INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/01496 presentata da NUGNES PAOLA (LIBERI E UGUALI) in data 21/04/2020
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Atto Senato Interrogazione a risposta orale 3-01496 presentata da PAOLA NUGNES martedì 21 aprile 2020, seduta n.208 NUGNES, BUCCARELLA, DE FALCO, LONARDO - Al Ministro della giustizia . - Premesso che, a quanto risulta agli interroganti: la Procura di Santa Maria Capua Vetere, nel casertano, sta indagando su quanto è avvenuto nei giorni scorsi nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere "F. Uccella"; da quanto si è appreso da numerosi quotidiani, sembra che la vicenda oggetto di indagine sia sorta dopo che un detenuto è stato ricoverato presso la struttura ospedaliera napoletana "Cotugno", in seguito a esito positivo del tampone per COVID-19; la notizia del ricovero in breve tempo si è diffusa in carcere e, così, la tensione è salita, fino a quando il 5 aprile è iniziata la protesta nella sezione "Nilo" del carcere, con una battitura e l'occupazione simbolica della sezione. A quanto risulta le proteste erano finalizzate od ottenere un colloquio in merito alle questioni igienico-sanitarie legate all'emergenza COVID-19, ma sono rientrate nel corso della stessa serata di domenica; il giorno successivo, lunedì 6 aprile, in carcere è arrivata la magistratura di sorveglianza, che ha incontrato i detenuti per i colloqui, constatando che gli atti di insubordinazione verificati non hanno assunto i connotati di una vera rivolta; secondo le testimonianze raccolte dall'associazione "Antigone" e dall'ufficio del garante campano, appena la magistratura di sorveglianza ha concluso il suo lavoro si sarebbe verificata una fortissima rappresaglia da parte della Polizia penitenziaria; quasi 100 poliziotti a volto coperto e in tenuta antisommossa sarebbero entrati in un padiglione e avrebbero cominciato i pestaggi all'interno delle "camere di pernottamento". Sembra che siano intervenuti poliziotti esterni all'istituto, infatti questi avrebbero agito anche contro chi non aveva preso parte alle agitazioni del fine settimana, e addirittura contro qualche detenuto che dopo pochi giorni sarebbe uscito dal carcere, con gli evidenti segni delle lesioni; considerato che: in questi giorni sono stati presentati alcuni esposti alle Procure della Repubblica (solo l'associazione "Antigone" ne ha già depositati tre, per fatti accaduti in altri penitenziari del Paese) che dovranno accertare che cosa è successo nelle carceri italiane; dai racconti che i detenuti hanno fatto ai loro familiari e che sono balzati sulle cronache, le azioni della Polizia si sarebbero svolte nei modi più violenti e in spregio della dignità umana: ad alcuni detenuti sarebbero stati tagliati barba e capelli, altri sarebbero stati spogliati e pestati con manganelli, pugni e calci su tutto il corpo. Il racconto di queste torture non sembra fermarsi, perché alcuni familiari sostengono che i pestaggi siano continuati nei giorni successivi. Nel corso della settimana successiva, le famiglie, preoccupate per le violenze, hanno organizzato una manifestazione pacifica nei pressi del carcere; i fatti, cosi come emersi dalle molteplici segnalazioni, sono stati inoltre denunciati dal garante regionale dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello; la tensione, anche quella della Polizia penitenziaria, si trasforma di continuo in atti di forza, che non si vorrebbe che diventasse una strategia di contenimento della paura o una risposta alle legittime richieste dei detenuti. A quanto appreso dalle segnalazioni giunte dall'associazione "Yairaiha", anche dai familiari dei detenuti del carcere di Foggia sono state depositate denunce contro gli atti di violenza che hanno seguito i fatti tristemente noti dei primi giorni di marzo. Sembra che molti sarebbero stati picchiati e nel carcere di Foggia e nelle carceri dove nei giorni successivi sono stati trasferiti (Viterbo, Arghillà); tenuto conto, altresì, che: il caso richiamato riguarda il primo detenuto ammalato di COVID-19 della regione, la seconda dopo la Lombardia per indici di sovraffollamento carcerario; il carcere non è un luogo impermeabile: il distanziamento sociale è impraticabile, guanti e mascherine non ci sono, in istituto entrano ed escono moltissime persone, e ad oggi i contagiati sono circa 230 (60 detenuti e 170 poliziotti); il virus viaggia velocemente e la direzione sanitaria cerca di stargli dietro. È tuttavia difficile contenere tali situazioni, perché i detenuti sono tanti e in alcune sezioni sono ammassati in clamoroso sovrannumero. Oggi i contagi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere sono arrivati a quattro e un intero piano di una sezione è stato isolato; se il sistema sta svelando un'altra falla, dopo gli ospedali e le case di cura, è anche vero che esiste una differenza tra il carcere e gli altri ambienti. Nei nosocomi e nelle RSA, finanche in alcune fabbriche (tutto pur di non interrompere le linee di produzione) si stanno predisponendo, dopo centinaia di morti tra pazienti, medici, infermieri e vigili del fuoco, misure di sicurezza per arginare il contagio. Nelle carceri si guarda il sistema implodere senza prendere alcuna decisione; la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo ha già depositato in data 10 marzo 2020 un'interrogazione (3-01446) al Ministro in indirizzo per avere chiarimenti sulle rivolte avvenute nelle carceri di tutta Italia non appena è scoppiata l'epidemia COVID-19, chiedendo quali azioni e provvedimenti intendesse assumere per rendere effettivamente garantito il diritto alla salute dei detenuti, giacché è palese che non è solo chiudendo ai colloqui, alle attività esterne o alle misure alternative che si può fronteggiare il rischio di epidemia in carcere, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti descritti e come intenda intervenire perché si faccia chiarezza su quanto realmente accaduto nelle 24 ore tra domenica 5 e lunedì 6 aprile; se intenda intervenire, nei limiti delle sue competenze, affinché venga garantita la salute e la sicurezza nelle carceri italiane, giacché gli articoli 123 e 124 del decreto-legge n. 18 del 2020, "cura Italia", non hanno modificato molto le normative esistenti e nella pratica, anche quando viene concessa la detenzione domiciliare, si richiede come vincolo la sorveglianza con braccialetti elettronici, la cui disponibilità in questo momento è limitata e, con ogni probabilità, insufficiente per ridurre il sovraffollamento; se voglia intervenire per indirizzare l'azione di questo Governo al fine di limitare il sovraffollamento e il conseguente pericolo dei contagi nelle carceri italiane per tutelare i detenuti e, naturalmente, anche il personale che lavora nelle carceri, poliziotti e civili, attraverso la predisposizione obbligatoria di dispositivi di protezione individuali, quali mascherine e igienizzanti, la sanificazione dei locali, dei luoghi comuni, di uffici, celle e mense, nonché l'acquisto di braccialetti elettronici, al fine di far scontare la pensa residua, a chi ne ha diritto, presso la propria abitazione. (3-01496)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/01496 presentata da NUGNES PAOLA (LIBERI E UGUALI) in data 21/04/2020
INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE
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BUCCARELLA MAURIZIO (MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO)
DE FALCO GREGORIO (MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO)
LONARDO ALESSANDRINA (FORZA ITALIA BERLUSCONI PRESIDENTE-UDC)
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