INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03532 presentata da PISICCHIO PINO (ITALIA DEI VALORI) in data 20090708

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-03532 presentata da PINO PISICCHIO mercoledi' 8 luglio 2009, seduta n.199 PISICCHIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che: Poste Italiane, pur essendo stata trasformata in soggetto di diritto privato a seguito della trasformazione in societa' per azioni, resta, pur sempre, una governance dal momento che «e' partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze per il 65 per cento e per il restante 35 per cento dalla Cassa Depositi e Prestiti Spa»; il management di Poste Italiane, pertanto, e' responsabile verso lo Stato della gestione delle risorse pubbliche; il Ministero dell'economia e delle finanze e' tenuto a vigilare sull'operato del management di Poste Italiane ed a intervenire, a tutela dei contribuenti, in caso di mala gestio; la Corte dei Conti, in persona del magistrato delegato pro tempore, ha il dovere di controllare eventuali operazioni diseconomiche compiute dal management, attivando, all'uopo tutte le misure preventive e repressive utili a prevenire e sanzionare eventuali danni prodotti alle casse dello Stato; il management di Poste Italiane spa nel solo periodo 1997-2008 ha disposto l'assunzione di decine di migliaia di lavoratori con contratto a tempo determinato, pur versando detta societa' in una cronica, quanto notoria, condizione di sottodimensionamento dell'organico, specie in relazione alle attivita' connesse al servizio di recapito (lo Stato italiano, per espressa previsione dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 261 del 1999, ha affidato il servizio postale universale per un periodo non superiore a 15 anni e il regime di piena concorrenza andra' in vigore entro il 1 o gennaio 2013); i dati sul contenzioso sollevatosi a seguito di detta scelta «inoculata», quanto illegittima (a detta della giurisprudenza oramai consolidata formatasi sul punto), operata dal management di Poste Italiane, sono stati riferiti dal Presidente della medesima societa', Giovanni Ialongo, in occasione dell'audizione del 25 marzo 2009 dinanzi alla Commissione parlamentare di controllo sull'attivita' degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale: «Nel corso degli anni il contenzioso derivante dalla stipulazione dei contratti a tempo determinato e' stato pari a 44 mila ricorsi. Di questi, ne sono stati riammessi 25 mila a seguito della pronuncia del giudice, con conseguente trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. Per depotenziare il contenzioso, l'azienda e le organizzazioni sindacali hanno siglato due accordi sindacali (13 gennaio 2006 e 10 luglio 2008) con i quali sono stati stabilizzati 21 mila lavoratori, dei 25 mila gia' riammessi con pronuncia giudiziale. Questi 21 mila lavoratori hanno scelto di rendere stabile il rapporto di lavoro rinunciando al contenzioso in essere e restituendo l'importo riconosciuto a titolo di risarcimento per i periodi non lavorati. I restanti 19 mila ricorsi (i 44 mila ricorsi iniziali meno i 25 mila riammessi) sono cosi' ripartiti: 6.500 cause pendenti in primo grado; 2500 cause vinte dall'azienda, in primo grado e gia' pendenti in secondo grado; 6 mila cause vinte dall'azienda in primo grado con possibilita' di appello (e' possibile stimare il 50 per cento di prosecuzione del contenzioso); 2 mila cause concluse favorevolmente con rinunce e sentenze definitive di cessazione della materia del contendere; infine, 2 mila cause che sono state positivamente conciliate. Da cio' si evince che il contenzioso attivo e' relativo a 15 mila ricorsi, che sono in attesa di pronuncia da parte del giudice.»; Poste Italiane, pertanto, solo grazie a transazioni strette con i lavoratori risultati vittoriosi in migliaia di cause e' riuscita a ottenere dai medesimi la restituzione rateale (mediamente in dieci annualita') delle somme pagate a titolo di risarcimento danni, pari a 203 milioni di euro restituiti dai lavoratori nel 2008, come risulta dai dati del bilancio 2008, con sopravvenienze attive di questo genere che arriveranno a 2 miliardi di euro complessivamente nello spazio dei prossimi dieci anni; le assunzioni a tempo determinato effettuate da Poste Italiane sono risultate, in virtu' di decine di migliaia di pronunce della magistratura, il frutto di una scelta gestionale non conforme alla normativa vigente ancor prima che inopportuna. Tale gravissimo quadro gestionale e' stato aggravato dall'ulteriore infelice scelta di affidare la difesa di Poste Italiane a legali esterni alla societa', pur potendo la medesima contare su professionisti dipendenti, i quali, avuto riguardo alla rilevante soccombenza documentata dallo stesso Presidente Ialongo, difficilmente avrebbero potuto ottenere risultati meno negativi; ulteriore dato allarmante per le casse dello Stato e' determinato dal fatto che Poste Italiane nel 2003 ha costituito appositamente una societa' per azioni con socio unico - Postetutela spa -, destinata ad occuparsi come oggetto principale della «vigilanza e della sicurezza nei luoghi di lavoro» per conto e in favore della controllante, ma anche, come oggetto secondario, di «servizi legali». Per questo servizio la societa' paga oltre 74 milioni di euro e, ad avviso dell'interrogante, la cosa davvero inquietante - se non addirittura illegittima - e' che Postetutela spa non ha dipendenti propri e opera con pochi lavoratori distaccati da Poste. Dunque, un altro dato di mala gestio del danaro pubblico sul quale sia il Ministro dell'economia e delle finanze e sia la Corte dei Conti devono fare chiarezza; al solo fine di porre un argine e un rimedio all'enorme contenzioso, il Governo Berlusconi ha operato due interventi normativi che, secondo l'interrogante, sono di dubbia conformita' al dettato costituzionale e in contrasto con la normativa comunitaria; il Governo Berlusconi III ha emanato l'articolo 2, comma 1-bis del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, introdotto con l'articolo 1, comma 558, della legge finanziaria per il 2006 (Legge n. 266 del 2005). Con tale norma il Governo Berlusconi ha conferito a Poste Italiane spa il potere di assumere migliaia di lavoratori a tempo determinato senza la necessaria specificazione, per iscritto, delle ragioni alla base dell'apposizione del termine, cosi' come espressamente previsto dall'articolo 1 del citato decreto legislativo n. 368 del 2001; l'opera di salvataggio e' stata completata dal Governo Berlusconi IV con l'articolo 21 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che ha introdotto l'articolo 4-bis nel decreto legislativo n. 368 del 2001, subito definita dai mass-media «norma ammazza-precari», con il quale, per stessa ammissione dell'attuale Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, nonche' dello stesso management di Poste Italiane spa, e' stata introdotta una misura sanzionatoria transitoria, ma con efficacia retroattiva, tesa a evitare alla stessa Societa' la condanna, da parte dei giudici, alla conversione di migliaia di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato e alla corresponsione di miliardi di euro in favore dei lavoratori riammessi a titolo di risarcimento del danno derivante dalla mancata accettazione delle energie lavorative dai medesimi offerte all'atto dell'impugnazione del termine; entrambe le norme citate sono in queste ore al vaglio della Corte costituzionale (relatore Mazzella) a seguito della discussione svoltasi in data 23 giugno 2009 e dalla quale dipendono le sorti di decine di migliaia (per la precisione 15 mila stando ai dati riferiti dallo stesso Presidente Ialongo nella citata audizione del 25 marzo 2009) di lavoratori assunti da Poste Italiane con contratto a termine; inoltre, davanti alla Corte di giustizia delle Comunita' europee Poste italiane spa e lo Stato italiano sono stati chiamati da un giudice nazionale (causa C-98/09) a rispondere della correttezza delle norme create in favore di Poste e del corretto adempimento agli obblighi comunitari, cominciando ad emergere, anche in sede comunitaria, che le regole interne sono precarie e incerte perche', fingendo di regolamentare la generalita' dei rapporti di lavoro a tempo determinato, finiscono per favorire solo l'impresa pubblica; il Gruppo dei deputati dell'Italia dei Valori ha gia' presentato l'interrogazione a risposta scritta n. 4/00972, a firma dell'onorevole Scilipoti, che non ha mai avuto risposta -: se il Ministro dell'economia e delle finanze non ritenga di assumere iniziative concrete per porre fine allo sperpero di denaro pubblico determinatosi con l'affidamento della difesa di Poste italiane ad avvocati esterni, senza neanche ricorrere a procedure di evidenza pubblica, nonostante la stessa legge finanziaria n. 266 del 2005 limitasse moltissimo il ricorso delle pubbliche amministrazioni e delle imprese pubbliche a consulenti legali esterni; se non ritenga di assumere utili iniziative volte a chiarire le ragioni della costituzione di Poste-Tutela spa e delle modalita' con cui Poste italiane spa liquida anche o soltanto i compensi ai legali della controllante che si occupano del contenzioso sui contratti a termine e in che misura; se non ritenga di assumere iniziative volte a chiarire perche' non si e' agito contro il management che ha provocato danni cosi' rilevanti alle casse dello Stato con la stipulazione di decine di migliaia di contratti a termine non conformi alla normativa vigente; se non ritenga di assumere iniziative volte a chiarire perche' la societa', anziche' continuare a stipulare contratti a termine, non decide di assumere personale stabile una volta per tutte; se il ministro intenda assumere iniziative volte a rendere possibile la restituzione ai lavoratori precari delle somme da loro percepite per i periodi di fermo lavorativo e restituite a Poste Italiane spa con l'intento di stabilizzare i rapporti di lavoro dopo aver vinto il contenzioso con la societa', a seguito dell'accordo sindacale del 10 luglio 2008. (4-03532)
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