INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01353 presentata da DI MAIO LUIGI (MOVIMENTO 5 STELLE) in data 19/07/2013

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Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-01353 presentato da DI MAIO Luigi testo di Venerdì 19 luglio 2013, seduta n. 56 LUIGI DI MAIO , BARBANTI , CANCELLERI , PISANO e PESCO . — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che: il buon funzionamento della CONSOB è condizione necessaria per assicurare la vigilanza sul sistema finanziario e societario e, di conseguenza, garantire il rispetto delle regole che incoraggiano e tutelano il risparmio. Ciò è fondamentale affinché i risparmiatori possano assumere scelte d'investimento maturate nella consapevolezza di poter agire in un ambiente affidabile, in cui gli operatori sono sottoposti ad un'azione di controllo efficace sulla trasparenza e sulla correttezza dei comportamenti; proprio a tal fine, sono state create delle autorità indipendenti, come la CONSOB, i cui membri necessitano ontologicamente di due caratteristiche essenziali: la competenza, in quanto si trovano ad esercitare rilevanti poteri, anche regolamentari, sottratti ad altri ambiti istituzionali proprio in ragione della esasperata complessità tecnica delle norme e dei comportamenti in questione, e l'indipendenza dal Governo, che persegue obiettivi fisiologicamente cangianti proprio in omaggio all'alternanza democratica, mentre le finalità delle autorità che vigilano sui mercati finanziari sono cristallizzate dalla legge in diretta attuazione dei valori e principi espressi dalla Costituzione; in questo contesto, analizzando l'operato dell'attuale Presidente della CONSOB, dottor Giuseppe Vegas, sembra legittimo nutrire dei dubbi sulla sua effettiva adeguatezza a rivestire tale ruolo, sia dal punto di vista della competenza che da quello dell'indipendenza. Se possiamo essere certi che il dottor Vegas sia in grado di orientarsi fra le procedure parlamentari, nell'ambiente «amministrato» della finanza pubblica e nelle più fitte trame del diritto ecclesiastico, tuttavia, finora non ha dato prova di conoscere il mondo liquido e sfuggente della finanza privata; il presidente Vegas, infatti, travolto dal fiume in piena degli scandali finanziari e della recente crisi che ha messo a repentaglio la solidità del sistema, avrebbe dovuto concentrare la sua massima attenzione sulla vigilanza on-site , come recentemente ribadito dallo IOSCO nel suo rapporto sull'Italia, impedendo comportamenti opportunistici alle reti distributive bancarie (in memoria dei casi Cirio, Parmalat e Banca Popolare di Milano), controllando da vicino i soggetti i cui strumenti finanziari sono diffusi fra il pubblico in misura rilevante (vedi il caso «Deiulemar»), tutelando la posizione degli azionisti di minoranza (vedi caso «UNIPOL») e impedendo il consumarsi di un vero e proprio dramma nazionale (il caso «MPS», come sarà approfondito più avanti); in particolare, quest'ultimo caso sarebbe avvenuto sotto gli occhi dell'autorità, a giudicare dai contenuti dell'esposto indirizzato alla Consob nel luglio 2011 e pubblicato da diversi organi di stampa: un documento così dettagliato da sembrare un saggio di finanza criminale, le cui denunce circostanziate non sembrano aver suscitato l'interesse della Consob, stando alle cronache dei suoi successivi accertamenti. Il Presidente Vegas, da politico consumato (come si argomenterà in seguito a proposito della sua indipendenza) ha invece concentrato i suoi sforzi sull'obiettivo, a giudizio di chi scrive inconferente con l'attuale contesto socioeconomico italiano, di potenziare la Borsa, favorendo la quotazione di imprese di piccole e medie dimensioni attraverso una riduzione degli oneri amministrativi a carico delle stesse. Risulta tuttavia agli interroganti che le imprese quotate sono diminuite invece di aumentare e, in più di qualche caso, quotazioni annunciate sono naufragate nel nulla; l'avversione ai vincoli di trasparenza e correttezza che la quotazione comporta è un fenomeno da sempre documentato nella finanza italiana, che non si poteva risolvere istituendo dei tavoli di discussione, giacché richiede un'azione congiunta di più istituzioni che si concentri su leve in gran parte estranee all'attività della CONSOB, in quanto la maggiore spinta all'opacità dell'impresa deriva dalle distorsioni indotte dal sistema fiscale. Resta il fatto che secondo gli interroganti gli sforzi del presidente Vegas sono stati concentrati su obiettivi estranei al mandato istituzionale della CONSOB per i quali dunque essa non è dotata di strumenti adeguati, mentre nei suoi ambiti principali di intervento sono fioriti scandali finanziari; sulla mancanza delle competenze necessarie da parte del presidente Vegas hanno iniziato a nutrire forti dubbi anche diversi accademici italiani (professor Cesari, professor Cherubini, professor Onado, professor Boeri) che hanno apertamente polemizzato con le scelte di vigilanza compiute dalla Consob sui maggiori quotidiani nazionali fino a dichiararsi allibiti di fronte alla lettura dell'ultima relazione annuale della CONSOB («e non per quello che c’è scritto, ma per ciò che non c’è. Era difficile riuscire a generare un vuoto pneumatico dopo sei anni di crisi finanziaria. Il presidente Vegas magistralmente ci è riuscito» così Tito Boeri alludendo chiaramente alla vicenda MPS in un articolo pubblicato il 7 maggio 2013; gli effetti di tale conduzione amministrativa sono stati resi evidenti dalla già citata vicenda relativa al Monte dei Paschi di Siena, quando – a fronte della presentazione di un dettagliato esposto sulle irregolarità delle operazioni di tale banca – la Commissione non ha ritenuto di dover intervenire a tutela dei risparmiatori. Allo stesso modo, anche nel prosieguo della vicenda fino ai tragici avvenimenti degli ultimi mesi, è proseguita un'inaccettabile inerzia da parte della CONSOB con un grave nocumento per i risparmiatori, tanto che CGIL, FISAC e Federconsumatori hanno annunziato di promuovere ora una causa civile contro la stessa per omessa vigilanza; ma sono diversi, come anticipato, i casi che sono giunti alla ribalta delle cronache. Da quello UNIPOL-Fonsai in cui è stata contestata la terzietà dell'Istituto rispetto al mercato e la prossimità con Mediobanca (rapporti frequenti e consolidati fra il professor Stefano Vincenzi e il responsabile divisione Informazione emittenti Angelo Apponi), a quello della Deiulemar, il cui amministratore unico (l'avvocato Roberto Caviglia) è il fratello di un dirigente della CONSOB (Renato Maviglia inquadrato nella medesima divisione informazione emittenti). Non a caso, forse, nel marzo del 2012 si diffuse sugli organi di stampa l'ipotesi di salvare la Deiulemar facendola sbarcare in borsa. Si sarebbe trattato dell'ennesimo danno per i piccoli risparmiatori; in effetti il Presidente Vegas, che di fronte alla estrema complessità delle dinamiche della crisi finanziaria aveva preferito nel 2012 soffermarsi sulla «dittatura dello spread », nel suo ultimo discorso annuale non ha trovato di meglio che richiedere nuovi poteri, pur non utilizzando a pieno (come sottolineato anche da un articolo del giornalista Antonio Vannuzzo pubblicato il 6 maggio 2013 sulla nota testata giornalistica a diffusione on line , linkiesta , quelli che già possiede nei confronti dei «famigerati» mercati. al pari della competenza, non è chiaro poi quale possa essere l'indipendenza politica del Presidente Vegas, più volte importante membro dei Governi Berlusconi, nonché parlamentare del centrodestra per 4 legislature (XIII-XVI) dal 1996 fino al momento della sua nomina (18 novembre 2010), occasione nella quale, da presidente nominato, ha seguitato a partecipare ai lavori della Camera dei deputati per quasi due mesi (fino al momento dell'effettiva assunzione delle funzioni di presidente il 3 gennaio 2011), votando, tra l'altro, la fiducia al Governo Berlusconi nella celebre seduta del 14 dicembre 2010; secondo quanto risulta all'interrogante, l'incapacità tecnica e la sudditanza politica sono accompagnate da «scelte gestionali» caratterizzate da manifesta confusione e assenza di trasparenza, che parrebbe più legata a obiettivi personalistici e di conservazione di ruoli di potere che risultato di una corretta ponderazione degli obiettivi della Commissione. Questa circostanza è stata segnalata da diverse inchieste giornalistiche e sindacali (e ha causato anche un inedito sciopero da parte dei dipendenti della CONSOB). Dal momento dell'insediamento del nuovo Presidente (circa 36 mesi) si sono verificati ben 5 «riordini organizzativi». Questo dato certifica come la struttura tecnica della Commissione si muova ad avviso degli interroganti in un contesto poco chiaro, senza un preciso modello e in assenza di una logica concezione degli scopi dell'Istituto; nel corso di questo periodo, l'organizzazione amministrativa della Commissione, che ha circa 500 dipendenti, ha visto una irragionevole superfetazione dei centri organizzativi che sono aumentati da 40 a oltre 70 e, in tale ambito, sono state segnalate ai deputati interroganti diverse irregolarità concernenti le nomine dei più alti vertici amministrativi della CONSOB; come di recente riportato dagli organi di stampa ( Il Fatto Quotidiano , 16 luglio 2013, p. 8) desta non poche perplessità la imminente stabilizzazione ( rectius assunzione a tempo indeterminato in assenza di un concorso pubblico) in virtù della facoltà prevista dall'articolo 1, comma 166, della legge n.228 del 2012 (esercitabile entro la fine del corrente anno) di ben 43 funzionari (alcuni dei quali assunti sulla base esclusiva di un «rapporto fiduciario») che andranno a ricoprire posizioni apicali all'interno dell'Istituto. La procedura adottata dalla CONSOB (e funzionale ad un presunto contenimento dei costi, tutto da dimostrare) appare connotata da una eccessiva opacità e da una tempistica immotivatamente stringente che, in linea con un diffuso «italico» malcostume, attribuisce un ruolo determinante in una decisione così straordinaria e importante per il futuro dell'Istituto a due commissari in scadenza di mandato: il professor Vittorio Conti (luglio 2013) e il dottor Michele Pezzinga (dicembre 2013). Considerato che la stessa legge istitutiva della CONSOB prevede come modalità di assunzione del personale il concorso pubblico (che si articola in una serie di prove particolarmente selettive) appare evidente come questa operazione opaca e dalla dubbia consistenza introduca elementi di iniquità e di inefficienza nel fondamentale processo di selezione e avanzamento professionale di coloro che debbono vigilare sui mercati a tutela dei risparmiatori; inoltre, all'interrogante è stato segnalato che molte importanti professionalità hanno inspiegabilmente scelto di allontanarsi dalla CONSOB optando per altre carriere professionali, fino ad arrivare al caso del Commissario professor Luca Enriques, che ha rassegnato le sue dimissioni prima della fine del suo mandato; a questo è seguito anche un importante contenzioso sia in sede amministrativa sia civile. Anche nella passata legislatura sono stati depositati molteplici atti di sindacato ispettivo finalizzati a fare luce sulla conduzione del presidente Vegas. A queste iniziative non sono seguiti gli opportuni chiarimenti e, anzi, tali comportamenti sembrerebbero proseguire ancora oggi; come ben rappresentato dal commento del professor Onado pubblicato sulla prima pagina del Sole240re il 18 luglio 2013, «il clamoroso arresto di ieri della famiglia Ligresti è l'ultimo atto di una lunga vicenda emblematica dei vizi strutturali del capitalismo di relazione italiano e delle nostre strutture di controllo». La vicenda SaiFondiaria riassume infatti in sé la storia della «sistematica spoliazione» di una grande impresa italiana (in quel caso il secondo gruppo assicurativo italiano, ma potrebbe benissimo trattarsi della più antica banca del mondo), ai «danni in primo luogo degli azionisti di minoranza, ma anche dell'intera struttura produttiva nazionale» e obbliga evidentemente a riflettere su quale sia stato il ruolo dei soggetti preposti alla difesa degli interessi di questi ultimi (che coincidono con quelli del Paese stesso): cioè le Autorità di vigilanza. L'allora presidente dell'Autorità preposta al mercato delle assicurazioni (addirittura indagato per un'ipotesi di corruzione per omessa vigilanza) ha «sottovalutato» per anni il gravissimo indebolimento patrimoniale della società: a prescindere da ciò che stabilirà la magistratura, si tratta di un comportamento inaccettabile da parte di un soggetto tenuto a vigilare il mercato e a proteggere gli interessi più deboli (quelli dei risparmiatori). Anche alla Consob sono imputabili ritardi e inefficienze (che, si ripete, ancorché si dimostri che non costituiscono fattispecie di reato, sono decisamente da evitare considerato il grave danno che comportano ai risparmiatori e al Paese intero). Ritardi, omissioni e interventi di vigilanza meramente formali e superficiali, ma tali da apparire burocraticamente idonei, paiono connotare il modus agendi della Consob. L'attività di vigilanza quindi sembra svolta dalla Consob al fine di attivare una manleva per la propria responsabilità (magari di fronte a un giudice) e non per tutelare effettivamente e nella sostanza gli interessi dei risparmiatori, dei piccoli azionisti, dei mercati finanziari e dell'economia del Paese nel suo insieme. Anche per questi motivi non ci sono investitori disposti ad investire grandi capitali in Italia: occorre pertanto rimuovere questi ostacoli, facendo sì che l'Autorità di vigilanza sia presieduta, diretta e gestita da persone esperte, capaci, veramente indipendenti ed estranee al mondo poco pulito del capitalismo familiare italiano; queste stesse considerazioni possono essere identicamente svolte con riguardo ad altre pagine tragiche della finanza nostrana: prima fra tutte quella sul caso MPS. Quanto ritardo, quanta superficialità nell'agire della Consob a fronte del già citato esposto (anonimo, ma accuratamente dettagliato e circostanziato) ricevuto nel luglio del 2011 una reazione a rilento che ricorda assai da vicino il caso Isvap/SaiFondiaria e che drammaticamente ha cagionato ingenti danni ai risparmiatori. È impellente chiarire nel dettaglio quali fazioni di vigilanza la Commissione ha deciso di porre in atto a seguito dell'esposto e che tipo di informativa al mercato ha richiesto venisse data: Vegas e i Commissari in carica nel luglio 2011 non hanno secondo i firmatari del presente atto agito da «paladini degli investitori»; i fatti purtroppo sembrano andare in questa direzione: per questo motivo è urgente un approfondimento, perché l'inerzia colpevole non è più accettabile. Infatti, occorre prescindere dalle pur fondamentali pronunce giudiziarie: non è con i tempi della magistratura che si tutela il risparmio, ma con l'attivismo delle Authority che altrimenti divengono inutili; l'articolo 1 della legge istitutiva della CONSOB (la n.216 del 1974, di conversione del decreto-legge n.95 del 1974) affida al Governo notevoli poteri con riferimento alla Commissione stessa. Non solo, infatti, al terzo comma si stabilisce che il Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio, ha il potere di proporre al Presidente della Repubblica la nomina dei commissari (atto formalmente presidenziale, ma sostanzialmente governativo); ma addirittura, secondo quanto disposto dal comma 9 dello stesso articolo 1, i regolamenti interni della Commissione «sono sottoposti al Presidente del Consiglio dei ministri, il quale, sentito il Ministro del tesoro, ne verifica la legittimità in relazione alle norme del presente decreto, e successive modificazioni, e li rende esecutivi, con proprio decreto, entro il termine di venti giorni dal ricevimento, ove non intenda formulare, entro il termine suddetto, proprie eventuali osservazioni». Inoltre, «il presidente della Commissione tiene informato il Ministro del tesoro sugli atti e sugli eventi di maggior rilievo e gli trasmette le notizie e i dati di volta in volta richiesti. (...) Il Ministro del tesoro può formulare le proprie valutazioni alla Commissione, informando il Parlamento. Il Ministro del tesoro informa altresì il Parlamento degli atti e degli eventi di maggior rilievo dei quali abbia avuto notizia o comunicazione quando li ritenga rilevanti al fine del corretto funzionamento del mercato dei valori mobiliari (comma 12). E ancora: “Entro il 31 marzo di ciascun anno la Commissione trasmette al Ministro del tesoro una relazione sull'attività svolta, sulle questioni in corso e sugli indirizzi e le linee programmatiche che intende seguire. Entro il 31 maggio successivo il Ministro del tesoro trasmette detta relazione al Parlamento con le proprie eventuali valutazioni” (comma 13). Fino ad arrivare al comma 14, laddove si prevede che “nel caso di impossibilità di funzionamento o di continuata inattività, il Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Ministro del tesoro, ove intenda proporre lo scioglimento della Commissione ne dà motivata comunicazione al Parlamento. Lo scioglimento, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, è disposto con decreto del Presidente della Repubblica. Con il decreto di scioglimento è nominato un commissario straordinario per l'esercizio dei poteri e delle attribuzioni della Commissione”»–: se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti e se abbiano a disposizione ulteriori informazioni in merito; se ritengano che i fatti esposti configurino, oltre che uno snaturamento degli obiettivi istituzionali della Commissione, una inerzia non più sostenibile da parte di una Autorità di vigilanza di un settore fondamentale non solo per la tutela dei risparmiatori e degli investitori, ma anche per lo sviluppo dell'economia italiana e se non ritengano, pertanto, di dover azionare i penetranti poteri che la legge istitutiva conferisce loro, al fine di riportare l'attività della CONSOB nell'alveo dei compiti a cui è istituzionalmente preposta; se ritengano intervenire su quanto disposto dall'articolo 1, comma 166 della legge 24 dicembre 2012, n.228 che ha attribuito alla CONSOB la facoltà di procedere alla menzionata stabilizzazione; quanto ritenga opportuna la permanenza alla presidenza della CONSOB di una persona con una rilevante carriera politica alle spalle come il dottor Giuseppe Vegas, con riferimento alla «indiscussa indipendenza» cui fa riferimento l'articolo 1, comma 3 della legge istitutiva e alle problematiche concernenti il conflitto di interesse. (4-01353)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01353 presentata da DI MAIO LUIGI (MOVIMENTO 5 STELLE) in data 19/07/2013 
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BARBANTI SEBASTIANO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
CANCELLERI AZZURRA PIA MARIA (MOVIMENTO 5 STELLE) 
PESCO DANIELE (MOVIMENTO 5 STELLE) 
PISANO GIROLAMO (MOVIMENTO 5 STELLE) 
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