INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12380 presentata da JANNONE GIORGIO (POPOLO DELLA LIBERTA') in data 20110620
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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-12380 presentata da GIORGIO JANNONE lunedi' 20 giugno 2011, seduta n.488 JANNONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che: l'universita' degli studi di Bergamo, all'interno della kermesse di incontri di «Unibergamorete», ha anticipato i dati del rapporto Stella 2011 che verranno presentati tra qualche settimana a livello nazionale. Dalle anticipazioni emerge che, se la media dei laureati nel settore pubblico puo' contare, a un anno dal conseguimento del titolo di studio, uno stipendio tra i 750 e i mille euro al mese, quelli nel privato se la cavano meglio con una mensilita' tra i 1.000 e i 1.250 euro; il dato confortante e' che lo stipendio non e' diminuito rispetto all'anno precedente alla crisi. Per i laureati bergamaschi pero' la buona notizia e' che a 12 mesi dalla laurea, hanno un impiego 84,3 laureati su 100 in possesso di un diploma di laurea triennale e 84,6 laureati su 100 con laurea specialistica. Un numero consistente soprattutto se si conta che la media lombarda e', rispettivamente, intorno a 83,4 e 83,6 - quindi leggermente inferiore - e addirittura la situazione italiana e' intorno al 75,1 e 78 su 100 per triennalisti e specialisti. La maggior parte dei laureati bergamaschi sono impegnati nel settore privato, soprattutto quelli che hanno seguito un percorso in ingegneria mentre il pubblico resta un ottimo canale di ingresso per insegnanti e percorsi giuridici. La ricerca - ha spiegato Silvia Biffignandi, direttore del Centro di analisi statistiche e indagini campionarie di ateneo - ha rilevato l'inserimento lavorativo nel 2009 dei laureati 2008: si tratta di un campione piuttosto significativo. In tutto sono stati contattati infatti 2.127 laureati, circa il 50 per cento del totale. La ricerca riguarda poi in totale 31.430 laureati principalmente lombardi (20 mila) ma anche di altre citta' come Pisa, Napoli e Palermo. L'anno e' quello della crisi economica per cui la ricerca misura la tenuta del territorio sull'occupazione giovanile in un periodo di difficolta' generale; se si analizza il dato complessivo dell'ultima indagine con quelle realizzate negli anni precedenti, si nota che la crisi ha inciso anche sull'occupazione dei laureati, ma non in modo cosi' preoccupante: si e' passati, almeno sulla carta, da nove laureati su dieci impiegati a un anno dalla laurea a poco piu' di otto laureati su dieci. Una variazione sensibile ma non allarmante. Da notare che, nel frattempo, e' aumentato il numero di coloro che studiano, dal 31,4 per cento al 32,4 per cento: chi non trova lavoro quindi continua ad investire sulla propria formazione culturale e professionale. Preoccupante invece il numero di coloro che non studiano e non lavorano, raddoppiati in tre anni (dal 3,1 per cento al 7,2 per cento del totale dei laureati). Per quanto riguarda gli sbocchi professionali - ha sottolineato Biffignandi - gli orientamenti dell'ateneo bergamasco sembrano incrociare bene le richieste del territorio: trovano lavoro infatti 91 giovani ingegneri su 100 ma anche l'88,7 su 100 dei laureati in materie economiche. Piu' difficile per l'ambito letterario ma non per l'insegnamento con 92 impiegati su 100; infine la ricerca prende in considerazione la situazione a tre anni dalla laurea: anche qui il dato sembrerebbe confortante. Il 93,4 per cento di coloro che lavoravano dopo la laurea nel 2007, continuano a lavorare. Il 73,9 per cento di chi era in cerca di lavoro ha trovato un posto e il 58,1 per cento di chi studiava ha trovato una collocazione professionale. Resta ancora in cerca di un lavoro il 14,3 per cento di chi cercava tre anni fa e il 29,9 per cento continua a studiare. Per Giovanni Chiabrera, responsabile del progetto Fixo per Italia Lavoro, l'agenzia tecnica del ministero del lavoro, bisogna pero' puntare su un ingresso alla prima retribuzione in eta' meno avanzata: oggi il primo stipendio e' intorno ai 26-27 anni. «Per abbassare la media dell'eta' d'ingresso al mondo del lavoro - ha spiegato - bisogna puntare su l'alto apprendistato». Anche Enrico Zucchi, assessore provinciale all'Istruzione, formazione, lavoro e sicurezza, ha anticipato i dati appena censiti degli avviamenti professionali in Bergamasca. Un breve excursus su numeri che verranno analizzati con le parti sociali e gli addetti ai lavori e presentati insieme a un piano di sviluppo locale. Intanto il dato sottolinea un calo degli avviamenti professionali passati da 135 mila persone a 106 mila dal 2007 al 2010. Diminuiscono poi i contratti a tempo indeterminato (dal 41,22 per cento al 28,98 per cento in tre anni), i tempi determinati sono aumentai dal 32,13 per cento al 39,36 per cento. Crollo per l'apprendistato dall'8,33 al 5,95 per cento mentre crescono gli interinali passati dall'8,23 per cento al 13,46 per cento -: quali interventi i Ministri intendano adottare al fine di creare una proficua sinergia fra le universita' e le esigenze lavorative del territorio in cui sono ubicate, per un migliore inserimento degli studenti nel mercato del lavoro come accaduto a Bergamo. (4-12380)
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