INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/02662 presentata da GAMBALE GIUSEPPE (DEMOCRATICI DI SINISTRA - L'ULIVO) in data 19980714

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Al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che: il 12 gennaio 1998 il Gip del tribunale di Napoli ha emesso decreto di archiviazione nei confronti del giornalista del Mattino Giuseppe Calise accusato del reato di favoreggiamento; il 27 giugno 1995 il Gip del tribunale di Salerno aveva emesso decreto di archiviazione nei confronti di Giuseppe Calise accusato di concorso esterno in associazione camorristica; Giuseppe Calise, gia' condannato per furto a sette mesi di carcere (condanna per la quale ha ottenuto dopo nove anni la riabilitazione), dal luglio 1989 al settembre 1994 segretario dell'ordine dei giornalisti della Campania, redattore capo del Mattino, diventa potente numero due del quotidiano di via Chiatamone durante la direzione di Pasquale Nonno (1985-1993) insieme al quale conduce la furiosa battaglia contro i giudici che indagano sulla tangentopoli napoletana; nel novembre del 1992 Calise e' protagonista della famosa telefonata con Vito Mattera che costa a Mattera il posto di questore a Napoli, mentre per il giornalista del Mattino non si ha notizia di procedimenti disciplinari ne' da parte del quotidiano in cui lavora, ne' da parte dell'ordine dei giornalisti; Calise anzi mantiene l'incarico di segretario dell'ordine regionale, grazie alla difesa ad oltranza del presidente Ermanno Corsi (tanto che Francesco Storace, allora responsabile stampa del Msi-Dn, il 24 novembre 1992 dichiara: "Ermanno Corsi o tace o si dimette. Finora si e' semplicemente limitato a tutelare gli interessi di chi fa la quotidiana opera di disinformazione. Il giornalismo e' altra cosa") e al silenzio complice dell'ordine nazionale dei giornalisti; Calise viene congelato dal direttore Sergio Zavoli (1993-1994) quando e' coinvolto nelle indagini dei giudici salernitani sui magistrati Armando Cono Lancuba e Arcibaldo Miller (nei confronti dei quali sono in stato dibattimentale i relativi processi), ma torna poi in posizioni di comando con Paolo Graldi che dal settembre 1994 dirige il Mattino; dagli atti relativi ai processi nei confronti di Lancuba e Miller si evince che: dai magistrati salernitani Calise veniva accusato di aver fatto assumere nel 1990 il figlio Vincenzo al quotidiano Roma attraverso le "segnalazioni" del magistrato Armando Cono Lancuba e di Carmine Alfieri, capo indiscusso della piu' potente organizzazione camorristica mai sorta in Campania; Calise e' inoltre accusato di avere avuto incontri con Raffaele Boccia, affiliato al clan Galasso-Alfieri e titolare dell'istituto scolastico Settembrini di Poggiomarino, che lo invitava ad "attutire" il clamore giornalistico sulle vicende processuali che coinvolgevano Pasquale Galasso; ai giudici di Salerno che il 28 marzo 1994 gli chiedono del proprietario del Settembrini, Calise risponde: "Conosco Boccia Rosario Raffaele in quanto giornalista pubblicista presentandomi, negli anni '80, dal mio capocronista dell'epoca Gianni Campili. Inoltre presso l'istituto Settembrini da lui diretto, mio figlio Vincenzo ha frequentato l'ultimo anno dell'istituto di ragioneria"; ai magistrati di Salerno Calise non dice che, prima di diventare amico di Boccia e di affidargli il figlio Vincenzo in cerca di diploma, si era occupato del proprietario del Settembrini sulle colonne del quotidiano Il Messaggero, di cui era corrispondente, per raccontare i tentativi di corruzione denunciati nei primi anni ottanta dal professor Massimo Albergamo, commissario d'esame al Settembrini; del resto che gli esami al Settembrini non fossero proprio insuperabili era fatto noto se e' vero che nell'istituto di Boccia si era diplomato geometra con il massimo dei voti uno dei Bardellino e sempre con il massimo dei voti era diventata maestra nel 1978 Rosetta Cutolo, che cosi' iniziava una lettera: "Caro nipoto, ti scrivo solo ora perche' ho stato con un forto doloro all'inguina"; ai citati atti risulta altresi' che nel corso delle indagini sul giornalista del Mattino e' emersa una operazione bancaria molto sospetta risalente al 18 maggio del 1990 che vede Calise, l'ex funzionario dell'Ufficio italiano cambi Giuseppe Vescuso, le signore Rita Negri, Antonietta Serra e Margherita Arpaia rispettivamente mogli dei sostituti della procura della repubblica di Napoli Armando Cono Lancuba, Vincenzo Russo e Luigi Frunzio e il fratello e la cognata dell'allora direttore del banco di Napoli Ferdinando Ventriglia, beneficiari di un finanziamento privilegiato di diciassette miliardi complessivi per l'acquisto di franchi svizzeri; particolarmente interessante e' la lettura del conto corrente di Calise dal giorno dell'avvio dell'operazione: per l'acquisto di franchi svizzeri i vertici del Banco di Napoli annotano un dare di 2.157.040.421 lire (uguale trattamento avranno avuto anche i magistrati e gli altri beneficiari) e un avere di 2.158.750.000, accreditando un guadagno di 1.709.579 lire sul conto del giornalista del Mattino, che non ha fatto assolutamente niente; ci sono poi nove operazioni tutte di importo superiore ai cinque milioni, con movimenti sui titoli di 91 e 124 milioni, assegni da 19 milioni e bonifici da 74 milioni per un giornalista che ha come unico reddito lo stipendio di redattore capo del Mattino; l'operazione sulla valuta estera viene comunque bloccata dopo tre mesi, il 22 agosto del 1990, per l'improvvisa rivalutazione del franco svizzero e si conclude, secondo le indagini condotte dai magistrati di Salerno, con una perdita di oltre duecentocinquanta milioni pagati in una unica soluzione con un cct (1^ settembre 1996, n. 139586/139610 cod. ABI 128670) da Calise, il quale interrogato quattro anni dopo dall'autorita' giudiziaria nell'ambito del procedimento a suo carico per concorso in associazione camorristica ha indicato in Vescuso il pagatore delle perdite; la procura della Repubblica di Napoli non ha ritenuto opportuno interrogare Vescuso e le mogli dei sostituti procuratori, ne' ha svolto alcuna indagine sulla reale provenienza dei 250 milioni di cct che servirono a ripianare le perdite, pur essendo agli atti del fascicolo una informativa sul titolo con l'identificazione dei soggetti primi compratori del cct; altrettanto lacunosa e' stata nel 1992 l'indagine svolta dai componenti della prima commissione del consiglio superiore della magistratura che non si preoccuparono di chiarire i rapporti tra i beneficiari dell'operazione (proprio nei giorni della concessione dei fidi Vincenzo Russo firma la richiesta di archiviazione nei confronti di Giuseppe Calise indagato per interesse privato in atti d'ufficio nella sua veste di consigliere dell'ordine dei giornalisti della Campania), non fecero davvero luce sul perche' le aperture di credito vennero intestate alle mogli dei magistrati e non ai sostituti procuratori, se l'operazione era del tutto legittima e alla portata di chiunque, e non accertarono chi pago' le perdite dichiarate al Csm dai magistrati; un contributo illuminante su come deve essere andato il ripiano delle perdite arriva dall'interrogatorio di Calise condotto il 28 marzo 1994 dai magistrati di Salerno, agli atti del citato processo nei confronti del dottor Lancuba; "Le perdite derivanti dall'operazione - dichiara Calise, che pure dagli atti in possesso dei magistrati risulta essere il titolare dei 250 milioni di cct - furono sanate momentaneamente dallo stesso Vescuso, che ebbe a portare quasi 300 milioni di cct in una busta gialla: il Vescuso ebbe dei milioni di resto"; le perdite quindi per Calise, Vescuso e le tre mogli dei magistrati sono vicine ai sessanta milioni a testa, e non i "circa quaranta milioni" dichiarati da Vincenzo Russo e da Luigi Frunzio al consiglio superiore della magistratura; "Successivamente - aggiunge Calise - io restituii al Vescuso nove milioni, pur se la perdita era maggiore"; mancano quindi all'appello una cinquantina di milioni ed e' esilarante la spiegazione che Calise fornisce ai magistrati: "Il Vescuso si contento' della mia parziale restituzione riconoscendosi moralmente responsabile dell'intera operazione e, soprattutto, del perdurare della stessa oltre la nostra manifestazione di volonta' di chiuderla ai primi accenni di forte rialzo del franco svizzero"; occorre fare finalmente chiarezza su chi abbia realmente ripianato le perdite dell'operazione sulle valute estere condotte dalle mogli dei magistrati Frunzio, ancora oggi sostituto della procura della Repubblica di Napoli, Lancuba, oggi sotto processo davanti alla terza sezione penale del tribunale di Salerno con l'accusa di associazione camorristica, corruzione, concussione e calunnia, e Russo, attualmente ispettore al Secit, e dagli stessi Calise e Vescuso -: a che punto sia l'indagine sulla vicenda dei fidi facili avviata nel 1992 dal Consiglio superiore della magistratura; in merito alle complesse e oscure vicende che vedono protagonista Giuseppe Calise quali provvedimenti intenda adottare nei confronti dell'ordine dei giornalisti della Campania e dell'ordine nazionale dal momento che l'articolo 24 della legge istitutiva dell'ordine (n. 63 del 3 marzo 1963) affida al responsabile del dicastero di grazia e giustizia "l'alta vigilanza" sull'ordine dei giornalisti. (3-02662)
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