INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09713 presentata da ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20101125

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-09713 presentata da ELISABETTA ZAMPARUTTI giovedi' 25 novembre 2010, seduta n.402 ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro della difesa, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che: secondo quanto risulta da archivi militari britannici (National Archives: dossier WO 188/685) e fonti bibliografiche attendibili (Infield, Glenn B., Disaster at Bari, The Macmillan, New York, 1971; Atkinson Rick, The Day of the Battle: The War in Sicily and Italy, 1943-1944, Henry Holt and Company, New York) sarebbero state inabissate davanti alla costa pugliese a partire dal dicembre 1943 fino a tutto il 1946 centinaia di migliaia di tonnellate, di ordigni bellici a caricamento convenzionale ed a caricamento speciale, i quali ultimi contenenti yprite, adamsite, lewisite, fosforo bianco, arsenico, acido solforico, cianuro, cloruro di pricrina, cloruro di cianogeno, e altro, in tutto 26 tipi di veleni diversi; secondo documenti tratti dai predetti archivi militari e dell'Archivio di Stato di Bari, come anche dall'articolo di Gianni Lannes «Un mare pieno di bombe» pubblicato sul n. 49 di Diario 7 dicembre 2001 pagine 22-23, tali inabissamenti hanno interessato anche la costa di Manfredonia, Vieste, Ortona, Pescara, Teramo, Pesaro, Rimini, Ischia, Aviano, il lago di Garda, ed altri siti ancora; gia' a partire dal 1970 i primi ordigni e fusti contenti tali sostanze, hanno rilasciato lentamente il loro contenuto mortale, nei fondali e nelle acque antistati la costa del medio e basso Adriatico, come in altri siti secondo campioni sottoposti ad analisi tossicologiche (Nave Calypso); nel 1999 lo studio Achab dell'Icram aveva evidenziato tali anomalie; in particolare, a partire da 1998, progressivamente e' scomparso il pesce stanziale dei litorali pugliesi ed e' rimasto imbrigliato nelle reti dei pescatori solo pesce migratore, anch'esso in quantita' molto ridotte; sui fondali le alghe e la posidonia oceanica dell'area antistante la costa molfettese che fa parte integrante del «Parco nazionale della Posidonia Oceanica San Vito di Barletta» sono assenti del tutto; secondo una documentata inchiesta giornalistica di Gianni Lannes, pubblicata dal settimanale Left (Avvenimenti) il 16 marzo 2007 (numero 11, pagine 14-26) dal 1946 a tutt'oggi numerosi pescatori sono risultati vittime di incidenti in mare a causa di predetti ordigni; altri piu' recentemente hanno cominciato ad avvertire forti bruciori agli occhi durante le battute di pesca, con occhi gonfi che lacrimano, offuscamento della vista, mani e zone esposte all'acqua che si spaccano e si riempiono di bolle piene di siero, che diventano, nei giorni successivi, dolorosissime. Inoltre avvertono problemi respiratori. Dopo una giornata di pesca i marinai di Molfetta sono costretti a rimanere a letto molti giorni, circa venti, perche' non hanno forze e perche' non si reggono in piedi. A bordo, quando le reti sono sul ponte ad asciugare con la barca attraccata, essi non possono fermarsi nemmeno dieci minuti, perche' gli occhi cominciano a lacrimare e bruciano. Inoltre, compaiono difficolta' respiratoria con dispnea e cianosi. I pescatori devono fare dieci minuti a bordo e venti a terra, per riprendersi dalle esalazioni che le reti da pesca emanano; alcune volte, le reti, una volta salpate a bordo, prendono fuoco spontaneamente e incomprensibilmente. Inoltre, molti pescatori quando salpano le reti a bordo, perdono conoscenza inaspettatamente e misteriosamente; e' stata segnalata inoltre la presenza inaspettata della Ostreopsis ovata, la cosiddetta alga killer, in tutti i siti in cui furono inabissati questi veleni; e' la caratteristica costante dei mari e delle acque, tipica espressione del grave dissesto e della grave perdita di diversita' biologica e della vita di tali siti; in concomitanza alla bonifica del porto iniziata nel 2008, si e' verificato un aggravamento dei problemi agli occhi ed alle mani dei pescatori, nonche' dei problemi respiratori ed e' stato segnalato un calo dell'80 per cento del pescato; a Molfetta la bonifica e' effettuata da parte dei sommozzatori del gruppo SDAI (servizio difesa antimezzi insidiosi) della marina militare comandati dal comandante di fregata Giambattista Acquatico, e dalla ditta Lucatelli incaricata dei lavori di bonifica; la superficie oggetto della bonifica, che viene chiamata zona rossa, si trova all'imboccatura del porto e nell'area antistante il porto, dove sara' costruito il nuovo porto commerciale e dove vi sarebbe un'enorme quantita' di ordigni; a giudizio degli interroganti, questa bonifica, dove sono state concentrate tutte le risorse, e' irrisoria ed insufficiente, trattandosi di una area limitatissima rispetto a quella che fu interessata all'inabissamento (ad esempio Torre Gavetone); notizie attestate dal giornalista Gianni Lannes «Un mare pieno di bombe». Diario, numero 49, 7 dicembre 2001, pagine 22 23 riferiscono di una «bonifica» che avviene recuperando gli ordigni facendoli esplodere tutti, convenzionali e non convenzionali, al largo delle coste; va rilevato che, dopo piu' di 67 anni dall'affondamento dei primi ordigni a caricamento speciale e la semina di tali bombe davanti all'ingresso del porto molfettese, nella cosiddetta zona rossa, per opera dei pescatori che facevano parte degli equipaggi di quei pescherecci che trovavano tali ordigni impigliati nelle reti e li ributtavano a mare proprio davanti all'ingresso del porto prima di attraccare ai moli, il riconoscimento di quelli a caricamento speciale non e' piu' possibile per naturali fenomeni di corrosione da parte dell'acqua marina; l'Arpa Puglia e l'universita' Federico II di Napoli, hanno condotto le indagini e le analisi sulle acque su segnalazione della capitaneria di porto nel 1998; mentre l'arpa Puglia dice che c'e' solo la presenza di alga killer, l'universita' di Napoli riferisce che c'e' arsenico, la lewisite, ed altro ancora, oltre alla presenza della citata alga -: se quanto riferito in premessa sia vero; se e quali iniziative si intendano assumere per finanziare la bonifica di tutti i siti del nostro mare interessati dalla presenza di tali ordigni, estendendo, per quanto riguarda Molfetta, l'area della bonifica ben oltre l'attuale sito del porto di Molfetta interessato dalla costruzione del nuova porto commerciale; se e con quali risorse si intenda sostenere il ripristino dell'habitat naturale, ossia del «Parco nazionale della posidonia oceanica San Vito di Barletta» e della flora a fauna marina, con campagne di semina delle cosi' dette «olive» della posidonia oceanica e delle alghe, e quindi ottenere il ripopolamento, al fine di permettere la ricomparsa e la successiva conservazione delle specie marine e ripristinare la pescosita' dei nostri mari, per consentire la sopravvivenza alimentare delle generazioni future.(4-09713)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09713 presentata da ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20101125 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BELTRANDI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) 
BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MECACCI MATTEO (PARTITO DEMOCRATICO) 
TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
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4/09713 
ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 

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