INTERPELLANZA 2/00256 presentata da ZACCAGNINI ADRIANO (MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO) in data 17/10/2013
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Atto Camera Interpellanza 2-00256 presentato da ZACCAGNINI Adriano testo di Giovedì 17 ottobre 2013, seduta n. 99 Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per gli affari europei, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali , per sapere – premesso che: in data 15 giugno 2013 dal sito del Il gazzettino.it si apprendeva che: – «La seminatrice che oggi Giorgio Fidenato attaccherà al suo trattore sarà carica di semi Mon 810: mais Ogm. Per l'imprenditore agricolo di Arba “è giunto il momento di far rispettare le sentenze”. Come? Seminando mais transgenico autorizzato dall'Unione europea nel campo di Vivaro» ed ancora nel pezzo, dichiara Giorgio Fidenato – “Con la mia battaglia io ho ribadito la libertà di seminare mais Ogm autorizzato – continua Fidenato – Ho dimostrato che il potere politico è il tiranno che ci impedisce di essere liberi, dopodiché ognuno è padrone del proprio destino economico. Con il Movimento libertario ho messo in evidenza la presunta democraticità dello Stato, spetta ora agli agricoltori prendere in mano questo strumento”; in data 24 maggio 2013 sul sito del gazzettino.it viene riportata la sentenza della corte europea alla quale Fidenato fa riferimenti: «Il diritto dell'Unione Europea – dice l'ordinanza della Corte – dev'essere interpretato nel senso che la messa in coltura di organismi geneticamente modificati quali le varietà del mais Mon 810 non può essere assoggettata a una procedura nazionale di autorizzazione quando l'impiego e la commercializzazione di tali varietà sono autorizzati ai sensi dell'articolo 20 del regolamento (CE) n1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 settembre 2003, relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati, e dette varietà sono state iscritte nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole previsto dalla direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, come modificata dal regolamento n.1829/2003». Per i giudici comunitari, inoltre, la normativa europea «non consente a uno Stato membro di opporsi alla messa in coltura sul suo territorio di detti organismi geneticamente modificati per il fatto che l'ottenimento di un'autorizzazione nazionale costituirebbe una misura di coesistenza volta a evitare la presenza involontaria di organismi geneticamente modificati in altre colture»; in data 12 luglio 2013 dal sito del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali il Ministro De Girolamo diramava il seguente comunicato: «Ogm, De Girolamo: firmato decreto che vieta la coltivazione del mais MON810 in Italia (12 luglio 2013)» Con i Ministri Lorenzin e Orlando avevamo preso un impegno preciso sugli Ogm, considerate anche le posizioni unitarie del Parlamento e delle Regioni. Con il decreto che abbiamo firmato oggi vietiamo la sola coltivazione del mais Mon810 in Italia, colmando un vuoto normativo dovuto alle recenti sentenze della Corte di Giustizia europea. È un provvedimento che tutela la nostra specificità, che salvaguardia l'Italia dall'omologazione. La nostra agricoltura si basa sulla biodiversità, sulla qualità e su queste dobbiamo continuare a puntare, senza avventure che anche dal punto di vista economico non ci vedrebbero competitivi. Il decreto di oggi è solo il primo elemento, quello più urgente, di una serie di ulteriori iniziative, con le quali definiremo un nuovo assetto nella materia della coltivazione di Ogm nel nostro Paese» sempre dal sito del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali – «Questo il commento del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo sulla firma del decreto interministeriale con i Ministri della salute, Beatrice Lorenzin e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando, che vieta in modo esclusivo la coltivazione di mais geneticamente modificato appartenente alla varietà MON810 sul territorio italiano. Il divieto è così in vigore fino all'adozione delle misure previste dal regolamento comunitario 178/2002 e comunque per un periodo di massimo diciotto mesi. Il provvedimento sarà immediatamente notificato alla Commissione europea e agli altri 27 Stati membri dell'Unione europea. Il divieto di coltivazione del mais MON810 è motivato dalla preoccupazione sollevata da uno studio del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, consolidata da un recentissimo approfondimento tecnico scientifico dell'Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ne evidenzia l'impatto negativo sulla biodiversità, non escludendo rischi su organismi acquatici, peraltro già evidenziati da un parere dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare reso nel dicembre 2011. Il decreto giunge a conclusione della procedura di emergenza attivata dal nostro Governo nell'aprile 2013, ed è giuridicamente sostenuto anche dal precedente provvedimento di divieto di coltivazione di Organismi geneticamente modificati, fondato su analoghe motivazioni, adottato il 16 marzo 2012 dal Governo francese e tuttora in vigore. Le sentenze della Corte di Giustizia dell'Unione europea, cui l'Italia si conforma, ribadiscono la legittimità di misure di coesistenza che salvaguardino le colture tradizionali e biologiche, e che dovranno essere adottate dalle Regioni conformemente alla sentenza n.116 del 2006 della Corte costituzionale, nel quadro di una organica e condivisa disciplina statale che definirà principi comuni al fine di garantire il rispetto della libera concorrenza e della libertà di iniziativa economica, a parità di condizioni sull'intero territorio nazionale»; in data 27 agosto 2013 l'agenzia stampa Ansa riportava il seguente lancio – «Ogm: Fvg; associazioni, semine mais anche ad aprile (ANSA) – UDINE, 27 AGO – Semine, di mais Mon 810 Ogm sono state effettuate in Friuli Venezia Giulia nel mese di aprile, oltre a quelle già note del mese di giugno. È quanto denunciano oggi le associazioni Aiab, Aprobio, Legambiente, Isde e Wwf, lamentando anomalie nella tenuta del registro pubblico delle notifiche di semina. Le associazioni sollecitano la regione Friuli Venezia Giulia «affinché non si lasci imbrigliare dai lacciuoli giuridici paventati dai pro-Ogm, né sia impaurita dalla loro aggressività, ma faccia tutto ciò che serve, ed in tempi utili, affinché il Friuli Venezia Giulia rimanga davvero libero da Ogm»; sempre in data 27 agosto l'agenzia stampa Agi riportava il seguente lancio DALL'ITALIA) OGM: ASSOCIAZIONI FVG, REGIONE TUTELI BIODIVERSITÀ (AGI) – Fagagna (Udine), 27 ago. – «È tempo che la Regione agisca e non si nasconda dietro una norma ambigua». Lo affermano in una nota Aiab-Fvg, Aprobio, Isde, Legambiente e Wwf che in materia di Ogm sollecitano un intervento «a tutela della biodiversità regionale e dei prodotti agroalimentari biologici e tradizionali». «Gli animi di cittadini e agricoltori – si precisa – sono esasperati per il “non fare” delle istituzioni. Ultimo episodio alcune anomalie nella tenuta del pubblico registro delle notifiche di semina di mais Mon810». La normativa, spiega Emilio Gottardo di Legambiente, «prevede che l'albo sia pubblico e abbia la massima divulgazione in modo da permettere agli agricoltori di semina di tentare di minimizzare le contaminazioni». Invece, precisa Roberto Pizzutti di Wwf, «solo ora, dopo aver fatto richiesta di accesso al registro pubblico, siamo venuti a conoscenza di semine Ogm effettuate già ad aprile (oltre a quelle più note di giugno), verso le quali ormai non si può mettere in pratica nessuna misura di tutela. A ciò si aggiunge il fatto che ora si stanno iniziando le raccolte di tutti i produttori della zona di Vivaro e di Mereto di Tomba che vogliono qualificare le proprie produzioni come non-Ogm»; in data 28 agosto 2013 l'agenzia stampa Dire riportava il seguente lancio-OGM. IN FRIULI SCOPERTI NUOVI TERRENI COLTIVATI A MAIS MON 810-2; (DIRE) Roma, 28 ago. – Per Zanoni è «strano che la Regione non abbia reso noto che oltre ai terreni del Fidenato vi fossero anche quelli di Dalla Libera per ben 11.300 metri quadri». Per questo motivo, «domani-rende noto l'europarlamentare – andrò sul posto per vedere da vicino queste coltivazioni illegali, ma temo che il mais di Dalla Libera sia già fiorito con tutte le conseguenze negative del caso. Ho già scritto al presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, chiedendo, a fronte dell'entrata in vigore del decreto del Ministero della salute del 12 luglio 2013, la distruzione immediata delle coltivazioni e di attivare tutte le autorità competenti al fine di controllare e monitorare eventuali e potenziali contaminazioni in atto e future causate da queste coltivazioni tramite polline ma anche tramite i tessuti vegetali che rimarranno nel terreno»; secondo Zanoni «la diffusione degli Ogm sarebbe una condanna a morte per l'agricoltura, perché metterebbe in ginocchio le aziende agricole biologiche e tradizionali portando al monopolio delle coltivazioni transgeniche. Gli effetti sugli ecosistemi sarebbero irreversibili: gli Ogm sono organismi viventi e possono riprodursi e moltiplicarsi, sfuggendo a qualsiasi controllo. È necessario fermare subito queste coltivazioni per proteggere la biodiversità, i campi e la nostra sicurezza alimentare»; in seguito a varie ricerche e colloqui il quadro che emerge per la mancata bonifica dei campi Ogm in Friuli Venezia Giulia consta dei seguenti elementi: La presunta «non retroattività» del decreto adotta dalla autorità del Friuli Venezia Giulia e nazionali non tiene in conto che al momento della semina Ogm esisteva già un quadro giuridico e normativo che vietava la semina per come è stata messa in pratica da Fidenato per due elementi sostanziali: articolo 1 del decreto legislativo n.212 del 2001 principio di precauzione salute umana e ambiente; decreto interministeriale Clini-Balduzzi-Catania per il caso simile Dalla Libera. La mancanza, nell'attuale decreto, di alcun riferimento ai rischi apportati dal mais mon 810 alla salute umana che impedirebbe ogni intervento della regione Friuli Venezia Giulia è una lacuna reale e dovuta alla «preoccupazione» di non attivare un'argomentazione che andrebbe a incidere anche sulle importazione di OGM, è però chiaramente citato e documentato un rischio per l'ambiente e la biodiversità, coerentemente con quanto richiesto dagli articoli 34 del Regolamento 1829/2003 e 53 del regolamento 178/2002. Il divieto di coltivazione istituito dal decreto interministeriale è limitato al mais mon 810 e secondo le autorità del Friuli Venezia Giulia non ci sarebbe invece certezza della varietà di mais OGM realmente seminata da Fidenato. Questa motivazione ci è stata presentata come una delle motivazioni principali che impedirebbero alla regione Friuli Venezia Giulia di emettere alcuna ordinanza per la bonifica del campo seminato da Fidenato (dovremmo dire «campi» seminati, includendo anche quello di Mereto di Tromba). Però, da controlli effettuati sul registro europeo http://ec.europa.eu/food/dyna/gm register index–en.cfm la notizia sembrerebbe infondata. Pubblicamente Fidenato ha sempre dichiarato l'intenzione di seminare mais resistente alla piralide e specificamente della varietà Mon 810; inoltre anche a seguito dell'entrata in vigore del decreto interministeriale che ne vieta la coltivazione in Italia per altri 18 mesi a partire da agosto 2013, in Friuli coltivano Mais OGM, dal sito Agronotizie in data 2 ottobre 2013 si legge – «Per la prima volta in Italia un ente pubblico riconosce il diritto di seminare prodotti biotech autorizzati. Silvano Dalla Libera, Futuragra: «Siamo molto soddisfatti, è una vittoria del diritto e della libertà d'impresa» «La messa in coltura di varietà di mais iscritto nel catalogo comune europeo è da considerarsi libera». È quanto afferma la regione Friuli nella lettera della direzione del servizio del Corpo forestale dello Stato indirizzata a Silvano Dalla Libera, maiscoltore e vicepresidente di Futuragra, l'associazione che si batte per l'introduzione delle biotecnologie nell'agricoltura italiana; Silvano Dalla Libera aveva seminato mais Ogm nel suo campo di Vivaro, in provincia di Pordenone appellandosi al diritto vigente e alle pronunce delle corti di giustizia che si sono susseguite degli ultimi anni. Nella lettera, arrivata ieri, la regione riconosce che la normativa «consente l'impiego di prodotti geneticamente modificati» e che «la messa in coltura di varietà di mais Ogm autorizzate e iscritte al catalogo comune non può essere assoggettata ad una procedura nazionale di autorizzazione»; la Conferenza Stato-regioni ha da tempo presentato richiesta d'applicazione della clausola di salvaguardia, prevista dalla direttiva 2001/18/CE per vietare la coltivazione di OGM sul territorio italiano, per i pericoli ambientali e sanitari accertati ed in applicazione del principio di precauzione, così come hanno fatto altri paesi Europei, ma siamo ancora in attesa di inoltro da parte del Governo alla Commissione europea; da recenti ricerche indipendenti, pubblicate su riviste scientifiche accreditate (Seralini), sono dimostrati danni biologici con pericolo grave per la salute umana ed animale, nella fattispecie causati dal Mais MON 810 in questione e dal disseccante collegato, Glifosate (quali concause aggravanti), tenendo conto del precedente giuridico della sentenza sull'amianto e degli accertati danni da pesticidi ed altri inquinanti che hanno indotto l'Unione europea ad emanare, ad esempio, il Regolamento Reache e la direttiva sull'uso sostenibile degli agrofarmaci che intendono sostituire pesticidi chimici di sintesi e altre sostanze tossiche; oggi che l'Italia ha il record mondiale dei tumori dell'infanzia (OMS) e l'aspettativa di vita sana è crollata nell'ultimo decennio di oltre 10 anni (Eurostat) è obbligo morale applicare il principio di precauzione riducendo le concause aggravanti di pericolo per la salute umana ed animale, che moltiplicano i loro effetti negativi a danno del genoma umano, cumulandosi tra loro nell'ambiente, nell'aria, nelle acque, negli alimenti; l'Italia, Paese con la più grande biodiversità e tradizione agroalimentare, deve rappresentare il modello per il Bando degli organismi geneticamente modificati in tutta l'Unione europea, sulla base del principio di sussidiarietà del Trattato dell'Unione europea, al quale non è stata delegata la sovranità nazionale in materia di salute ed ambiente (diritti costituzionali inviolabili), adoperandosi in tal senso anche nelle sedi istituzionali a livello Mondiale, per la pericolosità sanitaria, ambientale, agroecologica e sociale degli organismi geneticamente modificati che mettono a rischio la biodiversità, la sicurezza e la sovranità alimentare dei popoli di tutto il pianeta; la battaglia contro gli organismi geneticamente modificati ha dato vita in Germania ad una associazione chiamata «Coordination gegen BAYER-Gefahren – CBG7», «Coalizione contro pericoli derivanti dalla Bayer» con sede a Solingen, formata da illustri personalità, professori, ricercatori, da anni combatte e denuncia l'uso dei pesticidi e di organismi geneticamente modificati da parte della Bayer ed in occasione del dibattito sviluppato attorno alla Monsanto e la questione degli Ogm, in data 10 ottobre, 2013 dirama il seguente comunicato, reperibile sul sito, http://ww.cbgnetwork.de dal titolo «Brevetti OGM anche per BAYER e BASF Non solo MONSANTO» – Nel comunicato viene specificato come: «La discussione sui semi geneticamente modificati è dominata dalle critiche rivolte alla MONSANTO. Sulla scia della MONSANTO la compagnia tedesca BAYER è diventata una delle più grandi multinazionali dell'agricoltura nel mondo. La BAYER è già oggi uno dei principali fornitori di pesticidi e di semi. Una recente indagine all'Ufficio Europeo dei Brevetti mostra che, in termini di numero di brevetti sugli OGM, la BAYER è addirittura la prima» Sempre dal sito della CBG-BREVETTI-OGM – «Mais, frumento, riso, orzo, soia, cotone, barbabietola da zucchero, rape, patate, tabacco, pomodori, uva: la lista delle piante transgeniche di cui la BAYER CROPSCIENCE detiene il brevetto, è lunga. La multinazionale ha brevettato anche alberi geneticamente modificati, come per esempio, pioppi, pini ed eucalipti. Questo è il risultato di una recente indagine presso l'Ufficio Europeo dei Brevetti di Monaco, in Germania, condotta dalla Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer (Germania) assieme a No Patents on Seeds! (No ai brevetti sui semi!). A questo scopo, l'iniziativa ha esaminato tutte le richieste di brevetto presentate dalla BAYER negli ultimi 20 anni. Secondo i risultati dell'indagine, la Compagnia possiede 206 dei 2000 brevetti concessi in totale in Europa su piante transgeniche. Questo mette la BAYER al primo posto, davanti a PIONEER (179), BASF (144), SYNGENTA (135) e MONSANTO (119)» – «Crescente concentrazione del mercato. Con una fetta di mercato del 20 per cento, la BAYER CROPSCIENCE, una sussidiaria posseduta interamente dalla BAYER AG, è la seconda maggior produttrice al mondo di pesticidi, (dopo SYNGENTA). Riguardo ai semi la Compagnia è al settimo posto con una fetta di mercato del 3 per cento. Il processo di concentrazione del mercato agricolturale sta procedendo da decenni. Nel settore semi e pesticidi, le dieci più grandi multinazionali possiedono una fetta di mercato di oltre il 70 per cento. L'obiettivo di questo oligopolio è quello di spartirsi il mercato, stabilire i prezzi, indirizzare le politiche e, alla fine, controllare il modo in cui l'umanità produce il cibo e quindi controllare le sorti dell'intero pianeta. «Chi controlla i semi, comanda il mondo» ha detto una volta l'ex Segretario di Stato statunitense Henry Kissinger. E, a tal fine, i brevetti su piante e animali sono mezzi essenziali. Già nel 2008 lo studio International assessment of agricultural science and technology for development (valutazione internazionale della scienza agricola e della tecnologia per lo Sviluppo, IAASTD), avviato dalle Nazioni unite e dalla Banca mondiale, ha espresso preoccupazione per il fatto che la ricerca e la diffusione delle conoscenze vengono limitate dalla crescente registrazione di brevetti. Specialmente nei Paesi in via di sviluppo, ciò rende più difficile l'adozione di pratiche agricole adattate alla situazione locale, che contribuirebbero alla sicurezza alimentare e alla sostenibilità economica»; in Francia, in data 31 gennaio 2012, Nathalie Kosciusko-Morizet, Ministro dell'ecologia, dello sviluppo sostenibile, dei trasporti e delle abitazioni, François Baroin, Ministro dell'economia, delle finanze e dell'industria, Bruno Le Maire, Ministro dell'agricoltura, dell'alimentazione, della pesca, delle questioni rurali e della pianificazione territoriale e Frédéric Lefebvre, Segretario di Stato per il commercio, artigianato, piccole e medie imprese, turismo, servizi, professioni e consumo hanno firmato un decreto décret relatif à l’étiquetage des denrées alimentaires issues de filières qualifiées «sans organismes génétiquement modifiés», paru au Journal officiel du 31 janvier 2012. «Decreto in materia di etichettatura dei prodotti alimentari derivati da canali qualificati “OGM-free”, il decreto, voluto dalle associazioni dei consumatori, definisce le regole di etichettatura per gli operatori che desiderano aumentare la produzione senza OGM. L'indicazione dell'assenza di OGM nel cibo consentirà ai consumatori di esercitare pienamente la loro scelta, il decreto, che si basa sul parere del Consiglio superiore di Biotecnologia nel novembre 2009 e gennaio 2011, fornisce criteri diversi a seconda della natura degli ingredienti dell'alimento: Gli ingredienti di origine vegetale (ad esempio, farina, amido o lecitina) possono essere etichettati» senza OGM «se sono da materie prime contenenti più dello 0,1 per cento di OGM; l'etichettatura degli ingredienti di origine animale (ad esempio, latte, carne, pesce o uova) specificare «alimentato OGM (<0,1 per cento)» o «OGM – fed (<0,9 per cento)»; gli ingredienti ape-derivati (come il miele o polline) possono essere etichettati «OGM in un raggio di 3 chilometri»; inerente il dibattito sugli Ogm in data 26 settembre 2013, come riportato dai maggiori organi di stampa, arriva anche la posizione assunta da Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare, che dichiara il decreto italiano sul Mon 810 senza fondamento. Circa L'Efsa ed il suo asset aziendale l'interpellante ha depositato, già, un'interrogazione a risposta scritta in data 25 settembre 2013dell'Efsa arriva in un momento di acceso dibattito, in Europa, circa i rischi di organismi geneticamente modificati come il Mon 810, appare quindi un parere sbilanciato che esclude il lavoro delle ricerche indipendenti come quelle del «Coordination gegen BAYER-Gefahren» CBG», «Coalizione contro pericoli derivanti dalla Bayer» e molte altre associazioni sia in Italia che in Europa–: se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto; se non reputino opportune, considerando che l'inquinamento dei terreni italiani è già in atto, con la liberazione di tossine BT e il trasferimento genico orizzontale (TGO) dei frammenti di DNA modificato, opere di distruzione delle coltivazioni transgeniche, isolamento e bonifica, con costi a carico delle ditte che hanno seminato e/o prodotto OGM; se non reputino opportuno assumere immediatamente iniziative normative che bandiscano tutte le coltivazioni ed importazioni di OGM e/o derivati ed ogni ipotesi di «coesistenza» con gli OGM, sottoponendo la materia, alla consultazione popolare preliminare (referendum consultivo), obbligatoria ai sensi della Dir 2001/18/CE, atta a far esprimere tutti i cittadini, in quanto trattasi di una decisione dagli effetti irreversibili; se vista la particolare situazione nella regione del Friuli Venezia Giulia non reputino valutare i presupposti per presentare immediata istanza per un provvedimento d'urgenza «cautelare» (codice di procedura civile, articolo 700), per il pericolo grave, attuale ed irreparabile verso un «diritto precedente», ovvero l'irreversibile contaminazione del territorio e delle attività agricole preesistenti, oggi libere da OGM, con pregiudizio della libertà di iniziativa economica dei produttori convenzionali e biologici (articolo 41 della Costituzione italiana) e per il pericolo per la salute e l'ambiente, non essendo accertata l'innocuità degli OGM; se vista la particolare situazione del Friuli Venezia Giulia non reputino opportuno fare proprie le istanze delle associazioni come Aiab, Aprobio, Legambiente, Isde e Wwf, ed Associazione NOGM che come riportato sopra hanno da subito denunciato la semina di Mon 810 in agosto 2013; se non reputino opportuno applicare immediatamente la clausola di salvaguardia nazionale, ribadendo il divieto di seminare OGM in Italia e la tolleranza zero OGM nelle sementi e vietando tutte le importazioni per qualsiasi uso del Mais Mon 810 (OGM) e suoi derivati, dimostratosi pericoloso per la salute umana ed animale da recenti ricerche indipendenti; se non reputino opportuno valutare gli studi di associazioni come «Coordination gegen BAYER-Gefahren – CBG, “Coalizione contro pericoli derivanti dalla Bayer” sul monopolio dei brevetti sui dei semi in Europa da parte di multinazionali come la Monsanto e la Bayer»; se non reputino opportuno dare vita ad una campagna di informazione al pari di altri Paesi europei come la Francia, il cui Ministero dell'agricoltura ha emesso decreto sull'etichettatura degli alimenti tale da rendere informato il consumatore circa la tracciabilità del prodotto acquistato; se non reputino opportuno assumere iniziative per colmare il vuoto legislativo e rendere le varie regioni in grado di applicare la normativa nazionale ed europea, includendo fra l'altro l'intervento immediato del corpo di polizia forestale; se non reputino opportuno prendere in considerazioni nelle analisi di valutazione dei rischi Ogm anche il parere di associazioni, coordinamenti, fondazioni ed osservatori indipendenti, in grado di valutare insieme agli organi istituzionali come Efsa il reale rischio in materia di sementi. (2-00256) « Zaccagnini ».
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INTERPELLANZA 2/00256 presentata da ZACCAGNINI ADRIANO (MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO) in data 17/10/2013
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20131017
INTERPELLANZA 2/00256 presentata da ZACCAGNINI ADRIANO (MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO) in data 17/10/2013
INTERPELLANZA
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ZACCAGNINI ADRIANO (MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO)
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