEMOCRATICI DI SINISTRA - L'ULIVO) in data 19980701
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Al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che: sulle questioni della corruzione lo scorso 7 aprile 1998 la Commissione Affari costituzionali del Senato ha ascoltato procuratori e sostituti di varie citta' d'Italia; tra questi il pubblico ministero partenopeo Arcibaldo Miller che ai giornalisti ha dichiarato: "la corruzione a Napoli e' un fenomeno etico che tocca anche elementi estranei alla pubblica amministrazione, ad esempio, il sindacato, il giornalismo, le banche"; della corruzione Miller puo' essere considerato un vero esperto; dal 7 marzo 1994 il sostituto della procura di Napoli viene infatti indagato dai magistrati di Salerno proprio per il reato di corruzione, accusa poi archiviata dal giudice per le indagini preliminari il 10 marzo 1996; il giudice per le indagini preliminari di Salerno Anna Emilia Giordano pur decidendo per l'archiviazione non puo' fare a meno di sottolineare che "a carico di Miller appare ravvisabile un rapporto di conoscenza e frequentazione assidua con Matteo Sorrentino e con i componenti della sua famiglia, rapporto che lo stesso indagato non ha negato e che viene coralmente riferito da piu' fonti tra i quali il pentito Antonio Gamberale oltre al Galasso ed all'Alfieri. E' evidente che siffatto rapporto non era sconosciuto nel circuito criminale del Sorrentino che, anzi, utilizzava le sue conoscenze nell'ambiente giudiziario per accrescere il suo potere in seno al gruppo criminale cui, di volta in volta, aderiva"; un anno dopo i giudici di Salerno si trovano nuovamente davanti Miller; il 27 marzo 1997 infatti nell'ambito del processo ad Armando Cono Lancuba, attualmente in fase dibattimentale davanti alla terza sezione penale del tribunale di Salerno, interrogano Armando de Rosa, ex assessore regionale ed esponente di spicco della corrente DC guidata da Antonio Gava, che (come da atti depositati) descrive con ricchezza di particolari il controllo ferreo esercitato dai politici sugli uffici giudiziari napoletani; "L'onorevole Antonio Gava - dichiara De Rosa - "comandava" la procura della Repubblica e, in particolare, il procuratore Cedrangolo, il procuratore Sant'Elia e il dottor Lancuba, che a sua volta "comandava" nella procura sia per la sua particolare influenza sui colleghi, sia per essere stato diverso tempo all'Ufficio denunce. A mero titolo esemplificativo riferisco che, quando io insistevo con Gava per ottenere giustizia in merito alla mia assurda vicenda processuale, il predetto convoca a casa sua il dottor Lancuba (...): subito dopo Gava mi disse che tutto si sarebbe aggiustato. Tanto e' avvenuto dopo che la corte d'appello aveva annullato la sentenza del tribunale e prima che il dottor Lancuba venisse spontaneamente da me nella mia azienda agricola". i magistrati di Salerno non hanno ritenuto di utilizzare questo interrogatorio in quanto il magistrato Miller e' stato menzionato in un unico episodio, quello dell'incontro a casa di Gava, e non e' dato sapere il contenuto di tale incontro all'esito del quale, secondo il De Rosa, Gava avrebbe assicurato che "tutto si sarebbe aggiustato" e, anzi, appare probabile che nulla si sia concordato in proposito dal momento che lo stesso De Rosa e' stato perseguito e condannato; prima dell'avviso di garanzia per corruzione del marzo 1994 Arcibaldo Miller era gia' stato tra i protagonisti di alcune discusse vicende; nel settembre del 1984 Miller, senza avere dal procuratore capo una delega formale, affianca il collega Antonio Iervolino nelle indagini sulla strage di Torre Annunziata del 26 agosto 1984 e chiede e ottiene di inserire nella gestione delle indagini il collega Armando Cono Lancuba, accusato poi di avere favorito Carmine Alfieri firmandone insieme a Miller il proscioglimento, accusa per la quale Lancuba e' attualmente sotto processo davanti alla terza sezione penale del tribunale di Salerno: nel gennaio 1985 Miller viene coinvolto nella vicenda della casa squillo di via Palizzi gestita da un sedicente avvocato Franco Esposito e da sua madre; dei riflessi negativi della vicenda di via Palizzi Miller e' pienamente consapevole se il 7 aprile 1994 ascoltato dalla prima commissione del Consiglio superiore della magistratura nell'ambito di un procedimento disciplinare attualmente concluso, ammette: "la vicenda mi colpi' molto all'epoca poiche' a quel punto non trattai piu' processi di camorra: ero indicato dalla stampa come uno sfruttatore della prostituzione e quindi non avevo piu' credibilita'. Negli ambienti di camorra essere additati come uno sfruttatore della prostituzione era quanto di piu' negativo potesse essere addebitato ad un magistrato.... per molti anni sono stato a Via Palizzi ed ancora oggi ritengo che parlando di via Palizzi si dia per scontato che io ne sia stato un normale frequentatore nonostante la archiviazione... un clamore tremendo, era il gennaio del 1985 e mi trovai in prima pagina di Repubblica: Miller sfruttava la prostituzione"; Miller ha inoltre percepito parcelle consistenti come giudice collaudatore delle opere realizzate nell'ambito delle ricostruzione post terremoto; in particolare allegate all'agenda del 1985 sequestrata a Miller dai magistrati di Salerno e posta agli atti del citato processo risulta la ricevuta del 28 febbraio 1985 di un compenso di quindici milioni e mezzo pagati al sostituto dal consorzio Novocem; Miller, poi, affiancato da altri tre sostituti, avviera' le indagini sui lavori della ricostruzione soltanto nel 1992; quando finalmente si tiene l'udienza preliminare i reati contestati ai responsabili della Novocem sono oramai avviati alla prescrizione cosi' come i reati contestati ai novanta imputati che con l'ex presidente della giunta regionale Antonio Fantini vengono rinviati a giudizio il 7 ottobre 1997; il quadro finora delineato sulle attivita' e sui rapporti del sostituto procuratore Arcibaldo Miller desta certamente grande allarme, ma l'allarme e' ancora piu' grande se si leggono con attenzione le dichiarazioni rese da Miller ai magistrati di Salerno; "nel Meridione - secondo il dizionario Devoto-Oli "don" e' un appellativo denotante rispetto, riverenza"; il 23 marzo 1994 interrogato dai magistrati salernitani nel corso del citato processo sui suoi stretti rapporti con la famiglia Sorrentino, Miller, sostituto procuratore della Repubblica italiana, per ben sei volte definisce il capo clan "don Matteo Sorrentino", un "rispetto", una "riverenza" che Miller non mostra nei confronti neanche dei suoi colleghi anziani, ne' di nessun altro; dichiara ad esempio Miller, "(...) qualcuno della famiglia Sorrentino, contestualmente a riunioni conviviali anche con il presidente Marino Lo Schiavo e col collega Antonio Esti. So che don Matteo Sorrentino era amico di Marino Lo Schiavo e di Esti Antonio, ma non so se si incontravano in riunioni conviviali". al di la' delle questioni semantiche rimangono le risposte secondo gli interroganti clamorosamente false che Miller da' ai sostituti salernitani; un pentito del clan Marino, Umberto Bernasconi, dichiara ai magistrati che il suo avvocato di fiducia, Raffaele Leone, gli ha detto di essersi giocato a carte con Miller la sua liberta' provvisoria; alla domanda dei sostituti della procura di Salerno Miller risponde perentorio: "Non ho alcun rapporto di frequentazione con l'avvocato Raffaele Leone"; sull'agenda di Miller dell'81 sequestrata dai magistrati salernitani e ora tra gli atti depositati, non sono molti i numeri di telefono degli avvocati, ma l'avvocato Raffaele Leone c'e', e va evidenziato che Miller annota prima il numero di casa dell'avvocato e poi quello dello studio; ai sostituti che gli chiedono di Franco Valdini, titolare dell'hotel Belvedere e uno degli uomini che aveva l'incarico di contattare i giudici per conto dei clan con l'obiettivo di aggiustare i processi, Miller risponde "conoscevo di vista Franco Valdini, gia' titolare dell'albergo Belvedere. Escludo categoricamente di essermi recato, anche una sola volta, al predetto albergo-ristorante a pranzo o a cena. Non mi sembra di essermi mai recato a tale ristorante, anche se non posso escludere, per mero scrupolo, che mi sia potuto trovare di passaggio insieme a qualche carabiniere di scorta a consumare un caffe' ivi"; sull'agenda di Arcibaldo Miller dell'84 (tra gli atti depositati) alla data del 2 maggio e' annotato un appuntamento con Franco Valdini; nella stessa agenda, alle pagine della rubrica telefonica, accanto al nome di Franco Valdini sono annotati due numeri e il primo e' proprio quello dell'hotel Belvedere; Franco Valdini e' sequestrato da sconosciuti e il 24 gennaio 1987 il suo corpo carbonizzato viene ritrovato alle falde del Vesuvio; negli anni ottanta, non sono soltanto "don" Matteo Sorrentino e Franco Valdini a tessere i rapporti con i giudici per conto dei clan; c'e' anche Mimmo Sarmino figlio di Francesco, titolare di una agenzia di pompe funebri a Ercolano; ai sostituti di Salerno Miller dichiara: "non conosco Sarmino Francesco, esercente di una ditta di pompe funebri con varie filiali. Ho invece conosciuto il figlio Mimmo Sarmino perche' presentatomi dal collega Lancuba negli uffici della procura. Preciso infatti che io sono stato per circa cinque anni (forse dal 1983 al 1987/88) nella stessa stanza insieme ai colleghi Romis e Lancuba e per brevi periodi anche con altri. Ricordo che saltuariamente Mimmo Sarmino veniva a trovare in ufficio il collega Lancuba"; nel rispondere ai magistrati di Salerno la memoria di Miller accusa qualche colpo a vuoto: nelle agende del sostituto procuratore infatti il nome di Sarmino ricorre spesso; ad esempio nell'agenda del 1988 il 6 aprile alle ore 20, e' annotato "telefonare Mimmo Sarmino 7395181"; il 20 aprile, alle 20, e' cerchiato "Mimmo Sarmino"; il 23 aprile sempre in serata c'e' scritto "telefonare Mimmo": il 10 maggio alle 16 "telefonare Mimmo Sarmino"; va inoltre segnalato che anche i rapporti con Francesco Sarmino, il padre di Mimmo, non dovevano essere del tutto inesistenti se nella rubrica telefonica di Miller del 1994 sotto la voce Mimmo Sarmino, che pero' e' morto da tre anni, e annotato il numero di telefono; il 31 luglio 1991 Mimmo Sarmino, insieme a Giuseppe Ruocco, viene ucciso in un agguato di camorra -: se sia stato aperto un procedimento disciplinare nei confronti di un magistrato che ormai da quindici anni si caratterizza per comportamenti deontologicamente piu' che discutibili e per rapporti ripetuti e, in alcuni casi, assai stretti con elementi molto vicini alla criminalita' organizzata o addirittura con esponenti di spicco dei clan camorristici; ed in ogni caso quali siano le valutazioni rispetto ai fatti descritti e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare. (4-18596)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18596 presentata da NAPPI GIANFRANCO (DEMOCRATICI DI SINISTRA - L'ULIVO) in data 19980701
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
BONITO FRANCESCO (DEMOCRATICI DI SINISTRA - L'ULIVO)
ALTEA ANGELO (DEMOCRATICI DI SINISTRA - L'ULIVO)
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2014-05-15T11:44:59Z
4/18596
NAPPI GIANFRANCO (DEMOCRATICI DI SINISTRA - L'ULIVO)