INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16818 presentata da TASSI CARLO (MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO - DESTRA NAZIONALE) in data 19930727
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Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri per la funzione pubblica, della difesa e di grazia e giustizia. - Per sapere: se sia noto al Governo e ai ministri interrogati per la loro specifica competenza anche tramite i loro uffici periferici che con la legge 11 luglio 1978, n. 382, "norme di principio sulla disciplina militare" approvato con decreto del Presidente della Repubblica 18 luglio 1986, n. 545 venivano, tra l'altro, fissati i diritti e i doveri dei superiori e dei subordinati nelle Forze armate. Con l'approvazione del Ministro della difesa pro tempore, il 1^ giugno 1990 veniva diramata la pubblicazione "Norme unificate per la concessione delle licenze ai militari dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica". Il maggiore Antonio Capponi, Ufficiale dei Granatieri, proveniente dai corsi regolari dell'Accademia militare di Modena, con valutazioni sempre eccellenti, vincitore del concorso per l'ammissione al 111^ Corso Superiore di Stato Maggiore (SM) presso la Scuola di guerra di Civitavecchia, dopo aver brillantemente superato un corso alla Scuola Lingue Estere dell'Esercito, veniva li' inviato e vi conseguiva il titolo "Scuola di Guerra" nel giugno 1990. Effettivo all'Ufficio Operazioni dello Stato Maggiore dell'Esercito (SME) e valutato eccellentemente per il suo rendimento, dopo aver ricevuto anche un encomio dall'attuale Sottocapo di SME, Generale CA Mario Buscemi, durante il citato Corso Superiore di SM, veniva chiamato da alcuni superiori e avvertito che sarebbe stato penalizzato nella graduatoria finale e allontanato dallo Stato Maggiore dell'Esercito in relazione ad una dolorosissima vicenda familiare che lo vedeva contrapporsi alla ex moglie Aureliana Del Commoda, in difesa del figlio Andrea. Sin dal luglio 1988, il maggiore aveva presentato alla Procura della Repubblica di Roma una denuncia, nei confronti della moglie Aureliana Del Commoda, per maltrattamenti del figlio Andrea, aveva tenuto con se' il bambino, le cui condizioni di salute erano gravemente compromesse e aveva chiesto l'intervento della Autorita' Giudiziaria, continuando a svolgere il proprio lavoro. La signora Del Commoda e' la cugina, secondo quanto risulta all'interrogante, di uno dei piu' alti esponenti della massoneria, cioe' del sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato, l'avvocato Augusto De Megni, appartenente al Grande Oriente d'Italia e gli stessi legali della Signora, risulterebbero all'interrogante, appartenenti alla massoneria, il dominus, infatti e' il sovrano Grande ispettore per la Puglia, avvocato Enrico Palmi della Commissione giuridica del Grande Oriente d'Italia. Il maggiore Capponi non ritenendo giusto essere penalizzato nell'ambito del lavoro, per questioni private, chiedeva rapporto al suo superiore, l'attuale Comandante dell'Arma dei Carabinieri e allora Sottocapo di SME, generale Federici che, comunque, non voleva spiegare i motivi di un tale trasferimento e del penalizzante quanto ingiustificato allontanamento dallo Stato maggiore dell'esercito. Nel giugno 1990, quindi, il maggiore Capponi, a norma dell'articolo 39 del Regolamento di disciplina militare, chiedeva di conferire, prima con il Capo di SME, Generale CA Goffredo Canino e poi il Ministro della difesa pro-tempore, ma gli veniva risposto che vi era da attendere mesi e mesi e intanto doveva assumere servizio nella nuova sede. Il maggiore Capponi veniva addirittura invitato a rinunciare alla sua legittima pretesa: gli veniva preannunziato che avrebbe pagato cara la sua insistenza e, contestualmente, gli veniva offerta un auto di servizio e un orario molto ridotto di lavoro, ma non la prosecuzione dell'impiego allo Stato Maggiore dell'Esercito. Ad evitare le lunghissime attese di rapporto, il maggiore Capponi faceva sapere al ministro pro-tempore che aveva presentato richiesta di conferire e questi, in ottemperanza della legislazione vigente, lo riceveva immediatamente nel luglio 1990. Durante il colloquio lo stesso Ministro mostrava al maggiore Capponi le lettere della Del Commoda che pretendevano che l'Ufficiale fosse allontanato dallo Stato Maggiore dell'Esercito, per danneggiarlo, e assicurava il suo personale interessamento affinche', come previsto dalla legge, le questioni private non interferissero sulle questioni di servizio e assicurava che in sede di quel colloquio, gia' chiesto, con il capo di SME, la questione sarebbe stata esaminata e risolta, ma purtroppo di li' a qualche giorno, il Ministro si sarebbe dimesso. Il Capo di SME, dimessosi il Ministro della difesa pro-tempore si rifiutava di ricevere il maggiore Capponi contrariamente a quanto previsto dagli articoli 21 e 39 del Regolamento di disciplina militare e di quanto assicurato all'Ufficiale dallo stesso Ministro, assicurazioni, peraltro, non certo di favore, ma assolutamente legittime e tese al rispetto della legislazione vigente. Il Comando Regione Militare Centrale, intanto, aveva concesso al maggiore Capponi una licenza straordinaria per motivi di carattere privato in relazione alla necessita' dell'Ufficiale di seguire il bambino e di proteggerlo da nuovi maltrattamenti. Nonostante il fatto che l'Ufficiale avesse usufruito solo in minima parte di tale tipo di licenza, regolarmente prevista dalle norme sulla concessione delle licenze, in vigore, improvvisamente, immotivatamente ed illogicamente, nell'ottobre 1990, dopo la comunicazione del Capo di stato maggiore dell'esercito che formalizzava il rifiuto a ricevere l'Ufficiale, il Comando sospendeva la concessione, disconoscendo ogni diritto del maggiore Capponi, in virtu', a parere dell'interrogante, di un pretestuoso, assoluto ed insindacabile esercizio di un non meglio precisato, "apprezzamento discrezionale" (cosi' definito dal Comandante della Regione militare centrale in un atto ufficiale), affatto previsto dalle norme citate, e pretendeva il rientro immediato dell'Ufficiale. Proprio lo stesso giorno la Del Commoda tentava di sottrarre il bambino al padre, prelevandolo dalla Scuola "Cristo Re" di Roma, nella certezza evidente del "richiamo in servizio" dell'Ufficiale, un episodio molto simile a quanto era gia' avvenuto nel febbraio 1990 a Civitavecchia e che lascia, in via deduttiva, presumere un costante accordo tra Autorita' militari e la signora Del Commoda, o altri che la difendono e proteggono, in danno del bambino e del maggiore Capponi. L'ufficiale, sempre rispettoso del regolamento, prontamente comunicava l'impossibilita' a rientrare e contemporaneamente impediva alla madre di sottrarre il figlio, ma il Comando provvedeva a denunciare il maggiore Capponi per diserzione, disconoscendo improvvisamente, illogicamente e immotivatamente la presenza di quel "giusto motivo" di assenza, ritenuto valido sino al giorno prima e che e' elemento costitutivo del reato. La Procura della Repubblica presso il Tribunale militare di Roma, conosciuti i fatti qui indicati, trasmetteva, gia' nell'ottobre 1991, copia degli atti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Roma in merito a comportamenti che potevano integrare ipotesi di reati comuni a carico di diversi ufficiali del Comando regione militare centrale e del Ministero della difesa in danno del maggiore Capponi, ma non sembra che sia ancora stata svolta alcuna indagine. I fatti successivi hanno, a parere dell'interrogante, risvolti persino farseschi: il maggiore Capponi frequentava saltuariamente l'Ufficio e ha anche ricevuto ed eseguito degli ordini dal Comando regione militare centrale, ma le informative alla Procura della Repubblica presso il Tribunale militare lo davano sempre disertore, sino al 1991, quando lo stesso Comando concedeva di nuovo la "licenza straordinaria per motivi di carattere privato", ritenendo validi e giusti quegli stessi identici motivi per i quali, due mesi prima, la licenza era stata negata e l'ufficiale denunciato per diserzione. Il Capo di stato maggiore esercito, dopo l'ennesima richiesta di rapporto e dato l'intervento di un deputato che gli chiedeva il rispetto della normativa vigente, nel marzo 1991 riceveva il maggiore Capponi, riconosceva le sue ragioni, ma in presenza di un procedimento penale demandava ogni accertamento alla Magistratura, e rimandava all'esito del procedimento la questione relativa all'assurdo trasferimento e allontanamento dallo Stato maggiore esercito. Il maggiore Capponi, nel giugno 1991, veniva sospeso dall'impiego, in pendenza del procedimento penale e seppur reintegrato provvisoriamente, nell'ottobre 1991, dal TAR Lazio, l'Amministrazione militare non ottemperava alla riassunzione comunicandogli, nel marzo 1992, nuovamente la sospensione. Il TAR Lazio, dopo aver chiesto inutilmente la documentazione inerente la vicenda, nel novembre 1992, trasmetteva gli atti alla Procura della Repubblica di Roma in ordine ad eventuali reati dell'Amministrazione della difesa, e accoglieva la domanda incidentale contro la sospensiva dell'ufficiale, ma questi, comunque, non veniva richiamato in servizio. Il maggiore Capponi, come parte offesa, chiedeva immediatamente alla Procura della Repubblica presso la Pretura di Roma, il sequestro di tutta la documentazione riguardante la vicenda, ma non sembra che sia stato ancora assunto alcun provvedimento, a distanza di 8 mesi, cioe' oltre i limiti previsti dal codice di procedura penale per le indagini preliminari. Inoltre il maggiore Capponi, con il titolo "Scuola di guerra" aveva acquisito i cosi' detti "vantaggi di carriera", gia' nel giugno 1990, e avrebbe dovuto essere promosso tenente colonnello, ma l'Amministrazione (senza comunicare nulla - in violazione della legge sullo stato degli ufficiali) non promuoveva l'ufficiale, disconoscendogli il diritto gia' acquisito (i fatti a lui contestati sono successivi al conferimento del titolo, di almeno sei mesi). Il maggiore Capponi, nell'ottobre 1992 con l'ultima riassunzione disposta dal TAR Lazio chiedeva di conferire, a norma di regolamento, con il Ministro della difesa pro-tempore, ma il Ministro, alcuni mesi dopo, rispondeva che non intendeva ricevere l'ufficiale. Tale ipotesi non e' contemplata dalla legislazione vigente, essendo previsto invece che qualunque militare puo' chiedere di conferire con il Ministro della difesa e tale autorita' puo' sentire personalmente l'istante ovvero puo' delegare altra autorita', ma non puo' respingere la domanda, in nessun caso. Il maggiore Capponi ha segnalato il fatto alla Procura della Repubblica e inviato, recentemente, in plico chiuso, come e' previsto dal regolamento di disciplina militare, una nuova domanda all'attuale Ministro della difesa, pregandolo di riesaminare la precedente illegittima decisione. Altro aspetto che lascia profondamente perplesso l'interrogante e' il fatto che sullo stipendio dell'ufficiale, gia' ridotto al 50 per cento per la sospensione dall'impiego, vengano operate trattenute, di volta in volta diverse, come un normale stipendio, anche sulla base di semplici lettere della Del Commoda, che riducono incredibilmente le competenze mensili, anche a lire 85 mila mensili, come accaduto nel gennaio e febbraio 1992 in violazione degli articoli 8 e 23 della legge 898/1970, come modificata dall'articolo 12 della legge 74/1987. Nel luglio-agosto 1992, addirittura, dei Carabinieri di Perugia hanno chiesto al Comandante del distretto militare di Roma di "trattenere" in una stanza l'ufficiale sino al loro arrivo, senza alcun ordine dell'Autorita' giudiziaria, impedendo cosi' che l'ufficiale potesse recarsi al Distretto a ricevere lo stipendio; se i fatti di cui sopra risultino rispondenti o meno al vero; se e quando il Ministro della difesa intenda ricevere il maggiore Capponi, in ottemperanza delle norme vigenti e, data la situazione, se non ritenga necessario evitare di avvalersi della possibilita' di delega, ascoltando personalmente l'istante; se non ritengano di aprire una formale inchiesta per accertare l'effettivo svolgersi dei numerosi fatti esposti che lasciano intravedere una serie di comportamenti non conformi alle disposizioni di legge da parte di diverse Amministrazioni, perpetrate in pregiudizio del maggiore Antonio Capponi; se non ritenga il Ministro della difesa di aprire una formale inchiesta in ordine all'immotivato allontanamento dell'ufficiale dallo Stato maggiore dell'esercito al fine di accertare eventuali responsabilita' ed eventuali interferenze di persone estranee all'Amministrazione della difesa. (4-16818)
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