INTERPELLANZA 2/00384 presentata da MELONI GIOVANNI (RIFONDAZIONE COMUNISTA-PROGRESSISTI) in data 19970130
http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic2_00384_13 an entity of type: aic
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri dell'industria, del commercio e dell'artigianato, del tesoro e dell'ambiente, per sapere - premesso che: la Sardegna e' l'unica regione italiana, e una delle poche in Europa, in cui non e' disponibile il gas metano, malgrado che da molti anni almeno due leggi dello Stato (del 1987 e del 1991) prevedano la metanizzazione dell'isola; tale circostanza provoca danni ingentissimi all'economia isolana, giacche' le spese che i sardi devono sopportare per il loro fabbisogno energetico, cui devono far fronte con l'energia elettrica, i raffinati del petrolio ed il gpl, risultano assai piu' alte di quelle di regioni con consumi analoghi; e' stato, in particolare, calcolato con forte approssimazione per difetto che, a prescindere dalle non trascurabili spese per altre fonti energetiche, la Sardegna paga all'Enel una somma aggiuntiva annua non inferiore a duecentocinquanta miliardi (a prezzi 1994) rispetto a quanto pagherebbe se fosse disponibile il metano; un prelievo aggiuntivo di tali dimensioni, quando avvenga in una regione gia' caratterizzata da forte ritardo economico, determina una condizione insostenibile perche', se da un lato impedisce qualsiasi prospettiva di avvio di uno sviluppo economico ed autopropulsivo, dall'altro lato rende vana qualunque politica di sostegno anche ammesso che una tale politica venisse praticata e che potesse essere in astratto considerata efficace al fine di colmare i ritardi economici esistenti; cosi' l'intervento pubblico, anche nei casi in cui e' realizzato e anche ammesso che lo fosse nel modo piu' oculato e razionale (cosa del resto assai improbabile, come facilmente si ricava dalla storia di tali interventi in Sardegna), si risolve in uno spreco sostanziale di risorse, dal momento che la Sardegna resta inchiodata alla propria condizione di sottosviluppo; non potrebbe, peraltro, avvenire diversamente visto che: a) per quanto riguarda i settori produttivi: 1) alcune produzioni, che potrebbero essere avviate con successo in Sardegna, non possono in realta' trovarvi allocazione, in quanto esse non risulterebbero competitive rispetto ad altre dello stesso genere e qualita', ma realizzate in regioni in cui sia possibile usufruire di una fonte energetica a basso costo; percio', anche nei casi in cui la Sardegna disponga di materie prime (o perche' le abbia naturalmente, per esempio le sabbie silicie, o perche' le produca in loco come nel caso dei prodotti della chimica di base) che potrebbero essere lavorate nell'isola queste devono essere esportate, per essere reimportate sotto forma di prodotti finiti; 2) correlativamente, le imprese sarde, in particolare le piccole e medie imprese e le imprese artigiane, nonche' le imprese agricole e zootecniche, subiscono, a causa dei maggiori costi dell'energia, la concorrenza insostenibile di imprese dello stesso tipo e dimensione situate nelle altre aree del Paese, per cui non possono sviluppare le proprie dimensioni, non possono investire in innovazione tecnologica, sono piu' facilmente esposte a momentanee crisi del mercato interno peraltro generalmente insufficiente, ne' possono contare su quello esterno, dove hanno difficolta' a collocare prodotti gia' gravati in partenza da costi di produzione piu' alti, ulteriormente aumentati dal costo dei trasporti; 3) una osservazione particolare deve essere fatta per l'agricoltura e la zootecnia, settori produttivi che tuttora rivestono grande importanza in Sardegna; essi incontrano grandissime difficolta' a modernizzarsi e ad adeguarsi alle norme stabilite dall'Unione europea, e cio' proprio perche' allevatori e agricoltori non possono usufruire di una fonte energetica a basso costo; perdurando tale situazione, si profila per la Sardegna un disastro economico non dissimile da quello verificatosi in conseguenza del fallimento dell'industrializzazione chimica; 4) la Sardegna e' talmente povera di produzioni da essere costretta ad importare circa il 90 per cento di tutto quanto e' richiesto dalla domanda interna, trasferendo cosi' risorse da un'area povera alle aree maggiormente avvantaggiate, cosa che determina il sicuro perpetuarsi dei meccanismi che producono l'impossibilita' assoluta di recuperare i ritardi dello sviluppo; b) per quanto riguarda il settore degli usi civili dei prodotti energetici, basti considerare i piu' alti costi dell'autotrazione, che puo' servirsi solo dei carburanti di costo piu' elevato (e maggiormente inquinanti), nonche' quelli per gli usi familiari, il riscaldamento, le acque sanitarie; e' possibile calcolare che la bolletta Enel (per riferirsi solo a questa) ammonti a circa il doppio di quella di una famiglia di pari dimensioni, ma residente in un'area servita dal metano; l'investimento occorrente per l'adduzione del metano in Sardegna, data la limitatezza dei consumi prevedibili per gli usi produttivi e civili, potrebbe essere ammortizzato entro tempi ragionevoli solo se l'Enel usasse tale combustibile in una parte dei gruppi di generazione operanti nell'isola, ossia in quelli situati in Fiume Santo, localita' posta nel territorio costiero del comune di Sassari; tale condizione e' chiara da tempo tanto che in proposito esiste un accordo, risalente al luglio 1993, sottoscritto dalla Regione sarda, dall'Enel e dalle organizzazioni sindacali, con il quale l'Ente elettrico ha preso impegno di alimentare i gruppi di generazione della suddetta centrale con gas metano ove tale gas venisse reso disponibile; tale impegno trova una giustificazione solo nell'esigenza di rendere sostenibile l'investimento, ma anche al fine di ridurre l'inquinamento conseguente alla produzione di energia elettrica; si deve, infatti, considerare la particolare condizione in cui avviene tale produzione in Sardegna; nell'isola vengono attualmente prodotti 2587 MW, di questi 2020, ossia l'80 per cento dell'intera produzione, vengono generati in due poli, uno a Porto Vesme, nel Sulcis, per 1060 MW, l'altro a Fiume Santo, per 960 MW; entrambe le localita' sono fortemente inquinate a causa di altre produzioni industriali in esse situate, ma ad esse si aggiunge quello delle centrali Enel, per le quali, in entrambi i poli, viene utilizzato olio combustibile; in particolare, per quanto riguarda Fiume Santo, una produzione energetica non inquinante e' postulata non solo dalla necessita' di salvaguardare la salute delle popolazioni, ma anche dal fatto che l'inquinamento di quella zona comprometterebbe ogni possibilita' di crescita economica, quale quella che potrebbe derivare dall'avvio del parco dell'Asinara, oggi finalmente realizzabile a seguito della legge che fissa per il 31 ottobre 1997 il termine entro il quale dovra' essere chiuso il carcere dell'Asinara; proprio per questo insieme di ragioni le amministrazioni di Sassari e di Porto Torres, nonche' la popolazione di Porto Torres (che si e' espressa mediante una consultazione di tipo referendario) hanno manifestato la propria opposizione alla alimentazione mediante carbone della centrale Enel di Fiume Santo; ciononostante, si e' appreso che l'Enel opporrebbe una forte contrarieta' alla utilizzazione del metano, motivata dalle spese gia' affrontate, e, a quanto pare, tuttora in corso per rendere possibile l'uso del carbone; oltre che dalle leggi dello Stato prima riscontrate, la metanizzazione della Sardegna e' garantita dagli impegni assunti da diversi governi e, da ultimo, dall'accordo sui problemi del lavoro per le aree di crisi siglato tra il Governo e le parti sociali nello scorso mese di settembre 1996; risulta, anzi, che presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e' stato istituito un comitato di esperti per esaminare le condizioni tecniche ed economiche per l'adduzione del metano in Sardegna; in Sardegna, ormai, tutti, forze politiche e sociali, istituzioni e l'insieme dei cittadini, sono pienamente convinti che la disponibilita' del metano costituisca una condizione preliminare, senza la quale non e' neppure ipotizzabile alcuna ipotesi di sviluppo; e' aperta, invece, una discussione fra chi ritiene che il metano possa essere fornito mediante un metanodotto che dalla Toscana (Isola d'Elba), attraverso la Corsica, giunga fino alle coste sarde e chi sostiene che sarebbe preferibile, in termini economici e di tempo, costruire presso la zona industriale di Porto Torres un impianto di rigassificazione (cosiddetto polo criogenico); rispetto a tali due soluzioni sembra alquanto incerta ed oscillante la posizione della giunta regionale sarda, la quale ha commissionato uno studio sulla fattibilita' che risulta piuttosto lacunoso e incompleto, comunque non tale da fornire elementi certi e definitivi su alcune questioni di primaria rilevanza quali, per esempio, il non trascurabile dettaglio sulla quantita' di metano che dovrebbe essere consumata nella centrale Enel di Fiume Santo, non solo per rendere ragionevolmente ammortizzabile l'investimento, ma anche per impedire che in quella centrale venga utilizzato il carbone; l'Interreg II, alla sezione b, prevede la possibilita' di finanziamento di programmi per reti energetiche selezionate; esso ingloba il programma Regen 1989-93 nel quale, a suo tempo, era stato selezionato il progetto per un gasdotto Toscana-Corsica-Sardegna; peraltro, l'Assemblea regionale della Corsica ha da tempo espresso parere favorevole alla costruzione di un metanodotto del tipo suddetto -: se il Governo confermi la notizia secondo la quale l'Enel si rifiuterebbe di utilizzare il metano nella centrale di Fiume Santo, malgrado gli accordi precedentemente sottoscritti, e se confermi inoltre che anche l'Eni sarebbe contrario all'adduzione del metano in Sardegna e in caso affermativo circa l'una e/o l'altra notizia, quali siano le proprie valutazioni in proposito e quali i propri intendimenti; se in particolare il Governo ritenga che le prospettive di sviluppo di un'intera regione, gia' fortemente provata da una disoccupazione dilagante (310.000 disoccupati, pari a oltre il 25 per cento della popolazione attiva) possano essere subordinate a considerazioni meramente contabili, legate a decisioni assunte oltre 15 anni addietro, in una condizione del tutto diversa sia dal punto di vista delle prospettive economiche, sia quanto a sensibilita' in tema di tutela dell'ambiente; se, comunque, il Governo non ritenga che possa costituire un ulteriore spreco di denaro, nonche' di tempo prezioso, l'insistere per alimentare i gruppi di generazione di Fiume Santo con il carbone, data la contrarieta' manifestata dalle amministrazioni e dalle popolazioni interessate, e se, conseguentemente, sia in grado di garantire che in nessun caso quel combustibile sia utilizzato in quella centrale, dato che il forte inquinamento derivante dalla sua utilizzazione non solo aggraverebbe, in una zona gia' fortemente inquinata, i rischi per la salute delle persone (in quella zona secondo uno studio condotto dall'Universita' di Sassari, l'incidenza di malattie polmonari e di tumori risulta assai piu' elevata che nelle restanti parti della Sardegna), ma comprometterebbe irrimediabilmente le potenzialita' di sviluppo economico che potrebbero essere connesse alla creazione del Parco dell'Asinara, ora finalmente possibile; se il Governo sia in grado di riferire sul risultato del lavoro del gruppo di esperti presso la Presidenza del Consiglio dei ministri circa le convenienze tecniche ed economiche delle diverse soluzioni prospettate per l'adduzione del metano in Sardegna, nonche' sui tempi occorrenti per la realizzazione di ciascuna di esse; se, inoltre, sia in grado di indicare quale sarebbe l'ammontare dell'investimento a carico dello Stato italiano nel caso che venisse realizzato un metanodotto, passante per la Corsica, alla costruzione del quale partecipasse lo Stato francese; con quali modalita' e in quali tempi, dunque, il Governo intenda mantenere l'impegno assunto con l'accordo sul lavoro siglato dalle parti sociali lo scorso settembre, di realizzare la metanizzazione della Sardegna; se il Governo, preso atto della drammaticita' della condizione economica e sociale della Sardegna, non ritenga che, una volta assunta la decisione di provvedere alla metanizzazione dell'isola, non sia possibile attendere il tempo necessario (non meno di cinque o sei anni) perche' il gas sia effettivamente disponibile e che pertanto si renda indispensabile intervenire sulle tariffe delle fonti energetiche attualmente disponibili, cosi' che le imprese e le utenze possano contenere le spese per l'energia entro livelli non dissimili da quelli che sosterrebbero nelle altre parti del paese; cio' sia in considerazione del fatto che bisogna eliminare una insostenibile condizione di svantaggio, sia perche' i mancati introiti derivanti dalla diminuzione delle tariffe dei prodotti energetici sarebbero compensati da una maggiore efficienza dei risultati che potrebbero ottenere le risorse pubbliche impiegate a sostegno dell'economia isolana e, in prospettiva, da una loro diminuzione; se il Governo non ritenga che, comunque, in attesa dell'arrivo del metano ed anche al fine di contribuire a risolvere la grave crisi occupazionale in Sardegna, con particolare e preciso riferimento alle situazioni di Fiume Santo, in cui fra non molto perderanno il lavoro altre centinaia di lavoratori, debbano prontamente trovare inizio le opere per la costruzione della rete di distribuzione del gas nell'isola; se il Governo sia in grado di assicurare, comunque, che il metano reso in Sardegna qualunque fosse il sistema prescelto per l'adduzione di esso, abbia un costo unitario al consumo esattamente uguale a quello previsto nelle altre parti del Paese, essendo evidente che, nel caso risultasse piu' alto, verrebbero a mancare i benefici per i quali la metanizzazione e' richiesta. (2-00384)
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INTERPELLANZA 2/00384 presentata da MELONI GIOVANNI (RIFONDAZIONE COMUNISTA-PROGRESSISTI) in data 19970130
INTERPELLANZA
ATTILI ANTONIO (SINISTRA DEMOCRATICA - L'ULIVO)
CARBONI FRANCESCO (SINISTRA DEMOCRATICA - L'ULIVO)
DEDONI ANTONINA (SINISTRA DEMOCRATICA - L'ULIVO)
MANCA PAOLO (RINNOVAMENTO ITALIANO)
DE MURTAS GIOVANNI (RIFONDAZIONE COMUNISTA-PROGRESSISTI)
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MELONI GIOVANNI (RIFONDAZIONE COMUNISTA-PROGRESSISTI)
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SOTTOSEGRETARIO DI STATO MINISTERO DELL'INDUSTRIA, DEL COMMERCIO E DELL'ARTIGIANATO
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