INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07099 presentata da SERENA ANTONIO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 24/07/2003
http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_07099_14 an entity of type: aic
Interrogazione a risposta scritta Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-07099 presentata da ANTONIO SERENA giovedì 24 luglio 2003 nella seduta n. 346 SERENA, PATARINO, LA GRUA, GIULIO CONTI, CARUSO, CASTELLANI, RAMPONI, GHIGLIA, CORONELLA, CARRARA, RAISI, MENIA, FRAGALÀ, MAGGI, MIGLIORI, ASCIERTO e SCALIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: in data 26 settembre 2002 il CEP, Consorzio Ecologico Prenestino (costituito tra i comuni di Bellegra, Capranica Prenestina, San Pietro Romano, Cave, Colonna, Gallicano nel Lazio, Genazzano, Olevano Romano, Palestrina, Poli, Rocca di Cave, San Cesareo, San Vito Romano e Zagarolo) ha adottato una delibera avente ad oggetto: «Approvazione preliminare impianto di depurazione Fosso Rio Valli e relativi collettori a servizio del Comune di Cave (Roma), importo dell'investimento di 1.962.000,00 euro» e contenente l'approvazione del Piano Particellare di Esproprio delle aree individuate catastalmente al Foglio n. 15 particella n. 3 del Comune di Cave; precedentemente, il CEP in data 27 dicembre 2001 con delibera n. 139 aveva già dato l'incarico di progettare il depuratore; quanto approvato dal CEP il 26 settembre 2002 con delibera n. 105 prospetta il progetto preliminare e la spesa di 1.962.000 euro, che prevede la costruzione del depuratore sulla sponda sinistra del Rio, a dispetto della normativa ambientale che impone il rispetto della fascia di 150 metri essendo il Rio bene demaniale ed iscritto nell'elenco dei Biotipi; il titolare del terreno veniva informato solo il 29 aprile 2003, dopo una serie di altre delibere adottate dal CEP nel 2001, nel 2002 e nel 2003 aventi per oggetto la progettazione dell'impianto e l'esproprio del terreno per pubblica utilità, quindi in evidente violazione della normativa sul procedimento amministrativo; il finanziamento è stato deliberato dalla Provincia di Roma; nel territorio del comune di Cave sono già presenti due impianti di depurazione per gli scarichi fognari denominati «Fosso Rio» e «Potano», realizzati nelle valli a ovest e a sud del centro cittadino; ciascuno dei due depuratori già esistenti insiste su un'area abbastanza vasta da potere prevedere l'ampliamento degli impianti stessi, l'ammodernamento e la costruzione di nuove vasche; tali depuratori sono gestiti dal Consorzio Ecologico Prenestino, avente sede in Palestrina, loc. Torresina, in via Prenestina Nuova n. 291; entrambi i depuratori, in realtà, pur presenti non funzionano non solo perché «in cattivo stato o perché dotati di tecnologia obsoleta» come sostiene il CEP, ma perché la manutenzione ordinaria e quella straordinaria non vengono effettuate e gli impianti finiscono quindi per scaricare nel Rio le medesime sostanze che vi entrano come è stato verificato anche da sopralluoghi ed analisi svolti dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico del Ministero dell'ambiente; in seguito a tali sopralluoghi sono state elevate delle contestazioni e delle sanzioni amministrative; addirittura il Consorzio dopo i sopralluoghi del NOE ha provveduto ad effettuare sommaria pulizia degli impianti attraverso operazioni realizzate da una ditta di autospurgo; i due depuratori già esistenti sono collocati in due distinte valli atte a coprire l'intero abitato del Comune di Cave e che la volontà del CEP di realizzare un nuovo impianto per coprire una nuova area risulta pretestuosa in quanto i due impianti sono situati in punti strategici rispetto a tutti gli insediamenti abitativi del comune mentre il nuovo depuratore andrebbe costruito in località valli di via Speciano - cioè a circa 4 chilometri dal paese con evidenti problemi non solo per la costruzione dei collettori fognari, ma anche per la successiva manutenzione degli stessi - per coprire una zona che risulta scarsamente abitata (composta prevalentemente da isolate case di campagna già dotate di propri impianti per lo smaltimento delle acque reflue) mentre le zone ad alta densità abitativa sono certamente meglio servibili dai depuratori esistenti, qualora messi in grado di funzionare; circa 250 famiglie che gravitano su via Speciano - che già nel 1997 non aderirono alla ipotesi di costituzione di un consorzio tra privati per la costruzione di un depuratore e hanno nel frattempo provveduto a dotarsi di impianti autonomi per la depurazione delle acque reflue - sono pronte a una protesta spontanea in quanto non intendono sostenere le future spese di allaccio a un eventuale nuovo depuratore e poi le spese per l'esercizio dei collettori e degli impianti, avendo già affrontato i costi per la costruzione di impianti di smaltimento privati a norma e ben funzionanti; la via Speciano è lunga oltre quattro chilometri e quindi la gestione sia dei collettori lungo la strada, che della lunga rete necessaria per collegare le abitazioni di campagna distanti fra loro, la cui somma creerebbe decine di chilometri di tubazioni, non può garantire il buon funzionamento della intera struttura; per queste ragioni questi cittadini preferiscono continuare ad utilizzare i propri impianti, più sicuri e con bassi costi di gestione; la logica volta al buon funzionamento di un impianto di depurazione richiede, invece, che sia situato non così lontano dal centro abitato per avere tempi e costi di manutenzione rapportati alla struttura e al bilancio del CEP e che non incidano sulle tasche dei cittadini; la scelta del sito per il nuovo depuratore è stata effettuata direttamente dal CEP ad avviso dell'interrogante in spregio della normativa vigente che prevede a priori una precisa analisi tecnica e geologica del sito e dei terreni; in realtà il sito oltre a non prestarsi all'opera da un punto di vista paesaggistico e ambientale - essendo inserito in una splendida valle circondata da boschi con alberi trentennali in cui l'ambiente è sempre stato salvaguardato e migliorato con la messa a dimora di sempre nuove piante - è a ridosso di un Rio, che nei mesi invernali esonda per allagare proprio i terreni in cui si vorrebbe fare sorgere il nuovo depuratore, come risulta dai rapporti sia dei Carabinieri che della Protezione civile di Cave; la costruzione in un depuratore in un sito che subisce allagamenti comporterebbe il rischio concreto del mancato funzionamento dell'impianto nei periodi di allagamento e quindi un pericolo ambientale di grossa portata qualora si creasse una pericolosa miscela tra le acque reflue confluite senza essere depurate nel Rio e le acque esondate ed inoltre la massa di acque metterebbe in serio pericolo anche la stabilità del ponte - a poche decine di metri - sulla strada provinciale, le cui strutture sono già monitorate nei periodi di «ordinaria» esondazione; in data 28 aprile il CEP ha annullato la gara di appalto per la realizzazione dell'impianto il cui bando era stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale - parte seconda dell'8 marzo 2003; il CEP informa, tramite il proprio sito internet, che provvederà con successivo bando ad indire un nuovo esperimento di gara; il procedimento che ha dato luogo alla approvazione del progetto e alla dichiarazione di pubblica utilità si è svolto senza le necessarie garanzie partecipative previste dalla legge ed il difetto di comunicazione si è protratto negli atti successivi con conseguenze anche sugli atti materiali di apprensione del bene indispensabile per realizzare il depuratore; l'intero iter seguito dal CEP sarebbe, secondo quanto risulta all'interrogante, stato viziato da illegittimità procedurale, da eccesso di potere per carenza di motivazione, da irrazionalità, da illogicità, da manifesta ingiustizia; il Comune di Cave, compartecipe e/o informato in parte del procedimento, è attualmente privo di amministrazione eletta ed è gestito da un Commissario dopo che 5 consiglieri comunali della maggioranza e 6 consiglieri dell'opposizione hanno tolto la fiducia al sindaco: sia perché Sindaco e CEP hanno messo in atto uno scarico di responsabilità relativamente ai procedimenti seguiti per gli espropri delle aree, sia in seguito alla vicenda della costituzione di due cooperative per abitazioni popolari; questi fatti hanno comportato una serie di ricorsi giudiziari in atto contro la gestione del sindaco pro tempore di Cave e della sua giunta; una valutazione politicamente e istituzionalmente corretta della vicenda porta alla conclusione che con la somma di circa 2 milioni di euro si possa - in un comune come quello di Cave che conta meno di 10.000 abitanti e ha una contenuta estensione territoriale di circa 1.775 ettari - realizzare sia la messa in funzione dei due depuratori esistenti, che la realizzazione di infrastrutture certamente più utili all'intera popolazione della cittadina; purtroppo succede che Enti locali, Province e Regioni concedono nulla-osta per la costruzione di depuratori senza i dovuti e rigorosi controlli preventivi, addirittura depuratori costruiti sulle sponde dei corsi d'acqua senza una opportuna conduttura, senza rispettare l'area protetta di 150 metri e senza dotare gli impianti di passetti per le ispezioni da parte del NOE dei liquidi in uscita dal depuratore prima della immissione nei corsi d'acqua o fossi demaniali, a tutela della nostra salute e di quella degli animali al pascolo che potrebbero abbeverarsi in acque ancora inquinate -: se il Ministro dell'ambiente, anche utilizzando le conclusioni dei NOE, non intenda accertare l'idoneità del sito prescelto per la costruzione del depuratore; se intenda avviare un monitoraggio per verificare il rispetto della normatura che prevede il divieto di costruzione a meno di 150 metri dai corsi d'acqua riconosciuti come beni ambientali, interpretata in senso restrittivo anche dalla suprema magistratura amministrativa; se il Ministro dell'ambiente non intenda porre in atto, in generale, nell'ambito dei limiti previsti dalla legge, una efficace vigilanza del ministero sugli atti di enti locali, province e regioni qualora concedono nulla-osta o permessi per consentire la costruzione dei depuratori in siti particolarmente sensibili da un punto di vista ecologico e ambientale; se il Ministro dell'ambiente non intenda, anche con il prezioso ausilio dei NOE, verificare l'esistenza di danni ambientali causati dagli impianti esistenti gestiti dai CEP in questi anni e avviare, ove ne ricorrano gli estremi, i dovuti procedimenti amministrativi ed eventualmente penali; se il Ministro della giustizia sia a conoscenza di eventuali ricorsi giudiziari che riguardano le vicende esposte in premessa; se il Ministro dell'interno non intenda, nell'ambito delle proprie competenze, valutare l'ipotesi di commissariamento del CEP, in quanto Consorzio tra Comuni, qualora emergano abusi e/o illeciti. (4-07099)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07099 presentata da SERENA ANTONIO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 24/07/2003
Camera dei Deputati
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20030724
20030724
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07099 presentata da SERENA ANTONIO (ALLEANZA NAZIONALE) in data 24/07/2003
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
CONTI GIULIO (ALLEANZA NAZIONALE)
FRAGALA' VINCENZO (ALLEANZA NAZIONALE)
LA GRUA SAVERIO (ALLEANZA NAZIONALE)
MENIA ROBERTO (ALLEANZA NAZIONALE)
PATARINO CARMINE SANTO (ALLEANZA NAZIONALE)
ASCIERTO FILIPPO (ALLEANZA NAZIONALE)
CARRARA NUCCIO (ALLEANZA NAZIONALE)
CARUSO ROBERTO (ALLEANZA NAZIONALE)
CASTELLANI CARLA (ALLEANZA NAZIONALE)
CORONELLA GENNARO (ALLEANZA NAZIONALE)
GHIGLIA AGOSTINO (ALLEANZA NAZIONALE)
MAGGI ERNESTO (ALLEANZA NAZIONALE)
MIGLIORI RICCARDO (ALLEANZA NAZIONALE)
RAISI ENZO (ALLEANZA NAZIONALE)
RAMPONI LUIGI (ALLEANZA NAZIONALE)
SCALIA GIUSEPPE (ALLEANZA NAZIONALE)
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2015-04-28T23:21:48Z
4/07099
SERENA ANTONIO (ALLEANZA NAZIONALE)