INTERPELLANZA 2/00212 presentata da DAVICO MICHELINO (LEGA NORD PADANIA) in data 25/06/2007
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Atto Senato Interpellanza 2-00212 presentata da MICHELINO DAVICO lunedì 25 giugno 2007 nella seduta n.175 DAVICO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della pubblica istruzione - Premesso che: le scuole paritarie lamentano il carico dell'onere relativo ai compensi spettanti ai membri interni delle commissioni d'esame di maturità; si tratta di un ulteriore onere a carico delle istituzioni scolastiche paritarie, previsto in un decreto interministeriale in corso di emanazione: un onere che lo Stato, in maniera fortemente discriminatoria, non sarebbe più disposto ad erogare, corrispondendo a dette istituzioni scolastiche " non statali" soltanto i compensi spettanti ai commissari esterni; considerato che: gli istituiti scolastici paritari, pareggiati e legalmente riconosciuti svolgono lo stesso "servizio pubblico" reso dalle istituzioni scolastiche statali; la legge 10 marzo 2000, n. 62 recante "Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione", anche in applicazione del secondo comma dell'articolo 33 della Costituzione riconosce "le scuole paritarie private e degli enti locali" che aderiscono all'Ordinamento scolastico nazionale, parte integrante del sistema nazionale d'istruzione, e quindi, al pari delle scuole statali, abilitate a rilasciare titoli di studio aventi valore legale; nel caso di specie, verrebbe meno il principio cardine della "Riforma degli esami di Stato" con cui si sarebbe dovuto eliminare il tasso di promozioni facili, ancorché aggravato - secondo il Ministro della pubblica istruzione - dalla modifica della legge 425/1997 che nella legge finanziaria 2002, avendo disposto la costituzione di "commissioni con soli membri interni", avrebbe sottratto in particolare i docenti delle scuole "non statali" all'abituale verifica e controllo della propria attività, rendendoli sempre più autoreferenziali nella valutazione dei propri allievi; non si capisce, quindi, come mai il Ministro della pubblica istruzione intenda "penalizzare maggiormente le istituzioni scolastiche paritarie", molte delle quali lamentando "ristrettezze economiche", a causa della mancata erogazione delle risorse previste per l'esercizio finanziario 2007, potrebbero non essere in grado di garantire i compensi in parola; la mancanza di fondi certi per il pagamento dei compensi dovuti ai commissari d'esame pare comunque abbia favorito il determinarsi di un tasso elevato di rinuncia da parte di commissari e presidenti di commissione d'esame di maturità nelle scuole statali e non statali (24% per i commissari e 9% per i presidenti), che probabilmente hanno preferito sottrarsi allo " stress degli esami di Stato"; il Governo ha riformulato il testo dell'articolo 28, contenuto nell'Atto camera 2272 - ter (all'esame della Commissione VII Cultura della Camera dei deputati), prevedendo all'articolo 4, della legge 10 dicembre 1997 n, 425, "la modifica dell'ultimo periodo del comma 10 (em. 28.7 del Governo, comma 5, lettera c )", in base alla quale "l'onere previsto per il compenso spettante ai commissari esterni e ai presidenti delle commissioni degli istituti paritari e degli istituti pareggiati e legalmente riconosciuti in cui continuano a funzionare corsi di studio ai sensi dell'art. 1 - bis , comma 6, del decreto - legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito con modificazioni dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27", "non sarà più a carico dello Stato"; tale onere, valutato in 6 milioni di euro, andrà a gravare sulle tasse pagate dalle famiglie degli alunni che frequentano istituzioni scolastiche paritarie, creando così " cittadini di serie A e serie B", si chiede di sapere: se quanto sopra esposto risulti corrispondente al vero e, nel caso, se il Ministro della pubblica istruzione non ritenga opportuno desistere dall'emanazione di "provvedimenti" che farebbero molto discutere sotto il profilo costituzionale, onde evitare di violare i principi di eguaglianza e pari dignità che le istituzioni scolastiche paritarie, pareggiate e legalmente riconosciute ai sensi della legge 10 marzo 2000 n. 62, sono in diritto di far valere, al fine di pretendere lo stesso trattamento economico riservato a chi svolge, al pari delle istituzioni scolastiche statali, un "servizio pubblico"; se non si ritenga paradossale sostenere la "Riforma degli esami di Stato" attraverso un impegno finanziario maggiorato, valutato in 177 milioni di euro (si veda l'emendamento del Governo n. 28.7, comma 6, Atto Camera 2272 - ter ) a scapito delle scuole paritarie e delle famiglie degli studenti frequentanti; se, alla luce della sistuazione di caos che ha caratterizzato gli esami di Stato, il Ministro della pubblica istruzione non ritenga che, ai fini della verifica scolastica, sarebbe più corretto prevedere l'applicazione di meccanismi di valutazione omogenei e validi su tutto il territorio nazionale, attuati da un organismo esterno, quale l'INVALSI, in luogo di commissioni giudicatrici esterne, composte anche da "docenti precari" tratti da graduatorie d'istituto. (2-00212)
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