INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11900 presentata da PALAGIANO ANTONIO (ITALIA DEI VALORI) in data 20110517

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-11900 presentata da ANTONIO PALAGIANO martedi' 17 maggio 2011, seduta n.473 PALAGIANO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che: a Catania, il 7 febbraio del 2006, dopo aver ingerito una polpetta adulterata da una concertazione altissima di solfiti, una ragazza di 22 anni e' entrata in coma in seguito ad uno shock anafilattico. Oggi, purtroppo, si trova in stato vegetativo permanente; i solfiti, usati nei cibi come conservanti, su alimenti come la carne, hanno un effetto subdolo: non bloccano il processo di putrefazione, ma mantengono il colorito delle carni fresche per un periodo piu' lungo. Queste carni si presentano, quindi, di aspetto piu' invitante, ingannando i consumatori sulla loro qualita'; in Sicilia, i campioni sospettati di adulterazione pervengono, da tutte le aziende sanitarie provinciali, all'Istituto zooprofilattico di Palermo - Area Chimica e tecnologie alimentari - per essere sottoposti alle necessarie analisi; l'IZS di Palermo, cosi' come tutti gli altri istituti zooprofilattici sperimentali italiani, ha il compito, tra gli altri, di assicurare puntuali verifiche per la salute degli alimenti e dell'ambiente, al fine di tutelare la salute dell'uomo; a seguito del grave episodio del 2006 e di alcune denunce da parte della famiglia, i consulenti tecnici della procura di Catania hanno appurato che presso l'istituto zooprofilattico sperimentale di Palermo si utilizzava, per la ricerca dei solfiti nelle carni, un metodo obsoleto e non idoneo; in particolare, essi riferivano che «laddove invece l'IZS (Istituto Zooprofilattico Sperimentale) di Palermo era pervenuto ad esiti negativi quanto alla presenza di solfiti, i consulenti del P.M. spiegavano cio' con il fatto che gli operatori dell'IZS avevano utilizzato un metodo non idoneo (cromatografia ionica, secondo il rapporto di prova n. 12374 del 14.2.06), che operando in fase acquosa ed alla presenza di aria, consente il passaggio del solfito di sodio ad anidride solforosa, con la conseguenza che l'anidride solforosa - volatile gia' in fase di estrazione - tende a disperdersi senza che le apparecchiature siano in grado di rilevare i solfiti»; secondo i consulenti tecnici dell'universita' di Catania che hanno effettuato gli approfondimenti del caso, nella carne ingerita dalla giovane donna i solfiti erano presenti in grande quantita': circa 10.700 mg/chilogrammo e cioe' un valore oltre mille volte superiore alla soglia critica di 10 mg/chilogrammo che scatena la reazione allergica. Il caso si e' chiuso con la condanna del macellaio; i solfiti, dunque, non sono stati rilevati nelle carni a causa dell'inadeguatezza dei metodi utilizzati dall'IZS, nonostante fossero realmente presenti, ed anche in notevoli quantita', nei campioni analizzati; dal 2006, inoltre, la giovane donna, vittima dell'avvelenamento, e' assistita esclusivamente dalla sua famiglia presso il proprio domicilio, a causa della mancanza di posti letto nelle, gia' poche, strutture presenti nella regione, che siano in grado di garantire assistenza ai pazienti che si trovano in stato vegetativo permanente e alle loro famiglie. Una mancanza, questa, che colpisce maggiormente le regioni del Sud rispetto al Nord, ma che di certo interessa tutto il sistema sanitario nazionale, il quale, per lo piu' a causa dell'assenza di fondi adeguati e di continui tagli, non riesce a garantire assistenza a chi ne avrebbe piu' bisogno -: se il Ministro sia a conoscenza dei fatti suesposti e se non intenda verificare, al fine di tutelare la salute dei cittadini e per quanto nelle sue competenze, se il metodo per l'analisi delle carni utilizzato dall'IZS di Palermo sia stato modificato a seguito del grave episodio del 2006, al fine di svolgere adeguatamente quel controllo della salute e qualita' degli alimenti di origine animale di cui e' responsabile nel Sistema sanitario nazionale.(4-11900)
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