INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12593 presentata da JANNONE GIORGIO (POPOLO DELLA LIBERTA') in data 20110706
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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-12593 presentata da GIORGIO JANNONE mercoledi' 6 luglio 2011, seduta n.496 JANNONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che: secondo una lunga ricerca sul territorio condotta dall'Ires (Istituto ricerche economiche e sociali), in Italia esistono quindici province «a rischio di conflittualita' sociale»: tre in Campania, tre in Puglia, due in Calabria e ben sette in Sicilia. Incubatrici di tensioni economiche e sociali, che potrebbero esplodere in rivolte e scontri tra immigrati e italiani, come accadde a Rosarno nel gennaio 2010. «Le nuove Rosarno - scrivono i ricercatori - si possono riscontrare in diversi territori del nostro Paese: il combinato disposto di sfruttamento, mancato sviluppo e corruzione della piana di Gioia Tauro e di Rosarno costituiscono una sorta di paradigma di quello che potrebbe accadere in molte altre realta'. Quanto e' emerso dopo la rivolta dei lavoratori africani ha posto l'attenzione sia sulle gravi forme di sfruttamento lavorativo e degrado sociale in cui versa una considerevole parte di lavoratori in questo Paese - e si tratta soprattutto di immigrati - sia sull'assenza di adeguate politiche locali e nazionali in materia di accoglienza, lavoro e sviluppo, che porterebbero a ridurre, almeno in parte, i rischi potenziali di conflitto sociale»; le quindici province italiane «a maggior propensione rischio di conflittualita' sociale» sono nell'ordine: Caserta, Crotone, Napoli, Siracusa, Ragusa, Caltanissetta, Reggio Calabria, Salerno, Catania, Trapani, Foggia, Taranto, Palermo, Agrigento e Lecce. La mappa del rischio incrocia quattro indici, quali fattori anticipatori dei conflitti. Il primo e' l'indice di sviluppo occupazionale che esprime la capacita' del mercato di offrire lavoro, garantirne la sicurezza e, limitatamente ai settori agricolo e delle costruzioni, rispettare le regole contrattuali (in questo caso e' Crotone la provincia peggiore). Segue l'indice di sviluppo economico che misura la ricchezza prodotta (il record negativo spetta qui alla provincia di Enna). Nell'indice della qualita' sociale, la provincia piu' a rischio e' invece quella di Taranto. Infine l'indice di qualita' dell'insediamento della popolazione immigrata vede primeggiare negativamente Caserta; la ricerca Ires tiene conto anche di altri parametri. Secondo il rapporto annuale dell'European Network Against Racism per esempio, in Italia il 65 per cento dei lavoratori stagionali vive in baracche, il 10 per cento in tende e solo il 20 per cento in case in affitto. Sono lavoratori fondamentali per l'economia agricola soprattutto nelle regioni meridionali, eppure nella maggior parte dei casi sono costretti a vivere in condizioni disumane, senza acqua, luce e cure mediche, con paghe che non superano i 25 euro giornalieri. Il rischio di conflitti nasce dunque dallo sfruttamento, che non colpisce pero' solo gli immigrati. «Se io vado in un cantiere - spiega nella ricerca Mario Martucci, segretario generale Fillea di Caserta - appena entro se ci sono 10 operai, ne scappano 9, perche' non sono in regola. Poi, quando si accorgono che sono un sindacalista e non un ispettore del lavoro, allora vengono da me e mi raccontano la loro condizione. Questo avviene appunto sia tra gli italiani che tra gli stranieri e dobbiamo sfatare il mito per cui sono solo gli immigrati a essere sfruttati per via del permesso di soggiorno e simili: lo sfruttamento qui riguarda e coinvolge tutti» -: quali interventi il Ministro intenda adottare al fine di contrastare l'aggravarsi della situazione sociale e civile nelle aree delle province sopracitate, contrastando il lavoro nero e l'illegalita', ma nel contempo garantendo assistenza alle fasce piu' deboli della popolazione. (4-12593)
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