INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/00445 presentata da TOTARO ACHILLE (FRATELLI D'ITALIA) in data 12/11/2013
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Atto Camera Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-00445 presentato da TOTARO Achille testo presentato Martedì 12 novembre 2013 modificato Mercoledì 13 novembre 2013, seduta n. 117 TOTARO e RAMPELLI . — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che: la città di Prato ospita una numerosissima comunità cinese, che si stima ammonti al 20 per cento della popolazione locale, perlopiù immigrata, a partire dagli anni ’90 e impegnata, nella maggioranza pressoché assoluta dei casi, nel settore manifatturiero; il distretto industriale di Prato, una volta fiore all'occhiello del settore tessile nazionale, ha subito, nell'ultimo decennio, una perdita di quasi 1.500 milioni di euro di fatturato (mille dei quali in esportazioni), che, tradotta in risorse umane, significa un'emorragia di almeno diecimila posti di lavoro e la chiusura di oltre duemila aziende; secondo i dati raccolti per uno studio de Il Sole 24 ore , oggi a Prato un'azienda su otto è cinese e, su un dato complessivo di 3.500 aziende, solo 215 sono ancora attive nel settore tessile, mentre tutte le altre operano nel settore delle confezioni, con tessuti importati dalla Cina a basso prezzo, cuciti copiando i modelli degli stilisti famosi e rivenduti secondo un modello low cost che va dal produttore al consumatore; a fronte di un numero superiore a ottomila occupati, nelle aziende cinesi di Prato negli ultimi anni sono stati solo due gli infortuni sul lavoro denunciati e neanche un lavoratore risulta iscritto ad un sindacato; il giro d'affari delle imprese in mano ai cinesi è stimato in un miliardo e ottocento milioni di euro, dei quali, si sospetta, un miliardo in nero; il sorpasso delle aziende cinesi rispetto a quelle italiane, nonché la maggiore sopravvivenza alla crisi in atto delle prime rispetto alle seconde trova le sue ragioni, almeno per una parte, nel fatto che le aziende cinesi disattendono larga parte delle normative sia in materia di commercio, come, ad esempio, quella sugli orari di apertura dei negozi, sia rispetto alle tutele riconosciute ai lavoratori, posto che tale sorpasso si basa, per larghissima parte, sullo sfruttamento della manodopera clandestina e sui laboratori-dormitorio dove la gente vive e lavora senza distinzioni; si realizza, quindi, un fenomeno di vera e propria concorrenza sleale, che permette ai cinesi di vendere le proprie merci sottocosto, e a seguito della quale le aziende italiane, che adempiono a tutti gli oneri sociali e fiscali imposti dalle vigenti normative, sono destinate a soccombere; lo studio de Il Sole 24 ore ha dimostrato, infatti, che su cento aziende cinesi che aprono a fine anno ne rimangono solo quaranta, in segno di un turnover continuo messo in atto per sfuggire ai controlli –: se non ritenga di attivarsi affinché sia potenziata l'attività ispettiva nei territori interessati, al fine di combattere lo sfruttamento dei lavoratori e di ripristinare condizioni di parità di accesso al mercato per tutte le aziende. (3-00445) (12 novembre 2013)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/00445 presentata da TOTARO ACHILLE (FRATELLI D'ITALIA) in data 12/11/2013
Camera dei Deputati
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1
20131113
20131112
20131112-20131113
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/00445 presentata da TOTARO ACHILLE (FRATELLI D'ITALIA) in data 12/11/2013
INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE
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RAMPELLI FABIO (FRATELLI D'ITALIA)
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3/00445
TOTARO ACHILLE (FRATELLI D'ITALIA)
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