INTERPELLANZA 2/00468 presentata da MALAVENDA ASSUNTA (MISTO) in data 19970401

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La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri di grazia e giustizia, dell'interno e del lavoro e della previdenza sociale, per sapere - premesso che all'interpellante risultano i seguenti fatti: dalla stampa dei giorni 6, 7, 8 e 12 marzo 1997, si apprende dell'inchiesta in corso su una societa' d'investigazione, l'Osirc spa di Arese (Milano). Almeno quattro persone arrestate: Vito Jandorio, titolare della societa' Osirc, ex-maresciallo dei carabinieri, ex-capo del servizio di vigilanza dell'Alfa Romeo di Arese; Nicoletta Di Perna, segretaria della Osirc; Alberto Galafassi, responsabile delle divisioni informativa della Osirc, ex-capo sorveglianza prima alla Fiat di Torino e poi all'Alfa Romeo di Arese; Mario Ferrari, collaboratore della stessa societa'. Altre quattro persone sono state sospese dal servizio: Rodolfo Mariani, ispettore della Digos di Milano; Franco Calabro', maresciallo dei carabinieri, comandante della polizia giu-diziaria presso la pretura di Livorno; Giancarlo Rizzi, maresciallo dei carabinieri in servizio a Roma; Claudio Spaziani, in servizio presso la sezione di polizia giudiziaria della pretura di Roma; secondo l'accusa sostenuta dal pubblico ministero, Daniela Isaia, i quattro pubblici ufficiali avrebbero ricevuto denaro dagli altri quattro personaggi per acquisire e trasmettere "alla Osirc dati e informazioni in detenzione alle forze dell'ordine o in possesso di altri enti pubblici". Gli investigatori hanno anche compiuto numerose perquisizioni a Livorno, Roma e Genova; i lavoratori dell'Alfa Romeo di Arese hanno piu' volte denunciato alla magistratura di Milano (dottor Castelli) e di Torino (dottor Rinaudo) le operazioni illecite svolte dalla Osirc; ad esempio, nel giugno 1996 alcuni lavoratori dello Slai Cobas dichiaravano alla polizia giudiziaria di Torino che "all'esterno della fabbrica funziona un'agenzia, ancora operante, denominata Osirc, con sede in Arese, alle cui dipendenze ci sono parecchi ex-guardiani Fiat. Ufficialmente questa agenzia si occupa di recupero crediti, in realta' serve per il controllo esterno dei dipendenti"; "Segnalo alcuni dipendenti della Osirc, tali Jandorio, Costantino, Introcaso (tutti ex guardiani Fiat ed ex carabinieri) e Ferrari (ex maresciallo dei carabinieri) e che alla Fiat di Arese lavora il figlio di Jandorio"; numerose sono le dichiarazioni rese da ex dirigenti Fiat che ribadiscono lo stretto legame tra la Fiat e la Osirc: Albano G., al quotidiano Il Manifesto e successivamente in tribunale ha affermato che "Per il controllo del personale la Fiat usava anche agenzie esterne: un ex-capo delle guardie (proprio dell'Alfa) il signor J. lascio' l'azienda e apri' un'agenzia in proprio che lavora per conto della Fiat garantendo i servizi di sorveglianza. Io stesso ricordo che a J. vennero pagate da Nojer (altro dirigente Fiat) diverse fatture, una mi pare per trenta milioni, a saldo dei suoi servizi". Gallo Silvana ha dichiarato al Manifesto del 2 ottobre 1991: "al posto della J. metta Jandorio"; nel Manifesto del 22 febbraio 1992, un sorvegliante conferma i comportamenti antisindacali della Fiat: "mi risulta corrispondere al vero la notizia da voi pubblicata secondo cui l'ex-capo delle guardie, Jandorio, apri' un'agenzia in proprio che continuo' a lavorare per la Fiat". Ancora Albano: "Nelle riunioni con Nojer ed altri dirigenti che si tenevano all'Alfa Lancia di Arese ho sentito ripetere piu' volte che i militanti del gruppo Delledonne-Canavesi (licenziati undici volte) andavano seguiti in continuazione, in fabbrica con l'aiuto delle guardie e il controllo del telefono, ma anche fuori"; da anni i lavoratori subiscono le illegalita' della Fiat che, per chiudere Arese, e' ricorsa a tutti gli strumenti legali e illegali, sottoponendo i lavoratori che si opponevano a soprusi e licenziamenti; i giudici romani hanno appurato che vi era una struttura di "Gladio" all'interno degli stabilimenti Fiat per controllare il personale, anche attraverso il sindacato Fismic creato dalla Fiat. A capo di questa struttura vi era Riccardo Audino, arrivato ad Arese nel 1987 come capo del personale ed addetto ai colloqui con i nuovi assunti in Cfl. Alle sue dipendenze vi erano Giordano Driglia e Salvatore Di Miscio, funzionari Fiat, trasferiti al Portello da Torino ed addetti ai colloqui con i lavoratori in cassa integrazione. Tutte queste persone sono state testimoni cardine nei processi contro i lavoratori licenziati dalla Fiat di Arese; il 16 aprile 1994 il giudice di Rho, G. Marra viene espulso dalla magistratura per tentativi di corruzione nei riguardi di numerose banche da lui messe sotto inchiesta per i videoterminali. Marra e' il giudice definito dai funzionari Fiat "amico", cui dovevano essere assegnate le cause, essendo l'unico giudice a Rho; negli interrogatori di Torino al processo contro Romiti e Mattioli, numerosi dirigenti Fiat (Ghidella, Centonze, Pagella, Romiti, Cantarella eccetera), hanno dichiarato che ad Arese sono state introdotte delle spie per normalizzare la fabbrica; ancora dai giornali si apprende che la Fiat avrebbe dichiarato che "la Osirc non ha mai svolto nessun tipo di attivita' per nostro conto". Eppure numerose sono le fatture della Osirc intestate alla Fiat, come ad esempio: fattura n.1331/91, pagamento a mezzo bonifico bancario da accreditare alla Cariplo per quattordici informazioni commerciali, importo lire un milione centoventimila spedita alla Fiat Auto spa; Fattura n. 41 del 29 settembre 1988, pagamento a mezzo bonifico bancario da accreditare alla Cariplo, filiale di Arese, c/c n. 1241, per interventi tecnici e di analisi volti al miglioramento della sicurezza comprensoriale, importo lire trenta milioni, spedita all'Alfa Lancia industriale spa, e cosi' via; tali fatture dimostrano come la Osirc fu creata dai vertici Fiat della sorveglianza per controllare i lavoratori scomodi; a Torino Romiti e la Fiat sono sotto processo per falsi in bilancio e finanziamento illecito ai partiti. I funzionari della agenzia Osirc ed i suoi collaboratori sono stati i testimoni chiave per il licenziamento di delegati sindacali nel 1987 e 1988, quattro di loro sono tuttora in causa per il reintegro, attualmente sono licenziati in attesa della causa in cassazione, due di loro sono stati licenziati undici volte in dieci anni, questi delegati dello Slai Cobas sono stati licenziati per aver denunciato per primi le illegalita' della Fiat e di quei loschi personaggi che la Fiat ha utilizzato per inventarsi le testimonianze contro i lavoratori; sarebbe opportuno che il processo dei lavoratori licenziati in corso da dieci anni sia riaperto alla luce dei nuovi fatti citati in premessa; i lavoratori hanno sempre rifiutato le ripetute offerte di centinaia di milioni fatte dalla Fiat per indurli ad abbandonare la fabbrica, tutt'oggi resistono per far valere i diritti loro e di tutti i lavoratori. I fatti da loro denunciati e per i quali sono stati licenziati, si dimostrano tutti veritieri -: come intendano intervenire in questa vicenda, considerando che i licenziamenti politici all'Alfa Romeo di Arese non sono materia che riguarda soltanto i magistrati interessati; se ciascuno secondo le proprie competenze, non ritengano di intervenire affinche' sia fatta chiarezza sui metodi illeciti e illegali usati dalla Fiat per eliminare tutti coloro che si opponevano e si oppongono ai suoi progetti di chiusura di fabbriche e di espulsione di forza lavoro; non a caso, chi sta pagando in questa vicenda, oltre ai lavoratori licenziati, sono quelli rimasti negli stabilimenti in procinto di chiudere, come Arese, dove sono previsti altri milleseicento esuberi per giugno 1997. (2-00468)
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