INTERPELLANZA 2/00310 presentata da CENTINAIO GIAN MARCO (LEGA NORD E AUTONOMIE) in data 15/10/2015

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Atto Senato Interpellanza 2-00310 presentata da GIAN MARCO CENTINAIO giovedì 15 ottobre 2015, seduta n.524 CENTINAIO, ARRIGONI, CALDEROLI, CANDIANI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DIVINA, STEFANI, STUCCHI, TOSATO, VOLPI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico - Premesso che: Poste italiane SpA in questi giorni è oggetto di grande attenzione pubblica, per aver abbandonato la sua natura di società controllata al 100 per cento dallo Stato e per essersi inserita nel mercato dei capitali con il 38,2 per cento delle azioni diviso per il 70 per cento a investitori istituzionali (fondi pensione, assicurazioni e banche) e per il 30 per cento a investitori retail , ovvero piccoli risparmiatori. Il 3,3 per cento dell'offerta è poi riservata ai dipendenti del gruppo; Poste italiane, a differenza della maggioranza delle società quotate in borsa, riveste un doppio ruolo: è una società bancaria (6,2 milioni di conti correnti), ma è contemporaneamente la concessionaria di un servizio pubblico universale come quello postale (213 milioni di raccomandate l'anno e 220.000 pacchi al giorno); la quotazione di Poste comporta pertanto la privatizzazione di un istituto che deve garantire, a livello sociale ed amministrativo, il servizio universale, servizi di gestione del risparmio e assicurativi, nonché pagamenti a cittadini e imprese; la privatizzazione di Poste avrebbe dovuto essere preceduta da manovre finalizzate a liberalizzare sul mercato la parte di settore che non può essere inquadrata come servizio pubblico universale, da una parte nel rispetto delle regole della libera concorrenza e dall'altra al fine di salvaguardare il comune interesse dei cittadini. Oltrettutto si palesa anche un rischio per i futuri azionisti legato a questioni irrisolte, per esempio in merito alla gestione previdenziale, per cui Poste è a rischio di infrazione europea; si individua il reale rischio che l'operazione si giustifichi per la necessità di un'immediata copertura finanziaria per interventi annunciati ma non sostenibili economicamente. Quotare il 40 per cento per incassare 4 miliardi di euro in pochi mesi crea le premesse per enormi conflitti d'interesse, su cui, giocoforza, i concorrenti domestici e continentali attiveranno l'iniziativa delle istituzioni europee. Per ottenere più soldi in breve tempo, il Governo trasforma il contratto di Poste con Cassa depositi e prestiti (a cui va la raccolta postale per gli impieghi istituzionali della cassa) da annuale a triennale o quinquennale, per alzare il valore della conglomerata. Ma quel contratto non è nient'altro che la piena garanzia pubblica sulla raccolta di Poste, piena garanzia pubblica che è negata agli intermediari privati concorrenti, finanziari e assicurativi; i cittadini che sono invogliati a comprare titoli azionari, affidandosi al concetto di sicurezza che ha caratterizzato in passato i beni postali, devono avere chiaro che si tratta pur sempre di azioni, quindi di una categoria di investimento non esente da rischi e soggetta a grande volatilità, ben diversa da un buono ordinario del tesoro o da qualunque altro titolo di Stato; a giudizio degli interpellanti è intollerabile che questo Governo avalli il comportamento binario di Poste, che, da un lato, svolge un servizio pubblico in regime di sostanziale monopolio, riceve contributi pubblici e riveste il ruolo di principale finanziatore dell'istituto di risparmio e di credito statale Cassa depositi e prestiti, mentre, dall'altro lato, si permette di presentare severi piani di razionalizzazione seguendo logiche aziendali e anteponendo i propri interessi economici alla garanzia del servizio pubblico, chiudendo fondamentali presidi nei piccoli comuni, in quanto "diseconomici"; i cittadini che, obbligati dal 2012 a riscuotere la pensione attraverso un conto corrente, hanno preferito Poste italiane alle banche perché rassicurati da una gestione pubblica delle proprie risorse economiche e dalla presenza capillare di uffici sul territorio, ora assistono inermi alla scelta unilaterale di Poste di chiudere, nel 2015, 455 uffici e di aprirne a giorni alterni 610, soprattutto nei piccoli comuni dove per ragioni demografiche e geografiche una società non trova profitto, e dove, ancora di più, ha senso parlare di servizio postale che deve essere garantito come diritto universale; con questa operazione, lo Stato può perdere un formidabile strumento di finanziamento del suo debito e dei suoi investimenti. Poste raccoglie a vario titolo quasi 500 miliardi di euro, contribuendo in maniera diretta o indiretta a finanziare Cassa depositi e prestiti e Stato, come sostenuto in questi giorni da autorevoli esponenti del settore, si chiede di sapere: se risponda al vero che l'operazione di privatizzazione e quotazione in borsa di Poste italiane SpA sia finalizzata a fare cassa, al fine di reperire le risorse necessarie per la copertura finanziaria di misure annunciate dal Governo e minimamente supportate da una concreta fattibilità; se tale operazione non possa configurarsi come una violazione delle regole sulla concorrenza; se siano tutelati gli interessi dei cittadini sia come utenti del servizio che come potenziali azionisti; quali misure di competenza i Ministri in indirizzo intendano adottare per garantire l'efficienza e l'efficacia di uno dei principali servizi pubblici universali, visto che le politiche di profitto perpetrate dall'azienda hanno già creato evidenti disagi alla popolazione, attraverso la razionalizzazione e chiusura degli uffici e la consegna a giorni alterni della posta. (2-00310 p. a. )
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ARRIGONI PAOLO (LEGA NORD E AUTONOMIE) 
CALDEROLI ROBERTO (LEGA NORD E AUTONOMIE) 
CANDIANI STEFANO (LEGA NORD E AUTONOMIE) 
COMAROLI SILVANA ANDREINA (LEGA NORD E AUTONOMIE) 
CONSIGLIO NUNZIANTE (LEGA NORD E AUTONOMIE) 
CROSIO JONNY (LEGA NORD E AUTONOMIE) 
DIVINA SERGIO (LEGA NORD E AUTONOMIE) 
STEFANI ERIKA (LEGA NORD E AUTONOMIE) 
STUCCHI GIACOMO (LEGA NORD E AUTONOMIE) 
VOLPI RAFFAELE (LEGA NORD E AUTONOMIE) 
TOSATO PAOLO (LEGA NORD E AUTONOMIE) 
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