INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06284 presentata da BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100225
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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-06284 presentata da RITA BERNARDINI giovedi' 25 febbraio 2010, seduta n.290 BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: l'osservatorio permanente sulle morti in carcere composto da Radicali Italiani, dalla redazione di Ristretti Orizzonti e Radiocarcere, nonche' dalle associazioni «Il detenuto Ignoto», «A Buon Diritto» e «Antigone», ha diramato un comunicato nel quale si rende noto che nella casa di reclusione di Padova, la sera del 23 febbraio 2010, si e' suicidato Walid Aloui, tunisino di 28 anni; l'uomo era nel carcere di Padova da circa un mese, proveniente dal carcere di Trento. Era ristretto nella sezione «protetti», in quanto accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza di Trento, fatto che sarebbe avvenuto nel novembre 2008; i «protetti» non possono avere contatti con il resto della popolazione reclusa, perche' il tipo di reato di cui sono accusati e' ritenuto inaccettabile per il «codice etico» dei detenuti, quindi vivono la detenzione in condizioni di ulteriore emarginazione, senza poter accedere alle attivita' cosiddette «trattamentali» (scuola, lavoro, sport e altro); risulta alla prima firmataria del presente atto che Walid fosse ristretto, assieme a due compagni, in una cella che misura 3 metri per 2 (piu' un piccolo bagno annesso), uno spazio al di sotto dello standard minimo di «vivibilita'» previsto, che e' di 3,5 metri quadrati a persona. Per situazioni analoghe lo Stato italiano e' gia' stato condannato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che ravvisa gli estremi del «trattamento inumano e degradante» quando un detenuto non ha a disposizione almeno 3,5 metri quadrati di spazio; con questo suicidio salgono a 9 i detenuti che si sono tolti la vita da inizio dell'anno: Pierpaolo Ciullo, 39 anni; Celeste Frau, 62 anni; Antonio Tammaro, 28 anni; Giacomo Attolini, 49 anni; Eddine Abellativ, 27 anni; Mohamed El Abbouby, 25 anni; Ivano Volpi, 29 anni e un cittadino tunisino di 26 anni; risulta alla prima firmataria del presente atto che nella sede del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) si sia svolto un incontro tra Sebastiano Ardita (direttore generale dei detenuti e del trattamento del Dap) e i rappresentanti della Conferenza nazionale volontariato giustizia, di «Antigone» e di Ristretti Orizzonti per la messa a punto di iniziative di prevenzione del suicidio alle quali possano collaborare anche i volontari penitenziari: piu' di 8.000 persone, che da sole possono garantire una presenza in quasi tutte le carceri italiane; in alcuni istituti di pena, come il «Lorusso e Cotugno» di Torino e la casa di reclusione di Padova, i volontari sono gia' impegnati in «gruppi di ascolto» con l'intento di «intercettare» il disagio dei reclusi prima che sfoci in gesti estremi; sulla vicenda, in un comunicato stampa del 24 febbraio 2010, il segretario nazionale della Uil-Pa Penitenziari ha dichiarato quanto segue: «È davvero finita la tregua. A poche ore dal suicidio di Brescia, dobbiamo purtroppo contare il nono suicidio di questo 2010. È accaduto presso la Casa di reclusione di Padova. Un detenuto ventisettenne di origine tunisina alle 23.45 di ieri sera si e' suicidato nella propria cella usando le lenzuola in dotazione Purtroppo a nulla sono valsi gli immediati soccorsi prestati dai due compagni di cella e dal personale di sorveglianza. Ancora una volta la UIL PA Penitenziari e' costretta ad alimentare una informazione corretta e trasparente divulgando notizie che altrimenti resterebbero nelle segrete delle carceri. Abbiamo deciso di surrogare l'Amministrazione Penitenziaria in tema di comunicazione e trasparenza e ci tocca, purtroppo, dare anche di queste notizie. Non possiamo non rimettere al Capo del DAP, Ionta, ma allo stesso Ministro Alfano l'opportunita' di ritirare le disposizioni in atto per le quali il personale penitenziario non puo' fornire alcuna notizia o comunicazione se non prima debitamente autorizzata dallo stesso Capo del DAP. Questa politica oscurantista non solo opacizza la dovuta comunicazione ma getta ombre sinistre sul sistema penitenziario alimentando quelle gogne mediatiche di cui paga un prezzo salatissimo tutto il personale. Questa morte conferma quanto da noi sostenuto da tempo immemore. Padova non e' quell' Eden penitenziario di cui si favoleggia. Anche in quella struttura ci sono evidenti criticita', il piu' delle volte occultate o sottaciute. Solo un'abile e massiccia operazione mediatica ha reso possibile che le masse si convincessero che fare panettoni in carcere significasse essere in una oasi felice, che nei fatti non c'e'. Questo suicidio e' la piu' spietata delle denunce sulle vere condizioni della casa di reclusione di Padova, tra l'altro da noi denunciate attraverso una relazione redatta al termine di una mia visita effettuata il 18 novembre del 2008. Purtroppo le personalita' che visitano gli istituti lo fanno attraverso percorsi individuati dagli amministratori del carcere. Sarebbe il caso, e lo dico soprattutto al Sottosegretario Casellati, che si visitassero le strutture in tutta la loro estensione e mettendo il naso in tutti gli ambienti. Nascondere la polvere sotto il tappeto e' operazione inutile, anzi dannosa. Una cosa deve essere chiara: i tanto declamati percorsi trattamentali e risocializzanti di Padova non riguardano l'intera popolazione detenuta e sono possibili solo ed esclusivamente penalizzando il personale che e' sottoposto ad incredibili carichi di lavoro ed alla quotidiana contrizione dei diritti soggettivi» -: di quali informazioni il Ministro interrogato disponga circa i fatti riferiti in premessa; quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di prevenire la triste piaga dei suicidi in carcere e, in particolare, se non intenda avvalersi dell'aiuto dei circa 8.000 volontari penitenziari da utilizzare all'interno dei vari «gruppi di ascolto» con l'intento di «intercettare» il disagio dei reclusi prima che questo sfoci in gesti estremi; se non ritenga opportuno ritirare le disposizioni attualmente vigenti in base alle quali il personale penitenziario non puo' fornire alcuna notizia o comunicazione in ordine a quanto avviene all'interno degli istituti di pena nel caso in cui non sia stato preventivamente autorizzato dallo Stesso Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria; quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di ricondurre le condizioni di detenzione vigenti all'interno della casa di reclusione di Padova conformi al dettato costituzionale e normativo. (4-06284)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06284 presentata da BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100225
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06284 presentata da BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20100225
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA (PARTITO DEMOCRATICO)
BELTRANDI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO)
MECACCI MATTEO (PARTITO DEMOCRATICO)
TURCO MAURIZIO (PARTITO DEMOCRATICO)
ZAMPARUTTI ELISABETTA (PARTITO DEMOCRATICO)
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2014-05-15T00:27:42Z
4/06284
BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO)