INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05815 presentata da LUCCHESE FRANCESCO PAOLO (CENTRO CRISTIANO DEMOCRATICO) in data 19941201

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Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che: nella notte del 27 giugno 1980, un aereo di linea DC9 dell'ITAVIA si inabisso' nel mare di Ustica. Morirono 81 persone; a distanza di 14 anni le cause non sono state ancora accertate. L'inchiesta giudiziaria ha registrato difficolta' e ritardi, mentre si parla di tentativi di depistaggio e insabbiamento; sono state compiute tre diverse perizie d'ufficio, sono stati spesi ben 200 miliardi (sui quali la Corte dei conti ha aperto una indagine); l'ultima perizia, secondo la quale la causa del disastro sarebbe da attribuirsi all'esplosione di un ordigno nella toilette del DC9, e' stata giudicata assolutamente infondata dalle parti civili, mentre il PM ha fatto rilevare una serie grave di imprecisioni e contraddizioni, facendo prefigurare la inutilizzabilita' della perizia. Il GI Rosario Priore ha formulato quesiti, che costituiscono vere contestazioni all'operato dei periti; appaiono strane alcune vicende: il giorno dell'incidente il giudice Tricomi rinuncia all'ultimo momento al viaggio; alle 19,55 un DC9 parte da Ciampino per Linate, ufficialmente solo con un ammalato a bordo; mentre il DC9 Itavia parte da Bologna con due ore di ritardo; alle ore 20,30 tre caccia partono da Grosseto, ai comandi sono i capitani Ivo Nutarelli e Mario Naldini e un terzo ancora sconosciuto, che pero' sarebbe il caso di interrogare. Naldini e Nutarelli moriranno in uno stranissimo incidente a Ramstein, mentre si esibivano come Frecce Tricolori. Si fa presente che ben 16 persone, in qualche modo legate alla strage di Ustica, hanno perso la vita durante questi 14 anni. Alle 20,50 un aereo PD808 parte da Istrana per Milano e quindi per Ciampino con a bordo i generali Zauli, Meloni, Giorgeri; alle 21,10 tale avvocato Enrico Brogneri di Catanzaro, vede un aereo volare da direzione nord ovest verso la Sila, a fari spenti, senza rumore di motori; tale avvocato non e' stato mai interrogato; se e' vera la tesi (come riportato dall'articolo pubblicato sul settimanale "LA PESTE" n. 31 del 3 dicembre 1994) che Gheddafi parte da Tripoli con destinazione Varsavia, aerovia prevista: Ambra 13 verso Nord. Un MIG 23, biposto, colore azzurro, parte da Grosseto; Gheddafi, avvertito della presenza di un aereo che lo attende per abbatterlo nel Punto Condor (poco oltre Ponza, lungo l'aerovia Ambra 13, nascosto sotto la pancia del DC9 lTAVIA per non essere avvistato dai radar) dal generale Santovito (filo arabo per volonta' del Governo dell'epoca), gira su Malta e passa sui Balcani. Ordina una ritorsione ai suoi piloti in addestramento segreto a Muravera in Sardegna; i due MIG lanciano missili contro il MIG nascosto sotto il DC9 che fa una manovra sbagliata ed urta contro il carrello del DC9 con il timone di coda; sulla scatola nera del DC9 il pilota risultera' aver detto "Gua..." (forse, guarda che sta succedendo:) e si sentira' un forte rumore; il carrello di atterraggio del DC9 risultera' cosi' irrimediabilmente non estraibile per cui l'aereo sara' condannato ad un ammaraggio forzato; il DC9 viene quindi accompagnato (dagli F104 decollati da Grosseto) fino ad ammarare, guarda caso nel punto in cui sara' visto dall'Atlantic Breguet di Bonifacio (che nessuno ha ancora ascoltato!), a 60 miglia dall'ultimo punto registrato da Marsala, contro vento (ottimo per ammarare ma impossibile per chi volesse sostenere che abbia potuto raggiungere quel posto portato dal vento); dei due MIG color ocra, uno verra' abbattuto sul Tirreno meridionale, forse dagli aerei della Saratoga, e l'altro andra' a schiantarsi sulla Sila; anche quest'ultimo verra' velocemente recuperato e pare sia in 11 casse piene di pezzi di MIG a Pratica di mare, del pilota rimarra' solo il casco con il nome Esseadan Koal; troppi segnali contraddittori esistono, troppe lacune emergono, tutto cio' ostacola la verita'; sarebbe anche utile aprire un dibattito parlamentare sulla Relazione Gualtieri; come appare indispensabile conoscere la vera sequenza dei fatti; troppi elementi strani e discutibili scaturiscono e fanno dubitare; o si dice la verita' o si abbia il coraggio di apporre il divieto come segreto di Stato, anche se cio' appare certamente ridicolo, a distanza di 14 anni dal tragico fatto -: se non ritenga che il Governo della seconda Repubblica non possa e non debba trincerarsi dietro "segreti di Stato" e che invece debba chiarire i fatti e dire cosa e' accaduto. L'interrogante ritiene che si debba rispondere concretamente alle invocazioni dei familiari delle vittime, che ancora chiedono ad alta voce di conoscere la verita'. Cosa a cui hanno diritto. (4-05815)
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