INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05182 presentata da BERNARDINI RITA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 20091126

Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-05182 presentata da RITA BERNARDINI giovedi' 26 novembre 2009, seduta n.253 BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA del 24 novembre 2009, nel penitenziario romano di Rebibbia, il detenuto Antonio Panico, di anni 51, arrestato nel 2006 per associazione mafiosa e attualmente sottoposto al regime carcerario speciale di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, avrebbe tentato di togliersi la vita infilandosi una busta di plastica in testa. La vita del detenuto e' stata salvata dal tempestivo intervento degli agenti penitenziari; negli ultimi tempi Antonio Panico aveva lamentato le difficolta' di incontrare la moglie, Concetta Piccolo, anch'essa detenuta a Rebibbia femminile, atteso che le nuove misure sul citato 41-bis introdotte con la recente legge n. 94 del 2009, hanno reso ancora piu' severe le procedure per i colloqui con i familiari; in particolare, la predetta legge prevede la riduzione dei colloqui del detenuto con i propri familiari, stabiliti nel numero di uno al mese (rispetto ai due mensili previsti dalla vecchia disciplina), con l'obbligo di controllo auditivo, registrazione e videoregistrazione, e la possibilita' del colloquio telefonico mensile soltanto in sostituzione di quello visivo; il tasso dei suicidi e dei tentati suicidi messi in atto dai detenuti sottoposti al cosiddetto «carcere duro» e' piu' alto rispetto alla media che si registra nelle carceri, visto e considerato che le persone sottoposte a questo particolare regime penitenziario si trovano ristrette in una forma di isolamento senza limiti temporali prefissi. In generale, e' chiaro che piu' si innalza il livello di afflizione, piu' si concretizzano gli atti estremi; in particolare, mentre ogni anno negli istituti di pena si registra un suicidio ogni 924 detenuti, con una frequenza 21 volte superiore rispetto a quanto accade nel resto della societa', in regime di 41-bis la percentuale dei suicidi sale a uno ogni 283; a giudizio dell'interrogante una politica di fermezza verso il crimine non esclude certo la realizzazione di un sistema carcerario che, dovendo essere costituzionalmente finalizzato al recupero ed al reinserimento del detenuto, deve poter offrire una condizione minimale di vivibilita', soprattutto nei confronti di quei gruppi vulnerabili al rischio-suicidio come le persone sottoposte a isolamento o comunque a forme di inasprimento del regime detentivo; il grave problema delle morti e dei suicidi all'interno delle strutture penitenziarie deve essere tenuto in alta considerazione da parte del Ministero della giustizia, atteso che la vita, la salute e, piu' in generale, il benessere fisico e psichico delle persone che si trovano in stato di privazione della liberta' personale sono elementi che meritano una specifica attenzione ed un costante impegno giusto quanto disposto dallo stesso ordinamento penitenziario -: se non ritenga che l'alto tasso dei suicidi e dei tentati suicidi in carcere dipenda dalle condizioni di sovraffollamento degli istituti di pena e dalle aspettative frustrate di migliori condizioni di vita al loro interno, soprattutto per quanto riguarda le persone sottoposte al regime di isolamento o comunque ad altre forme di inasprimento del regime detentivo come quelle di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario; quali iniziative intenda mettere in atto per ridurre l'alta percentuale dei suicidi e dei tentati suicidi che si registra tra le persone sottoposte al regime detentivo di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario. (4-05182)