INTERPELLANZA 2/01258 presentata da NESCI DALILA (MOVIMENTO 5 STELLE) in data 03/02/2016
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Atto Camera Interpellanza 2-01258 presentato da NESCI Dalila testo di Mercoledì 3 febbraio 2016, seduta n. 561 La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della salute , per sapere – premesso che: il commissariamento della regione Calabria per il rientro dal disavanzo sanitario è stato disposto ai sensi dell'articolo 4 della legge n.159 del 2007, con deliberazione del Consiglio dei ministri del 30 luglio 2010; la succitata norma di legge è richiamata nella deliberazione del Consiglio dei ministri del 12 marzo 2015, con la quale l'ingegnere Massimo Scura e il dottor Andrea Urbani sono stati nominati, rispettivamente, commissario ad acta e sub-commissario per l'attuazione del piano di rientro; la succitata norma prevede che ove «si prefiguri il mancato rispetto da parte della regione degli adempimenti previsti dai medesimi Piani (di rientro) (...) il Presidente del Consiglio dei ministri, con la procedura di cui all'articolo 8, comma 1, della legge 5 giugno 2003, n.131, (...) diffida la regione ad adottare entro quindici giorni tutti gli atti normativi, amministrativi, organizzativi e gestionali idonei a garantire il conseguimento degli obiettivi previsti nel Piano»; la stessa norma stabilisce che soltanto «ove la regione non adempia alla diffida di cui al comma 1, ovvero gli atti e le azioni posti in essere, valutati dai predetti Tavolo e Comitato, risultino inidonei o insufficienti al raggiungimento degli obiettivi programmati, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute, sentito il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, nomina un commissario ad acta per l'intero periodo di vigenza del singolo piano di rientro»; è opportuno evidenziare che, ai sensi dell'articolo 4 della legge n.159 del 2007, la nomina del commissario ad acta è prevista «per l'intero periodo di vigenza del singolo piano», ossia, stando alla prima deliberazione del Consiglio dei ministri, del 30 luglio 2010, per tutta la vigenza del piano di rientro 2010-2012; va rimarcato che la legge non contempla alcuna proroga al riguardo, con la conseguenza, che già al 1 o gennaio 2013, essendo terminato il primo piano di rientro, i cosiddetti «Piani operativi in prosecuzione del Piano di rientro per il periodo 2013-2015» dovevano rientrare nella gestione ordinaria della regione Calabria, alla quale avrebbe potuto fare seguito un altro commissariamento, stando al citato articolo 4 della legge n.159 del 2007, soltanto a condizione che «nel procedimento di verifica e monitoraggio dei singoli Piani di rientro, effettuato dal Tavolo di verifica degli adempimenti e dal Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza» si fosse prefigurato «il mancato rispetto da parte della regione degli adempimenti previsti dai medesimi Piani», e comunque solo previa nuova diffida e successivo inadempimento regionale; l'articolo 2, comma 88, della legge 23 dicembre 2009, n.191, sancisce che a «seguito dell'approvazione del nuovo piano cessano i commissariamenti, secondo i tempi e le procedure definiti nel medesimo piano per il passaggio dalla gestione straordinaria commissariale alla gestione ordinaria regionale», con il che è legalmente comprovata la decadenza del commissariamento al termine di ogni singolo piano di rientro (o piano operativo); la società italiana di medicina generale ha un sistema in rete di ampio monitoraggio delle patologie nelle regioni italiane, con dati, anche sulla spesa sanitaria, utilizzati dall'Istituto superiore di sanità, dall'Aifa, dall'Agenas, dall'Istat, dall'Osmed, dalla Banca d'Italia; l'associazione di medici «Mediass», operante nel territorio di Catanzaro e collegata con la suddetta società anche per l'inserimento dei dati funzionali al predetto monitoraggio, ha diffuso un compiuto elaborato statistico, in relazione al quale la farmaceutica lorda pro capite è, in Italia, depurata dei farmaci Pht (Prontuario della distribuzione diretta per la continuità assistenziale), è di 197,94 euro, mentre in Calabria è di 232,1 euro, con una differenza del 17,3 per cento; la regione Calabria spende in farmaci più del resto d'Italia perché ha molti più malati cronici, rispetto alla media italiana; a fronte di questo ultimo elemento sui malati cronici, la Calabria riceve meno finanziamenti per la sanità, che comunque sono inadeguati, poiché i fondi sanitari regionali vengono ripartiti con il calcolo della popolazione pesata; il riferito sistema di ripartizione, in vigore dal 1999, penalizza le regioni che hanno qualche giovane in più, come la Calabria, che avendo più malati cronici e meno risorse sfora naturaliter il tetto di spesa, con conseguente e ingiusto piano di rientro dal disavanzo; contenuto nel predetto elaborato statistico, il rapporto dei ricercatori – Healt Search – della società italiana di medicina generale conferma, per diverse patologie, che i malati cronici sono, in Calabria, superiori alla media nazionale, con una maggiorazione di 1,26 su cento abitanti per l'ulcera gastrica, di 1,3 per il diabete mellito, di 0,64 per l'ipertensione arteriosa, di 0,1 per l'infarto del miocardio, di 2,55 per l'artrosi, di 0,24 per malattie del cuore, di 0,24 per ictus cerebrale, di 0,18 per cirrosi epatica, di 0,57 per osteoporosi, di 1,54 per la broncopneumopatia cronica ostruttiva e di 1,22 per la funzionalità della tiroide; dal 30 settembre 2015, il quadro fornito dai ricercatori della Società italiana di medicina generale ne trova uno di pari entità e significanza nel decreto n.103 del 2015 del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria, che recepisce «il documento dell'intesa Stato-Regioni del marzo 2015»; nel suindicato decreto del commissario ad acta , in Calabria, si evidenziano, per diverse patologie, valori di prevalenza più elevati – almeno del 10 per cento –, rispetto al resto del Paese, ad esempio per ipertensione, artrosi, cefalea/emicrania, osteoporosi, diabete, bronchite cronica/enfisema, ulcera gastrica o duodenale e cataratta; nel menzionato decreto si certifica, come anche riportato nell'elaborato statistico più volte qui citato, che la Calabria ha almeno il dieci per cento di malati cronici in più del resto d'Italia; quanto testé riassunto è corroborato dalle informazioni contenute alla pagina 33 dell'allegato n.1 al Dca n.103 del 2015, per cui un confronto delle prevalenze di cui al riferito decreto con i dati cd, «Heath Search» e con i dati Istat conferma, inesorabilmente, una maggiore presenza di malati cronici in Calabria rispetto al resto d'Italia; il Dca n.103 del 2015 dà ancora una significativa maggiore prevalenza rispetto ai predetti dati, per cui, a parere dell'interrogante chi ha firmato e validato quel decreto dovrebbe dedurre che in una regione come la Calabria, in cui il numero dei malati cronici è maggiore, è necessario aumentare la spesa per le relative cure e dunque cessare l'attuazione del piano di rientro; inoltre, in Calabria l'indice di comorbilità, come anche rilevato nell'elaborato statistico dell'associazione «Mediass» è maggiore rispetto alla media nazionale; la maggiore spesa annua per la cura dell'ipertensione arteriosa, del diabete mellito, della broncopneumopatia cronica ostruttiva e dello scompenso cardiaco è stimata in 108 milioni 826 mila e 600 euro, in rapporto ai 16 anni di vigore dell'attuale criterio di ripartizione del fondo sanitario regionale; i dati messi in evidenza nel rapporto di «Mediass» evidenziano che la condizione della Calabria di maggiore prevalenza è piuttosto comune a tutto il Sud dell'Italia; il «X Rapporto Sanità», presentato nell'ottobre 2014 alle competenti commissioni congiunte del Parlamento, mostra, per esempio, che la Valle d'Aosta spende di spesa sanitaria – sia pubblica che privata – pro capite ben 3179 euro, mentre la Calabria ne spende 2200; nonostante quanto appena sopraevidenziato, la Valle d'Aosta e le regioni del Nord, che spendono sempre più della Calabria, sono ritenute virtuose, mentre la Calabria è in piano di rientro e commissariata; dal «X Rapporto Sanità» emerge che il piano di rientro realizza, a giudizio dell'interrogante, una grande diseguaglianza, in primo luogo sul piano costituzionale, a danno dei cittadini della Calabria, costretti ad affrontare in proprio aggravi molto maggiori rispetto a quelli di aree settentrionali del Paese, benché la regione in parola abbia meno finanziamenti sanitari, più patologie croniche e comorbilità; a pareredell'interrogante, il riferito piano di rientro serve a perpetrare una remota logica di marginalizzazione dell'estrema punta del Sud italiano, coperta dalla vulgata degli sprechi locali e delle ridondanti necessità di correttivi, spesso funzionali a mere mire affaristiche, consentite e alimentate a più livelli istituzionali; a parere dell'interrogante il commissariamento per l'attuazione del piano di rientro presenta profili di dubbia legittimità e lo stesso piano di rientro è infondato in ragione della spesa effettiva per la cura dei pazienti cronici della regione Calabria; a parere dell'interrogante il commissariamento per l'attuazione del piano di rientro si traduce, nei fatti, in un mezzo per cancellare servizi sanitari essenziali, comprimere il diritto alla salute e attivare forzatamente delle consulenze (per esempio per i pagamenti senza tracce dell'Asp di Reggio Calabria, per la valutazione dell'offerta sanitaria regionale e per la revisione dei conti della sanità calabrese, con affidamento di servizi aggiuntivi in violazione della normativa sugli appalti pubblici); a parere dell'interrogante lo stesso mezzo (del piano di rientro con relativo commissariamento) in sostanza, ha favorito, ad avviso dell'interrogante, strutture sanitarie, come il policlinico dell'università di Catanzaro, che hanno già utilizzato in scioltezza ingenti risorse pubbliche – pure elargite con modalità, secondo l'interrogante, di dubbia a conformità alle norme e in mancanza dello strumento giuridico del protocollo d'intesa –, con conseguenti disavanzi e vicende ancora da chiarire come ad esempio quella del declino della Fondazione Tommaso Campanella–: quali urgenti iniziative di competenza si intendano assumere per l'immediata revisione del criterio di ripartizione del fondo sanitario alle regioni e se non si ritenga di dover assumere iniziative per l'erogazione, in favore della regione Calabria e delle altre regioni con analoghi dati sui malati cronici, le risorse negli anni non elargite a causa del criterio finora seguito per la ripartizione del predetto fondo. (2-01258) « Nesci ».
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