INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07259 presentata da ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100519

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-07259 presentata da ELISABETTA ZAMPARUTTI mercoledi' 19 maggio 2010, seduta n.324 ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che: secondo quanto riporta un articolo di Nazareno Dinoi apparso sul sito www.lavocedimanduria.it l'11 maggio 2010, sul comune di Manduria pesano due gravi emergenze, una ambientale e l'altra finanziaria, entrambe legate alla gestione dei rifiuti, dato che circa 500 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani risultano abbandonati senza bonifica sotto il telo di plastica della ex discarica Li Cicci, mentre risultano un milione settecentomila euro di debiti con il gestore della nuova discarica La Chianca; relativamente alla discarica dismessa, il sindaco Paolo Tommasino, gia' promotore di un esposto alla procura della Repubblica e dell'invio di un dossier alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attivita' illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha presentato una dettagliata relazione che toglie il velo a dodici anni di silenzi sulla gestione dei rifiuti a Manduria. Il quadro che viene fuori e' quello di un business dei rifiuti spartito tra poche imprese, alcune delle quali non piu' esistenti, che in cinque anni di attivita' ha fruttato circa 20 milioni di euro di soldi pubblici (calcolando una media di 40 euro a tonnellata moltiplicati per 500 mila tonnellate di spazzatura conferita dai 17 comuni del bacino); a giugno del 1998, l'allora amministrazione guidata dal sindaco Gregorio Pecoraro stipulo' il contratto per il completamento e la gestione della discarica di sua proprieta' in contrada Li Cicci. Il servizio fu affidato all'associazione temporanea d'imprese composta da Ecoambiente srl di Bari, Diseco srl di Castellaneta e Salvatore Matarrese spa di Bari. Il contratto stabiliva «che dopo l'esaurimento della discarica, la ditta (le tre ditte associate, nda) avrebbe dovuto eseguire opere pos mortem per la bonifica ambientale del sito», opere che consistono nella copertura finale dei cumuli di rifiuti con diversi strati di inerti e di terriccio organico con speciali sfiatatoi e la piantumazione di alberi e cespugli; tre mesi dopo la stipula del contratto, le tre imprese consorziate cedettero l'esercizio della discarica Li Cicci a una quarta societa', la Mandeco, una societa' consortile a responsabilita' limitata con sede a Triggiano che divenne, di fatto, gestore dell'impianto. L'amministrazione comunale non si oppose al passaggio ma tentarono di farlo i funzionari dell'assessorato regionale all'ambiente che, a maggio del 1999, si accorsero che «la societa' consortile Mandeco non era iscritta all'albo delle imprese e dunque non poteva gestire discariche per conto terzi». A questo rilievo (dal comune di Manduria non risultano azioni in tale direzione), rispose la Mandeco dichiarando di non essere un soggetto giuridico che si sostituiva all'Ati aggiudicataria bensi' «un ente che ha il solo fine di gestire unitariamente l'organizzazione comune istituita dalle imprese che nella stessa assumono la veste di consorziati in relazione all'affidamento dell'attivita' oggetto dell'appalto». In sostanza la Mandeco era la societa' che rappresentava le tre firmatarie del contratto consorziate in essa. Non si sa se intervenne qualcos'altro o se fu sufficiente questo chiarimento per sanare l'intoppo della mancanza di requisiti. Pertanto, la provincia di Taranto diede il via libera alla Mandeco, in virtu' di un'autorizzazione d'esercizio accordata a dicembre del 1998 (cinque mesi prima il rilievo degli uffici regionali sulla mancanza di requisiti), sottoponendola ai controlli da parte degli organi di polizia ed enti sanitari e ambientali preposti; a novembre del 2002, prima dell'esaurimento di capienza della discarica, la Mandeco presento' un progetto di variante alla bonifica finale che consisteva nella realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica da biogas di discarica. Tale richiesta fu prima respinta dal commissario delegato per l'emergenza rifiuti della regione Puglia e successivamente ripresentata come «variante migliorativa» all'estrazione del gas e cosi' concessa dal dirigente dell'assessorato all'ambiente della regione Puglia con una semplice determina dell'11 novembre 2003. Tale progetto portava la firma della Mandeco e della nuova societa' Marco Polo Engineering Srl di Cuneo; prima che iniziassero i lavori per la costruzione della stazione di estrazione dei gas da bruciare e trasformare in discarica (estate 2003), un improvviso incendio divampo' dai cumuli di rifiuti ricoperti dal telo di plastica. Intervennero i vigili del fuoco che spensero le fiamme in superficie ma, evidentemente, l'interno continuava a bruciare perche' per diversi giorni colonne di fumo si sprigionavano dalle due montagne della discarica. Da alcune foto pubblicate allora dal settimanale locale L'Ora di Manduria era evidente come la combustione sotterranea continuava a bruciare e in diversi punti il calore aveva liquefatto la copertura di gomma mettendo allo scoperto la spazzatura ancora fumante (le foto a colori si possono visionare sul sito www.lavocedimanduria.it). Anche allora, nonostante le denunce di stampa, nessuna mossa fu registrata dal comune; la Marco Polo inizio' l'opera sotto l'amministrazione di Antonio Calo' subentrato a Pecoraro e gesti' la stazione di recupero dei biogas per circa quatto anni. A giugno del 2008, improvvisamente, la societa' di Cuneo comunico' al comune (sindaco Francesco Massaro) la dismissione dell'impianto di recupero energetico. Da interventi successivi della stessa Marco Polo, si seppe che il motivo dell'abbandono anticipato (secondo i programmi doveva estrarre sino al 2010-2012) era dovuto alla scarsa presenza di biogas che rendeva antieconomico l'impianto. A febbraio del 2009, la discarica perse anche il servizio di guardiania affidato all'unico dipendente rimasto in loco della Marco Polo che fu licenziato; passo' un anno dalla «fuga» della Marco Polo senza che l'amministrazione comunale facesse niente per far compiere le opere di bonifica. Il municipio di Manduria si accorse che la ex discarica Li Cicci era stata abbandonata grazie alla comunicazione informale dell'ex dipendente guardiano. Pertanto, a giugno del 2009, il comune invito' la Mandeco a completare la sistemazione finale della discarica (la bonifica, appunto). Tuttavia, la nota inviata all'indirizzo societario torno' indietro senza essere letta. La comunicazione fu rispedita questa volta tramite una notifica ufficiale del tribunale, ma anche quella e' tuttora in giacenza nell'ufficio postale di Conversano; a fine settembre del 2009, il giornale La Voce di Manduria pubblico' le foto di un'apertura alla base della discarica provocato dalle fiamme da dove fuoriuscivano percolato e rifiuti. Le foto furono prese in carico dall'Arpa di Taranto i cui responsabili effettuarono, dopo pochi giorni, un sopralluogo sul posto assieme agli agenti del corpo vigili ambientali della provincia. La procura della Repubblica ricevette l'informativa dagli investigatori e apri' l'inchiesta culminata con il sequestro penale cui si fecero carico gli agenti del commissariato di Manduria; le notizie di stampa e l'inchiesta aperta dalla magistratura fecero il giro degli addetti ai lavori e il 12 ottobre del 2009 si fece sentire la prima impresa, la Diseco srl, una delle consociate che avevano costituito la Mandeco: comunicava al comune di Manduria l'avvenuta cessione della quota sociale ad un certo Longone Angelo di Castellaneta. Purtroppo l'atto giudiziario inviato al suo indirizzo, via Conversano 68q a Castellana Grotte, torno' al mittente con la dicitura: «sconosciuto al civico». Da una semplice ricerca su internet, un certo «Angelo Longone» risulta essere residente presso una stazione di servizio Api proprio a Castellana Grotte alla via Conversano ma non al numero civico 68q, come indicato agli atti, ma al civico 70; il primo febbraio 2010 il comune fece un altro tentativo inviando una comunicazione alla Marco Polo nella quale si indicava la stessa societa' quale corresponsabile insieme alla Mandeco della mancata bonifica obbligandola quindi ad intervenire con le dovute opere. Dieci giorni dopo la Marco Polo rispose al comune dichiarando che l'impianto non era stato mai lasciato incustodito (nonostante i teloni bruciati, i furti alle attrezzature e l'inchiesta della magistratura) e che per il mantenimento della sicurezza del biogas presente in discarica era stata lasciata in funzione la torcia che brucia il metano prodotto. Tuttavia, in nessun rapporto dei sopralluoghi fatti da parte degli enti di controllo risulta la presenza di una torcia; il 2 marzo 2010 un'altra societa' consorziata con la Mandeco, la Salvatore Matarrese spa, con una lettera comunicava al comune che le opere di bonifica spettano alla Mandeco che nessuno sa dove si trovi. Una visura camerale commissionata dal comune di Manduria fa sapere che la ditta «e' in stato di scioglimento e liquidazione»; intanto l'Arpa sollecita il comune a mettere in sicurezza il sito «fermo restando l'acclarato suo pericolo ambientale»; il 15 marzo 2010 l'opera finale: la Marco Polo (la societa' che ha sfruttato per tre anni i gas prodotti dalla Li Cicci) scrive un'altra lettera dove si dichiara disposta ad un incontro con il comune per «il formale passaggio di consegna della rete di captazione e della torcia per la combustione del gas residuo». Nel contempo ribadisce «di ritenersi esentata dall'obbligo della messa in sicurezza della discarica» -: se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti; se siano note le ragioni per le quali non siano ancora state adottate misure per la realizzazione dell'opera di bonifica del sito e se non ritenga opportuno adottare operazioni di bonifica ambientale; quali iniziative si intendano adottare nei confronti del Comune di Manduria per le gravi e reiterate inadempienze nelle attivita' di competenza per la raccolta dei rifiuti e per la mala gestione delle due grandi emergenze che incombono sul territorio messapico, quella ambientale e finanziaria, entrambe legate ai rifiuti anche ai sensi di quanto previsto dall'articolo 142, comma 1-bis, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali e considerato che nella regione Puglia continua a sussistere un commissariamento per l'emergenza rifiuti (ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3733 del 2009). (4-07259)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07259 presentata da ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100519 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 
BELTRANDI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO) 
BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) 
MECACCI MATTEO (PARTITO DEMOCRATICO) 
TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO) 
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4/07259 
ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO) 

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