INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08166 presentata da ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100726
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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-08166 presentata da ELISABETTA ZAMPARUTTI lunedi' 26 luglio 2010, seduta n.358 ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che: secondo quanto riporta Riccardo Bocca in un articolo de L'Espresso di venerdi' 23 luglio 2010, non vi sono certezze riguardo ai controlli dei veterinari pubblici sulla carne macellata in Italia; Francesca Martini, sottosegretario alla Salute, rassicura: «Il consumatore italiano puo' stare tranquillo» e garantisce che «la sicurezza della filiera alimentare e' assoluta, anche per la carne. Tutti gli standard europei vengono rispettati. I nostri veterinari sono un esempio di professionismo. Dunque non c'e' da preoccuparsi»; tuttavia, intrecciando i dati dell'anagrafe nazionale bovina, dell'lstat e dell'Unione nazionale avicoltura con le statistiche del piano nazionale residui, il programma ministeriale «di sorveglianza sulla presenza, negli animali e negli alimenti di origine animale, di residui di sostanze chimiche che potrebbero danneggiare la salute pubblica», emergono dati poco entusiasmanti: nel 2009, la percentuale dei controlli sui bovini macellati (in tutto 2 milioni 949 mila 828) ha riguardato 15 mila 803 capi, ed e' stata pari allo 0,5 per cento. Dei 13 milioni 616 mila 438 suini macellati, invece, i veterinari ne hanno controllati 7 mila 563, cioe' lo 0,05 per cento. Ancora meno sono stati controllati gli 11 milioni 740 mila quintali di volatili macellati (tra polli, tacchini, oche e quant'altro), con un totale di 4 mila 316 verifiche e il record negativo dello 0,03 per cento (inferiore agli standard imposti dalle direttive Ue); un problema di prima grandezza, considerando che lo scorso anno gli italiani hanno consumato in media 92 chili di carne a testa, e che per il presidente di Assocarni Luigi Cremonini «i consumi sono destinati a crescere». Eppure l'opinione pubblica sembra non essere interessata a conoscere cosa puo' nascondere la carne. Sostiene Enrico Morioni, presidente dell'Associazione veterinari per i diritti animali (Avda): «Al massimo si agita quando scoppiano episodi di straordinaria gravita': come l'influenza aviaria nel 1999 e 2002, la cosiddetta mucca pazza nel 2001, o le carni suine irlandesi contaminate dalla diossina nel 2008». Emergenze che la sanita' italiana ha affrontato senza sbandamenti, adeguandosi velocemente ai protocolli internazionali. La comune origine di questi allarmi e' rimasta identica: «Una zootecnia suicida basata sugli allevamenti intensivi», la chiama Roberto Bennati, vicepresidente della Lega antivivisezione (Lav); al posto dei pascoli si sono imposti capannoni «dove gli animali vivono in condizioni di sovraffollamento, immersi nell'inquinamento dei loro stessi escrementi (pregni di ammoniaca per i bovini, e metano per il pollame), con limitate possibilita' di movimento e reiterati bombardamenti farmacologici». Non importa che anche la Food and Agricolture Organization, a nome delle Nazioni Unite, definisca queste strutture «un vivaio di malattie emergenti»; malgrado la crisi, l'industria italiana delle carni nel 2009 ha fatturato 20,5 miliardi di euro: e' una cifra che colpisce, oltre che per dimensioni, per il confronto con la quantita' di bestiame che muore all'interno delle nostre aziende zootecniche. «Nel 2008», documenta la Lav, «sono morti in Piemonte 20 mila 700 bovini allevati. In Veneto sono arrivati a quota 24 mila 433. In Emilia Romagna ne hanno contati 18 mila 217 e in Lombardia 67 mila 996»; a Colombaro di Formigine, provincia di Modena, la realta' della societa' agricola Colombaro fa comprendere la drammaticita' della situazione: «Qui cresciamo 20 mila suini»: maialini schiacciati, durante lo svezzamento, in ogni metro quadro; altri in un metro quadro tra i 70 e i 180 giorni di vita; ancora, 80 centimetri pro capite nei quali si trovano i suini all'ingrasso. Il titolare spiega: «Anche noi preferiremmo allevare maiali con altri criteri, piu' rispettosi del loro benessere. Ci abbiamo pure provato, ma prevalgono le esigenze commerciali»; i tecnici dell'Autorita' europea per la sicurezza alimentare (Efsa) hanno presentato nel 2009 un'indagine sulla salmonella nei suini da riproduzione. Il risultato, accolto dal silenzio dei mass media, e' che il batterio risulta presente nel 51,2 per cento degli allevamenti italiani; «Sempre l'Efsa», spiegano, «ha concluso uno studio sulle carcasse dei polli da carne, e la scoperta e' che nel 2008 il 49,6 per cento dei campioni italiani era affetto da campylobacter (un batterio che, in caso di cottura non completa della carne, puo' provocare forti dolori addominali, febbre e diarrea), mentre il 17,4 mostrava tracce di salmonella»; il Piano nazionale residui dovrebbe individuare le sostanze illegali somministrate al bestiame per prevenire i malanni e velocizzarne la crescita. «Nel 2009», racconta Gandolfo Barbarino, responsabile dell'Unita' operativa igiene degli allevamenti piemontesi, «su 33 mila 552 campioni analizzati, e' risultato positivo appena lo 0,22 per cento. [...] i riscontri si basano sulle analisi chimiche di fegato, carni, sangue e urine. E chi pratica il doping, in questo campo, ha raggiunto livelli di tale raffinatezza da sfuggire ai controlli»; un allevatore campano spiega le dosi e i tempi delle sostanze proibite dei dopanti per i bovini: «per far crescere alla svelta gli animali si da' estradiolo con testosterone o nandrolone. Poi si passa ai beta agonisti, che favoriscono la diminuzione del grasso, fino alla vigilia della macellazione. E nell'ultimo periodo, utilizziamo i cortisonici per aumentare la ritenzione idrica e definire al massimo la massa muscolare». Rimane la certezza dell'impunita' totale, a causa della presenza della camorra; il biologo Pierluigi Cazzola, responsabile a Vercelli dell'Istituto zooprofilattico sperimentale (Izs), rivela i dati del documento riservato, e non ufficiale, che il Ministero della salute ha discusso il 19 maggio 2010 con esponenti dei carabinieri, dell'Istituto di zooprofilassi e dell'Istituto superiore di sanita'. «Al centro dell'attenzione, c'era la tabella del ministero con i farmaci prescritti agli animali d'allevamento», spiega un testimone. «In particolare, si e' chiesto alle Regioni di specificare quante volte nel 2009 i veterinari avessero legalmente permesso agli allevatori di utilizzare sostanze delicate per la salute animale (e quindi umana) come gli ormoni». «L'esito, poco credibile, e' che in Emilia Romagna su 46 mila 383 prescrizioni ordinarie non e' risultato nessun caso. Idem per la Sicilia, su un totale di 9 mila 641 prescrizioni. Per non parlare di Lombardia, Liguria, Campania, Calabria, Basilicata, Veneto, Friuli e Sardegna, che scaduti i termini di consegna non avevano ancora inviato i dati»; anche le marche auricolari, i sigilli che per gli animali equivalgono a carte d'identita', un tempo targhe metalliche, pertanto difficilmente trasferibili da una bestia all'altra, oggi invece sono di plastica, si staccano senza problemi, e vengono applicate alle bestie straniere, importate di nascosto ed escluse dal circuito sanitario. Vi sono casi in cui le marche auricolari non vengono applicate e si allevano animali malati; quanto al fronte estero, al rischio che i nostri confini siano attraversati da bestiame malato o fuori controllo, e' utile leggere i regolamenti comunitari: si apprende, infatti, che in Europa i controlli spettano alle nazioni che esportano bestiame, mentre gli Stati riceventi possono giusto svolgere «controlli per sondaggio e con carattere non discriminatorio». Un obbligo che limita la rete dei nostri Uffici veterinari per gli adempimenti degli obblighi comunitari (Uvac) e dei Posti di ispezione frontaliera (Pif): grava il sospetto sul lungo elenco di nazioni che potrebbero non segnalare alcuna positivita' delle loro bestie alle sostanze proibite. Tra queste, recita la tabella disponibile del 2007, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo, Romania, Slovenia, Repubblica slovacca e Svezia. Il Wwf Italia parla del documento sul ciclo illecito degli scarti di macellazione in Campania, Basilicata e Puglia, in cui si spiega come parti di animali a rischio non vengano eliminati dopo la macellazione, ma rientrino nel sistema alimentare sotto la guida di organizzazioni criminali; nel febbraio 2010, il Nucleo anti sofisticazioni dei carabinieri (Nas) ha sequestrato 18 tonnellate tra carne e prodotti di origine animale: non solo trovati in pessimo stato di conservazione, ma privi della bollatura sanitaria: individuati 102 centri di macellazione clandestina e denunciate 113 persone per il mancato rispetto delle norme igieniche e la non corretta tenuta dei capi animali da parte degli allevatori; una comunicazione riservata del Nucleo agroalimentare e forestale (Naf) spiega che «le macellazioni clandestine interessano (in Italia) circa 200 mila bovini, che spariscono ogni anno dagli allevamenti ad opera della malavita»; in provincia di Treviso e' stato stretto un accordo tra Adiconsum (Associazione in difesa di consumatori e ambiente), consorzio Unicarve e supermercati Crai per garantire ai consumatori carne che abbia una tracciabilita' totale: dalla nascita dell'animale fino al banco vendita -: se i Ministri siano a conoscenza dei dati sconcertanti di cui in premessa e se li confermino; considerati i dati in premessa, in base a quali elementi il Sottosegretario alla salute, Francesca Martini, abbia usato le parole rassicuranti citate in premessa; se i Ministri interrogati intendano avviare un'ampia e dettagliata indagine sugli allevamenti presenti nel territorio italiano, al fine di salvaguardare la salute pubblica, garantire agli animali le condizioni per una vita sana e naturale e scongiurare il sopravvento della criminalita' organizzata, interna ed estera; se e quali iniziative intendano adottare al fine di garantire ai cittadini informazione e diffusione dei dati relativi alle sostanze presenti nelle carni; quali iniziative, inoltre, intendano intraprendere al fine di salvaguardare il rispetto della vita degli animali e creare una coscienza pubblica; quali provvedimenti si intendano adottare al fine di tutelare la trasparenza dei controlli nel settore; se si intendano promuovere l'adozione di accordi sull'esempio della provincia di Treviso; quali elementi intenda fornire il Ministro della salute, in merito al documento riservato, e non ufficiale, discusso il 19 maggio 2010, nel quale emergono dati improbabili, per quali motivi alcune regioni si siano arrogate il diritto di non inviare i loro dati entro il termine prestabilito per la consegna e quali azioni si intendano promuovere in proposito. (4-08166)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08166 presentata da ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100726
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08166 presentata da ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100726
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA (PARTITO DEMOCRATICO)
BELTRANDI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO)
BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO)
MECACCI MATTEO (PARTITO DEMOCRATICO)
TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO)
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2014-05-15T00:40:29Z
4/08166
ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO)