INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/00191 presentata da SGARBI VITTORIO (MISTO) in data 19940801

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Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso: le seguenti dichiarazioni dell'avvocato Guido Viola, ex pubblico ministero ("si e' superato ogni limite della legalita'. I magistrati di Milano negando gli arresti domiciliari sperano forse di ottenere nuove confessioni anche da chi avendo gia' confessato non ha altro da rivelare") relative al caso di Salvatore Sciascia, il manager Fininvest agli arresti in clinica al quale sono stati negati gli arresti domiciliari, nonostante le gravissime condizioni di salute e le confessioni rese...; che a seguito ancora della denuncia di gravissime irregolarita' indicate, un anno fa dall'ex presidente del'ENI Gabriele Cagliari nella drammatica "lettera-testamento" si riportano le parti piu' significative ("ho riflettuto intensamente e ho deciso che non posso piu' sopportare a lungo questa vergogna. La criminalizzazione di comportamento che e' stata di tutti, degli stessi magistrati anche a Milano, ha messo fuori gioco soltanto alcuni di noi abbandonandoci alla gogna e al rancore dell'opinione pubblica. La mano pesante, squilibrata e ingiusta dei giudici ha fatto il resto. Ci trattano veramente come non persone, come cani ricacciati ogni volta al canile. Sono qui da oltre quattro mesi, illegalmente trattenuto. Tutto quanto mi viene contestato non corre alcun pericolo di essere rifatto, ne' le prove relative a questi fatti possono essere inquinate in quanto non ho piu' alcun potere ne' di fare ne' di decidere, ne' ho alcun documento che possa essere alterato. Neppure potrei fuggire senza passaporto, senza carta di identita' e comunque assiduamente controllato come costoro sanno fare. Per di piu' ho 67 anni e la legge richiede che sussistano oggettive circostanze di eccezionale gravita' e pericolosita' in condizioni tanto degradanti, ma come sapete i motivi di questo infierire sono ben altri e ci vengono anche ripetutamente detti dagli stessi magistrati seppure con il divieto assoluto di essere messi a verbale, come invece si dovrebbe fare regolarmente, altro abuso di ufficio, altra censura, altra illegalita'. Le minacce non possono essere messe nel verbale: l'obiettivo di questi magistrati, quelli della procura di Milano in modo particolare e' quello di costringere ciascuno di noi a rompere definitivamente e irrevocabilmente con quello che loro chiamano il nostro ambiente. Ciascuno di noi e' gia' compromesso nella propria dignita' agli occhi dell'opinione pubblica. Per il solo fatto di essere inquisito o peggio essere stato arrestato, deve adottare un atteggiamento di collaborazione che consiste in tradimenti e delazioni che lo rendano infido, inattendibile, inaffidabile, che diventi cioe' quello che loro stessi chiamano un infame. Secondo questi magistrati di Milano a ognuno di noi deve essere precluso ogni futuro, quindi la vita, dicevo, perche' e' il suo ambiente per ognuno la vita, la famiglia, gli amici, i colleghi, le conoscenze locali e internazionali, gli interessi sui quali loro e i loro complici vogliono mettere le mani. La convinzione e' che si vuole insomma creare una massa di morti civili, disperati e perseguitati proprio come sta facendo l'altro complice infame della magistratura che e' il sistema carcerario. La convinzione che mi sono ancora fatto e' che i magistrati considerano il carcere nient'altro che uno strumento di lavoro, di tortura psicologica, dove le pratiche possono venire a maturazione o ammuffire indifferentemente anche se si tratta della pelle della gente. Il carcere non e' altro che un serraglio per animali senza testa, ne' anima: qui dentro ciascuno e' abbandonato a se stesso nell'ignoranza coltivata e imposta nei loro diritti, custodito nell'inattivita' e nell'ignavia. La gente impigrisce, instupidisce, si degrada e si dispera diventando inevitabilmente un ulteriore moltiplicatore di malavita. Come dicevo siamo cani in un canile dal quale ogni procuratore puo' prelevarci per fare la sua propria esercitazione e dimostrare che e' piu' bravo o piu' severo di un altro") -: se di fronte a questo drammatico e emblematico atto di accusa (ma sono diversi i casi simili) non si ponga un problema di responsalilita' e incompatibilita' dei magistrati che con il ripetuto abuso della carcerazione preventiva hanno indotto molti al suicidio; se non ritengano di dover intervenire, per quanto di competenza, nei confronti dei magistrati di Milano, anche per la loro indifferenza di fronte alla morte di numerosi indagati, costretti in condizioni fisiche e psicologiche disumane; se ritengano che i magistrati che si sono resi responsabili di simili abusi, forieri di tante luttuose conseguenze, dovrebbero quanto meno sentire il dovere morale, ancorche' giuridico, di dimettersi e pregare semmai di non dover anche loro, un giorno, pagare le stesse pene e la stessa dura condanna della carcerazione preventiva per i numerosi casi di abusi commessi. (3-00191)
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