INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/00096 presentata da MANTOVANI RAMON (RIFONDAZIONE COMUNISTA-PROGRESSISTI) in data 19960709

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Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che: il 16 marzo 1993 veniva assassinato a Roma Naghdi Mohammad Hussein, rappresentante in Italia del Consiglio nazionale della resistenza iraniana; dopo tre anni d'indagine, il dottor Franco Ionta, sostituto procuratore presso il tribunale di Roma, il 19 aprile 1996 chiedeva il rinvio a giudizio per il reato di omicidio e di violazione delle leggi sulle armi, nei confronti di due cittadini algerini e di un iraniano; il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma, ha fissato l'udienza preliminare per il 15 luglio 1996; secondo la ricostruzione operata dagli investigatori, risulta che il signor Naghdi era giunto in Italia nel 1981 nella qualita' di incaricato d'affari presso l'ambasciata dell'Iran a Roma. Nel marzo del 1982 a causa dello snaturamento della rivoluzione iraniana e della sua profonda involuzione in senso oscurantista, Naghdi rompeva con il governo di Teheran riconsegnando il suo passaporto diplomatico alle autorita' italiane; la successiva attivita' di Naghdi sara' tutta improntata nella denunzia del regime iraniano diventando prestigioso e stimato esponente dell'opposizione in esilio oltre che componente il Consiglio nazionale della resistenza iraniana. L'indagine della magistratura ha individuato in questa sua attivita' il movente dell'omicidio e cio' anche in considerazione di altri attentati compiuti in Europa da persone legate al regime iraniano nei confronti di altri esponenti dell'opposizione; uno degli imputati, il giorno successivo la sepoltura del Naghdi, lasciava sulla tomba un volantino a favore del regime di Teheran a firma dell'Associazione islamica studenti iraniani in Italia. Tre giorni prima dell'attentato, erano state notate sotto l'abitazione di Naghdi due persone munite di macchina fotografica. Uno di questi veniva individuato in uno degli imputati, il secondo in un diplomatico iraniano presso l'ambasciata di Roma. L'identikit dell'assassino effettuato dalla polizia dopo l'attentato portava all'individuazione del diplomatico in questione, ma il pubblico ministero si trovava costretto a richiedere l'archiviazione del caso perche' il diplomatico non e' perseguibile in Italia ai sensi delle Convenzioni di Vienna del 18 aprile 1961 e 23 aprile 1963, che garantiscono l'immunita' diplomatica; l'ambasciata dell'Iran in Italia si e' sempre formalmente dichiarata disponibile a collaborare con la magistratura italiana all'accertamento della verita' -: se il Governo non ritenga opportuno verificare tale supposta disponibilita' dell'ambasciata dell'Iran in Italia, chiedendo alle autorita' di quel Paese di mettere a disposizione della magistratura italiana il diplomatico individuato come uno dei killer dall'identikit della polizia, sollevandolo da ogni immunita' diplomatica; se tale personaggio sia ancora in forza al corpo diplomatico iraniano in Italia e se non si sia ravvisata la necessita', una volta verificato l'eventuale diniego dell'ambasciata iraniana a collaborare con la giustizia italiana, di espellerlo dall'Italia come persona non gradita. (3-00096)
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/00096 presentata da MANTOVANI RAMON (RIFONDAZIONE COMUNISTA-PROGRESSISTI) in data 19960709 
INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 
NARDINI MARIA CELESTE (RIFONDAZIONE COMUNISTA-PROGRESSISTI) 
CANGEMI LUCA ANTONIO (RIFONDAZIONE COMUNISTA-PROGRESSISTI) 
BRUNETTI MARIO (RIFONDAZIONE COMUNISTA-PROGRESSISTI) 
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MANTOVANI RAMON (RIFONDAZIONE COMUNISTA-PROGRESSISTI) 

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