INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15144 presentata da SERVODIO GIUSEPPINA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20120229

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-15144 presentata da GIUSEPPINA SERVODIO mercoledi' 29 febbraio 2012, seduta n.595 SERVODIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che: la Telecom Italia spa e' una societa' che distribuisce annualmente ingenti utili ai propri azionisti e compensi milionari ai propri manager; dal 2000 ad oggi la societa' Telecom Italia ha effettuato 17 cessioni di «ramo d'azienda» che hanno visto coinvolti circa 5.500 lavoratori in tutta Italia; tutte le societa' cessionarie, in tempi brevissimi dopo le cessioni, hanno attivato le procedure previste per il ricorso a cassa integrazione, mobilita' e contratti di Solidarieta', arrecando pertanto gravi danni al personale coinvolto, forti riduzione di occupazione e grande esborso di denaro pubblico; oltre l'80 per cento circa dei ricorsi legali presentati dai lavoratori contro le cessioni di ramo d'azienda, e' stato giudicato illegittimo da parte dei tribunali d'Italia, in almeno 30 sentenze di corte d'appello di varie sedi d'Italia (Milano, Roma, Venezia, Napoli, Ancona, L'Aquila, Bari eccetera) e con una sentenza di Corte di cassazione; alla luce di tali pronunciamenti, si puo' dedurre che di fatto tutti i lavoratori «ceduti», anche coloro che non hanno agito in giudizio, hanno subito una cessione dichiarata illegittima dai giudici. Cio' nonostante, la Telecom Italiana spa non reintegra i lavoratori nel legittimo posto di lavoro se non dopo pronuncia della Corte di Cassazione. Visti i noti tempi per ottenere un pronunciamento giurisdizionale, appare importante sottolineare gli enormi disagi, economici e psicologici, cui sono sottoposti da anni tutti i lavoratori che si sono visti passare da una societa' come Telecom Italia, a societa' «fantasma» o scatole vuote, create appositamente all'interno di grossi gruppi imprenditoriali il cui unico scopo appare all'interrogante quello del profitto facile garantito dalle commesse milionarie di Telecom Italia, e che aumenta ad ogni riduzione dei lavoratori; le suddette operazioni hanno comportato non solo l'esternalizzazioni di attivita', ma anche continui trasferimenti di rami d'azienda (e di aziende o di proprieta' di quote azionarie), spesso intrecciati tra loro. Infatti, in molti casi, le cosidette Newco, sono state partecipate da grandi gruppi societari consolidati sul mercato (Tnt Post, Pirelli, Comdata, Savarent, Accenture, Manutencoop, Hp) che non si sono mai assunti la responsabilita' diretta nei confronti dei dipendenti delle societa' cessionarie, pur governando le attivita' e le sorti delle precedente societa'; in particolare, si segnala il caso della societa' Telepost spa, (cessionaria del ramo di azienda denominato document management dal 2004), in relazione alla quale, all'indomani dell'acquisizione dell'intero pacchetto azionario da parte della societa' Manutencoop (ottobre 2011), e' stata disposta (con decorrenza 1 o marzo 2012) la chiusura di tutte le sedi del territorio nazionale ad eccezione dei due poli di Milano e di Roma, la collocazione in cassa integrazione o in mobilita' di 125 su 167 dipendenti della stessa, tramite una procedura sindacale condotta con modalita' che appaiono poco trasparenti; la societa' Manutencoop ha tenuto analoga condotta anche nel caso dell'acquisizione della societa' Mp Facility, dimezzandone il numero degli addetti ex Telecom, a seguito di una operazione di fusione con la societa' MCB. Il tutto a danno dei lavoratori e delle loro famiglie, scaricando i relativi costi dei presunti esuberi di personale sullo Stato attraverso un uso piu' che discutibile degli ammortizzatori sociali richiesti (cassa integrazione guadagni straordinaria seguita da mobilita'), utilizzati non per fronteggiare situazioni contingenti, cosi' come nella previsione della legge 223 del 1991, ma per far fuoriuscire definitivamente dal mondo del lavoro gli ex dipendenti di Telecom Italia spa e registrare piu' ampi margini di profitto; a decorrere dal prossimo primo febbraio, a seguito del mancato rinnovo della commessa di Ceva Logistics da parte di Telecom Italia, verranno collocati in mobilita' coma i 38 lavoratori ex Telecom attualmente in servizio presso la stessa. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali non ha avuto nemmeno la possibilita' di erogare la cassa integrazione guadagni straordinaria, poiche' tale cessione e' stata definitivamente giudicata illegittima con una recente sentenza della Corte di Cassazione (febbraio 2011) e, nonostante cio', la Telecom ha deciso la «reinternalizzazione» dell'attivita' ceduta, ma non i propri lavoratori -: di quali elementi disponga il Governo in merito alle vicende sommariamente esposte in premessa; quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di assicurare il pieno rispetto della normativa in materia di cessione di ramo d'azienda e in materia di corretto utilizzo degli strumenti di sostegno del reddito per i lavoratori interessati da processi di ristrutturazione aziendale o messa in mobilita' di un grande gruppo industriale quale la Telecom; se non ritengano utile attivare apposite sedi di confronto con i rappresentanti del gruppo Telecom e con le organizzazioni sindacali, al fine di definire un processo di gestione di eventuali iniziative di riorganizzazione aziendale che scongiuri pratiche improprie e inevitabili contenziosi giurisdizionali. (4-15144)
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