INTERPELLANZA 2/00586 presentata da TIDEI PIETRO (DEMOCRATICI DI SINISTRA-L'ULIVO) in data 16/12/2002

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Interpellanza Atto Camera Interpellanza 2-00586 presentata da PIETRO TIDEI lunedì 16 dicembre 2002 nella seduta n. 240 Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che: la filosofia alla quale si richiama la legge Bossi-Fini non può essere condivisa da chi vede la società come un insieme di persone e non come la somma di interessi aziendali, essa presenta una serie di anomalie e difficoltà applicative che rendono tale impostazione ancora più chiara ed evidente; entro l'11 novembre 2002 i datori di lavoro avrebbero potuto e dovuto presentare una domanda di regolarizzazione per i dipendenti stranieri che avevano prestato opera presso di loro e in base alla legge, solo al datore di lavoro era concessa facoltà di denunciare una situazione di irregolarità e presentare quindi domanda utile al rilascio del permesso di soggiorno, negando in questo modo al lavoratore straniero la più elementare dignità di persona e di soggetto contrattuale. Infatti, tra le due parti che avevano contrattato un patto solo ad una di esse viene riconosciuto il diritto di espressione; una circolare del ministero dell'interno stranamente emanata a pochi giorni dal termine della presentazione delle domande, precisa che nel caso il datore di lavoro si rifiuti di chiedere la regolarizzazione, il lavoratore può presentare istanza, con carattere di urgenza, per ottenere un permesso di sei mesi per la ricerca di altro lavoro regolare. Ma, questo, poteva avvenire entro il termine perentorio dell'11 novembre 2002, che era anche termine ultimo per l'eventuale presentazione della domanda di regolarizzazione; molti datori di lavoro hanno preso tempo ed hanno volontariamente lasciato scadere i termini, così da non consentire al lavoratore di presentare regolare denuncia; la prefettura di Milano ha recentemente dichiarato che si impiegheranno non meno di dodici-tredici mesi per smaltire le pratiche di regolarizzazione in quel territorio, e che la situazione di altre prefetture è ben più pesante di quella di Milano, per cui si può concludere che tutto il processo di regolarizzazione potrebbe superare i due anni; il lavoratore, che certamente ha come tutti una sua sfera affettiva dalla quale si è allontanato, spinto dalla necessità di trovare un lavoro per migliorare le sue condizioni di vita, dovrà rimanere forse ancora per due anni in una situazione ibrida; questa condizione non consente agli extracomunitari di allontanarsi dall'Italia e di programmare la propria vita affettiva, rimanendo in ostaggio nel nostro Paese privati degli elementari diritti umani, sanciti da norme costituzionali, universalmente riconosciute -: se il Governo ritenga di adottare iniziative normative volte a: a) consentire al lavoratore, anche dopo la chiusura dei termini per la presentazione delle domande di regolarizzazione, di presentare una documentata denuncia nella quale si indichi, con l'obbligo della prova, il periodo e l'azienda presso la quale ha prestato lavoro; b) consentire ai lavoratori extracomunitari per i quali è stata presentata domanda di regolarizzazione, in possesso della relativa ricevuta comprovante, di potersi allontanare e di poter rientrare nel nostro Paese sino al giorno di convocazione delle parti presso la prefettura per il perfezionamento del contratto di lavoro e il conseguente rilascio del permesso di soggiorno; c) considerare, in subordine, la possibilità di concedere permessi sino ad un massimo di un mese (che corrisponde all'incirca al periodo di ferie a cui tutti i lavoratori hanno diritto in forza delle leggi e dei contratti) per potersi recare presso i propri familiari nei Paesi di origine, possibilmente durante le festività natalizie. (2-00586) «Tidei».
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