INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01635 presentata da DEIANA ELETTRA (RIFONDAZIONE COMUNISTA) in data 12/12/2001

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Interrogazione a risposta scritta Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-01635 presentata da ELETTRA DEIANA mercoledì 12 dicembre 2001 nella seduta n. 074 DEIANA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: il 20 aprile 2001 il maresciallo capo Gianluca Tettoni e il maresciallo ordinario Antonio Di Noia, appartenenti al reparto operativo del comando provinciale carabinieri di Lucca hanno eseguito una perquisizione nell'abitazione e nello studio del signor Rinaldo Lucchesi, investigatore privato regolarmente autorizzato dalla prefettura di Lucca, più volte utilizzato dagli stessi uffici giudiziari per lo svolgimento di accertamenti e per la collaborazione ad indagini di alto contenuto tecnico; la perquisizione era stata ordinata dal sostituto procuratore di Lucca, Antonio Del Forno, nell'ambito di indagini relative al ritrovamento di microspie negli uffici del sindaco del comune di Capannori e all'interno della sede del Clap, consorzio delle autolinee pubbliche di Lucca; le due microspie erano state ritrovate dal signor Lucchesi, la prima in data 19 settembre 1999, la seconda quasi un anno più tardi, l'8 agosto 2000; in entrambi i casi l'intervento del Lucchesi, considerato un esperto di bonifica ambientale e telefonica, era stato richiesto dalle amministrazioni interessate, che sospettavano la presenza di apparati di sorveglianza all'interno degli edifici direzionali; a seguito delle denunce presentate dalle due amministrazioni, la procura della Repubblica apriva un'inchiesta il cui esito fu, inaspettatamente, un'indagine a carico del Lucchesi per i reati di cui agli articoli 367 e 617- bis del codice penale, in quanto sospettato di aver piazzato egli stesso le microspie nei luoghi dove poi furono effettivamente ritrovate; il 23 maggio 2001, quasi un mese dopo la perquisizione dei carabinieri, i quotidiani La Nazione e Il Tirreno pubblicavano ampi resoconti dell'operazione, sotto i titoli, rispettivamente di «Esperto nei guai per le microspie. Trovato il mago delle cimici» e «Microspie, un indagato. Per i CC la stessa mano a Capannori e al Clap»; entrambi gli articoli, sia pure senza fare il nome, facilmente identificavano l'accusato con il signor Lucchesi considerando la piccola realtà provinciale alla quale si riferiscono, e qualificando il presunto responsabile quale «investigatore», «esperto di elettronica», «esperto della zona»; l'identificazione del Lucchesi era pressoché inevitabile, inoltre, poiché veniva indicato anche come «il tecnico che aveva scoperto le cimici» al comune e alla sede del consorzio, fatto a suo tempo ampiamente riportato dalla stampa locale; al di là del merito dell'indagine, la pubblicazione degli articoli ha creato immense difficoltà al signor Lucchesi, additato all'opinione pubblica quale responsabile di un reato particolarmente grave per una persona la cui professione presuppone l'esistenza di un rapporto fiduciario assolutamente trasparente con i clienti attuali e potenziali. Come conseguenza il signor Lucchesi ha avuto moltissimi problemi in campo professionale, difficoltà che perdurano tutt'ora non essendo mai stata conclusa l'inchiesta, né in senso favorevole, né in senso negativo per il Lucchesi stesso che, allo stato, è soltanto un indagato, anche se di fatto già condannato dalla stampa; la simultaneità della pubblicazione (il 23 maggio 2001) e la notevole distanza di tempo dai fatti riportati, fa ritenere all'interrogante, al di là di ogni ragionevole dubbio, che le informazioni sulla indagine, coperta dal segreto istruttorio, siano state fornite ai giornalisti da persone impegnate nelle indagini, e probabilmente da persone gravitanti sul comando provinciale carabinieri, essendo l'Arma più volte citata negli articoli come artefice delle indagini, certo clamorose per un ambiente piccolo quale può essere quello di una città di provincia; in relazione alla pubblicità negativa, estremamente sfavorevole, ricevuta dal Lucchesi, lo stesso ha più volte chiesto di essere sentito dal procuratore della Repubblica per poter esporre la propria versione dei fatti, anche alla luce degli elementi di prova, considerati dagli avvocati del Lucchesi assolutamente insussistenti in relazione agli addebiti contestati; a tal fine è da segnalare come la prefettura di Lucca, in assenza di elementi probanti di una qualche consistenza, non abbia ritenuto di dover sospendere la licenza di investigatore al Lucchesi, nonostante una richiesta in tal senso sia stata sollecitata dagli organi di polizia, sospensione che sarebbe stata doverosa in presenza di un reato così grave per un investigatore autorizzato; nonostante le richieste, l'indagine sul Lucchesi resta aperta, con l'immaginabile gravissimo danno non solo per la reputazione e l'immagine del medesimo, ma anche per il grave pregiudizio portato alla sua professione, in assenza di elementi certi di accusa -: se non ritenga di disporre un'inchiesta per verificare se vi sia stata una fuga di notizie nell'ambito degli organi inquirenti.(4-01635)
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